Umanità Nova, n 39 del 3 dicembre 2006, anno 86

Messico/Oaxaca
La rivolta e la politica


Nelle ultime due settimane la città di Oaxaca ha vissuto una altalena tra momenti di calma apparente e l'accendersi di nuovi fuochi di rivolta.

Un po' di cronaca
L'Università, che doveva riaprire i cancelli il 13 novembre ha chiuso subito perché non esistevano ancora le condizioni per la ripresa regolare delle lezioni, rinviate di una settimana. Nel giorni seguenti sono continuate le manifestazioni, praticamente quotidiane, degli studenti, delle donne e della popolazione contro la polizia e per le dimissioni del Governatore.
Ed è proseguito lo stillicidio di fermi e pestaggi da parte dei poliziotti in divisa e le provocazioni da parte di quelli in borghese.
Ancora in piedi la voce della rivolta, "Radio Universidad", che ha continuato, con mille difficoltà, a trasmettere. I sostenitori del Governatore aprono una radio con il solo scopo di attaccare l'emittente ribelle.
Tra le tante menzogne diffuse dai media ufficiali, è iniziata a circolare una nuova versione riguardante la morte di Bradley Roland Will [1], secondo una perizia ufficiale l'attivista di indymedia sarebbe stato colpito da due pallottole provenienti da armi diverse e quella mortale sarebbe stata sparata da molto vicino.
Le barricate, ancora presenti in alcune zone della città e nei sobborghi, sono state smantellate quasi tutte con metodicità dalle forze della repressione che hanno represso qualsiasi tentativo di difesa. In centro resta ancora in piedi il presidio permanente della APPO.
Il 19 novembre la polizia ha attaccato una manifestazione di donne che stavano protestando contro le violenze subite dagli uomini in divisa dal loro arrivo in città. Il 20 novembre, giornata di lotta internazionale a sostegno di Oaxaca, Atenco e Montes Azules e sciopero generale nazionale, il corteo viene attaccato pesantemente dalla polizia che tenta anche di arrivare al presidio della APPO, diversi i feriti e numerosi i fermi. Gli scontri proseguono per diverse ore in varie parti della città.
Nella notte tra il 20 ed il 21 novembre, un gruppo paramilitare ha portato a termine il lavoro della polizia, dando fuoco alle tende presidio della APPO, dove stavano dormendo alcuni militanti. Viene installato un posto di controllo all'interno della Facoltà di Legge che controlla chi entra e chi esce, gli studenti protestano per la violazione dell'autonomia dell'Università.
L'ennesimo tentativo di smantellare la barricata davanti all'Ateneo viene respinto.
Sabato 25 è prevista un corteo che parte senza problemi a mezzogiorno e che si ingrossa mano a mano che si avvicina al centro città, in breve tempo la zona è piena di manifestanti. Alle cinque del pomeriggio le forze di polizia attaccano la manifestazione e ricompaiono le barricate nel centro storico. La polizia arriva al presidio permanente e lo incendia di nuovo. Alle nove di sera la APPO chiede ai manifestanti di ritirarsi e si diffonde la notizia che agenti di polizia in abiti civili hanno ucciso tre studenti nella Facoltà di Medicina. Vanno a fuoco diversi edifici, tra i quali il Palazzo di Giustizia. Si parla di 800 arresti e di decine di feriti. Sembra di essere tornati alla battaglia del giorno dei morti. Domenica 26 il Governatore organizza un comizio nel centro storico, militarizzato, e dichiara che la barricata nei pressi dell'Università verrà smantellata; una telefonata a Radio Universidad chiama di nuovo tutti alle barricate per il primo pomeriggio.

Il Congresso della APPO
Lasciamo la cronaca, che si evolve in modo troppo veloce per un settimanale, e passiamo al Congresso della APPO, tenutosi ad Oaxaca dal 10 al 12 novembre scorso [2] che ha marcato un punto fermo nella storia di questa ribellione. Il documento riassuntivo [3] delle decisioni approvate si divide in diverse sezioni ed in una  "dichiarazione di principi". Partendo da quest'ultima è facile riconoscere nei vari punti un insieme di elementi mutuati dalle più varie correnti del pensiero socialista:
"Comandare e rappresentare obbedendo. Servire il popolo, non ricevere alcun compenso per gli incarichi ricoperti."
"L'APPO è indipendente dal punto di vista politico, organizzativo ed ideologico dallo Stato e dai Partiti elettoralisti. Gli iscritti e i dirigenti del PRI e del PAN [Partito di Azione Nazionale] non possono essere membri della APPO; questa assemblea non è un trampolino politico.
"In ogni momento si praticherà la critica e l'autocritica come metodo di discussione interna."
"Il carattere della APPO dovrà essere plurale, ampio, popolare, includente, democratico, multiculturale rispettoso delle diversità, compresa la diversità sessuale."
Per quello che riguarda la struttura organizzativa viene istituito un "Consiglio Statale" (il Messico è una repubblica federale) all'interno del quale saranno rappresentate tutte le 8 regioni che compongono lo Stato di Oaxaca.
Sono previste una riserva di posti per le donne ed una adeguata rappresentanza per i diversi settori sociali. Una folta rappresentanza degli insegnanti della Sezione 22 (quella che ha dato inizio alla rivolta) sarà parte integrante del Consiglio che durerà in carica due anni.
Nella sezione del Documento riguardante le "Prospettive" ci sono ancora molte dichiarazioni di principio a carattere generale, che contribuiscono a dare un'idea della complessità politica del movimento:
"La APPO sarà promotrice dell'Unità Statale e Nazionale sotto la premessa che il potere si deve intendere come servizio al popolo."
"La APPO darà impulso alla costruzione della democrazia e della governabilità in forma partecipativa, inclusiva, orizzontale e plurale."
"Iniziare ad esercitare atti di governo che rafforzino il governo popolare."
Tra gli obiettivi a breve e medio termine viene elencato un po' di tutto: dalla convocazione di una "insurrezione popolare e pacifica per il 1 dicembre prossimo" (data dell'insediamento del nuovo Presidente della Repubblica) ai rapporti con i media indipendenti, dalle scritte murali ai problemi delle barricate.

