Umanità Nova, n 35 del 5 novembre 2006, anno 86

Vicenza: verso il raddoppio della base USA
Teatro di guerra


L'Italia, come è noto, continua ad essere per molti aspetti una base militare statunitense di primaria importanza strategica: secondo il rapporto ufficiale del Pentagono, Base structure report, nel 2003 vi erano circa 15.500 militari e 4.500 civili, dislocati in oltre 2 mila strutture, con una superficie occupata di oltre un milione di metri quadri.
Come è altrettanto risaputo, il Veneto è tra le regioni a più alta militarizzazione, sia italiana che statunitense. In particolare alla Caserma Ederle di Vicenza è stanziata la 173ª brigata aviotrasportata, impiegata anche in Afganistan e Iraq, che opera nell'ambito della Setaf, la task force del sud Europa, la cui "area di responsabilità" include 91 paesi e territori da Capo Nord al Capo di Buona Speranza.
Ma, in questa città già sottoposta a pesanti quanto contestate servitù militari (oltre alla Ederle, vi sono la sede della Gendarmeria Europea e il Coespu, scuola di addestramento per militari dei "paesi in via di sviluppo", per non parlare del deposito dell'Us Army a Longare, dove risultavano immagazzinate anche granate d'artiglieria a testata nucleare) da circa due anni si sta prospettando la creazione di un vasto complesso infrastrutturale destinato ad ospitare nuove unità che dovranno aumentare considerevolmente le capacità operative di detta brigata, vedendo un incremento di circa 2.000 militari statunitensi.
Secondo le dichiarazioni del 7 marzo scorso del generale James Jones, a capo del Comando delle forze Usa in Europa , una volta completata la riorganizzazione della 173ª brigata aviotrasportata in Airborne Infantry Brigade Combat Team, questa diventerà una delle tre sole brigate dell'Us Army stanziate in Europa. La brigata di stanza in Italia diverrebbe quindi l'unità destinata ad interventi di proiezione della forza in tutta l'area di competenza dello stesso comando europeo comprendente, oltre all'Europa, la zona del Caucaso e del Caspio, il Medio Oriente e tutta l'Africa, continente dove le truppe vicentine da alcuni anni già operano e si addestrano.
Dalla primavera 2005 le autorità militari statunitensi, con l'assistenza di tecnici del 5° reparto infrastrutture di Padova, dipendente dallo Stato maggiore dell'Esercito italiano, hanno avviato la progettazione esecutiva degli edifici e delle installazioni che dovrebbero ospitare le nuove unità presso l'aeroporto Dal Molin di Vicenza.
L'area interessata dal progetto - già denominato Ederle Due - corrisponde ad un'area di circa 30.000 mq, con l'allargamento dell'aeroporto, la costruzione di circa 215 unità abitative per ospitare i militari in arrivo (o, in alternativa, un magazzino per lo stoccaggio di materiali) e un prolungamento stradale per collegare l'aereoporto alla Caserma Ederle.
E il fatto che nella relazione tecnica riguardante la palazzina studiata per ospitare il quartier generale della brigata si preveda che "l'estetica esterna degli edifici riprenderà i caratteri stilistici architettonici palladiani" certo non rassicura i cittadini che, da vari sondaggi, risultano in larga maggioranza contrari alla base.
Intanto, mentre in città divampavano polemiche politiche e proteste popolari, sono già stati disposti dallo Stato maggiore dell'Aeronautica militare italiana la chiusura o il trasferimento di tutti gli enti dislocati nel Dal Molin, e cioè il Distaccamento aeronautico di Vicenza, il 27° Gruppo genio campale e il 10° Gruppo manutenzione elicotteri, lasciando così libera l'area da ogni attività militare italiana.
Nella primavera 2006, nonostante un parere contrario dei servizi tecnici del Comune di Vicenza, la Giunta comunale vicentina, di centrodestra, sottoponeva agli organi del Consiglio comunale il progetto esecutivo che veniva illustrato da tecnici dell'amministrazione statunitense.
Come rilevabile dal documento del Ministero delle difesa statunitense intitolato Construction Programs (C-1) - Department of Defense Budget FY2007, del febbraio 2006, il progetto vicentino è già finanziato per il solo esercizio finanziario 2007, che va dal 1° ottobre 2006 al 30 settembre 2007, con 322 milioni di dollari, ai quali se ne dovranno aggiungere altri negli esercizi successivi fino a raggiungere un totale di circa 800 milioni di dollari entro il 2010: ovviamente non appare credibile che un progetto di tale entità possa essere stato finanziato dal Congresso statunitense senza un preventivo assenso tecnico e politico del governo italiano, tanto che si vocifera di un protocollo riservato già concordato col ministro degli esteri D'Alema.
Inoltre, nei mesi scorsi, unità dell'Esercito statunitense già appartenenti alla 1ª Divisione Fanteria, di stanza in Germania ed ora trasferita negli Stati Uniti, sono state assegnate alla 173ª brigata aviotrasportata in previsione di una loro ridislocazione in Italia. Tali unità sono un battaglione di artiglieria da campagna, un battaglione (ridotto) del genio, uno squadrone di cavalleria corazzata che ha completato la transizione dai carri armati M-1 Abrams a veicoli blindati leggeri idonei ad essere aerotrasportati, una compagnia di intelligence, oltre ad altre unità combattenti e di supporto tra cui un terzo battaglione paracadutisti che si aggiungerà ai due già stanziati nella città veneta.
E, nel frattempo che i ministri Parisi e Rutelli e il sindaco Hullweck di Forza Italia si passavano a vicenda la responsabilità su chi debba prendere una decisione relativa alla realizzazione delle nuove infrastrutture militari, in luglio sono stati avviati i primi lavori dei terreni interessati, con un'opera di bonifica e sminamento dell'area, già oggetto di bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale.
Per fortuna, la Vicenza civile non sta assistendo passivamente: si organizza, incalza i politicanti, manifesta la sua opposizione a quella che si preannuncia la più grande base operativa Usa in Europa, contro la cui realizzazione per il prossimo 2 dicembre l'Assemblea permanente ha indetto una manifestazione nazionale.
Il Coordinamento dei Comitati dei Cittadini, in un suo recente documento, ha da parte sua denunciato che l'area cittadina militarizzata, attualmente di circa mq 910.000, potrebbe arrivare a comprendere circa 2.160.000 mq. e che sull'ambiente si riverserebbero qualcosa come 700.000 metri cubi di cemento per la realizzazione della base (a cui vanno sommati altri 229.000 metri cubi per il residenziale PP10 di Laghetto).
La lotta di Vicenza, è evidente, non può più rimanere confinata dentro la sua provincia e l'intero movimento contro la guerra e è chiamato a farla diventare una propria "base". 

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