Ad opera di alcuni gruppi di giovani compagni e compagne stanno
prendendo vita nuove iniziative del circolo "Berneri" di Bologna che
dal lontano 1972 è un punto di riferimento costante
dell'attività anarchica in città.
Parliamo del sito internet (in fase di allestimento nelle sue diverse
sezioni): www.circoloberneri.netsons.org. Il sito si propone di essere
la bacheca delle iniziative che prendono vita nel movimento bolognese
e, contemporaneamente, di essere una porta aperta per i contatti, per
la conoscenza del movimento anarchico (nel progetto vi sarà un
nutrito archivio del materiale prodotto dal circolo), con tutti gli
opportuni link sia italiani che internazionali.
L'altra importante iniziativa è la pubblicazione di un giornale
murale: "l'Atemporale Anarchico – Foglio Murale per la
Liberazione della Menti e dei Corpi". Il numero 0 del novembre 2007 ha
fatto la sua comparsa in occasione dello sciopero generale del 17
novembre. Ne sono state stampate 500 copie ma viene distribuito anche
in pdf (per la riproduzione) ed è, ovviamente, scaricabile da
www.circoloberneri.netsons.org. L'obiettivo della pubblicazione
è appunto di essere affisso sui muri della città,
all'interno degli spazi sociali occupati e/o autogestiti, alle fermate
degli autobus, nelle scuole e nelle facoltà, nelle bacheche
sindacali nei posti di lavoro.
L'editoriale recita: "Suona la
sveglia! Viviamo un tempo che pare infinito nel suo essere uguale a
sé stesso, un tempo che si riproduce e, si dice, è
destinato a rimanere sempre sostanzialmente quello, nel suo scorrere:
il presente. Un presente che non vuole guardare avanti, si rifiuta di
conoscere la dimensione del futuro mentre erode il passato e la sua
memoria. Vuole rimanere come è il presente: profondamente
ingiusto, intrinsecamente autoritario. E così lo vogliono i
soliti burattini di sempre, Stato, Chiesa e Capitale a cui non pare
vero di riuscire a fare del presente l'unica dimensione avvertita,
pare, dai più. Chi non ha memoria non ha futuro. Chi non sa che
quel poco della libertà che ci è rimasto è il
risultato di protesta e lotta, insurrezioni e rivoluzioni, si rifiuta
di credere che il futuro ci riservi anche esso protesta e lotta,
insurrezioni e rivoluzioni. Ma chi è costretto alla dimensione
del presente eppure si ricorda del passato e sa che esiste la
dimensione futuro, scalpita, si agita, vive. Il presente non è
l'unica dimensione. C'è un passato di stravolgimenti, conquiste
e sconfitte e un futuro che incombe. Ci guardiamo le spalle ma
guardiamo al futuro, un futuro che per non essere più presente
si deve disfare di Stato, Chiesa e Capitale. Un futuro a cui basta un
temporale anarchico per dimenticarsi di essere stato così a
lungo nel presente, nell'atemporale. L'@temporale anarchico suona la
sveglia: è ora di cominciare a fare i conti con i burattinai."
Redb
Un gruppo di compagne e compagni che erano stati sgomberati dalle
precedenti occupazioni di via Tebaldi (zona Bolognina) hanno dato vita
ad una nuova occupazione in via del Sostegno (quartiere Navile); uno
stabile (storicamente adibito a "casa di manovra" per la regolazione
del canale) di due piani, da anni in disuso che oggi gli occupanti
stanno rimettendo a posto avendo reso abitabile il primo piano ed
avendo avviato i lavori per la riparazione del coperto e la
sistemazione del secondo.
L'azione delle compagne e dei compagni risponde alla politica sulla
casa che il padronato, la proprietà fondiaria (fra cui spicca la
curia) e l'amministrazione pubblica (con in prima fila marshal
Cofferati) stanno portando avanti.
Come riportato in precedenti resoconti, i lettori di Umanità
Nova, sanno come la legalità cofferatiana si sia dispiegata a
suon di ruspe e blindati: decine i campi di fortuna sgomberati lungo le
rive del Reno; centinaia le case occupate sgomberate con la forza.
