Umanità Nova, n 33 del 22 ottobre 2006, anno 86

Corridoio 5 e alta velocità
Grandi manovre



Sono cominciate le grandi manovre. Dopo mesi e mesi di melina, dopo un affastellarsi di dichiarazioni pro e contro, il governo Prodi sta cominciando a calare le sue carte. E sono carte pesanti.
Il 14 ottobre sei sette mila manifestanti convenuti da varie località della penisola sono scesi in piazza a Roma contro la legge obiettivo. Il corteo nelle intenzioni degli organizzatori mirava a stigmatizzare le scelte del governo Berlusconi, ma nei fatti decine di comitati e organizzazioni di base hanno manifestato contro un'idea di "sviluppo" che implica distruzione e spreco di risorse pubbliche per affari privati bipartisan. In uno striscione portato dai No Tav santambrogesi veniva espressa un'opinione diffusa "No Tav: non ci sono governi amici".
Mentre la rete contro le grandi opere scendeva in piazza per le vie della capitale il lavorio sotterraneo della lobby tavista e dei suoi sponsor politici nel governo di Roma e in quello di Torino veniva alla luce su tutti i giornali. In pompa magna. All'improvviso un progetto, che nelle sue linee generali era stato accantonato anni fa, viene riproposto come novità in grado di rispondere sia all'esigenza della Regione Piemonte di un collegamento con l'interporto di Orbassano, sia alla presenza di amianto nel Musiné. Il "nuovo tracciato" escluderebbe il Musiné e la prima parte della Bassa Val Susa imboccando la Val Sangone i cui sindaci – tutti eletti sotto le insegne del Cavaliere Azzurro – si sono dichiarati favorevoli ad accogliere l'opera a condizione di ricevere adeguate compensazioni. Vedremo poi se si tratterà di 30 denari o di qualcosa in più. La quadratura del cerchio? Certo no, ma un bel po' di fumo negli occhi certamente sì. Per cominciare i giornali e la cosca politico affaristica di cui sono espressione hanno omesso di dire che la Val Sangone non confina con la Francia e, quindi il treno, dopo aver traforato il Parco naturale dell'Orsiera Rocciavrè, risbucherebbe comunque in Valle Susa. E se questo non bastasse a Trana, in Val Sangone, c'era una cava d'amianto seconda per importanza solo alla tristemente famosa cava di Balangero, in Val di Lanzo. Per non parlare di quisquilie quali l'acquedotto che serve Torino, e il fatto che proprio la Val Sangone sia stata l'epicentro dei numerosi terremoti che di tanto in tanto colpiscono una delle poche zone sismiche del Piemonte.
Due giorni prima della manifestazione contro la legge obiettivo la Conferenza dei Servizi sulla Torino Lyon era stata rimandata, perché i progetti presentati non erano ancora definitivi. La palla passava quindi di nuovo ai politici, ai tavoli, agli osservatori. In questa prospettiva il coniglio dal cappello del governo Prodi, ossia il tracciato Tav per la Val Sangone e poi sulla destra orografica della Val Susa, ottiene un risultato immediato: far sedere al tavolo delle trattative anche amministrazioni locali favorevoli al Tav, rompendo in tal modo il fronte dei sindaci.
Il 16 ottobre i ministri UE coinvolti nel "corridoio 5" tra Lisbona e Kiev si sono riuniti a Udine per una conferenza intergovernativa. In quell'occasione il vicepresidente della Commissione Europea e responsabile per i trasporti, Jacques Barrot, ha dichiarato che, dopo le assicurazioni del ministro Di Pietro sulla realizzazione della Torino Lyon, i fondi UE per l'opera saranno a questo punto disponibili. Resta il fatto che una delibera in tal senso dell'UE ancora non c'è e quindi, per quanto "autorevoli", quelle di Barrot restano chiacchiere. Resta soprattutto un mistero come reperire le altre risorse necessarie al Tav, visto che i fondi UE coprirebbero solo il 20% della spesa. Da parte francese peraltro sono state avanzate notevoli perplessità nei confronti di un tracciato che, secondo loro, non sarebbe stato contemplato negli accordi tra lo stato francese e quello italiano firmati a Torino nel gennaio 2001. Di diverso parere il presidente dell'Osservatorio tecnico sulla Torino Lyon, ora anche commissario straordinario per conto del governo, l'architetto-piazzista-vaselinatore Mario Virano, una carriera all'ombra dei poteri forti, già responsabile delle pubbliche relazioni della Sitaf, la società che gestisce la Torino Bardonecchia, poi passato all'Anas dietro raccomandazione di Marcellino Gavio, il signore delle autostrade, grande fautore della linea ad Alta Velocità tra Genova e Tortona. Secondo Virano il tracciato alternativo sarebbe già compreso negli accordi del 2001 e, anche se la sua adozione comporterà un ritardo dovuto alla necessità di preparare un progetto adeguato, tuttavia tale "perdita di tempo" sarebbe compensata dalla maggiore duttilità delle amministrazioni locali.
Resta da vedere quello che accadrà quando i torinesi si accorgeranno che il treno tanto inviso ai valligiani si rotolerà a 300 all'ora per la periferia nord e ovest della città, dopo almeno vent'anni di cantieri, inquinamento, disagi. Il sindaco di Torino, Chiamparino, forte del 66,6% di consensi elettorali alle elezioni di primavera, minaccia gli alleati (poco) recalcitranti di fare a meno di loro se dovessero sostenere le ragioni dei No Tav. Facile prevedere che il buon Chiamparino indurrà PRC, Verdi e PdCI ad un atteggiamento più morbido, come i patti pre-elettorali gli permettono di esigere.
Il sindaco dei lustrini e dei cantieri, quello che ha trasformato "motor city" in un Luna Park, è convinto di poter vendere ai suoi concittadini anche quest'ennesima porcheria. Sinora ha avuto ragione: vedremo se in futuro sarà ancora così.
Imponente è l'offensiva mediatica in corso. Pare di essere tornati ad un anno fa, quando la stampa si era scatenata nell'opera di criminalizzazione dei No Tav. Il top lo si è toccato dopo la manifestazione di Roma. Centinaia di No Tav sul treno del ritorno avvertiti dal "tam tam" degli indiani valle che il sindaco di Almese aveva rilasciato dichiarazioni possibiliste sul Tav, hanno deciso di rimandare il sonno e andare a chiedere spiegazioni al primo cittadino di Almese. Il sindaco avrebbe sostenuto che le dichiarazioni virgolettate riportate da un noto quotidiano erano false e che il suo schieramento No Tav non era in discussione.
Quest'episodio ripreso ed amplificato al massimo da Stampa e da Repubblica è stato descritto come operazione squadrista, processo di piazza, tumulto di una folla minacciosa. Evidentemente il concetto di "partecipazione democratica" va interpretato come delega in bianco che non ammette né critiche né verifiche. Ancora una volta la "democrazia reale" mostra il suo vero volto. La scelta di partecipazione, di lotta popolare dal basso, di autogestione delle lotte e la continua ricerca di sintesi condivise che è il sale del movimento fanno paura, tanta paura che per esorcizzarle si prova (ancora) a criminalizzarle.
Lo abbiamo sempre saputo: a sarà dura. E non solo per noi.
In questo clima ci si prepara ad una festa di lotta al Seghino, dove il 31 ottobre di un anno fa, come recita uno slogan divenuto canzone popolare, "non passa il celerino". La canzone viene intonata sull'aria di "Figli dell'officina". La Resistenza continua...

Maria Matteo

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