Umanità Nova, n 36 del 12 novembre 2006, anno 86

La Pelle di Napoli
L'emergenza urlata e quella taciuta


Ci risiamo. Il nemico interno attacca la sicurezza dei cittadini della penisola. La nuova emergenza nasce casualmente a ridosso di una delle finanziarie più pesanti varate negli ultimi anni, dopo un lungo periodo di governo delle destre che hanno saccheggiato il paese: il governo attuale aveva risposto con una montagna di promesse in campagna elettorale che ora puntualmente si prepara ad eludere.
Di nuovo per i mass media la questione meridionale taglia le gambe alla ripresa economica e politica del paese. L'omicidio Fortugno (Assessore Regionale) in Calabria ed il caso Napoli indicano che il sud è governato male, ha una economia arretrata e retta da clan criminali. La risposta che lo stato si appresta a dare è la solita: reprimere il fenomeno delinquenziale militarmente.
L'emergenza Napoli è sotto gli occhi di tutti da almeno sei secoli mentre da un anno, da quando l'Espresso e Giorgio Bocca hanno iniziato ad occuparsi dei problemi della città e dei suoi abitanti è diventata una notizia centrale nel palinsesto dei massmedia.
Gli articoli che dal 2005 si sono susseguiti sulla città, basati sull'assunto che alcuni settori della società e quartieri siano controllati dalla criminalità organizzata, sostengono la tesi che in ciò stia la chiave dell'intera città e quindi la causa del suo degrado.
In quello che segue cercheremo:1) di stabilire la reale eccezionalità ed emergenza dell'attuale situazione napoletana. 2) di comprendere come si vive in città 3) a chi giova e perché oggi il caso Napoli agita il paese.

Napoli fa schifo ed i suoi cittadini pure! Il ruolo della famiglia
L'emergenza e l'eccezionalità del caso Napoli si reggono su due fatti/notizie: l'incapacità nel risolvere il problema rifiuti, e l'esplosione del numero di omicidi.
Entrambi gli eventi ci portano a considerare il ruolo dello stato da un lato e il potere criminale dall'altro. Il problema dei rifiuti a Napoli è cronico e dipende dall'assenza di un impianto fognario moderno e dalla struttura della città vecchia che in gran parte risalgono a quattro secoli fa. In questi quartieri le famiglie vivono ancora nei "bassi": case monocamera che si affacciano direttamente sulla via. Il sistema di smaltimento rifiuti e rimasto quello del medioevo: la strada. È chiaro che una famiglia che è costretta a vivere in uno spazio/casa assolutamente insufficiente smaltirà i suoi rifiuti direttamente lì. La ristrettezza dei vicoli impedisce l'ingresso ai normali mezzi per la raccolta dei rifiuti che quindi vanno raccolti a piccoli gruppi ed a mano. Napoli è sporca perché la città è cresciuta (o meglio si è stratificata) verticalmente senza nessuna pianificazione o progetto di rinnovamento urbano in grado di sostenere la densità abitativa. Il napoletano sporca gli spazi pubblici ma non le sue proprietà private. La sporcizia del napoletano è vettoriale, segue una direzione. I bassi e le case dei quartieri più poveri brillano per la loro nettezza interna mentre gli spazi esterni sono abbandonati alla sporcizia. Questa apparente contraddizione trova una sua spiegazione nell'assenza del senso civico del popolo napoletano, che viene sostituito da una identificazione totale con la famiglia.
Il napoletano è da sempre abituato ad un modello di società retto da interessi privati di famiglia: le famiglie patrizie romane con i loro clientes, i vice re prima e poi i re spagnoli con la loro amministrazione paternalistica, l'aristocrazia che tramite il matrimonio accresce il suo potere, latifondo ed aree di influenza.

La famiglia, è anche l'unità base della camorra, e le dinamiche militari e politiche tra le diverse famiglie avvengono tra il susseguirsi di morti o matrimoni con relativi apparentamenti. Le vendette si basano sulla trasversalità che coinvolge persone estranee all'attività criminale ma imparentate con i soldati della camorra.

