"La Chiesa non sia agente politico" ha proclamato Benedetto XVI dagli
spalti del Bentegodi. Facendo chiaramente capire, con ciò, che
se la Chiesa, dall'alto della sua superiorità morale, non
può, non deve e non vuole confondersi con le istituzioni
mondane, allora, "che siano i politici a farsi agenti della Chiesa". E
che questa interpretazione del pensiero papale sia esatta – non
sempre è facile capire cosa passa per la testa del prete –
lo dimostra la corsa affannosa con la quale una eterogenea accozzaglia
di teocon, teodem, condem, demcom, teoatei, ateidevoti, ferventi e
compagnia cantante, ha sgomitato fino all'indecenza per raggiungere le
prime file del parterre allestito di fronte all'altare papale.
Fedeli al principio che, coi tempi che corrono, siano più utili
cento partiti farciti di devoti, che non un partito unico depositario,
lui solo, di tutta la devozione disponibile sul mercato, i preti ci
rifanno e a una classe politica adorante e scodinzolante, ansiosa di
soddisfare il padrone e di mostrarsi più papista del papa,
ripresentano il loro inesauribile "quaderno delle doglianze": scuola,
staminali, coppie di fatto, sacralità del matrimonio,
omosessualità, aborto, scristianizzazione, pericolo islamico,
radici cristiane, relativismo, eutanasia… Che poi l'eletta
schiera accorsa in massa sul campo dell'Hellas Verona sia divisa su
tutto eccetto che sulla bizzarra intenzione di baciare una pantofola
– la quale pantofola, per quanto sacra, resta pur sempre una
pantofola - non ha importanza, anzi, tanto meglio: sarà dal caos
primigenio della diaspora dei politici cattolici che nascerà il
nuovo ordine trasversale in grado di riportare, nei palazzi della
cosiddetta rappresentanza popolare, i futuri diktat clericali.
Se poi si considera che a tenere alta la fiaccola – si fa per
dire – del laicismo ufficiale sono rimaste quasi unicamente le
inquietanti cariatidi radicali, penso che se fossimo dei volgari
opportunisti, anziché trastullarci come al solito con facezie
quali libero pensiero e libertà individuali, dovremmo cominciare
a studiare il catechismo, le sacre scritture e i libri quadrumani di
Pera e Buttiglione. Digeriti i quali, se non altro avremmo più
chiaro di che morte potremmo morire.
MoM