Umanità Nova, n 34 del 29 ottobre 2006, anno 86

Il discorso di Ratzinger a Verona
La scienza della sragione


Dal 16 al 20 ottobre si è svolto a Verona il IV convegno ecclesiale nazionale, sul tema "testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo".
L'incontro è servito come occasione di rilancio del progetto cattolico di ricodificazione delle tendenze antropologiche e politiche che animano la società italiana, il tutto accompagnato dal consenso incondizionato dei partiti del centro-destra e dal silenzio di una sinistra felice di fare da bersaglio alle invettive del pontefice. La scelta della sinistra è chiaramente quella di incassare colpi a tutto spiano, senza mai reagire, nell'ingenua speranza di tenere il potere con il consenso di una parte delle gerarchie ecclesiastiche e del mondo cattolico. Questa è, però, una tattica suicida, che si esplica attraverso una puntuale svendita di tutto un immenso patrimonio di lotte. Di questa sinistra imbelle e asservita ai poteri forti dobbiamo e vogliamo fare a meno, rilanciando modalità radicali e autogestionarie di opposizione.
Il discorso del papa è suonato come attacco forte alle pratiche di emancipazione sociale, quasi un nuovo sillabo contro le conquiste della modernità.
La visione del mondo disegnata dalle parole di Benedetto XVI è talmente arretrata e reazionaria da far sperare in un rifiuto collettivo delle posizioni papali, ma nello stesso tempo è facile vedere come la modernità, nel suo non essere ancora riuscita a fare a meno del consenso al potere, abbia prodotto degli sconfitti, degli sbandati, degli insicuri, una massa non indifferente che potrebbe cercare una sponda esistenziale in una chiesa che fornisce guida morale inflessibile e strutture radicate territorialmente.
Indubbiamente l'uscita dallo stato di minorità cui i poteri religiosi e laici avevano consegnato l'umanità, quel coraggio di sapere che dall'illuminismo francese e kantiano era transitato nel movimento socialista, abbisognano di un'umanità adulta, che sappia emanciparsi dal paternalismo interessato delle istituzioni, per avviare percorsi le cui mete non sono sempre e comunque chiare, ma il cui esplicarsi coincide con quell'esperienza di adultità di cui tutte le persone mature sentono il bisogno, al fine di sviluppare una personalità armonica, in grado di sperimentare autostima e assertività.
Il papa, al contrario, e con lui tutti i poteri forti, religiosi o laici che siano, necessita di un esercito di eterni bambini morali e affettivi, una massa indiscriminata, spaventata dalla vita e dalle responsabilità che il libero pensiero comporta.
Il discorso di Ratzinger individua, quindi, nell'emancipazione sociale il nemico per eccellenza:
"L'Italia di oggi si presenta a noi come un terreno profondamente bisognoso e al contempo molto favorevole... Profondamente bisognoso, perché partecipa di quella cultura che predomina in Occidente e che vorrebbe porsi come universale e autosufficiente, generando un nuovo costume di vita. Ne deriva una nuova ondata di illuminismo e di laicismo, per la quale sarebbe razionalmente valido soltanto ciò che è sperimentabile e calcolabile, mentre sul piano della prassi la libertà individuale viene eretta a valore fondamentale al quale tutti gli altri dovrebbero sottostare".
Forse qualcuno (probabilmente i nostri politici e coloro che senza nessuno spirito critico hanno applaudito il savonarola tedesco), dimentica che la cultura che predomina in Occidente è nata dalle lotte che gli uomini hanno dovuto condurre contro i poteri forti e contro la teocrazia cattolica che tanto hanno fatto per lasciare l'uomo nell'ignoranza e nella superstizione. Sappiamo bene che il percorso di emancipazione non è certo terminato e che il potere laico ha espresso la stessa necessità di dominio che sempre ha pervaso le gerarchie cattoliche, ma ciò non toglie che sia assolutamente tendenzioso identificare la libertà conquistata a scapito dei preti e dei padroni con le difficoltà esistenziali di una parte della popolazione.
L'attacco alle libertà moderne non può trascurare l'apporto dato dalle scienze all'emancipazione umana.
Ratzinger contesta la validità di ciò che è sperimentabile e calcolabile, ma questa posizione, distruggendo i limiti razionalmente identificabili, non pone confini che non siano arbitrari.
Ciò che non è né calcolabile né sperimentabile è, infatti, arbitrario. Rimane, quindi, il fatto che, se si creano spazi per l'arbitrario, allora tutte le religioni, le sette, i maghi, le Wanna Marchi, tutti coloro che sono portatori di una mentalità irrazionale e mortificante, sono sullo stesso livello e possono arrogarsi il diritto di essere proclamatori di verità.
