Lo sciopero generale del 17 novembre è stato un'occasione di
lotta per lavoratori, precari, studenti e no tav, scesi in piazza
contro una finanziaria che sottrae risorse pubbliche ai servizi per
finanziare la guerra e le grandi opere distruttive.
La politica del governo Prodi ricalca le orme dell'esecutivo guidato da
Berlusconi: siamo, nei fatti, governati dal governo unico degli affari.
Secondo la questura al corteo c'erano 7.000 persone. A nostro avviso eravamo molti di più.
Importante la presenza del movimento contro la Torino Lione, il cui
spezzone era tra i più numerosi, segnale inequivocabile che chi
si illudeva che i No Tav si fossero ammalati di "sindrome da governo
amico" sbagliava. Non a caso lo striscione di apertura dello spezzone,
animato come di consueto da una presenza vivace di comitati ed
associazioni, diceva "non ci sono governi amici". Si tratta, è
bene sottolinearlo, di un risultato non scontato, visto l'ampio
consenso che in bassa Val di Susa e nella gronda Ovest di Torino
mantengono i partiti della sinistra di governo e il sindacalismo di
Stato. La scelta di ripartire il Tfr tra Inps - fondo grandi opere
– e fondi pensione gestiti da banche, assicurazioni e sindacati
di stato ha reso visibili le contraddizioni di una sinistra di governo
che ormai da mesi spalma la vaselina per imporre scelte non condivise
con maggior "dolcezza" dei loro rozzi predecessori.
Il corteo ha attraversato le vie del centro in modo vivace e
comunicativo: oltre al camioncino di testa che apriva lo spezzone
sindacale c'era il camion No Tav, da dove numerosi esponenti del
movimento hanno illustrato le ragioni dei No Tav, in una città
che comincia ad accorgersi dell'impatto devastante che la nuova linea
avrebbe anche nel capoluogo subalpino. In coda gli studenti che si sono
divisi verso la fine in due tronconi, uno, più moderato si
è diretto all'università, l'altro è arrivato in
piazza Castello dove si sono tenuti gli interventi finali.
Gli anarchici della FAI, presenti nello spezzone sindacale e in quello
No Tav, hanno distribuito UN e un volantino di cui riportiamo uno
stralcio: "Questo sciopero generale è essenziale perché
costituisce la prima vera risposta autonoma e intransigente al progetto
politico che sta dietro la manovra del governo: l'opposizione sociale
deve essere capace di legare il rifiuto di questa Finanziaria al
rifiuto del governo Prodi che scippa i soldi ai lavoratori a beneficio
del capitale e delle politiche di guerra.
La lotta contro la legge finanziaria di oggi è lotta contro le
scelte in essa contenute, che non sono episodi sulla strada del
"risanamento dei conti pubblici", ma un nuovo tassello del disegno che
le classi dirigenti politico-sindacali di "destra" e di "sinistra"
stanno portando avanti. Uniti sulle scelte di fondo, i due poli
litigano sui dettagli. Sono d'accordo sulla precarietà come
condizione "stabile" del lavoro. (…) Sono d'accordo sui tagli a
tutti i servizi sociali, alla scuola, alla università, alla
ricerca e alla spesa sanitaria. Sono d'accordo sull'aumento di anno in
anno delle spese militari e sulla partecipazione alle guerre
guerreggiate in Iraq, Afganistan, Libano. Sono d'accordo sul taglio
alle pensioni (riforma Dini e riforma Maroni) e sullo scippo del TFR.
(…) Lo sciopero generale del 17 novembre cade a pochi giorni
dall'anniversario di quell'8 dicembre in cui il popolo della valle di
Susa si riprese il prato di Venaus strappatogli in modo vigliacco la
notte del 5-6 dicembre. Venaus e la Valle di Susa sono l'esempio di
cosa può essere capace la resistenza e la lotta popolare, di
quale forza sanno esprimere gli uomini e le donne che lottano per il
loro futuro." Ed è lì che nei giorni 8 9 10 dicembre si
incontreranno da tutta Italia i movimenti contro le grandi opere e la
devastazione ambientale, movimenti le cui ragioni oggi come un anno fa
si saldano sempre più con quelle dei lavoratori in lotta per
salario e libertà, con quelle di chi rifiuta la guerra e le
spese militari.
Ma. Ma.
In Toscana, il 17 novembre, si sono tenute manifestazioni in ben quattro piazze: Firenze, Livorno, Pisa, Carrara.
A Livorno circa 700 manifestanti hanno partecipato al corteo per lo sciopero generale indetto dai sindacati di base.
