È ampiamente assodato che la volontà del governo Prodi
sia quella di continuare le politiche guerrafondaie nelle quali si era
già impegnato l'esecutivo guidato da Berlusconi. Non si tratta
delle solite lamentazioni di pacifisti che non si accontentano mai,
neanche quando c'è un governo di Centrosinistra. Sono i numeri
che parlano, e parlano chiaro. Per Esercito, Marina e Aeronautica sono
previsti 12 miliardi e 437 milioni nella Finanziaria varata dal governo
Prodi. Per la precisione, sono cinque i punti percentuali in più
rispetto all'ultima legge di bilancio del precedente governo. Il 72% di
questa somma abnorme coprirà la spesa corrente per il
mantenimento dei 193 mila uomini delle forze armate, mentre altri 4
miliardi di euro andranno a finanziare un "Fondo per il sostegno
dell'industria nazionale ad alto contenuto tecnologico". In pratica
sono tutti soldi che andranno nelle tasche di Finmeccanica, azienda per
un terzo di proprietà dello Stato, i cui affari si concentrano
nel settore degli armamenti in regime di sostanziale monopolio per
ciò che riguarda il mercato interno. L'alto contenuto
tecnologico di cui sopra è, ovviamente, la sinistra ricerca
militare.
L'Italia è al settimo posto nel mondo, considerando le spese
militari, con acquisti di armamenti di grande rilievo: la portaerei
Cavour (quasi 1 miliardo di euro, sistema d'arma esclusi), dieci nuove
fregate (3,5 miliardi di euro), 121 caccia eurofighter (oltre 6,5
miliardi di euro). Solo questo rappresenta, da solo, l'1 per cento del
Pil. Niente male per un governo che alle pagine 90, 91, 109 del suo
ineffabile programma elettorale, faceva tre riferimenti alla
necessità di politiche di disarmo. Forse, questi banditi
dell'Unione pensavano al disarmo degli altri: mani dietro la schiena,
avanti, march!
Giovanni Lorenzo Forcieri, diessino di La Spezia, senatore nelle ultime
quattro legislature, sottosegretario alla Difesa, ha dichiarato:
«Se vogliamo che l'Italia possa efficacemente svolgere il ruolo
internazionale che si è conquistata in questi anni, non possiamo
rinunciare a investire su una forza armata efficiente e moderna».
Tutto chiaro, dunque.
Che dire, infatti, dei 650 milioni di euro già impegnati a
bilancio per consegnare agli stati maggiori, di qui ai prossimi anni,
72 obici semoventi fabbricati in Germania e assemblati da "Oto Melara"
con cui difendere le frontiere italiane? Un numero consistente di pezzi
di artiglieria immaginati per conflitti di posizione, per scenari di
difesa o offesa lungo linee di fronte profonde un centinaio di
chilometri (questo il raggio di azione dell'obice). Speriamo solo che
non vengano usati contro gli immigrati alle frontiere.
Ma il più faraonico (e delirante) dei progetti che la storia
dell'aeronautica civile e militare abbia mai conosciuto è il
Jsf, "Joint Strike Fighter", consorzio a guida Usa per la costruzione
del cacciabombardiere "F35-lightning II". Guarda caso, la
partecipazione italiana al progetto fu una scelta proprio del governo
di Centrosinistra (1998, premier D'Alema). Berlusconi, durante il suo
mandato, ne decise i termini economici, fissando la quota
dell'investimento italiano per la sola "fase di sviluppo" in 1 miliardo
359 milioni di euro, cifra a cui l'Italia dovrà sommare altri 11
miliardi di dollari per l'acquisto dei 131 caccia già ordinati
da Aeronautica e Marina. La Difesa gioca a tutto campo, investendo e
comprando anche nel progetto concorrente europeo denominato
"Eurofighter Typhoon" ("tifone eurolottatore", alla lettera!): altri
121 caccia per un totale di 7 miliardi di euro.
Una montagna di soldi, cifre da capogiro che offendono la
dignità dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, dei senza
potere che giorno dopo giorno sono schiacciati dall'urgenza delle
necessità quotidiane e fanno fatica a trovare le risorse per
poter sopravvivere a una società che chiede molto di più
quello che riesca a dare. Tutta la retorica nazionalista usata dalla
classe politica per giustificare le missioni di pace si sgretola
facilmente di fronte alla chiarezza dei fatti. Come si può
credere agli intenti pacifici di un governo che aumenta la spesa per
l'acquisto di armamenti sempre più sofisticati e micidiali?
Com'è possibile continuare a dar credito a un esecutivo che
spiana la strada alle servitù militari concedendo fette sempre
più ampie di territorio per consentire agli Usa di allargare il
proprio dominio militare sul nostro paese?
Aprire gli occhi su questa realtà significa considerare sotto
una nuova luce il problema della guerra e dell'opposizione ad essa. Per
contrastare efficacemente le politiche di guerra bisogna mettere in
discussione l'esistenza stessa degli eserciti, dell'ideologia
militarista e dell'impostazione gerarchica sulla quale si fonda la
violenza dello stato. Il rilancio dell'analisi e dell'azione
antimilitarista è, in definitiva, una necessità
improcrastinabile.
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria
Fonte:
http://www.repubblica.it/2006/11/sezioni/economia/conti-pubblici-29/spesa-militare/spesa-militare.html