Umanità Nova, n 35 del 5 novembre 2006, anno 86

Messico: le truppe federali all'assalto della Comune di Oaxaca
La città ribelle resiste
Morti, feriti, arresti, desaparecidos, sgomberi… ma ecco nuove barricate


"Brad era un anarchico, completamente; credeva nella costruzione di un mondo giusto, senza gerarchia né oppressione. La sua morte è politica come la vita che ha vissuto."
(da un ricordo di Bradley Roland Will, pubblicato su "Bombs and shields")

Quando, verso le due di notte (ora italiana), si sono improvvisamente interrotte le trasmissioni che "Radio Universidad" stava diffondendo via Internet in tutto il mondo, si poteva solo pensare al peggio, ovvero che le forze della "Polizia Federale Preventiva" avessero ridotto al silenzio la voce dei ribelli di Oaxaca. Ma si trattava solo di problemi tecnici e, dopo lunghi minuti, la radio ha ripreso a raccontare in diretta l'assalto delle forze dell'ordine alla città messicana.
Gli avvenimenti di Oaxaca (capitale della omonima regione del sud-est del Messico) hanno avuto inizio con uno sciopero generale ad oltranza dei maestri delle scuole: in più di sessantamila avevano iniziato il 22 maggio scorso un presidio fisso nel centro cittadino. Tra le loro richieste il miglioramento salariale e una riforma dell'istruzione pubblica. Lo stato di Oaxaca è uno dei più poveri di tutto il Messico, solo il vicino Chiapas è in condizioni economiche peggiori, ed è governato da sempre dal potere feudale del PRI ("Partido Revolucionario Institucional"). Dopo tre settimane di lotta, il Governatore dello stato ha scatenato la repressione e il 14 giugno le forze di polizia hanno attaccato il presidio degli insegnanti causando diversi morti e centinaia di feriti.
Quella che poteva essere solo la conclusione sanguinosa di una lotta sindacale si è trasformata, nel giro di qualche giorno, quasi in una insurrezione popolare che ha portato, il 17 giugno, alla costituzione della APPO ("Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca"), un organismo autonomo formato dal sindacato degli insegnanti e da altre 365 organizzazioni sociali e politiche locali. In breve il presidio iniziale si è esteso a dismisura portando i manifestanti a prendere il controllo della zona centrale della città e non solo. Sono state occupate sedi radio e televisive, vari edifici pubblici e la caserma della polizia è stata messa sotto assedio. Tra le richieste avanzate dalla APPO, le dimissioni del Governatore Ulises Ruiz Ortiz, ritenuto il principale responsabile della situazione.
In tutti questi mesi, nonostante le continue provocazioni della polizia e gli assalti di pistoleros in borghese, i ribelli hanno mantenuto sotto il proprio controllo il centro storico e diverse altre zone della città, organizzando manifestazioni, assemblee, feste ed incontri su temi sociali e politici.La situazione è precipitata venerdì 27 ottobre quando, una barricata nella frazione di Santa Lucia (una quindicina di chilometri da Oaxaca), è stata attaccata a colpi di arma da fuoco e ci sono stati 3 morti, tra i quali Brad Will, un attivista statunitense di Indymedia, che stava documentando gli avvenimenti. Il Governatore ha attribuito la responsabilità dei morti ai manifestanti accusando la APPO di posizioni "estremiste"; la polizia ha dichiarato che gli spari provenivano da tutte e due le parti della barricata. I portavoce dei manifestanti hanno invece riconosciuto negli assassini dei poliziotti in borghese sostenitori del PRI, il partito del Governatore.
Questo episodio ha fornito la scusa al Governo Federale per l'invio di truppe allo scopo di reprimere l'insurrezione di Oaxaca e così, sabato 28 sono stati mobilitati quasi seimila, tra agenti di polizia e forze speciali, sei elicotteri e decine di blindati. Le truppe si sono accampate ai margini della città in attesa di ordini. Da parte loro i manifestanti hanno mantenuto le loro posizioni sulle barricate, lanciando appelli alla mobilitazione ed alla calma. Nel primo pomeriggio di domenica 29 la polizia ha iniziato ad avanzare verso il centro cittadino accolta dalla resistenza, quasi sempre pacifica, dei manifestanti che avevano indetto nelle stesse ore una marcia per protestare contro l'arrivo degli agenti. Intanto, a Città del Messico, si svolgeva una manifestazione in appoggio alla resistenza di Oaxaca e si verificavano alcuni incidenti con diversi arresti.
La repressione è continuata per tutto il giorno: colpi di arma da fuoco, lanci di lacrimogeni (anche dagli elicotteri), rastrellamenti ed arresti, i blindati hanno usato i cannoni ad acqua contro i cordoni dei manifestanti che cercavano di impedire l'avanzata delle forze di polizia. Alle 22 (ora locale) i responsabili della APPO hanno dato indicazioni di abbandonare il presidio più importante, quello nel centro città e di concentrare le forze in altre zone.
Solo a questo punto le truppe sono riuscite a "riconquistare" il centro ed il palazzo del Governo, che era occupato dal mese di giugno. A un primo bilancio si contano quattro morti, centinaia sono i feriti e gli arrestati.
Lunedì 30 ottobre, vengono organizzati concentramenti in tre zone diverse di Oaxaca, per continuare la protesta e per cercare di riprendersi il centro. Ricompaiono diverse barricate mentre la polizia continua con l'occupazione della città e gli arresti. Un corteo di decine di migliaia di persone sfila per le strade senza troppi problemi. Proprio nelle stesse ore, a Città del Messico, dove continuano le manifestazioni contro la repressione, la Camera dei Deputati ha votato un ordine del giorno col quale invita il Governatore di Oaxaca a rassegnare le dimissioni. La polizia ha intercettato una carovana di sei autobus in arrivo dalla capitale, picchiato ed arrestato i suoi passeggeri. In serata la resistenza si è concentrata nella difesa della zona Universitaria, per impedire alla polizia di interrompere definitivamente le trasmissioni di "Radio Universidad", che da qualche ora non riesce più a trasmettere su Internet.
Rispondendo all'appello ad una mobilitazione internazionale in solidarietà con i ribelli di Oaxaca, in diverse parti del mondo sono state organizzate, fin da sabato 28, piccole e grandi iniziative di protesta e per il 1 novembre è stata indetta dall'EZLN una mobilitazione con blocchi stradali in tutto il Messico ed uno sciopero generale nazionale per il 20.

La lucha sigue...

Pepsy

Per maggiori informazioni
http://iteration.org/radioappo
http://mexico.indymedia.org/tiki-index.php?page=ImcMexico
http://vientos.info/cml/
http://www.asambleapopulardeoaxaca.com/
http://www.oaxacalibre.org/libertad/

Per ascoltare le radio della APPO
http://ahimsa-radio1.indymedia.org:8300/appo.mp3.m3u
http://stream.r23.cc:2323/appo.mp3.m3u
http://compi.ath.cx:8000/appo.mp3.m3u
http://radio.indymedia.org:8000/appo.mp3.m3u

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