Umanità Nova, n 37 del 19 novembre 2006, anno 86

Non ci sono governi amici!
Prodi come Berlusconi: tagli ai servizi, soldi per i padroni e la guerra



Sciopero generale contro la finanziaria del governo Prodi. Sciopero generale per riprendere in mano la difesa delle proprie condizioni di vita di lavoro di reddito. Sciopero generale per difendere il futuro dai devastatori delle grandi opere. Sciopero generale per disertare le guerre dei potenti degli affaristi degli sfruttatori. Lo sciopero del 17 novembre 2006 indetto dal sindacalismo di base può marcare le differenze tra chi desidera piegare la società e le sue risorse ad un disegno corporativo, militarista, predatore delle risorse comuni, in primo luogo il territorio, e chi invece vuole costruire un presente ed un futuro di libertà ed uguaglianza. La lotta contro la legge finanziaria di oggi è lotta contro le scelte in essa contenute, che non sono episodi sulla strada del "risanamento dei conti pubblici", ma un nuovo tassello del disegno che le classi dirigenti politico-sindacali di "destra" e di "sinistra" stanno portando avanti. Uniti sulle scelte di fondo, i due poli litigano sui dettagli. Sono d'accordo sulla precarietà come condizione "stabile" del lavoro e lo hanno scritto nel pacchetto Treu del 1997 che legalizzava lavoro interinale e co.co.co., nel decreto legislativo sul contratto a termine del 2001 e nella legge Biagi del 2003, con la macelleria sociale dei tanti contratti "flessibili". Sono d'accordo sui tagli a tutti i servizi sociali, alla scuola, alla università, alla ricerca e alla spesa sanitaria. Sono d'accordo sull'aumento di anno in anno delle spese militari e sulla partecipazione alle guerre guerreggiate in Iraq, Afganistan, Libano. Sono d'accordo sul taglio alle pensioni (riforma Dini e riforma Maroni) e sullo scippo del TFR: con il salario dei lavoratori vogliono ingrassare i fondi pensione gestiti da padroni e CGIL-CISL-UIL oppure devastare il territorio con le grandi opere realizzate dalle solite imprese "amiche" e da grandi cooperative che di rosso hanno solo il colore della vergogna. Ancora una volta ai lavoratori si chiedono sacrifici "nell'interesse nazionale", dopo anni di spudorata gestione personale delle risorse pubbliche e di precarizzazione e sfruttamento sempre più selvaggio del mondo del lavoro. Il conto del berlusconismo dovrebbero pagarlo i lavoratori, come se in questi anni non avessero dato già abbastanza. Il conto delle scellerate imprese militari all'estero, dei progetti di devastazione del territorio, di svendita e dissipazione del patrimonio comune, delle aziende e dei servizi pubblici, lo dovrebbero pagare i lavoratori. Lo sciopero generale deve essere il "basta" di tutti i precarizzati, gli sfruttati i derubati di territorio di risorse di futuro. Lo sciopero generale unisce chi lotta contro la guerra, contro la rapina del salario e contro la devastazione del territorio. Oggi nelle piazze per dire no alla finanziaria di guerra del governo Prodi e domani per dire no all'allargamento delle basi militari in Italia (come sta avvenendo a Vicenza, dove ci si mobiliterà il 2 dicembre). Oggi nelle piazze per il reddito e la dignità del lavoro per tutti e per tutte e domani contro la barbarie dei centri di permanenza temporanea (CPT) per migranti extracomunitarie che cercano solo un futuro nel nostro paese e trovano segregazione e razzismo. Oggi nelle piazze per dire che il nostro futuro non sono il TAV e il Mose e domani in tutti i luoghi di lavoro, di studio, nelle strade, a riprenderci il futuro, a riscattare il passato, a liberare il presente.

W.B.

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