“Estamos resistiendo, porque estamos convencidos de que vamos a seguir luchando”
comandante Gabriela (EZLN)
Oaxaca è «la punta della prima rivoluzione sociale di
questo secolo»? Ci si potrebbe porre questa domanda, riprendendo
le parole di un'affermazione fatta da Torres Maldonado (1), accademico
del Dipartimento di Diritto della Universidad Autónoma
Metropolitana-Azcapotzalco.
Certo è che a Oaxaca si sta vivendo una situazione di ribellione
e resistenza popolare contro le autorità governative. Discutere
se si tratti o meno della punta di una rivoluzione sociale (come se sia
o meno la prima del secolo) rischia di essere fuorviante. Rischiose
sono anche le esaltazioni più o meno ideologiche e i frettolosi
entusiasmi, i quali potrebbero spegnersi a seguito di ancor più
frettolose delusioni dinanzi ad eventuali inaspettati sviluppi.
Può essere più proficuo, invece, cercare di decifrare un
po' il complesso contesto politico e sociale in cui si stanno
verificando i fatti di Oaxaca, al fine di comprenderne la realtà
e le prospettive.
Il drammatici avvenimenti che hanno caratterizzato la realtà del
territorio oaxaqueño negli ultimi mesi hanno portato ad una
situazione che rischia di continuare a precipitare. Il governatore
Ulises Ruiz Ortiz è una pedina fondamentale per il mantenimento
di quello che fino ad ora è stato il lunghissimo dominio del
Partido Revolucionario Institucional (PRI) sullo stato di Oaxaca. Per
questo sembra improbabile che Ruiz Ortiz rassegni le dimissioni, come
richiesto dalla resistenza popolare, in quanto tale gesto porterebbe
alle elezioni per un nuovo governatore in condizioni del tutto avverse
al PRI, come anche al Partido Acción Nacional (PAN, di cui fanno
parte anche il presidente uscente Fox ed il nuovo “eletto”
Calderón), ma favorevoli al Partido de la Revolución
Democrática (PRD, al quale appartiene Andrés Manuel
López Obrador, detto AMLO, uscito sconfitto alle ultime
presidenziali). AMLO e il PRD, infatti, stanno cavalcando l'onda della
ribellione, esprimendo solidarietà agli insorti e chiedendo
ripetutamente le dimissioni di Ruiz Ortiz. Dal canto suo, il PAN di Fox
e Calderón tenta di stare in equilibrio, ben sapendo che
l'appoggio del PRI sarà fondamentale per il governo della
Federazione. Proprio per questo, pur ritenendo con ogni evidenza
scomodo Ruiz Ortiz, il PAN non ha votato per la
“desaparición de poderes” a Oaxaca che avrebbe
significato la fine del governatore locale. Tuttavia, il PAN si rende
perfettamente conto del fatto che se Ruiz Ortiz togliesse le tende, la
tensione sul suolo oaxaqueño potrebbe diminuire
considerevolmente. Così, il partito del presidente ha appoggiato
le «esortazioni» di Camera e Senato che invitano il
governatore di Oaxaca a «farsi un esame di coscienza», a
fare «autocritica», insomma, ad andarsene di sua spontanea
volontà per non far esplodere la situazione. In questo modo il
PAN cerca di non pestare troppo i piedi al PRI che, pur irritato,
è ben conscio dei problemi ma non rinuncia facilmente alla
pretesa di salvare capre e cavoli.
La chiave di volta del conflitto è la governabilità, alla
quale sono interessate tutte le forze politiche istituzionali. Anche
per il PRD la governabilità è un obiettivo fondamentale,
e i suoi dirigenti vorrebbero ottenerla estromettendo i partiti
avversari ed assorbendo quanto più possibile il movimento
popolare (2). Ma le mosse del PRI e del PAN sono dirette ad evitare le
elezioni: la soluzione potrebbe essere la nomina di un governatore di
transizione che concluda il mandato di Ruiz Ortiz, ma anche tale
operazione dipende dalle decisioni di quest'ultimo. Questa strada
permetterebbe di far calare la tensione sociale e offrirebbe il tempo
necessario per cercare di riprendere il controllo.
Dall'altro lato della barricata la Asamblea Popular de los Pueblos de
Oaxaca (APPO), gli insegnanti ancora in sciopero e tutta la base
sociale che sostiene la lotta popolare seguitano a fare rivendicazioni
al momento irricevibili per il governo del PRI, mentre le altre forze
politiche puntano sull'esito positivo dei negoziati per ottenere una
distensione come primo passo verso la normalizzazione. La rivolta
oaxaqueña, intanto, gode del sostegno di altre organizzazioni di
base e simpatizzanti in tutto il territorio messicano, soprattutto da
parte degli zapatisti e degli aderenti alla Otra Campaña. Per i
giorni 10-11-12 novembre è previsto il Congresso Costitutivo
della APPO, mentre nei giorni 18 e 19 si discuterà la
costituzione di una Asamblea Popular de los Pueblos de Mexico nei
locali del Sindicato Independiente de Trabajadores della Universidad
Autónoma Metropolitana.
Il futuro del movimento popolare oaxaqueño sembra stare tutto
nel mantenimento e nel rafforzamento del tessuto sociale di base che si
è andato consolidando, nell'autonomia dalla politica
istituzionale e, in tali condizioni, nello sviluppo di una concreta
progettualità autogestionaria destinata a durare nel tempo. In
caso contrario, l'effetto dei negoziati potrebbe essere il
riassorbimento del movimento nello spazio di ciò che è
compatibile con la governabilità tanto ricercata dai partiti.
Altro elemento fondamentale è la costruzione di forti legami con
organizzazioni e movimenti affini presenti sul territorio messicano,
alla quale già ha dato impulso la Otra Campaña e verso
cui pare indirizzata la costituzione della Asamblea Popular de los
Pueblos de Mexico. Tutte queste variabili saranno decisive anche per
determinare quale sarà il carattere della risposta ad un
eventuale innalzamento del livello repressivo da parte dello Stato.
In definitiva, le prospettive del movimento sembrano passare per la
capacità di dar vita a reti di organizzazioni sociali di base
estese sul territorio, in grado di accompagnare le rivendicazioni con
progetti politici pensati e costruiti autonomamente. Al di là
dei facili entusiasmi, nonché dei facili pessimismi, non pare
azzardato affermare che qualcosa si sta concretamente movendo in questo
senso.
Silvestro
Note
(1) Cfr. “Censuran académicos la red ‘mafiosa’ y ‘caciquil’ del PRI”, La Jornada (http://www.jornada.unam.mx), 3 novembre 2006
(2) Carlos Navarrete, coordinatore dei senatori del PRD, ha affermato che per Oaxaca è necessario lavorare ad «una ricostruzione integrale del tessuto sociale e delle sue relazioni politiche» (cfr. “Insistirán senadores del PRD en la desaparición de poderes”, La Jornada, 1 novembre 2006). In una situazione in cui la solidità del tessuto sociale e delle relazioni politiche che lo contraddistinguono hanno permesso di portare avanti delle durissime lotte - sempre più organizzate e strutturate - che durano da mesi, è evidente che la «ricostruzione» di cui si sta parlando è finalizzata a reintegrare tutto ciò all’interno del quadro istituzionale.