Umanità Nova, n 38 del 26 novembre 2006, anno 86

Sciopero generale
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Torino

Lo sciopero generale del 17 novembre è stato un'occasione di lotta per lavoratori, precari, studenti e no tav, scesi in piazza contro una finanziaria che sottrae risorse pubbliche ai servizi per finanziare la guerra e le grandi opere distruttive.
La politica del governo Prodi ricalca le orme dell'esecutivo guidato da Berlusconi: siamo, nei fatti, governati dal governo unico degli affari.
Secondo la questura al corteo c'erano 7.000 persone. A nostro avviso eravamo molti di più.
Importante la presenza del movimento contro la Torino Lione, il cui spezzone era tra i più numerosi, segnale inequivocabile che chi si illudeva che i No Tav si fossero ammalati di "sindrome da governo amico" sbagliava. Non a caso lo striscione di apertura dello spezzone, animato come di consueto da una presenza vivace di comitati ed associazioni, diceva "non ci sono governi amici". Si tratta, è bene sottolinearlo, di un risultato non scontato, visto l'ampio consenso che in bassa Val di Susa e nella gronda Ovest di Torino mantengono i partiti della sinistra di governo e il sindacalismo di Stato. La scelta di ripartire il Tfr tra Inps - fondo grandi opere – e fondi pensione gestiti da banche, assicurazioni e sindacati di stato ha reso visibili le contraddizioni di una sinistra di governo che ormai da mesi spalma la vaselina per imporre scelte non condivise con maggior "dolcezza" dei loro rozzi predecessori.
Il corteo ha attraversato le vie del centro in modo vivace e comunicativo: oltre al camioncino di testa che apriva lo spezzone sindacale c'era il camion No Tav, da dove numerosi esponenti del movimento hanno illustrato le ragioni dei No Tav, in una città che comincia ad accorgersi dell'impatto devastante che la nuova linea avrebbe anche nel capoluogo subalpino. In coda gli studenti che si sono divisi verso la fine in due tronconi, uno, più moderato si è diretto all'università, l'altro è arrivato in piazza Castello dove si sono tenuti gli interventi finali.
Gli anarchici della FAI, presenti nello spezzone sindacale e in quello No Tav, hanno distribuito UN e un volantino di cui riportiamo uno stralcio: "Questo sciopero generale è essenziale perché costituisce la prima vera risposta autonoma e intransigente al progetto politico che sta dietro la manovra del governo: l'opposizione sociale deve essere capace di legare il rifiuto di questa Finanziaria al rifiuto del governo Prodi che scippa i soldi ai lavoratori a beneficio del capitale e delle politiche di guerra.
La lotta contro la legge finanziaria di oggi è lotta contro le scelte in essa contenute, che non sono episodi sulla strada del "risanamento dei conti pubblici", ma un nuovo tassello del disegno che le classi dirigenti politico-sindacali di "destra" e di "sinistra" stanno portando avanti. Uniti sulle scelte di fondo, i due poli litigano sui dettagli. Sono d'accordo sulla precarietà come condizione "stabile" del lavoro. (…) Sono d'accordo sui tagli a tutti i servizi sociali, alla scuola, alla università, alla ricerca e alla spesa sanitaria. Sono d'accordo sull'aumento di anno in anno delle spese militari e sulla partecipazione alle guerre guerreggiate in Iraq, Afganistan, Libano. Sono d'accordo sul taglio alle pensioni (riforma Dini e riforma Maroni) e sullo scippo del TFR. (…) Lo sciopero generale del 17 novembre cade a pochi giorni dall'anniversario di quell'8 dicembre in cui il popolo della valle di Susa si riprese il prato di Venaus strappatogli in modo vigliacco la notte del 5-6 dicembre. Venaus e la Valle di Susa sono l'esempio di cosa può essere capace la resistenza e la lotta popolare, di quale forza sanno esprimere gli uomini e le donne che lottano per il loro futuro." Ed è lì che nei giorni 8 9 10 dicembre si incontreranno da tutta Italia i movimenti contro le grandi opere e la devastazione ambientale, movimenti le cui ragioni oggi come un anno fa si saldano sempre più con quelle dei lavoratori in lotta per salario e libertà, con quelle di chi rifiuta la guerra e le spese militari.
Ma. Ma.

