Tutte le volte che si apre la discussione sullo scippo del TFR è bene ricordare fatti.
Il meccanismo del "silenzio assenso" che determina il passaggio ai
fondi pensione a gestione padronale-sindacale è scandaloso
perché comporta la sottrazione ai lavoratori di un effettivo
diritto di scelta. Si dimentica o, meglio, si fa finta di dimenticare,
che il TFR è denaro dei lavoratori e che solo i lavoratori
dovrebbero scegliere sulla sua destinazione.
D'altro canto, l'anticipo al 1 gennaio 2007 dell'attivazione del
trasferimento forzoso del TFR o ai fondi pensione o all'INPS era
un obiettivo centrale di CGIL CISL UIL.
La Confindustria porta a casa:
- l'esenzione delle imprese con meno di 50 dipendenti da questa misura.
Si tratta di un'operazione necessaria alla Confindustria per tenere
unito il suo fronte interno che rischiava di rompersi per la rivolta
delle piccole imprese;
- finanziamenti statali a copertura di quanto perde con il
trasferimento del TFR che si sommano alla riforma dei contributi (il
famoso cuneo fiscale)
Quando Guglielmo Epifani, segretario generale della CGIL afferma, infatti:
"'Sono state tenute assieme le
esigenze di tutti. Il nostro giudizio sull'accordo è positivo'.
Lo ha detto il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani,
commentando l'accordo relativo all'anticipo del decollo della
previdenza complementare al 2007 e alla destinazione del Tfr inoptato:
'Per noi è importante che da gennaio parta il meccanismo con cui
il lavoratore può liberamente scegliere dove il Tfr deve andare
e la previdenza complementare. Per il lavoratore non cambia nulla. E'
infatti tutelato il diritto di scelta del lavoratore e la
possibilità di chiedere l'anticipo del Tfr quando gli serve'. Ha
poi aggiunto: 'C'è una spinta forte ai fondi pensione,
salvaguardando sul Tfr il diritto di scelta dei lavoratori. E
ciò che non va ai fondi pensioni, ma all'Inps, sarà
destinato ad alimentare gli investimenti necessari per il paese'. "
Da Rassegna Sindacale della CGIL
Mente sapendo di mentire. La "spinta forte ai fondi pensione" della
quale discetta non viene, infatti, dai lavoratori che non hanno alcun
desiderio, e lo hanno dimostrato, di aderire a questi fondi ma da un
apparato sindacale che si prepara a diventare, in Italia, il gestore di
quel capitalismo dei fondi pensione che caratterizza, a livello
mondiale, i nostri tempi.
Dal punto di vista dei lavoratori, infatti, i fondi pensione che,
è bene ricordarlo, investono sul mercato delle obbligazioni e
delle azioni, non garantiscono affatto il recupero di quanto perso con
la riforma previdenziale introdotta da Dini ed inasprita da Maroni e
legano una quota della pensione all'andamento dei mercati finanziari.
D'altro canto, negli ultimi anni, i fondi pensione sono andati, in
generale, male sul mercato determinando una secca perdita per i
lavoratori che vi hanno aderito.
Nella stessa CGIL, l'ineffabile ed immarcescibile sinistra interna fa
alcune affermazioni forti nel merito. Basta leggere quanto afferma
Giorgio Cremaschi:
"Vengono ancora intimiditi i vaghi e
blandi intenti progressisti del governo, che si spaventa persino di
fronte all'ipotesi di riportare la tassa per i grandi ricchi a quel 45%
che c'era solo cinque anni fa. Intanto i padroni incassano un bel po'
di soldi facendo finta di essere danneggiati. Infatti, con l'accordo
sul Tfr le imprese intascheranno un altro 0,5% medio di riduzione del
costo del lavoro, che si aggiunge al 3% del cuneo fiscale. Durante
tutto il governo Berlusconi la riduzione del costo del lavoro per le
imprese è stata solo di un punto.
Con l'accordo sul Tfr cambia la
natura stessa della previdenza integrativa. Essa, come dice la parola,
è nata per integrare, migliorare la pensione pubblica. Oggi
invece si dice che le giovani generazioni dovranno per forza utilizzare
il loro Tfr per compensare la pensione pubblica, perché questa,
a causa del sistema introdotto con la riforma Dini, sarà troppo
bassa. Una facoltà diventa un obbligo. Ma se la pensione
integrativa diventa un'altra cosa, allora i lavoratori dovrebbero
ricevere ben altre compensazioni e tutele, visto che comunque
rinunciano a una parte del loro salario per trasformarlo in pensione.
Invece questo nuovo obbligo viene presentato come un guadagno. Un
giovane dovrà spendere il 40% della sua retribuzione per avere
una pensione che farà fatica ad arrivare al 60% del suo ultimo
stipendio, però sono le imprese che fanno gentili concessioni
sul reddito dei lavoratori."
"L'accordo sul TFR è una rappresentazione chiara di una realtà rovesciata"
Si entra subito nel problema reale, le pensioni vengono ridotte ad una
cifra miserabile con l'effetto che le giovani generazioni di salariati
vengono costrette a versare una quota consistente del proprio reddito
ad una qualche forma di risparmio forzoso.
Dal nostro punto di vista, questo dato di realtà ha precise implicazioni:
- una campagna di informazione contro il silenzio assenso è assolutamente necessaria ma non sufficiente;
- il vero obiettivo che dobbiamo porci è la difesa del salario e delle pensioni come salario differito;
- il fatto, comunque, che la quota che verrà versata all'INPS,
servirà per finanziarie le "infrastrutture", leggi gradi opere
nocive al territorio ed alle popolazioni, è uno scippo di
libertà oltre che di risorse.
L'accordo sul TFR firmato da governo e CGIL CISL UIL è una
riprova della forza e della determinazione del blocco corporativo che
attualmente governa il paese, Confindustria e burocrazia sindacale
decidono del reddito dei salariati a proprio vantaggio.
Sarà necessario, a partire dallo sciopero del 17 novembre,
costruire un'iniziativa forte su tutti i posti di lavoro su chi ha il
diritto di scegliere.
A questo proposito, vale la pena di citare un testimone insospettabile,
Luigi Angeletti, segretario generale della UIL che sulla Finanziaria e
sugli accordi che lo accompagnano si è espresso in maniera
singolarmente veritiera:
"Posso prevedere che si farà
questa è una Finanziaria di classe, ma al contrario. Favorisce
la classe degli imprenditori, gli unici che hanno avuto i soldi. I
lavoratori dipendenti no, i soldi non li hanno avuti. Ci hanno o
guadagnato pochissimo o addirittura ci hanno rimesso". Secondo
Angeletti l'atteggiamento di Confindustria" "Sono insaziabili, è
tipico di chi avendo preso qualcosa è desideroso di prendere
ancora. Il cosiddetto cuneo fiscale lo hanno avuto solo loro. Di cosa
si lamentano? E noi cosa dovremmo fare?".
Da Rassegna Sindacale della CGIL
Se lo dicono loro, possiamo crederci. Si tratta ora di agire per rovesciare la tendenza dominante.
Hic Rhodus, hic salta
Cosimo Scarinzi