Le vere emergenze di Napoli e provincia sono il sovraffollamento e la mancanza di pianificazione
Napoli ha da sempre avuto problemi per lo smaltimento dei rifiuti, e tralasciando considerazioni sociologiche possiamo semplicemente considerare che ad un aumento della popolazione urbana dal secondo dopoguerra ad oggi non sono corrisposti piani regolatori adeguati e aggiornamento delle infrastrutture pubbliche. Si calcola che Napoli dal 1950 ad oggi abbia aumentato la sua popolazione del 50% passando da 850.000 agli attuali 1.200.000 abitanti conservando inalterata la sua superficie. Nella cintura napoletana secondo i più recenti dati ISTAT si segnala un incremento della popolazione di circa il 5% annuo.
La densità abitativa è cosi alta da rendere estremamente difficile la convivenza. La situazione napoletana ricorda molto alcuni esperimenti di psicologia del comportamento e sulla riproduzione delle specie. Introducendo un certo numero di esemplari di una specie in un ambiente che offre quantità costanti di cibo si avrà un aumento del numero di individui che popolerà quel determinato territorio, questo avverrà fino a quando spazio e risorse saranno sufficienti per tutti, tuttavia quando il numero di individui supererà la capacità dello spazio di contenerli cosi come le sue risorse alimentari allora emergeranno comportamenti violenti di sopraffazione tra la popolazione. La selezione naturale entrerà in gioco eliminando i sopranumerari e riportando il numero di individui nell'ambito della sostenibilità ambientale.

Un nuovo piano regolatore dovrebbe tener presente la possibilità di sviluppo verso l'interno e non verso il mare della città. Le aree del Casertano e Beneventano conosciute dai tempi dei Borboni come Terra di Lavoro (dalla presenza di grandi insediamenti industriali dell'epoca, specie tessuti e trasformazione dei prodotti agricoli) dovrebbero rientrare in un piano di ridisegno urbanistico ed economico di Napoli.
Queste aree oggi sono utilizzate per lo smaltimento abusivo dei rifiuti e sono il territorio controllato dai clan camorristi.

La criminalità
Curzio Malaparte nel romanzo "La Pelle" pubblicato nel 1947 descriveva l'indecenza morale del popolo napoletano dopo i bombardamenti alleati, raccontava le bassezze e l'esistenza subumana che conduceva, con l'unico obiettivo di mangiare per potersi riprodurre e vivere. Allo stesso modo oggi i mass-media attribuiscono il degrado di Napoli ad una incapacità morale del napoletano e dei suoi rappresentanti. Una sua lombrosiana predisposizione all'abbrutimento ed alla corruzione.
Gli episodi di cannibalismo e di efferata violenza descritti da Malaparte vengono rispolverati nelle maniacali descrizioni dei crimini di camorra. Giorgio Bocca effettua una operazione di mite plagio innescando una sterile rincorsa all'anomalia napoletana.
Ma allora l'unico motivo è da ricercarsi in un finto scoop letterario, nella potente unicità di Napoli che con la sua umanità povera e dolente ha sempre fornito motivo di ispirazione agli scrittori da Goethe a Monpassant, per finire a Giorgio Bocca?

