Umanità Nova, n 36 del 12 novembre 2006, anno 86

C


“Estamos resistiendo, porque estamos convencidos de que vamos a seguir luchando”
comandante Gabriela (EZLN)

Oaxaca è «la punta della prima rivoluzione sociale di questo secolo»? Ci si potrebbe porre questa domanda, riprendendo le parole di un'affermazione fatta da Torres Maldonado (1), accademico del Dipartimento di Diritto della Universidad Autónoma Metropolitana-Azcapotzalco.
Certo è che a Oaxaca si sta vivendo una situazione di ribellione e resistenza popolare contro le autorità governative. Discutere se si tratti o meno della punta di una rivoluzione sociale (come se sia o meno la prima del secolo) rischia di essere fuorviante. Rischiose sono anche le esaltazioni più o meno ideologiche e i frettolosi entusiasmi, i quali potrebbero spegnersi a seguito di ancor più frettolose delusioni dinanzi ad eventuali inaspettati sviluppi. Può essere più proficuo, invece, cercare di decifrare un po' il complesso contesto politico e sociale in cui si stanno verificando i fatti di Oaxaca, al fine di comprenderne la realtà e le prospettive.
Il drammatici avvenimenti che hanno caratterizzato la realtà del territorio oaxaqueño negli ultimi mesi hanno portato ad una situazione che rischia di continuare a precipitare. Il governatore Ulises Ruiz Ortiz è una pedina fondamentale per il mantenimento di quello che fino ad ora è stato il lunghissimo dominio del Partido Revolucionario Institucional (PRI) sullo stato di Oaxaca. Per questo sembra improbabile che Ruiz Ortiz rassegni le dimissioni, come richiesto dalla resistenza popolare, in quanto tale gesto porterebbe alle elezioni per un nuovo governatore in condizioni del tutto avverse al PRI, come anche al Partido Acción Nacional (PAN, di cui fanno parte anche il presidente uscente Fox ed il nuovo “eletto” Calderón), ma favorevoli al Partido de la Revolución Democrática (PRD, al quale appartiene Andrés Manuel López Obrador, detto AMLO, uscito sconfitto alle ultime presidenziali). AMLO e il PRD, infatti, stanno cavalcando l'onda della ribellione, esprimendo solidarietà agli insorti e chiedendo ripetutamente le dimissioni di Ruiz Ortiz. Dal canto suo, il PAN di Fox e Calderón tenta di stare in equilibrio, ben sapendo che l'appoggio del PRI sarà fondamentale per il governo della Federazione. Proprio per questo, pur ritenendo con ogni evidenza scomodo Ruiz Ortiz, il PAN non ha votato per la “desaparición de poderes” a Oaxaca che avrebbe significato la fine del governatore locale. Tuttavia, il PAN si rende perfettamente conto del fatto che se Ruiz Ortiz togliesse le tende, la tensione sul suolo oaxaqueño potrebbe diminuire considerevolmente. Così, il partito del presidente ha appoggiato le «esortazioni» di Camera e Senato che invitano il governatore di Oaxaca a «farsi un esame di coscienza», a fare «autocritica», insomma, ad andarsene di sua spontanea volontà per non far esplodere la situazione. In questo modo il PAN cerca di non pestare troppo i piedi al PRI che, pur irritato, è ben conscio dei problemi ma non rinuncia facilmente alla pretesa di salvare capre e cavoli.
La chiave di volta del conflitto è la governabilità, alla quale sono interessate tutte le forze politiche istituzionali. Anche per il PRD la governabilità è un obiettivo fondamentale, e i suoi dirigenti vorrebbero ottenerla estromettendo i partiti avversari ed assorbendo quanto più possibile il movimento popolare (2). Ma le mosse del PRI e del PAN sono dirette ad evitare le elezioni: la soluzione potrebbe essere la nomina di un governatore di transizione che concluda il mandato di Ruiz Ortiz, ma anche tale operazione dipende dalle decisioni di quest'ultimo. Questa strada permetterebbe di far calare la tensione sociale e offrirebbe il tempo necessario per cercare di riprendere il controllo.
Dall'altro lato della barricata la Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca (APPO), gli insegnanti ancora in sciopero e tutta la base sociale che sostiene la lotta popolare seguitano a fare rivendicazioni al momento irricevibili per il governo del PRI, mentre le altre forze politiche puntano sull'esito positivo dei negoziati per ottenere una distensione come primo passo verso la normalizzazione. La rivolta oaxaqueña, intanto, gode del sostegno di altre organizzazioni di base e simpatizzanti in tutto il territorio messicano, soprattutto da parte degli zapatisti e degli aderenti alla Otra Campaña. Per i giorni 10-11-12 novembre è previsto il Congresso Costitutivo della APPO, mentre nei giorni 18 e 19 si discuterà la costituzione di una Asamblea Popular de los Pueblos de Mexico nei locali del Sindicato Independiente de Trabajadores della Universidad Autónoma Metropolitana.
Il futuro del movimento popolare oaxaqueño sembra stare tutto nel mantenimento e nel rafforzamento del tessuto sociale di base che si è andato consolidando, nell'autonomia dalla politica istituzionale e, in tali condizioni, nello sviluppo di una concreta progettualità autogestionaria destinata a durare nel tempo. In caso contrario, l'effetto dei negoziati potrebbe essere il riassorbimento del movimento nello spazio di ciò che è compatibile con la governabilità tanto ricercata dai partiti. Altro elemento fondamentale è la costruzione di forti legami con organizzazioni e movimenti affini presenti sul territorio messicano, alla quale già ha dato impulso la Otra Campaña e verso cui pare indirizzata la costituzione della Asamblea Popular de los Pueblos de Mexico. Tutte queste variabili saranno decisive anche per determinare quale sarà il carattere della risposta ad un eventuale innalzamento del livello repressivo da parte dello Stato.
In definitiva, le prospettive del movimento sembrano passare per la capacità di dar vita a reti di organizzazioni sociali di base estese sul territorio, in grado di accompagnare le rivendicazioni con progetti politici pensati e costruiti autonomamente. Al di là dei facili entusiasmi, nonché dei facili pessimismi, non pare azzardato affermare che qualcosa si sta concretamente movendo in questo senso.

Silvestro

Note

(1) Cfr. “Censuran académicos la red ‘mafiosa’ y ‘caciquil’ del PRI”, La Jornada (http://www.jornada.unam.mx), 3 novembre 2006

(2) Carlos Navarrete, coordinatore dei senatori del PRD, ha affermato che per Oaxaca è necessario lavorare ad «una ricostruzione integrale del tessuto sociale e delle sue relazioni politiche» (cfr. “Insistirán senadores del PRD en la desaparición de poderes”, La Jornada, 1 novembre 2006). In una situazione in cui la solidità del tessuto sociale e delle relazioni politiche che lo contraddistinguono hanno permesso di portare avanti delle durissime lotte - sempre più organizzate e strutturate - che durano da mesi, è evidente che la «ricostruzione» di cui si sta parlando è finalizzata a reintegrare tutto ciò all’interno del quadro istituzionale.

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