Umanità Nova, n 34 del 29 ottobre 2006, anno 86

Verona: corsa al bacio della pantofola
Teocon e Ateidevoti


"La Chiesa non sia agente politico" ha proclamato Benedetto XVI dagli spalti del Bentegodi. Facendo chiaramente capire, con ciò, che se la Chiesa, dall'alto della sua superiorità morale, non può, non deve e non vuole confondersi con le istituzioni mondane, allora, "che siano i politici a farsi agenti della Chiesa". E che questa interpretazione del pensiero papale sia esatta – non sempre è facile capire cosa passa per la testa del prete – lo dimostra la corsa affannosa con la quale una eterogenea accozzaglia di teocon, teodem, condem, demcom, teoatei, ateidevoti, ferventi e compagnia cantante, ha sgomitato fino all'indecenza per raggiungere le prime file del parterre allestito di fronte all'altare papale.
Fedeli al principio che, coi tempi che corrono, siano più utili cento partiti farciti di devoti, che non un partito unico depositario, lui solo, di tutta la devozione disponibile sul mercato, i preti ci rifanno e a una classe politica adorante e scodinzolante, ansiosa di soddisfare il padrone e di mostrarsi più papista del papa, ripresentano il loro inesauribile "quaderno delle doglianze": scuola, staminali, coppie di fatto, sacralità del matrimonio, omosessualità, aborto, scristianizzazione, pericolo islamico, radici cristiane, relativismo, eutanasia… Che poi l'eletta schiera accorsa in massa sul campo dell'Hellas Verona sia divisa su tutto eccetto che sulla bizzarra intenzione di baciare una pantofola – la quale pantofola, per quanto sacra, resta pur sempre una pantofola - non ha importanza, anzi, tanto meglio: sarà dal caos primigenio della diaspora dei politici cattolici che nascerà il nuovo ordine trasversale in grado di riportare, nei palazzi della cosiddetta rappresentanza popolare, i futuri diktat clericali.
Se poi si considera che a tenere alta la fiaccola – si fa per dire – del laicismo ufficiale sono rimaste quasi unicamente le inquietanti cariatidi radicali, penso che se fossimo dei volgari opportunisti, anziché trastullarci come al solito con facezie quali libero pensiero e libertà individuali, dovremmo cominciare a studiare il catechismo, le sacre scritture e i libri quadrumani di Pera e Buttiglione. Digeriti i quali, se non altro avremmo più chiaro di che morte potremmo morire.

MoM

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