Umanità Nova, n 33 del 22 ottobre 2006, anno 86

Letture
Gian Pietro Lucini, Antimilitarismo


Gian Pietro Lucini, Antimilitarismo, Mondadori, Milano 2006, pagg. 160; euro 7,40

Il patriottismo, funzione catastale e melodrammatica, basta per l'illusione di una effimera virilità sociale. È la più alta espressione dell'enorme e maligna sciocchezza dei contemporanei che fanno i professionisti della guerra.
(G.P.Lucini)

Per fortuna, almeno da qualche tempo, si va sgretolando il paradigma storico-artistico che vuole il futurismo italiano l'anticamera e il serbatoio del fascismo e, ancor prima, dell'interventismo militaresco esaltato da F.T.Marinetti che riteneva la guerra "unica igiene del mondo".
In realtà, il futurismo fu un movimento d'avanguardia complesso, articolato e contraddittorio, tanto che oltre a raccogliere consensi tra la classe operaia -così come lo stesso Antonio Gramsci ebbe modo di sottolineare- espresse al suo interno anche componenti e personalità sovversive, schierate sia in campo anarchico che comunista.
Una bella, ed ancora attuale, prova di tale rivolta antiautoritaria ci viene fornita con la pubblicazione di un pamphlet (il suo autore lo definisce librattolo) di critica antimilitarista scritto da Gian Pietro Lucini, rimasto finora inedito.
La morte dello stesso Lucini, ad appena quarantasette anni, il 13 luglio 1914, bloccò la pubblicazione presso la Libreria Politica Moderna di Roma, la casa editrice che avrebbe dovuto stamparlo nell'estate di quell'anno, proprio allo scoppio della Prima guerra mondiale.
Per merito del curatore, Simone Nicotra, che ha ritrovato a Como nell'Archivio Lucini le bozze pronte per l'uscita, integrate attraverso il raffronto con un'altra copia con correzioni a mano, il libro ha finalmente fatto irruzione in questi mesi, peraltro segnati da altri interventi militari e polemiche sul ruolo delle forze armate.
L'antimilitarismo degli anarco-futuristi, per il quale Lucini aveva già subito nel 1901 un processo per vilipendio dell'esercito, era entrato in rotta di collisione già ai tempi della guerra coloniale in Libia, sia con la retorica bellicista d'annunziana che con l'interventismo tricolore agitato da Marinetti, ed ancora oggi rimbomba come una revolverata in un presente ambiguo in cui i militari di professione, impegnati nelle varie missioni neocoloniali in Kosovo, Iraq, Afganistan e Libano, sono rappresentati come "costruttori di pace".
Individualista stirneriano, Lucini, come evidenziato dallo storico Pier Carlo Masini in Poeti della Rivolta, "sarà inammissibile alle mode e agli stessi ismi del suo tempo, impegnato sempre dalla parte delle masse, del popolo, della folla ma geloso del suo io e della sua inalienabile verità. Rivoluzionario e libertario non solo dei contenuti ma anche delle forme, riassunse e saldò la protesta antimonarchica e plebea del suo secolo con la rivolta anti-imperialista e proletaria del nostro".
La mole delle sue opere risulta, come ha scritto Alberto Ciampi, autore del fondamentale saggio Futuristi e Anarchici (1989), davvero sterminata, tra le quali - oltre alle incredibili Revolverate - vanno menzionate: Il Libro delle Figurazioni Ideali, La Ballata di Carmen Monarchia; Spirito ribelle, La Prima Ora della Academia, Ragion Poetica e Programma del Verso Libero, Apoteosi di Ferrer, La Solita Canzone del Melibeo, Filosofi Ultimi, Il Tempio della Gloria, Antidannunziana, Metafisica di «Determinazioni», Le Antitesi e le Perversità, I Drammi delle Maschere.

emmerre

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