I mass media sostengono che esista un emergenza criminale a Napoli basandosi sul numero degli omicidi, e vari episodi delinquenziali. Questo è falso.
Nel 1982 si sono registrati 264 omicidi, nel 1989 (228), 1990 (222), 1991 (223), 1992 (160), 1993(120), 1994 (115), 1995 (140), 1996 (147), 1997 (130), 1999 (91), 2000 (118), 2001 (80), 2002 (63), 2003 (83), 2004 (142), 2005 (90) e nel 2006 a tutt'oggi 71. Come si vede da queste cifre il numero di omicidi del 2006 è inferiore a quello registrato negli anni precedenti.
Se guardiamo al numero di omicidi in generale e li confrontiamo regione per regione la Campania assorbe il 17% mentre la Lombardia il 15.5% del totale nazionale.
Ma allora perché l'emergenza è di Napoli e non di Milano?
Se il numero degli omicidi e di crimini non è particolarmente allarmante ed il totale non si discosta da quello di altre regioni che cosa rende Napoli unica? Perché viene indicata come la città infamia di Italia?
Probabilmente perché in nessun altro posto la criminalità ha sviluppato la sua parte economica ed imprenditoriale come in Campania facendo suo il metodo neoliberista.
Uno degli aspetti sinceramente più inquietanti che la città ha sempre vissuto è la responsabilità diretta o indiretta che il potere ha subappaltato, delegato al sottoproletariato urbano la criminalità: i lazzari, utilizzati dal Cardinal Ruffo per battere la Repubblica ne sono un buon esempio.
La camorra dal terremoto dal 1980 ad oggi ha saputo adattarsi ai cambi epocali intervenuti sul territorio napoletano con grande tempismo ed abilità. Ogni grande evento, dal terremoto alla dissoluzione del blocco sovietico e alla fine della Guerra fredda sino allo smantellamento dei grandi apparati industriali presenti nel comprensorio napoletano si sono trasformati in trampolini di lancio di nuove strategie ed attività economiche criminali. In ogni stagione la camorra lavorando gomito a gomito con alcuni settori della politica cittadina (vecchia DC, Movimento Sociale oggi AN, i Socialisti craxiani etc.) è riuscita a generare profitto, garantire controllo sociale, fornendo gli ammortizzatori sociali indispensabili per garantire il sostentamento di migliaia di famiglie dopo la chiusura di Italsider, Cementir, Olivetti, Sofer…, e a scambiare piaceri importanti con i politici – 1981: liberazione di Ciro Cirillo: coinvolti Gava, Piccoli, Scotti (DC) e Clan Tutolo; 1984: strage del treno 904 di Natale Napoli-Milano coinvolti Abbatangelo (MSI) e Clan Misso -

Inoltre la camorra non può più essere definita univocamente come struttura criminale. Sicuramente lo è nell'utilizzo della violenza, nella prevaricazione, nella negazione delle libertà civili, nella gestione del territorio, nella assoluta supremazia del profitto sul benessere delle collettività nelle quali si trova ad operare, ma quanti di questi aspetti sono condivisi dall'organizzazione statale e da quella finanziaria della società classista?
Oggi la camorra è un importante struttura finanziaria attiva nelle costruzioni, nel tessile, nelle agenzie finanziarie, nella distribuzione al dettaglio di grandi catene industriali. Queste attività commerciali rappresentano i canali di riciclaggio dei capitali prodotti dalla gestione dei rifiuti urbani (discariche), dal traffico armi, e, dopo la soppressione del contrabbando di sigarette, dal mercato della droga.
Sarebbe importante tener presente che politicamente in Campania si sta chiudendo un ciclo, quello di Bassolino e del rinascimento napoletano. Importanti cambiamenti in città sono avvenuti ed una nuova classe politica fatta di quarantenni trentenni (bassolino boys) chiede di rilevare la gestione della cosa pubblica mentre potentati storici tra cui alcune componenti della Margherita (De Mita) hanno tutto l'interesse ad eliminare la concorrenza. Insomma il caso Napoli potrebbe essere spiegato da una lotta interna alla compagine politica di governo per eliminare correnti politiche e fare posto ai loro uomini. Alternativamente o in parallelo il piano emergenza Napoli oltre all'aumento della militarizzazione potrebbe drenare milioni di euro per la città (vedi 1980 terremoto) che servirebbero a rafforzare ulteriormente l'economia camorrista e quella clientelare dei partiti. 

Molly Macguire OACN-FAI


Referenze:
www.delittiimperfetti.com/
www.interno.it
www.regione.campania.it
www.wikipedia.org
Roberto Saviano Gomorra Mondadori 2006

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