Umanità Nova, n 36 del 12 novembre 2006, anno 86

Sciopero Generale


Lo sciopero generale del 17 novembre prossimo, indetto dal sindacalismo di base contro la prima finanziaria del governo Prodi, ha una decisa valenza politica, per più ordini di motivi. Il primo è dato dai contenuti della manovra finanziaria, che nei fatti diminuisce il costo del lavoro per le imprese (cuneo fiscale), diminuisce i trasferimenti agli enti locali (con aumento quindi dei servizi da questi gestiti: asili, trasporto pubblico, assistenza ad anziani, ecc.), impone ai lavoratori di scegliere tra consegnare il TFR in maturazione ai fondi pensione (cogestiti da CGIL-CISL-UIL) che investono nel mercato finanziario oppure all'INPS che lo trasferirà allo stato per finanziare le grandi opere (TAV ecc.). Si aggiunga la penalizzazione della scuola pubblica (meno risorse, meno stabilizzazione di insegnati precari), l'aumento delle spese militari (oggi soldati italiani sono presenti in Libano, Iraq, Afganistan, per citare solo i teatri di guerra guerreggiata, e i costi delle missioni sono enormi), lo slittamento del biennio economico 2006-2007 dei contratti del pubblico impiego, la norma che impedisce la stabilizzazione immediata dei contratti di lavoro precario di cui gli ispettorati del lavoro abbiano verificato l'illegittimità (sarà possibile una trasformazione in contratti di lavoro subordinato, non necessariamente indeterminato, solo attraverso accordi e procedimenti gestiti da datori di lavoro e sindacati, aziendali o territoriali). Certamente dimentichiamo qualcosa. Il governo quindi ha fatto delle scelte precise: non scontentare Confindustria, premiando gli apparati sindacali di CGIL-CISL-UIL dai quali provengono non solo uomini di potere a livello nazionale e locale, ma anche solide strutture elettorali. CGIL-CISL-UIL, con la gestione dei fondi pensione, acquisiscono un potere di investimento che certo avrà ricadute sull'intero sistema del finanziamento alle attività produttive. Il mercato finanziario, in particolare quello delle obbligazioni, è strumento di reperimento di liquidità per le aziende sul medio-lungo periodo. Se pensiamo alla robusta struttura economica costituita dal mondo delle cooperative di produzione e di consumo, legate direttamente ai sindacati concertativi o ad altre organizzazioni collaterali (si pensi alle ACLI); se pensiamo che nei progetti delle grandi opere un ruolo significativo è ricoperto e potrà essere ricoperto anche da cooperative impegnate nell'edilizia (un nome per tutte: la Cooperativa Muratori e Cementieri – CMC di Ravenna presente nel progetto del TAV); riesce più chiaro comprendere come il governo in carica abbia con lucidità deciso di trasferire ingenti risorse derivanti dal salario differito dei lavoratori (questo è il TFR) nella disponibilità di burocrazie sindacali che di fatto assumono sempre più i contorni di imprese, quantomeno finanziarie, nonché di consentire alle aziende di mantenere un quadro normativo favorevole (si pensi alla legge 30 di cui non è certo all'ordine del giorno né l'abrogazione né qualche modifica) e di recuperare risorse appunto con il cuneo fiscale. Con la diminuzione dei trasferimenti agli enti locali, alla sanità, alla scuola, si è deciso di scaricare sugli utenti dei servizi pubblici, in termini di maggior costo, il relativo risparmio statale. Diciamo che la finanziaria del governo Prodi è molto attenta a non scontentare le imprese e a favorire il ceto politico-sindacale di cui è espressione, consentendone un deciso aumento di peso specifico anche economico. In un quadro di impegno in guerre guerreggiate all'estero e di conferma della totale chiusura nei confronti del fenomeno dell'immigrazione dai paesi extracomunitari. Una finanziaria tutta politica quindi, con chiare indicazioni di linee di tendenza per il futuro, e non un provvedimento che tenda solo a far quadrare i conti per l'oggi. Lo sciopero generale del 17 novembre indetto dal sindacalismo di base va quindi sostenuto proprio perché non costituisce solo un momento di difesa del reddito dei lavoratori che le misure in approvazione determineranno, ma è la manifestazione di una critica radicale al progetto politico di cui il governo Prodi è espressione: la gestione dell'esistente da parte di una burocrazia politico-sindacale concertativa con le imprese, sempre più impegnata militarmente all'estero nella cosiddetta guerra infinita al terrorismo, imprenditoriale nella gestione delle risorse pubbliche anche attraverso suoi terminali diretti. 

W.B.

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