Proprio la resistenza incontrata in via Tebaidi (e la
solidarietà del quartiere con gli occupanti) sembra aver
rallentato (speriamo fermato) la politica degli sgomberi.
Per contatti e solidarietà segnaliamo il sito delle famiglie
Bresci: www.autistici.org/famigliabresci. Un plurale che incita
all'azione diretta.
Redb
A Marghera, nel cuore ormai postindustriale di Mestre, il quartiere
Cita (dal nome di una fabbrica distrutta durante la guerra) è un
quartiere composto da alti palazzoni, tipici dell'edilizia popolare,
adiacenti alla ferrovia. Un luogo quasi destinato alla ghettizzazione a
all'isolamento tipico di tante periferie urbane che, invece, ha saputo
mantenere una propria vivibile condizione di socialità, grazie
soprattutto al lavoro del Comitato di quartiere, esperienza di
autorganizzazione degli abitanti del quartiere con un trentennio di
storia alle spalle.
Grazie al Comitato che oltre a funzionare come comitato di lotta per il
diritto alla casa e in difesa del salario degli inquilini lavoratori e
pensionati, si è occupato di ogni questione concreta riguardante
la collettività che vive nel quartiere, i cittadini hanno potuto
avere la farmacia, un ufficio postale, il parco, i giochi per i
bambini, momenti di festa e la possibilità di incontrare i nuovi
residenti immigrati.
Tutto questo, evidentemente, ormai rappresenta una realtà
incompatibile con le politiche istituzionali e i loro rappresentanti
che, apertamente, disconoscono il ruolo di quelle realtà che sul
territorio sono punto di riferimento per le lotte e le vertenze
organizzate e gestite direttamente dai soggetti interessati.
Così mercoledì 15 novembre, ancor prima delle 7 di
mattina, un plotone di poliziotti e carabinieri in assetto
antisommossa, giunti con ben 6 furgoni blindati, ha travolto e sciolto
con la forza il presidio antisfratto davanti alla sede del Comitato in
via Longhena 42, ormai da tempo sotto sfratto: 30 anni di storia, di
lotta, di partecipazione popolare in difesa del diritto alla casa,
vissuti nel quartiere e nella città, ridotti ad un problema di
ordine pubblico, con tanto di reparto di poliziotti a presidiare in
modo permanente la sede ormai chiusa.
L'amministrazione comunale, di centrosinistra, dei giorni precedenti
aveva parlato il linguaggio chiaro ed esplicito dell'ordine, della
legalità, della riduzione dei comitati, delle istanze sociali e
dei conflitti ad elementi da eliminare dal panorama cittadino;
così come si era già visto questa estate con l'intervento
poliziesco contro cittadini e ambientalisti al parco della Bissuola per
installare un'antenna gigantesca per la telefonia mobile, o come si
assiste quotidianamente a Venezia con la caccia ai migranti. Erano 15
anni che a Marghera non si vedevano scene simili, tutte avvallate dalla
giunta del filosofo Cacciari e dal presidente della
municipalità, Renato Panciera, con tessera di Rifondazione
Comunista in tasca.
Così, dopo lo sgombero forzato, circa una cinquantina di
persone, tra aderenti al Comitato, compagni/e solidali del Comitato
casa di S. Margherita (Venezia), della Rete Antirazzista, del centro
sociale Zona Bandita, dell'Ateneo libertario e del circolo "Tutti in
piedi ", hanno deciso di andare in piazza del Municipio a Marghera, a
occupare e mettere sottosopra l'ufficio del presidente della
municipalità, il quale una volta arrivato si è trovato di
fronte la rabbia degli sgomberati, tra i quali non pochi aderenti al
suo stesso partito, mentre fuori digos e polizia subito accorsi in
forze cercavano di controllare la situazione.
La partita non è certo chiusa e, come stato scritto in un
comunicato unitario, "ricompariremo nel blocco dei prossimi sfratti
alla Cita, ricompariremo nella conquista di una nuova sede. Qui siamo e
qui restiamo!"
RedVE