Gian Pietro Lucini, Antimilitarismo, Mondadori, Milano 2006, pagg. 160; euro 7,40
Il patriottismo, funzione catastale e
melodrammatica, basta per l'illusione di una effimera virilità
sociale. È la più alta espressione dell'enorme e maligna
sciocchezza dei contemporanei che fanno i professionisti della guerra.
(G.P.Lucini)
Per fortuna, almeno da qualche tempo, si va sgretolando il paradigma
storico-artistico che vuole il futurismo italiano l'anticamera e il
serbatoio del fascismo e, ancor prima, dell'interventismo militaresco
esaltato da F.T.Marinetti che riteneva la guerra "unica igiene del
mondo".
In realtà, il futurismo fu un movimento d'avanguardia complesso,
articolato e contraddittorio, tanto che oltre a raccogliere consensi
tra la classe operaia -così come lo stesso Antonio Gramsci ebbe
modo di sottolineare- espresse al suo interno anche componenti e
personalità sovversive, schierate sia in campo anarchico che
comunista.
Una bella, ed ancora attuale, prova di tale rivolta antiautoritaria ci
viene fornita con la pubblicazione di un pamphlet (il suo autore lo
definisce librattolo) di critica antimilitarista scritto da Gian Pietro
Lucini, rimasto finora inedito.
La morte dello stesso Lucini, ad appena quarantasette anni, il 13
luglio 1914, bloccò la pubblicazione presso la Libreria Politica
Moderna di Roma, la casa editrice che avrebbe dovuto stamparlo
nell'estate di quell'anno, proprio allo scoppio della Prima guerra
mondiale.
Per merito del curatore, Simone Nicotra, che ha ritrovato a Como
nell'Archivio Lucini le bozze pronte per l'uscita, integrate attraverso
il raffronto con un'altra copia con correzioni a mano, il libro ha
finalmente fatto irruzione in questi mesi, peraltro segnati da altri
interventi militari e polemiche sul ruolo delle forze armate.
L'antimilitarismo degli anarco-futuristi, per il quale Lucini aveva
già subito nel 1901 un processo per vilipendio dell'esercito,
era entrato in rotta di collisione già ai tempi della guerra
coloniale in Libia, sia con la retorica bellicista d'annunziana che con
l'interventismo tricolore agitato da Marinetti, ed ancora oggi rimbomba
come una revolverata in un presente ambiguo in cui i militari di
professione, impegnati nelle varie missioni neocoloniali in Kosovo,
Iraq, Afganistan e Libano, sono rappresentati come "costruttori di
pace".
Individualista stirneriano, Lucini, come evidenziato dallo storico Pier
Carlo Masini in Poeti della Rivolta, "sarà inammissibile alle
mode e agli stessi ismi del suo tempo, impegnato sempre dalla parte
delle masse, del popolo, della folla ma geloso del suo io e della sua
inalienabile verità. Rivoluzionario e libertario non solo dei
contenuti ma anche delle forme, riassunse e saldò la protesta
antimonarchica e plebea del suo secolo con la rivolta anti-imperialista
e proletaria del nostro".
La mole delle sue opere risulta, come ha scritto Alberto Ciampi, autore
del fondamentale saggio Futuristi e Anarchici (1989), davvero
sterminata, tra le quali - oltre alle incredibili Revolverate - vanno
menzionate: Il Libro delle Figurazioni Ideali, La Ballata di Carmen
Monarchia; Spirito ribelle, La Prima Ora della Academia, Ragion Poetica
e Programma del Verso Libero, Apoteosi di Ferrer, La Solita Canzone del
Melibeo, Filosofi Ultimi, Il Tempio della Gloria, Antidannunziana,
Metafisica di «Determinazioni», Le Antitesi e le
Perversità, I Drammi delle Maschere.
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