L'iniziativa era stata preparata da una serie di incontri, organizzati
da Sincobas e Unicobas, ai quali hanno partecipato, oltre agli altri
sindacati di base presenti a Livorno (Cobas, SULT, CUB-Unione
Inquilini), il Coordinamento Studentesco Livornese, il Collettivo
Precari autorganizzati, il Comitato contro il rigassificatore. La
costruzione di questo percorso ha contribuito notevolmente ad estendere
la propaganda dello sciopero, segnando anche dei risultati politici non
indifferenti, come il coinvolgimento, nella organizzazione locale della
giornata, della Rete 28 aprile della CGIL. Significativo anche il
supporto di organizzazioni politiche che hanno preso ufficialmente
posizione a favore dello sciopero, quali la Federazione Anarchica
livornese, che ha diffuso Umanità Nova nel corso del corteo, il
Collettivo Anarchico Libertario Giovanile, che ha diffuso un proprio
volantino, Sinistra Critica e il movimento per la costituzione del
P.C.L. Assenti le altre forze politiche, inequivocabilmente conniventi
con il Governo.
La manifestazione si è snodata per le vie cittadine,
concludendosi presso il presidio permanente dei lavoratori del
trasporto pubblico urbano SULT e presso la tenda del Comitato contro il
rigassificatore, dove si sono svolti gli interventi conclusivi.
Nel pomeriggio, una delegazione del Coordinamento Studentesco Livornese
ha partecipato attivamente, a Pisa, all'iniziativa di contestazione del
Ministro della Pubblica Istruzione Fioroni, presente nella città.
Notevole il riscontro delle iniziative di sciopero sulla stampa e le
emittenti locali livornesi. I dati reperiti nel settore scuola
segnalano adesioni allo sciopero del 25%.
iomé
Dalla torre a casa Prodi. Diverse migliaia di manifestanti
(diecimila secondo la CUB) hanno costituito il corteo dello sciopero
generale che si è svolto a Bologna in cui erano confluiti
scioperanti provenienti principalmente dalle province di Parma, Reggio
Emilia, Modena e Ferrara.
La valutazione complessiva dello sciopero è ampiamente positiva sia a livello provinciale che nella regione.
L'unità del sindacalismo di base si è manifestata, come deve essere, dal basso.
Accanto ai lavoratori in sciopero altri e variegati pezzi della
"questione sociale" bolognese: dagli occupanti di case agli immigrati
rumeni appena sgomberati dello sceriffo-sindaco; poi studenti delle
scuole medie e, soprattutto, universitari.
Anche alcuni "collettivi politici" (dal TPO a Crash) e qualche pezzo di centro-sinistra "alternativo a se stesso".
Un corteo comunque consistente e combattivo che non ha mancato di
sottolineare alcuni dei "fronti di lotta": davanti alla sede della
CGIL, blindata da poliziotti, si sono susseguiti i cori che invitavano
i funzionari ad "andare a lavorare" e che ricordavano loro "non avrete
il nostro TFR"; all'agenzia per il lavoro interinale "Vendior" sono
state colorate le vetrine; dalla torre degli Asinelli un striscione
nero di 30 metri, con A cerchiata, ricordava il "no alle spese
militari". In piazza Maggiore sia gli sgomberati di via Godetti che gli
occupanti delle case ricordavano al sindaco-sceriffo come la sua
politica securitaria e legalitaria non fermerà le lotte per la
riappropriazione del necessario a vivere.
Nei giorni precedenti allo sciopero e la stessa mattina del 17 novembre
abbiamo registrato le convulse iniziative dei sindacati di stato per
cercare di impedire lo sciopero. In diverse fabbriche metalmeccaniche
della città e della provincia la "mitica" FIOM si è fatta
in quatto per intimidire (alla Bonfiglioli Riduttori addirittura
minacciare) gli scioperanti. Nonostante questo alcune centinaia di
lavoratori organizzati dai sindacati di stato sono comunque scesi in
sciopero ed hanno partecipato al corteo.
La presenza anarchica è stata nutrita e qualificata sia con uno
spezzone libertario: Circolo Berneri di Bologna, Gruppi Anarchici
Imolesi, sezioni dell'USI di Bologna, Modena, Reggio, Parma, occupanti
della Famiglia Bresci; che con una presenza diffusa in tutto il corteo
(molti compagni anarchici sono attivisti ed organizzatori nella CUB).
Ottima la diffusione della stampa, dei volantini (quello del Berneri:
Carri Pesanti – Salari Leggeri) e del giornale murale
"l'Atemporale Anarchico" che è stato copiosamente affisso lungo
tutto il tragitto del corteo.
Quando il corteo sfilava sotto le due torri la coda del corteo si
è fermata a protezione dei compagni anarchici che dovevano
uscire dopo aver affisso lo striscione contro le spese militari per poi
raggiungere piazza Santo Stefano (dove si erano già iniziati i
comizi conclusivi) entrandovi al canto di "figli dell'officina".
