Umanità Nova, n 35 del 5 novembre 2006, anno 86

TFR. La spartizione della torta


Tutte le volte che si apre la discussione sullo scippo del TFR è bene ricordare fatti.
Il meccanismo del "silenzio assenso" che determina il passaggio ai fondi pensione a gestione padronale-sindacale è scandaloso perché comporta la sottrazione ai lavoratori di un effettivo diritto di scelta. Si dimentica o, meglio, si fa finta di dimenticare, che il TFR è denaro dei lavoratori e che solo i lavoratori dovrebbero scegliere sulla sua destinazione.
D'altro canto, l'anticipo al 1 gennaio 2007 dell'attivazione del trasferimento forzoso del TFR o ai fondi pensione o all'INPS era un  obiettivo centrale di CGIL CISL UIL.
La Confindustria porta a casa:
- l'esenzione delle imprese con meno di 50 dipendenti da questa misura. Si tratta di un'operazione necessaria alla Confindustria per tenere unito il suo fronte interno che rischiava di rompersi per la rivolta delle piccole imprese;
- finanziamenti statali a copertura di quanto perde con il trasferimento del TFR che si sommano alla riforma dei contributi (il famoso cuneo fiscale)

Quando Guglielmo Epifani, segretario generale della CGIL afferma, infatti:
"'Sono state tenute assieme le esigenze di tutti. Il nostro giudizio sull'accordo è positivo'. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, commentando l'accordo relativo all'anticipo del decollo della previdenza complementare al 2007 e alla destinazione del Tfr inoptato: 'Per noi è importante che da gennaio parta il meccanismo con cui il lavoratore può liberamente scegliere dove il Tfr deve andare e la previdenza complementare. Per il lavoratore non cambia nulla. E' infatti tutelato il diritto di scelta del lavoratore e la possibilità di chiedere l'anticipo del Tfr quando gli serve'. Ha poi aggiunto: 'C'è una spinta forte ai fondi pensione, salvaguardando sul Tfr il diritto di scelta dei lavoratori. E ciò che non va ai fondi pensioni, ma all'Inps, sarà destinato ad alimentare gli investimenti necessari per il paese'. "
Da Rassegna Sindacale della CGIL

Mente sapendo di mentire. La "spinta forte ai fondi pensione" della quale discetta non viene, infatti, dai lavoratori che non hanno alcun desiderio, e lo hanno dimostrato, di aderire a questi fondi ma da un apparato sindacale che si prepara a diventare, in Italia, il gestore di quel capitalismo dei fondi pensione che caratterizza, a livello mondiale, i nostri tempi.
Dal punto di vista dei lavoratori, infatti, i fondi pensione che, è bene ricordarlo, investono sul mercato delle obbligazioni e delle azioni, non garantiscono affatto il recupero di quanto perso con la riforma previdenziale introdotta da Dini ed inasprita da Maroni e legano una quota della pensione all'andamento dei mercati finanziari.
D'altro canto, negli ultimi anni, i fondi pensione sono andati, in generale, male sul mercato determinando una secca perdita per i lavoratori che vi hanno aderito.
Nella stessa CGIL, l'ineffabile ed immarcescibile sinistra interna fa alcune affermazioni forti nel merito. Basta leggere quanto afferma Giorgio Cremaschi:

"Vengono ancora intimiditi i vaghi e blandi intenti progressisti del governo, che si spaventa persino di fronte all'ipotesi di riportare la tassa per i grandi ricchi a quel 45% che c'era solo cinque anni fa. Intanto i padroni incassano un bel po' di soldi facendo finta di essere danneggiati. Infatti, con l'accordo sul Tfr le imprese intascheranno un altro 0,5% medio di riduzione del costo del lavoro, che si aggiunge al 3% del cuneo fiscale. Durante tutto il governo Berlusconi la riduzione del costo del lavoro per le imprese è stata solo di un punto.
Con l'accordo sul Tfr cambia la natura stessa della previdenza integrativa. Essa, come dice la parola, è nata per integrare, migliorare la pensione pubblica. Oggi invece si dice che le giovani generazioni dovranno per forza utilizzare il loro Tfr per compensare la pensione pubblica, perché questa, a causa del sistema introdotto con la riforma Dini, sarà troppo bassa. Una facoltà diventa un obbligo. Ma se la pensione integrativa diventa un'altra cosa, allora i lavoratori dovrebbero ricevere ben altre compensazioni e tutele, visto che comunque rinunciano a una parte del loro salario per trasformarlo in pensione. Invece questo nuovo obbligo viene presentato come un guadagno. Un giovane dovrà spendere il 40% della sua retribuzione per avere una pensione che farà fatica ad arrivare al 60% del suo ultimo stipendio, però sono le imprese che fanno gentili concessioni sul reddito dei lavoratori."
"L'accordo sul TFR è una rappresentazione chiara di una realtà rovesciata"

Si entra subito nel problema reale, le pensioni vengono ridotte ad una cifra miserabile con l'effetto che le giovani generazioni di salariati vengono costrette a versare una quota consistente del proprio reddito ad una qualche forma di risparmio forzoso.

Dal nostro punto di vista, questo dato di realtà ha precise implicazioni:
- una campagna di informazione contro il silenzio assenso è assolutamente necessaria ma non sufficiente;
- il vero obiettivo che dobbiamo porci è la difesa del salario e delle pensioni come salario differito;
- il fatto, comunque, che la quota che verrà versata all'INPS, servirà per finanziarie le "infrastrutture", leggi gradi opere nocive al territorio ed alle popolazioni, è uno scippo di libertà oltre che di risorse.
L'accordo sul TFR firmato da governo e CGIL CISL UIL è una riprova della forza e della determinazione del blocco corporativo che attualmente governa il paese, Confindustria e burocrazia sindacale decidono del reddito dei salariati a proprio vantaggio.
Sarà necessario, a partire dallo sciopero del 17 novembre, costruire un'iniziativa forte su tutti i posti di lavoro su chi ha il diritto di scegliere.
A questo proposito, vale la pena di citare un testimone insospettabile, Luigi Angeletti, segretario generale della UIL che sulla Finanziaria e sugli accordi che lo accompagnano si è espresso in maniera singolarmente veritiera:
"Posso prevedere che si farà questa è una Finanziaria di classe, ma al contrario. Favorisce la classe degli imprenditori, gli unici che hanno avuto i soldi. I lavoratori dipendenti no, i soldi non li hanno avuti. Ci hanno o guadagnato pochissimo o addirittura ci hanno rimesso". Secondo Angeletti l'atteggiamento di Confindustria" "Sono insaziabili, è tipico di chi avendo preso qualcosa è desideroso di prendere ancora. Il cosiddetto cuneo fiscale lo hanno avuto solo loro. Di cosa si lamentano? E noi cosa dovremmo fare?".
Da Rassegna Sindacale della CGIL

Se lo dicono loro, possiamo crederci. Si tratta ora di agire per rovesciare la tendenza dominante.
Hic Rhodus, hic salta

Cosimo Scarinzi

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