L'Italia, come è noto, continua ad essere per molti aspetti una
base militare statunitense di primaria importanza strategica: secondo
il rapporto ufficiale del Pentagono, Base structure report, nel 2003 vi
erano circa 15.500 militari e 4.500 civili, dislocati in oltre 2 mila
strutture, con una superficie occupata di oltre un milione di metri
quadri.
Come è altrettanto risaputo, il Veneto è tra le regioni a
più alta militarizzazione, sia italiana che statunitense. In
particolare alla Caserma Ederle di Vicenza è stanziata la
173ª brigata aviotrasportata, impiegata anche in Afganistan e
Iraq, che opera nell'ambito della Setaf, la task force del sud Europa,
la cui "area di responsabilità" include 91 paesi e territori da
Capo Nord al Capo di Buona Speranza.
Ma, in questa città già sottoposta a pesanti quanto
contestate servitù militari (oltre alla Ederle, vi sono la sede
della Gendarmeria Europea e il Coespu, scuola di addestramento per
militari dei "paesi in via di sviluppo", per non parlare del deposito
dell'Us Army a Longare, dove risultavano immagazzinate anche granate
d'artiglieria a testata nucleare) da circa due anni si sta prospettando
la creazione di un vasto complesso infrastrutturale destinato ad
ospitare nuove unità che dovranno aumentare considerevolmente le
capacità operative di detta brigata, vedendo un incremento di
circa 2.000 militari statunitensi.
Secondo le dichiarazioni del 7 marzo scorso del generale James Jones, a
capo del Comando delle forze Usa in Europa , una volta completata la
riorganizzazione della 173ª brigata aviotrasportata in Airborne
Infantry Brigade Combat Team, questa diventerà una delle tre
sole brigate dell'Us Army stanziate in Europa. La brigata di stanza in
Italia diverrebbe quindi l'unità destinata ad interventi di
proiezione della forza in tutta l'area di competenza dello stesso
comando europeo comprendente, oltre all'Europa, la zona del Caucaso e
del Caspio, il Medio Oriente e tutta l'Africa, continente dove le
truppe vicentine da alcuni anni già operano e si addestrano.
Dalla primavera 2005 le autorità militari statunitensi, con
l'assistenza di tecnici del 5° reparto infrastrutture di Padova,
dipendente dallo Stato maggiore dell'Esercito italiano, hanno avviato
la progettazione esecutiva degli edifici e delle installazioni che
dovrebbero ospitare le nuove unità presso l'aeroporto Dal Molin
di Vicenza.
L'area interessata dal progetto - già denominato Ederle Due -
corrisponde ad un'area di circa 30.000 mq, con l'allargamento
dell'aeroporto, la costruzione di circa 215 unità abitative per
ospitare i militari in arrivo (o, in alternativa, un magazzino per lo
stoccaggio di materiali) e un prolungamento stradale per collegare
l'aereoporto alla Caserma Ederle.
E il fatto che nella relazione tecnica riguardante la palazzina
studiata per ospitare il quartier generale della brigata si preveda che
"l'estetica esterna degli edifici riprenderà i caratteri
stilistici architettonici palladiani" certo non rassicura i cittadini
che, da vari sondaggi, risultano in larga maggioranza contrari alla
base.
Intanto, mentre in città divampavano polemiche politiche e
proteste popolari, sono già stati disposti dallo Stato maggiore
dell'Aeronautica militare italiana la chiusura o il trasferimento di
tutti gli enti dislocati nel Dal Molin, e cioè il Distaccamento
aeronautico di Vicenza, il 27° Gruppo genio campale e il 10°
Gruppo manutenzione elicotteri, lasciando così libera l'area da
ogni attività militare italiana.
Nella primavera 2006, nonostante un parere contrario dei servizi
tecnici del Comune di Vicenza, la Giunta comunale vicentina, di
centrodestra, sottoponeva agli organi del Consiglio comunale il
progetto esecutivo che veniva illustrato da tecnici
dell'amministrazione statunitense.
Come rilevabile dal documento del Ministero delle difesa statunitense
intitolato Construction Programs (C-1) - Department of Defense Budget
FY2007, del febbraio 2006, il progetto vicentino è già
finanziato per il solo esercizio finanziario 2007, che va dal 1°
ottobre 2006 al 30 settembre 2007, con 322 milioni di dollari, ai quali
se ne dovranno aggiungere altri negli esercizi successivi fino a
raggiungere un totale di circa 800 milioni di dollari entro il 2010:
ovviamente non appare credibile che un progetto di tale entità
possa essere stato finanziato dal Congresso statunitense senza un
preventivo assenso tecnico e politico del governo italiano, tanto che
si vocifera di un protocollo riservato già concordato col
ministro degli esteri D'Alema.
Inoltre, nei mesi scorsi, unità dell'Esercito statunitense
già appartenenti alla 1ª Divisione Fanteria, di stanza in
Germania ed ora trasferita negli Stati Uniti, sono state assegnate alla
173ª brigata aviotrasportata in previsione di una loro
ridislocazione in Italia. Tali unità sono un battaglione di
artiglieria da campagna, un battaglione (ridotto) del genio, uno
squadrone di cavalleria corazzata che ha completato la transizione dai
carri armati M-1 Abrams a veicoli blindati leggeri idonei ad essere
aerotrasportati, una compagnia di intelligence, oltre ad altre
unità combattenti e di supporto tra cui un terzo battaglione
paracadutisti che si aggiungerà ai due già stanziati
nella città veneta.
E, nel frattempo che i ministri Parisi e Rutelli e il sindaco Hullweck
di Forza Italia si passavano a vicenda la responsabilità su chi
debba prendere una decisione relativa alla realizzazione delle nuove
infrastrutture militari, in luglio sono stati avviati i primi lavori
dei terreni interessati, con un'opera di bonifica e sminamento
dell'area, già oggetto di bombardamenti durante la Seconda
guerra mondiale.
Per fortuna, la Vicenza civile non sta assistendo passivamente: si
organizza, incalza i politicanti, manifesta la sua opposizione a quella
che si preannuncia la più grande base operativa Usa in Europa,
contro la cui realizzazione per il prossimo 2 dicembre l'Assemblea
permanente ha indetto una manifestazione nazionale.
Il Coordinamento dei Comitati dei Cittadini, in un suo recente
documento, ha da parte sua denunciato che l'area cittadina
militarizzata, attualmente di circa mq 910.000, potrebbe arrivare a
comprendere circa 2.160.000 mq. e che sull'ambiente si riverserebbero
qualcosa come 700.000 metri cubi di cemento per la realizzazione della
base (a cui vanno sommati altri 229.000 metri cubi per il residenziale
PP10 di Laghetto).
La lotta di Vicenza, è evidente, non può più
rimanere confinata dentro la sua provincia e l'intero movimento contro
la guerra e è chiamato a farla diventare una propria
"base".
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