Come fissare delle barriere alle sedicenti verità degli irrazionali? La pretesa del papa è quella di stabilire differenze tra le religioni e i settarismi in base a principi inverificabili. Abolito l'onere della prova scientifica, l'affermazione della presunta superiorità della propria religione non è altro che una petizione di principio che basa la propria fondatezza sull'emotività che lega l'individuo alla propria chiesa e non a quella altrui. L'appartenenza al cristianesimo, piuttosto che a qualsiasi altra religione, è esclusivamente sentimentale, proprio perché non è data la possibilità di scegliere razionalmente tra una superstizione e l'altra.
Il tentativo di giustificare l'attacco alle libertà individuali in nome della pretesa razionalità del dettato cristiano si risolve, quindi, in una conseguente svalutazione delle scienze, che tanta parte hanno avuto nella presa di coscienza dell'uomo moderno circa i limiti e l'infondatezza del discorso religioso.
Le scienze, afferma il pontefice, sono fondate sulla matematica e la matematica, spiegando le leggi che regolano l'universo, di fatto ci aiuta a conoscere dio! Di conseguenza, seguendo la logica del ragionamento, attraverso le scienze arriviamo a dio. Tra razionalismi e sillogismi infondati e deprimenti, il papa si prepara ad accaparrarsi il controllo sulla scienza. A quale prezzo? Il prezzo da pagare è quello dello svilimento dell'essenza ultima della scienza stessa, che di per sé asseconda una visione laica della vita e della morale che Ratzinger tenta di affossare. Non senza aver distrutto la scienza stessa, a partire da un uso improprio di matematica e fisica, per arrivare a negare l'evoluzionismo, ridotto a mero esplicarsi di "un disegno intelligente". L'essenza dell'evoluzionismo, però, che la genetica molecolare ha rilanciato mostrandone tutta la fecondità, sta proprio nell'evidente esplicazione di un principio di mutazione casuale degli esseri che se una ragione ha è soltanto quella di un legame adattivo con l'ambiente e le sue mutazioni.
Affermare il presunto controllo divino dell'evoluzione, invece, non è che il tentativo di gestire e svilire quei progressi conoscitivi dell'umanità che mostrano chiaramente i limiti e la storicità della visione religiosa della vita.
Citare, poi, come il papa fa, Galileo Galilei per confermare le proprie letture riduzionistiche è il massimo del paradosso. Si cita la vittima eccellente della persecuzione della chiesa nei confronti dell'emancipazione culturale dell'umanità tutta per giustificare la persecuzione prossima ventura.
Il percorso di Ratzinger, però, non si limita a recuperare le scoperte scientifiche per ridurne la portata gnoseologica, ma si estende fino alla scomunica delle pratiche sessuali degli esseri umani, tacciando, come solo il peggior fascista potrebbe fare, gli omosessuali di devianza. Ecco quali sono i frutti della negazione delle libertà individuali moderne. L'attacco ai diritti insindacabili degli omosessuali, diritti che in nessun modo mettono in discussione altre pratiche sessuali e altre modalità affettive, è solo il primo passo per poi negare, come puntualmente accade nel discorso di Verona, le scelte affettive di tutti, attraverso la valorizzazione della sola famiglia tradizionale. Secondo Ratzinger questa è l'unica maniera che gli esseri umani hanno a disposizione per poter vivere la propria affettività, modalità che però sarebbe minacciata. Da chi? Da coloro che vogliono vivere senza la benedizione dei preti e il controllo dello stato. In che modo si esplichi questa minaccia non è dato saperlo, ma agli irrazionali non è possibile chiedere ragione delle proprie affermazioni.
Gli omosessuali, quindi sarebbero dei devianti che vivono un amore debole gli uni per gli altri, mentre coloro che non si sposano in chiesa sono chiaramente vittime del relativismo morale della modernità.
Al contrario di quanto afferma Ratzinger, mi sembra che relativisti e approssimativi siano tutti i giudizi espressi dal pontefice nel suo sfortunato discorso, mentre se di devianza si deve parlare è probabilmente deviante chi, come il papa, ha rinunciato a vivere serenamente e coscientemente la propria sessualità e il proprio bisogno di affetto, coprendo, come evidentemente egli fa, le sofferenze che derivano da una scelta tanto estrema e autolesionistica con un razionalismo cinico e mediocre. Non per questo, comunque, qualsiasi libero pensatore negherebbe mai a nessuno la possibilità di una scelta di castità. 

Paolo Iervese

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