Umanità Nova, n 37 del 19 novembre 2006, anno 86

Spesa di morte
Finanziaria di guerra



Gli articoli della finanziaria di guerra
Nell'articolo 13 si legge: "Per il finanziamento degli interventi a sostegno dell'economia nel settore dell'industria nazionale ad elevato contenuto tecnologico è istituito un apposito fondo iscritto nello stato di previsione del ministero della Difesa, con una dotazione di 1.700 milioni di euro per l'anno 2007, di 1.550 milioni di euro per l'anno 2008 e di 1.200 milioni di euro per il 2009" Si sta parlando di un rinnovo automatico per circa 4 miliardi di euro.
La lista continua nell'articolo 187 dove è segnalato uno stanziamento di 400 milioni di euro per il 2007 e 500 milioni per il 2008 e 2009 destinati alla "manutenzione ordinaria e straordinaria dei mezzi, materiali, sistemi, infrastrutture, equipaggiamenti nonché adeguamento delle capacità operative e dei livelli di efficienza anche in funzione di missioni internazionali di pace: "Nello stato di previsione della spesa del Ministero della difesa è istituito un fondo, con la dotazione di 400 milioni di euro per l'anno 2007 e 500 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 in conto spese per il funzionamento, con particolare riguardo alla tenuta in efficienza dello strumento militare, mediante interventi di sostituzione, ripristino e manutenzione ordinaria e straordinaria di mezzi, materiali, sistemi, infrastrutture, equipaggiamenti e scorte, assicurando l'adeguamento delle capacità operative e dei livelli di efficienza ed efficacia delle componenti militari, anche in funzione delle operazioni internazionali di pace. [...] Ma il Ministro della difesa è autorizzato con propri decreti, da comunicare con evidenze informatiche al Ministero dell'economia e delle finanze, a disporre le relative variazioni di bilancio." Per variazioni di bilancio si intendono quelle modifiche di spesa che solitamente ne consentono una variazione al rialzo. Con l'articolo 110 si rifinanziano le attività già previste a favore del settore aeronautico e che ammontano a 100 milioni per il 2007, 110 per il 2008 e altri 100 milioni di euro per il 2009. Si tratta degli aerei Eurofighter, lasciati appositamente fuori dall'articolo 113 affinché abbiano un ulteriore specifico finanziamento.
Il secondo articolo, numero 57 quarto comma, autorizza le forze armate a non applicare il blocco al 20% del turn-over, previsto invece per tutti gli altri ministeri della pubblica amministrazione. Insomma non ci sono limiti all'assunzione di nuovi militari, se non quelli dettati dalle disponibilità di bilancio.
Ma è con l'articolo 188 della Finanziaria che si rende automatico il meccanismo di finanziamento (un miliardo l'anno) per le missioni militari all'estero: "È autorizzata, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, la spesa di euro 1 miliardo per il finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace. A tal fine è istituito un apposito fondo nell'ambito dello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze". Passando così il potere decisionale dal parlamento all'esecutivo.
Da un'attenta lettura della legge di bilancio si scopre che non tutte le spese militari sono segnate nei conti del ministero della Difesa. Ce ne sono altre "spostate" tra i finanziamenti assegnati al ministero "per lo sviluppo economico" elargiti all'industria delle armi. È il caso del programma per la costruzione di 10 unità navali "Fremm" ribattezzate dalla marina italiana "Rinascimento", un programma già avviato dal governo Berlusconi con 30 milioni di euro per il 2006 e 60 milioni per il 2007. Stanziamenti ulteriormente aumentati da Prodi e Padoa Schioppa a 135 milioni di euro per il 2008 e 2009.
Dalla Nota del ministro Parisi si apprende che, nel 2007 la spesa complessiva del comparto Difesa ammonterà a 18.134 miliardi di euro. Di questi 12.437 miliardi vanno a Esercito, Marina e Aeronautica; 5.282 miliardi vanno ai carabinieri; 111 milioni per le funzioni esterne; 304 milioni servono per coprire le pensioni. Ma nel conto ci vanno aggiunti gli stanziamenti sanciti negli art.113 e 187, portando la spesa a oltre 20 miliardi di euro.
Nel capitolo dedicato all'ammodernamento e rinnovamento dell'apparato militare il grosso dei piani d'investimento va per la costruzione di aerei (1.359 miliardi) ossia i "Ioint Strike Fighter", un programma questo a cui partecipa anche Israele, e ancora gli elicotteri NH-90 funzionali allo spostamento rapido di truppe in territori di guerra. A ciò vanno aggiunti i già citati Eurofighter che saranno completati nel 2015. Senza dimenticare l'adeguamento dei Tornado e degli Amx. Altri voci importanti di questo programma d'investimenti riguardano i sistemi missilistici (435 milioni) e mezzi navali (535 milioni) che prevedono anche la costosissima portaerei Cavour, altre due nuove fregate della Classe Orizzonte e due sommergibili.