Ultima nota di cronaca: la questura di Bologna ha cercato fino
all'ultimo di vietare la piazza Santo Stefano (dove abita il capo del
governo) adducendo le più incredibili motivazioni; cosa che il
coordinamento sindacale dello sciopero ha giustamente rifiutato; anche
perché la combattività del corteo non ha lasciato spazio
a nessuna provocazione: la stessa signora Flavia Prodi che transitava
nelle vicinanze è stata semplicemente apostrofata invitandola a
ricordare al marito che "lasci in pace i lavoratori".
Redb
Dopo un lungo periodo di preparazione, culminato nell'ultima
settimana di fuoco, con volantinaggio ed intervanti presso le aziende,
nelle metropolitane, nei mercati rionali (dove particolarmente si
percepiva tutta la rabbia per la difficoltà a far quadrare i
bilanci familiari), con assemblee nei posti di lavoro dove
l'agibilità sindacale lo permetteva, lo sciopero generale di
protesta contro la Finanziaria e per rivendicare migliori condizioni di
vita e rispetto dei diritti, il 17 novembre ha avuto luogo.
Sicuramente, va rimarcato, l'unità del sindacalismo di base ha
premiato la buona riuscita sia dello sciopero che della manifestazione.
Per la manifestazione l'appuntamento era a Cadorna (davanti la stazione
nord delle ferrovie), dando luogo ad un corteo ampio, vivace e
agguerrito. Alcune valutazioni pubblicate danno un numero di presenza
di 20 mila. Un compagno impegnato nel sindacalismo di base ha valutato
la lunghezza del corteo in 1 km e 800 metri. L'intera galassia del
sindacalismo di base è sfilata ciascuno con i propri striscioni
d'appartenenza e le proprie bandiere. Dalla CUB nella sua divisione
storica tra settore privato e Cub/Rdb del pubblico impiego, dove sempre
fa effetto la presenza dei vigili del fuoco, alla Conf. Cobas, lo
Slai-Cobas, il Sin-Cobas, l'A.L. Cobas, le bandiere rosso e nere
dell'USI-AIT e l'Unicobas. Presenti anche molti striscioni
rappresentativi di importanti aziende, comitati precari, centri
sociali. La FAI milanese era presente con proprie bandiere dietro ad
uno striscione: "Contro tutte le vostre guerre". Significativa la
presenza di numerosi studenti con i loro collettivi, che hanno
rappresentato un importante momento di unità della loro lotta
con quella dei lavoratori. Il corteo è stato percorso da musiche
e canzoni di lotta, sparate da potenti amplificazioni, assieme a slogan
e interventi che, anche nei numerosissimi striscioni, denunciavano una
Finanziaria, concordata con Confindustria e Confederali, rivolta
soprattutto a sostenere le aziende e l'impegno militare, con un aumento
delle spese in tale settore, superiore a governi precedenti. Molte le
proteste a reclamare il taglio delle spese militari ed il ritiro delle
missioni dall'estero, a denunciare il permanere di una politica di
precarizzazione del lavoro, contro lo scippo del Tfr (liquidazione) e
contro la minaccia di un ulteriore attacco al pensionamento dei
lavoratori.
Il corteo, dopo aver percorso le vie del centro, si è concluso
nella centrale piazza del Duomo, dove hanno preso la parola le varie
rappresentanze del sindacalismo di base.
Nel frattempo uno striscione veniva calato da un balcone della stessa
piazza con cui si denunciava i massacri del governo messicano, mentre a
fianco sventolava una bandiera rosso e nera.
La giornata di mobilitazione proseguiva nel pomeriggio con un presidio
di protesta con circa 150 compagni davanti al Consolato Messicano, per
iniziativa della Cordinadora, che raggruppa diverse realtà
libertarie, al quale ha aderito e partecipato la Federazione Anarchica
Milanese.
E. M.
Venerdì 17 novembre, anche in Veneto sciopero generale del
sindacalismo di base, con manifestazione regionale a Padova. Al corteo,
partito dalla stazione ferroviaria, hanno partecipato circa un migliaio
di persone, tra lavoratori e studenti sia medi che universitari. In
testa un folto spezzone della Confederazione Unitaria di Base
(soprattutto con la componente RdB del pubblico impiego e dei trasporti
pubblici, che a Venezia hanno bloccato vaporetti e pullman), una
rappresentanza dei Cobas della scuola e vari spezzoni studenteschi e
dei centri sociali. Presenza anarchica, con bandiere rossonere, dei
compagni di Padova e Venezia; buona diffusione di Umanità Nova.