Livorno

In Toscana, il 17 novembre, si sono tenute manifestazioni in ben quattro piazze: Firenze, Livorno, Pisa, Carrara.
A Livorno circa 700 manifestanti hanno partecipato al corteo per lo sciopero generale indetto dai sindacati di base.
L'iniziativa era stata preparata da una serie di incontri, organizzati da Sincobas e Unicobas, ai quali hanno partecipato, oltre agli altri sindacati di base presenti a Livorno (Cobas, SULT, CUB-Unione Inquilini), il Coordinamento Studentesco Livornese, il Collettivo Precari autorganizzati, il Comitato contro il rigassificatore. La costruzione di questo percorso ha contribuito notevolmente ad estendere la propaganda dello sciopero, segnando anche dei risultati politici non indifferenti, come il coinvolgimento, nella organizzazione locale della giornata, della Rete 28 aprile della CGIL. Significativo anche il supporto di organizzazioni politiche che hanno preso ufficialmente posizione a favore dello sciopero, quali la Federazione Anarchica livornese, che ha diffuso Umanità Nova nel corso del corteo, il Collettivo Anarchico Libertario Giovanile, che ha diffuso un proprio volantino, Sinistra Critica e il movimento per la costituzione del P.C.L. Assenti le altre forze politiche, inequivocabilmente conniventi con il Governo.
La manifestazione si è snodata per le vie cittadine, concludendosi presso il presidio permanente dei lavoratori del trasporto pubblico urbano SULT e presso la tenda del Comitato contro il rigassificatore, dove si sono svolti gli interventi conclusivi.
Nel pomeriggio, una delegazione del Coordinamento Studentesco Livornese ha partecipato attivamente, a Pisa, all'iniziativa di contestazione del Ministro della Pubblica Istruzione Fioroni, presente nella città.
Notevole il riscontro delle iniziative di sciopero sulla stampa e le emittenti locali livornesi. I dati reperiti nel settore scuola segnalano adesioni allo sciopero del 25%.
iomé

Bologna

Dalla torre a casa Prodi. Diverse migliaia di manifestanti (diecimila secondo la CUB) hanno costituito il corteo dello sciopero generale che si è svolto a Bologna in cui erano confluiti scioperanti provenienti principalmente dalle province di Parma, Reggio Emilia, Modena e Ferrara.
La valutazione complessiva dello sciopero è ampiamente positiva sia a livello provinciale che nella regione.
L'unità del sindacalismo di base si è manifestata, come deve essere, dal basso.
Accanto ai lavoratori in sciopero altri e variegati pezzi della "questione sociale" bolognese: dagli occupanti di case agli immigrati rumeni appena sgomberati dello sceriffo-sindaco; poi studenti delle scuole medie e, soprattutto, universitari.
Anche alcuni "collettivi politici" (dal TPO a Crash) e qualche pezzo di centro-sinistra "alternativo a se stesso".
Un corteo comunque consistente e combattivo che non ha mancato di sottolineare alcuni dei "fronti di lotta": davanti alla sede della CGIL, blindata da poliziotti, si sono susseguiti i cori che invitavano i funzionari ad "andare a lavorare" e che ricordavano loro "non avrete il nostro TFR"; all'agenzia per il lavoro interinale "Vendior" sono state colorate le vetrine; dalla torre degli Asinelli un striscione nero di 30 metri, con A cerchiata, ricordava il "no alle spese militari". In piazza Maggiore sia gli sgomberati di via Godetti che gli occupanti delle case ricordavano al sindaco-sceriffo come la sua politica securitaria e legalitaria non fermerà le lotte per la riappropriazione del necessario a vivere.
Nei giorni precedenti allo sciopero e la stessa mattina del 17 novembre abbiamo registrato le convulse iniziative dei sindacati di stato per cercare di impedire lo sciopero. In diverse fabbriche metalmeccaniche della città e della provincia la "mitica" FIOM si è fatta in quatto per intimidire (alla Bonfiglioli Riduttori addirittura minacciare) gli scioperanti. Nonostante questo alcune centinaia di lavoratori organizzati dai sindacati di stato sono comunque scesi in sciopero ed hanno partecipato al corteo.
La presenza anarchica è stata nutrita e qualificata sia con uno spezzone libertario: Circolo Berneri di Bologna, Gruppi Anarchici Imolesi, sezioni dell'USI di Bologna, Modena, Reggio, Parma, occupanti della Famiglia Bresci; che con una presenza diffusa in tutto il corteo (molti compagni anarchici sono attivisti ed organizzatori nella CUB). Ottima la diffusione della stampa, dei volantini (quello del Berneri: Carri Pesanti – Salari Leggeri) e del giornale murale "l'Atemporale Anarchico" che è stato copiosamente affisso lungo tutto il tragitto del corteo.
Quando il corteo sfilava sotto le due torri la coda del corteo si è fermata a protezione dei compagni anarchici che dovevano uscire dopo aver affisso lo striscione contro le spese militari per poi raggiungere piazza Santo Stefano (dove si erano già iniziati i comizi conclusivi) entrandovi al canto di "figli dell'officina".
Ultima nota di cronaca: la questura di Bologna ha cercato fino all'ultimo di vietare la piazza Santo Stefano (dove abita il capo del governo) adducendo le più incredibili motivazioni; cosa che il coordinamento sindacale dello sciopero ha giustamente rifiutato; anche perché la combattività del corteo non ha lasciato spazio a nessuna provocazione: la stessa signora Flavia Prodi che transitava nelle vicinanze è stata semplicemente apostrofata invitandola a ricordare al marito che "lasci in pace i lavoratori".
Redb

