Ci risiamo. Il nemico interno attacca la sicurezza dei cittadini della
penisola. La nuova emergenza nasce casualmente a ridosso di una delle
finanziarie più pesanti varate negli ultimi anni, dopo un lungo
periodo di governo delle destre che hanno saccheggiato il paese: il
governo attuale aveva risposto con una montagna di promesse in campagna
elettorale che ora puntualmente si prepara ad eludere.
Di nuovo per i mass media la questione meridionale taglia le gambe alla
ripresa economica e politica del paese. L'omicidio Fortugno (Assessore
Regionale) in Calabria ed il caso Napoli indicano che il sud è
governato male, ha una economia arretrata e retta da clan criminali. La
risposta che lo stato si appresta a dare è la solita: reprimere
il fenomeno delinquenziale militarmente.
L'emergenza Napoli è sotto gli occhi di tutti da almeno sei
secoli mentre da un anno, da quando l'Espresso e Giorgio Bocca hanno
iniziato ad occuparsi dei problemi della città e dei suoi
abitanti è diventata una notizia centrale nel palinsesto dei
massmedia.
Gli articoli che dal 2005 si sono susseguiti sulla città, basati
sull'assunto che alcuni settori della società e quartieri siano
controllati dalla criminalità organizzata, sostengono la tesi
che in ciò stia la chiave dell'intera città e quindi la
causa del suo degrado.
In quello che segue cercheremo:1) di stabilire la reale
eccezionalità ed emergenza dell'attuale situazione napoletana.
2) di comprendere come si vive in città 3) a chi giova e
perché oggi il caso Napoli agita il paese.
Napoli fa schifo ed i suoi cittadini pure! Il ruolo della famiglia
L'emergenza e l'eccezionalità del caso Napoli si reggono su due
fatti/notizie: l'incapacità nel risolvere il problema rifiuti, e
l'esplosione del numero di omicidi.
Entrambi gli eventi ci portano a considerare il ruolo dello stato da un
lato e il potere criminale dall'altro. Il problema dei rifiuti a Napoli
è cronico e dipende dall'assenza di un impianto fognario moderno
e dalla struttura della città vecchia che in gran parte
risalgono a quattro secoli fa. In questi quartieri le famiglie vivono
ancora nei "bassi": case monocamera che si affacciano direttamente
sulla via. Il sistema di smaltimento rifiuti e rimasto quello del
medioevo: la strada. È chiaro che una famiglia che è
costretta a vivere in uno spazio/casa assolutamente insufficiente
smaltirà i suoi rifiuti direttamente lì. La ristrettezza
dei vicoli impedisce l'ingresso ai normali mezzi per la raccolta dei
rifiuti che quindi vanno raccolti a piccoli gruppi ed a mano. Napoli
è sporca perché la città è cresciuta (o
meglio si è stratificata) verticalmente senza nessuna
pianificazione o progetto di rinnovamento urbano in grado di sostenere
la densità abitativa. Il napoletano sporca gli spazi pubblici ma
non le sue proprietà private. La sporcizia del napoletano
è vettoriale, segue una direzione. I bassi e le case dei
quartieri più poveri brillano per la loro nettezza interna
mentre gli spazi esterni sono abbandonati alla sporcizia. Questa
apparente contraddizione trova una sua spiegazione nell'assenza del
senso civico del popolo napoletano, che viene sostituito da una
identificazione totale con la famiglia.
Il napoletano è da sempre abituato ad un modello di
società retto da interessi privati di famiglia: le famiglie
patrizie romane con i loro clientes, i vice re prima e poi i re
spagnoli con la loro amministrazione paternalistica, l'aristocrazia che
tramite il matrimonio accresce il suo potere, latifondo ed aree di
influenza.
La famiglia, è anche l'unità base della camorra, e le
dinamiche militari e politiche tra le diverse famiglie avvengono tra il
susseguirsi di morti o matrimoni con relativi apparentamenti. Le
vendette si basano sulla trasversalità che coinvolge persone
estranee all'attività criminale ma imparentate con i soldati
della camorra.