L'export di armi made in Italy
La relazione sulle operazioni per il controllo degli armamenti, prevista dalla legge 185/90 presentata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri al Parlamento evidenzia che nel 2005 le autorizzazioni all'esportazione di materiali d'armamento rilasciate dall'Italia sono state pari a 1.361 milioni di euro: un leggero calo(- 9,5% rispetto al 2004) a fronte dell'anno precedente quando avevano raggiunto la cifra record dell'ultimo sessennio (1.490 milioni di euro). Le esportazioni verso i paesi NATO, che godono di procedure semplificate sono state il 44% del totale. Aumentano invece le esportazioni definitive (consegne) che ammontano a 831 milioni di euro, con una crescita del 72% rispetto al 2004 e indirizzate per il mentre le riesportazioni sono state pari a 79 milioni.

Le aziende esportatrici
Al primo posto Agusta con 179 milioni di euro, seguono Galileo Avionica con 166, Oto Melara con 147, IVECO con 130, WASS con 117, Alenia Aeronautica con 101, Selex Communications con 80, Oerlikon Contraves con 78 MBDA con 76 ed Avio con 70. Si evidenzia una prevalenza del settore pubblico, con le aziende della Finmeccanica che hanno come azionista di riferimento il Ministero dell'Economia. Un chiaro conflitto di interessi fra lo Stato che da un lato dovrebbe con cura mettere in pratica le restrizioni previste dalla legge sulle esportazioni e dall'altro è interessato a non creare problemi alle aziende di cui è azionista di maggioranza e di cui oltretutto percepisce gli eventuali utili

Autorizzazioni - I Paesi destinatari
Se è vero che tra i principali 10 destinatari spicca al primo posto la Spagna (159 milioni di euro per la vendita soprattutto di veicoli blindati di ricognizione anticarro dotati di cannone da 105 mm della Iveco/OtoMelara al secondo il Regno Unito (131 milioni di euro, soprattutto per aeromobili da rampa Mirach 100), al terzo posto c'è però la Turchia (116 milioni di euro per contratti Alenia Aeronautica per assistenza tecnica e produzione in loco di aerei antisommergibile e di elicotteri Agusta), quindi India (104 milioni di euro soprattutto per sistemi di contromisure antisiluro della Whitehead Alenia Sistemi Subacquei - Wass), Singapore (88 milioni di euro soprattutto per missili antiaerei Aster della Mbda), Egitto (78 milioni di euro per sistemi contraerei superficie/aria Skyguard della Oerlikon-Contraves), Belgio (67 milioni di euro per 400 camion), Oman (56 milioni di euro per elicotteri militari della Agusta), Emirati Arabi Uniti (55 milioni di euro tra cui torrette da 12,7 mm versione navale della OtoMelara) e Pakistan (44 milioni di euro per sistemi di direzione di tiro per veicoli blindati). In definitiva tra i primi 10 acquirenti, sette sono dell'area mediorientale e asiatica. Fra i Paesi con commesse minori ci sono anche Usa (42 milioni di euro), Nigeria (37 milioni relativi alla messa in efficienza di aerei da trasporto G 222), Thailandia (18 milioni), Indonesia (14 milioni), Algeria (10 milioni), Taiwan (5 milioni), Eritrea ed Israele (1,3 milioni). Inoltre nel settore della fornitura di servizi militari del Ministero della Difesa (assistenza tecnica, formazione, ecc) compaiono Colombia con 1,6 milioni, Arabia Saudita e per la prima volta la Libia con 4,5 milioni di euro.

Parlare dei suv per non parlare di tutto il resto
Grandi pagine dei nostri quotidiani e settimanali sono state spese a parlare di stronzate, perché è importante che delle cose salienti di questa manovra finanziaria non se ne sappia nulla: non sarà certo una destra guerrafondaia a darci le informazioni che a noi servono, così come non lo sarà un sinistra sedicente radicale impegnata in un profondo lavorio per mantenere poltrone e posti di comando. Non fosse altro che non se ne può più di parlare del sesso degli angeli, è necessario che ci sforziamo di ricordare cosa accade nel concreto: soltanto che a noi, mentre ci è ancora consentita la libertà di opinione, naturalmente sotto controllo e purché non offenda al pari delle loro menzogne, esse sì non censurabili, non ci è data possibilità di comunicarla ai più, perché in una democrazia liberale (nel capitalismo) la libertà di parola è direttamente proporzionale alla sua possibilità di diffusione, ovvero ai denari per acquistare stampa, televisioni e sponsor.
Ma in fondo aumenta di pochi punti l'Irpef comunale per finanziare la ricerca universitaria, almeno così ci dice "La Repubblica", questa mattina, addì 13 novembre 2006, a prescindere, come direbbe Totò, da tutto il resto.

Pietro Stara

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