Milano

Dopo un lungo periodo di preparazione, culminato nell'ultima settimana di fuoco, con volantinaggio ed intervanti presso le aziende, nelle metropolitane, nei mercati rionali (dove particolarmente si percepiva tutta la rabbia per la difficoltà a far quadrare i bilanci familiari), con assemblee nei posti di lavoro dove l'agibilità sindacale lo permetteva, lo sciopero generale di protesta contro la Finanziaria e per rivendicare migliori condizioni di vita e rispetto dei diritti, il 17 novembre ha avuto luogo.
Sicuramente, va rimarcato, l'unità del sindacalismo di base ha premiato la buona riuscita sia dello sciopero che della manifestazione.
Per la manifestazione l'appuntamento era a Cadorna (davanti la stazione nord delle ferrovie), dando luogo ad un corteo ampio, vivace e agguerrito. Alcune valutazioni pubblicate danno un numero di presenza di 20 mila. Un compagno impegnato nel sindacalismo di base ha valutato la lunghezza del corteo in 1 km e 800 metri. L'intera galassia del sindacalismo di base è sfilata ciascuno con i propri striscioni d'appartenenza e le proprie bandiere. Dalla CUB nella sua divisione storica tra settore privato e Cub/Rdb del pubblico impiego, dove sempre fa effetto la presenza dei vigili del fuoco, alla Conf. Cobas, lo Slai-Cobas, il Sin-Cobas, l'A.L. Cobas, le bandiere rosso e nere dell'USI-AIT e l'Unicobas. Presenti anche molti striscioni rappresentativi di importanti aziende, comitati precari, centri sociali. La FAI milanese era presente con proprie bandiere dietro ad uno striscione: "Contro tutte le vostre guerre". Significativa la presenza di numerosi studenti con i loro collettivi, che hanno rappresentato un importante momento di unità della loro lotta con quella dei lavoratori. Il corteo è stato percorso da musiche e canzoni di lotta, sparate da potenti amplificazioni, assieme a slogan e interventi che, anche nei numerosissimi striscioni, denunciavano una Finanziaria, concordata con Confindustria e Confederali, rivolta soprattutto a sostenere le aziende e l'impegno militare, con un aumento delle spese in tale settore, superiore a governi precedenti. Molte le proteste a reclamare il taglio delle spese militari ed il ritiro delle missioni dall'estero, a denunciare il permanere di una politica di precarizzazione del lavoro, contro lo scippo del Tfr (liquidazione) e contro la minaccia di un ulteriore attacco al pensionamento dei lavoratori.
Il corteo, dopo aver percorso le vie del centro, si è concluso nella centrale piazza del Duomo, dove hanno preso la parola le varie rappresentanze del sindacalismo di base.
Nel frattempo uno striscione veniva calato da un balcone della stessa piazza con cui si denunciava i massacri del governo messicano, mentre a fianco sventolava una bandiera rosso e nera.
La giornata di mobilitazione proseguiva nel pomeriggio con un presidio di protesta con circa 150 compagni davanti al Consolato Messicano, per iniziativa della Cordinadora, che raggruppa diverse realtà libertarie, al quale ha aderito e partecipato la Federazione Anarchica Milanese.
E. M.

Padova

Venerdì 17 novembre, anche in Veneto sciopero generale del sindacalismo di base, con manifestazione regionale a Padova. Al corteo, partito dalla stazione ferroviaria, hanno partecipato circa un migliaio di persone, tra lavoratori e studenti sia medi che universitari. In testa un folto spezzone della Confederazione Unitaria di Base (soprattutto con la componente RdB del pubblico impiego e dei trasporti pubblici, che a Venezia hanno bloccato vaporetti e pullman), una rappresentanza dei Cobas della scuola e vari spezzoni studenteschi e dei centri sociali. Presenza anarchica, con bandiere rossonere, dei compagni di Padova e Venezia; buona diffusione di Umanità Nova.
UN reporter