Le vere emergenze di Napoli e provincia sono il sovraffollamento e la mancanza di pianificazione
Napoli ha da sempre avuto problemi per lo smaltimento dei rifiuti, e
tralasciando considerazioni sociologiche possiamo semplicemente
considerare che ad un aumento della popolazione urbana dal secondo
dopoguerra ad oggi non sono corrisposti piani regolatori adeguati e
aggiornamento delle infrastrutture pubbliche. Si calcola che Napoli dal
1950 ad oggi abbia aumentato la sua popolazione del 50% passando da
850.000 agli attuali 1.200.000 abitanti conservando inalterata la sua
superficie. Nella cintura napoletana secondo i più recenti dati
ISTAT si segnala un incremento della popolazione di circa il 5% annuo.
La densità abitativa è cosi alta da rendere estremamente
difficile la convivenza. La situazione napoletana ricorda molto alcuni
esperimenti di psicologia del comportamento e sulla riproduzione delle
specie. Introducendo un certo numero di esemplari di una specie in un
ambiente che offre quantità costanti di cibo si avrà un
aumento del numero di individui che popolerà quel determinato
territorio, questo avverrà fino a quando spazio e risorse
saranno sufficienti per tutti, tuttavia quando il numero di individui
supererà la capacità dello spazio di contenerli cosi come
le sue risorse alimentari allora emergeranno comportamenti violenti di
sopraffazione tra la popolazione. La selezione naturale entrerà
in gioco eliminando i sopranumerari e riportando il numero di individui
nell'ambito della sostenibilità ambientale.
Un nuovo piano regolatore dovrebbe tener presente la possibilità
di sviluppo verso l'interno e non verso il mare della città. Le
aree del Casertano e Beneventano conosciute dai tempi dei Borboni come
Terra di Lavoro (dalla presenza di grandi insediamenti industriali
dell'epoca, specie tessuti e trasformazione dei prodotti agricoli)
dovrebbero rientrare in un piano di ridisegno urbanistico ed economico
di Napoli.
Queste aree oggi sono utilizzate per lo smaltimento abusivo dei rifiuti e sono il territorio controllato dai clan camorristi.
La criminalità
Curzio Malaparte nel romanzo "La Pelle" pubblicato nel 1947 descriveva
l'indecenza morale del popolo napoletano dopo i bombardamenti alleati,
raccontava le bassezze e l'esistenza subumana che conduceva, con
l'unico obiettivo di mangiare per potersi riprodurre e vivere. Allo
stesso modo oggi i mass-media attribuiscono il degrado di Napoli ad una
incapacità morale del napoletano e dei suoi rappresentanti. Una
sua lombrosiana predisposizione all'abbrutimento ed alla corruzione.
Gli episodi di cannibalismo e di efferata violenza descritti da
Malaparte vengono rispolverati nelle maniacali descrizioni dei crimini
di camorra. Giorgio Bocca effettua una operazione di mite plagio
innescando una sterile rincorsa all'anomalia napoletana.
Ma allora l'unico motivo è da ricercarsi in un finto scoop
letterario, nella potente unicità di Napoli che con la sua
umanità povera e dolente ha sempre fornito motivo di ispirazione
agli scrittori da Goethe a Monpassant, per finire a Giorgio Bocca?
I mass media sostengono che esista un emergenza criminale a Napoli
basandosi sul numero degli omicidi, e vari episodi delinquenziali.
Questo è falso.
Nel 1982 si sono registrati 264 omicidi, nel 1989 (228), 1990 (222),
1991 (223), 1992 (160), 1993(120), 1994 (115), 1995 (140), 1996 (147),
1997 (130), 1999 (91), 2000 (118), 2001 (80), 2002 (63), 2003 (83),
2004 (142), 2005 (90) e nel 2006 a tutt'oggi 71. Come si vede da queste
cifre il numero di omicidi del 2006 è inferiore a quello
registrato negli anni precedenti.
Se guardiamo al numero di omicidi in generale e li confrontiamo regione
per regione la Campania assorbe il 17% mentre la Lombardia il 15.5% del
totale nazionale.