UN reporter
Millecinquecento persone hanno manifestato a Palermo durante lo
sciopero generale indetto dal sindacalismo di base il 17 novembre. Il
corteo, che si è ingrossato strada facendo, ha percorso le
arterie principali del centro cittadino sciogliendosi davanti il
palazzo della prefettura. Erano presenti lavoratori e lavoratrici
provenienti da tutte le province siciliane sotto le tante bandiere del
sindacalismo alternativo (Cobas, CUB/RdB, Slai Cobas, e altri)
nonché disoccupati, precari e senza casa. Massiccio il
volantinaggio anarchico effettuato dai compagni presenti in piazza.
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria
Anche a Trieste venerdì scorso sono scesi in piazza centinaia
di lavoratori, disoccupati, pensionati e studenti, provenienti da tutta
la regione, contro la finanziaria (500 i partecipanti al corteo per la
questura, 1000 per i sindacati di base).
Sullo striscione d'apertura era scritto semplicemente, ma in modo molto
chiaro, "Contro la finanziaria"; oltre ai sindacati di base erano
presenti gli studenti del collettivo "Che Guevara", il comitato contro
il corridoio 5 e il comitato per la salvaguardia del golfo di Trieste (
che si batte contro i rigassificatori), i precari della ricerca e gli
autoassegnatari, che da diverso tempo stanno portando avanti molte
occupazioni di alloggi dell'ex azienda per l'edilizia pubblica (ora
ATER). I compagni del gruppo anarchico Germinal hanno diffuso un
volantino riguardante le spese militari inserite nella finanziaria,
ancora più ingenti rispetto all'anno scorso.
La manifestazione si è snodata attraverso le principali vie del
centro cittadino, con una significativa sosta davanti alla sede della
giunta regionale di centro-sinistra. Diversi interventi al microfono
hanno sottolineato la natura liberista non solo della manovra economica
del governo, ma anche delle leggi fatte dalla regione Friuli-Venezia
Giulia. In particolare il presidente della regione Illy si è
sempre dichiarato favorevole alla TAV e ai rigassificatori e sta
cercando di portare a casa non solo la linea ad alta velocità ma
anche ben due impianti Gnl da piazzare nel golfo di Trieste.
Rispetto allo sciopero, significativa è stata l'astensione dal
lavoro degli autoferrotranviari: quasi la metà di loro (il 41%)
ha aderito allo sciopero, per opporsi alla finanziaria e reclamare il
rinnovo del contratto nazionale, scaduto da ben 11 mesi.
Da segnalare in negativo infine il comportamento del quotidiano locale
"Il Piccolo", che nei giorni precedenti ha dato allo sciopero ed alla
manifestazione uno spazio risibile, e solo attraverso l'informazione
diretta, con volantinaggi e affissioni, si è potuta diffondere
la notizia.
r.v.
Riuscito nelle Marche lo sciopero indetto dal sindacalismo di base
contro la finanziaria e la guerra. Significative astensioni dal lavoro
in diversi settori.
Alla manifestazione di Ancona hannno partecipato più di 300
lavoratori con striscioni dei settori di lavoratori presenti e bandiere
dell'USI-AIT, della CUB/RdB dei Cobas e dell'Unicobas.
Presenti gruppi di precari dell'INRCA e dell'Università che
hanno portato nel corteo i motivi delle loro lotte per il posto di
lavoro.
La manifestazione si è fermata in punti precisi della
città. Davanti al comune si è ribadita la questione dei
lavoratori del catasto penalizzati dalla finanziaria.
Sotto il rettorato proteste dei precari dell'università in lotta. Interventi della CUB e di un compagno della FAI.
Nuova sosta sotto la sede dei DS dove ha preso la parola il
rappresentante dell'USI-AIT intervenendo sui temi della finanziaria di
guerra, il furto delle liquidazioni, l'aumento dell'età
pensionabile e la politica militarista e guerrafondaia del governo.
In piazza Roma il corteo si è concluso con interventi di studenti e rappresentanti dei Cobas.
USI Marche
Il corteo contro la finanziaria e contro il governo ha visto la
partecipazione di un migliaio di lavoratrici e lavoratori (gli studenti
hanno manifestato da un'altra parte): non pochi per una città
come Genova dove la presenza asfissiante del trinomio Rifondazione
– DS - CGIL è in grado di "disincentivare" qualsiasi
iniziativa non conforme alle loro volontà politiche. Molto
importante è stata la presenza ben visibile di oltre un
centinaio di precari e precarie dell'IST, Istituto Nazionale per la
Ricerca sul Cancro. Il corteo è stato aperto da uno striscione
comune deciso dalla Confederazione Cobas e dalla Cub: "No alla
finanziaria. Noi non abbiamo governi amici." Lo spirito libertario
dello striscione non può che averci fatto piacere. Da segnalare
infine la presenza di un discreto numero di compagne e compagni
anarchici sotto le bandiere dell'USI – AIT.
Uno che c'era