Palermo

Millecinquecento persone hanno manifestato a Palermo durante lo sciopero generale indetto dal sindacalismo di base il 17 novembre. Il corteo, che si è ingrossato strada facendo, ha percorso le arterie principali del centro cittadino sciogliendosi davanti il palazzo della prefettura. Erano presenti lavoratori e lavoratrici provenienti da tutte le province siciliane sotto le tante bandiere del sindacalismo alternativo (Cobas, CUB/RdB, Slai Cobas, e altri) nonché disoccupati, precari e senza casa. Massiccio il volantinaggio anarchico effettuato dai compagni presenti in piazza.
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria

Trieste

Anche a Trieste venerdì scorso sono scesi in piazza centinaia di lavoratori, disoccupati, pensionati e studenti, provenienti da tutta la regione, contro la finanziaria (500 i partecipanti al corteo per la questura, 1000 per i sindacati di base).
Sullo striscione d'apertura era scritto semplicemente, ma in modo molto chiaro, "Contro la finanziaria"; oltre ai sindacati di base erano presenti gli studenti del collettivo "Che Guevara", il comitato contro il corridoio 5 e il comitato per la salvaguardia del golfo di Trieste ( che si batte contro i rigassificatori), i precari della ricerca e gli autoassegnatari, che da diverso tempo stanno portando avanti molte occupazioni di alloggi dell'ex azienda per l'edilizia pubblica (ora ATER). I compagni del gruppo anarchico Germinal hanno diffuso un volantino riguardante le spese militari inserite nella finanziaria, ancora più ingenti rispetto all'anno scorso.
La manifestazione si è snodata attraverso le principali vie del centro cittadino, con una significativa sosta davanti alla sede della giunta regionale di centro-sinistra. Diversi interventi al microfono hanno sottolineato la natura liberista non solo della manovra economica del governo, ma anche delle leggi fatte dalla regione Friuli-Venezia Giulia. In particolare il presidente della regione Illy si è sempre dichiarato favorevole alla TAV e ai rigassificatori e sta cercando di portare a casa non solo la linea ad alta velocità ma anche ben due impianti Gnl da piazzare nel golfo di Trieste.
Rispetto allo sciopero, significativa è stata l'astensione dal lavoro degli autoferrotranviari: quasi la metà di loro (il 41%) ha aderito allo sciopero, per opporsi alla finanziaria e reclamare il rinnovo del contratto nazionale, scaduto da ben 11 mesi.
Da segnalare in negativo infine il comportamento del quotidiano locale "Il Piccolo", che nei giorni precedenti ha dato allo sciopero ed alla manifestazione uno spazio risibile, e solo attraverso l'informazione diretta, con volantinaggi e affissioni, si è potuta diffondere la notizia.
r.v.

Ancona

Riuscito nelle Marche lo sciopero indetto dal sindacalismo di base contro la finanziaria e la guerra. Significative astensioni dal lavoro in diversi settori.
Alla manifestazione di Ancona hannno partecipato più di 300 lavoratori con striscioni dei settori di lavoratori presenti e bandiere dell'USI-AIT, della CUB/RdB dei Cobas e dell'Unicobas.
Presenti gruppi di precari dell'INRCA e dell'Università che hanno portato nel corteo i motivi delle loro lotte per il posto di lavoro.
La manifestazione si è fermata in punti precisi della città. Davanti al comune si è ribadita la questione dei lavoratori del catasto penalizzati dalla finanziaria.
Sotto il rettorato proteste dei precari dell'università in lotta. Interventi della CUB e di un compagno della FAI.
Nuova sosta sotto la sede dei DS dove ha preso la parola il rappresentante dell'USI-AIT intervenendo sui temi della finanziaria di guerra, il furto delle liquidazioni, l'aumento dell'età pensionabile e la politica militarista e guerrafondaia del governo.
In piazza Roma il corteo si è concluso con interventi di studenti e rappresentanti dei Cobas.
USI Marche

Genova

Il corteo contro la finanziaria e contro il governo ha visto la partecipazione di un migliaio di lavoratrici e lavoratori (gli studenti hanno manifestato da un'altra parte): non pochi per una città come Genova dove la presenza asfissiante del trinomio Rifondazione – DS - CGIL è in grado di "disincentivare" qualsiasi iniziativa non conforme alle loro volontà politiche. Molto importante è stata la presenza ben visibile di oltre un centinaio di precari e precarie dell'IST, Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro. Il corteo è stato aperto da uno striscione comune deciso dalla Confederazione Cobas e dalla Cub: "No alla finanziaria. Noi non abbiamo governi amici." Lo spirito libertario dello striscione non può che averci fatto piacere. Da segnalare infine la presenza di un discreto numero di compagne e compagni anarchici sotto le bandiere dell'USI – AIT.
Uno che c'era

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