Ma allora perché l'emergenza è di Napoli e non di Milano?
Se il numero degli omicidi e di crimini non è particolarmente
allarmante ed il totale non si discosta da quello di altre regioni che
cosa rende Napoli unica? Perché viene indicata come la
città infamia di Italia?
Probabilmente perché in nessun altro posto la criminalità
ha sviluppato la sua parte economica ed imprenditoriale come in
Campania facendo suo il metodo neoliberista.
Uno degli aspetti sinceramente più inquietanti che la
città ha sempre vissuto è la responsabilità
diretta o indiretta che il potere ha subappaltato, delegato al
sottoproletariato urbano la criminalità: i lazzari, utilizzati
dal Cardinal Ruffo per battere la Repubblica ne sono un buon esempio.
La camorra dal terremoto dal 1980 ad oggi ha saputo adattarsi ai cambi
epocali intervenuti sul territorio napoletano con grande tempismo ed
abilità. Ogni grande evento, dal terremoto alla dissoluzione del
blocco sovietico e alla fine della Guerra fredda sino allo
smantellamento dei grandi apparati industriali presenti nel
comprensorio napoletano si sono trasformati in trampolini di lancio di
nuove strategie ed attività economiche criminali. In ogni
stagione la camorra lavorando gomito a gomito con alcuni settori della
politica cittadina (vecchia DC, Movimento Sociale oggi AN, i Socialisti
craxiani etc.) è riuscita a generare profitto, garantire
controllo sociale, fornendo gli ammortizzatori sociali indispensabili
per garantire il sostentamento di migliaia di famiglie dopo la chiusura
di Italsider, Cementir, Olivetti, Sofer…, e a scambiare piaceri
importanti con i politici – 1981: liberazione di Ciro Cirillo:
coinvolti Gava, Piccoli, Scotti (DC) e Clan Tutolo; 1984: strage del
treno 904 di Natale Napoli-Milano coinvolti Abbatangelo (MSI) e Clan
Misso -
Inoltre la camorra non può più essere definita
univocamente come struttura criminale. Sicuramente lo è
nell'utilizzo della violenza, nella prevaricazione, nella negazione
delle libertà civili, nella gestione del territorio, nella
assoluta supremazia del profitto sul benessere delle
collettività nelle quali si trova ad operare, ma quanti di
questi aspetti sono condivisi dall'organizzazione statale e da quella
finanziaria della società classista?
Oggi la camorra è un importante struttura finanziaria attiva
nelle costruzioni, nel tessile, nelle agenzie finanziarie, nella
distribuzione al dettaglio di grandi catene industriali. Queste
attività commerciali rappresentano i canali di riciclaggio dei
capitali prodotti dalla gestione dei rifiuti urbani (discariche), dal
traffico armi, e, dopo la soppressione del contrabbando di sigarette,
dal mercato della droga.
Sarebbe importante tener presente che politicamente in Campania si sta
chiudendo un ciclo, quello di Bassolino e del rinascimento napoletano.
Importanti cambiamenti in città sono avvenuti ed una nuova
classe politica fatta di quarantenni trentenni (bassolino boys) chiede
di rilevare la gestione della cosa pubblica mentre potentati storici
tra cui alcune componenti della Margherita (De Mita) hanno tutto
l'interesse ad eliminare la concorrenza. Insomma il caso Napoli
potrebbe essere spiegato da una lotta interna alla compagine politica
di governo per eliminare correnti politiche e fare posto ai loro
uomini. Alternativamente o in parallelo il piano emergenza Napoli oltre
all'aumento della militarizzazione potrebbe drenare milioni di euro per
la città (vedi 1980 terremoto) che servirebbero a rafforzare
ulteriormente l'economia camorrista e quella clientelare dei
partiti.
Molly Macguire OACN-FAI
Referenze:
www.delittiimperfetti.com/
www.interno.it
www.regione.campania.it
www.wikipedia.org
Roberto Saviano Gomorra Mondadori 2006