La scena politica
Con questo Congresso la APPO si appresta a diventare "una organizzazione ed uno spazio di carattere statale al servizio del popolo di Oaxaca" a "trasformare questa rivolta popolare in una rivoluzione pacifica, democratica ed umanista" che sia "vincolata e articolata al contesto nazionale ed internazionale nella lotta contro il neoliberismo e tutte le forme di ingiustizia sociale" (dalla sezione "Crisi delle istituzioni" del Documento).
In una intervista [4] un dirigente della "Liga de Trabajadores por el Socialismo - Contracorriente" (Frazione Trotskista - Quarta Internazionale), fa un bilancio alquanto critico del Congresso, accusando di "tradimento" la direzione della Sezione 22 del Sindacato degli insegnanti e alcuni dei leader della APPO che avrebbero spinto per smobilitare la lotta senza aver ottenuto nulla e con l'intenzione di riportarla all'interno dei canali della politica istituzionale. Uno dei segnali di queste posizioni sarebbe stata l'apparizione al Congresso di un dirigente del PRD (un partito nazionale messicano), fortemente contestata dalla platea. L'analisi prosegue con la descrizione delle due anime che si sarebbero confrontate nell'assemblea: quella "intransigente" decisa a portare avanti la lotta e quella "possibilista", incarnata dai leader, che invece spingevano per la costituzione di un movimento politico contiguo ai partiti tradizionali. A causa della impossibilità di trovare una mediazione fra queste due linee le decisioni scaturite dal Congresso sono spesso contraddittorie in quanto devono far convivere due opposte visioni: una elettoralista e l'altra orientata verso il "potere popolare". Per quanto riguarda le prospettive future il dirigente trotskista è convinto che le dimissioni del Governatore arriveranno subito dopo il 1 dicembre, in modo da evitare elezioni anticipate.
La visione riassunta sopra trova una parziale conferma in un una intervista ad uno dei leader della APPO che dichiara: "A fine agosto si arrivò a pensare a una sorta di governo popolare. Però considerammo che era un processo che, una volta avviato, sarebbe stato difficile fermare. C'era un settore che stava portando avanti un discorso troppo radicale, che avrebbe finito per escludere altri settori. Noi siamo per una ripresa della vita istituzionale da un punto di vista legale trasformando le leggi. Vogliamo fare un movimento riformatore che risulti rivoluzionario grazie alla profondità delle riforme. La via è quella di riformare la vita giuridica e arrivare al potere attraverso la mobilitazione e la democrazia diretta e partecipativa." [5]
Di tutt'altro avviso la voce di "Radio Universidad", la sessantottina Bertha Elena Munez, reduce dal massacro di Tlatelolco [6], che non ha dubbi: "La repressione è pesante ma vinceremo (...) questa è una insurrezione di popolo anarchica e ingovernabile, senza partiti e senza dirigenza politica, impossibile controllarla." (...) "Questa è un'organizzazione disorganizzata che si autogoverna nel caos. Vince solo se resta così, senza testa." [7]
Diverse altre fonti confermano buona parte di queste analisi e rendono evidente come, ancora una volta, una lotta sociale si è trovata davanti due strade: quella riformista e quella rivoluzionaria. Per il momento a Oaxaca le due anime della rivolta hanno raggiunto un precario equilibrio, in attesa del passaggio cruciale costituito dall'insediamento del contestato Presidente della Repubblica.

Pepsy


Riferimenti

[1] Vedi "Umanità Nova" n.35 del 5/11/06.
[2] Vedi "Umanità Nova" n.37 del 19/11/06.
[3] http://vientos.info/cml/files/acuerdosAP.pdf
[4] Bilancio del Congresso dell'APPO, intervista a Mario Caballero (LTS-CC, Messico)
http://italy.indymedia.org/news/2006/11/1185522.php
[5] "Dialogo sì, ma Oaxaca resta sulle barricate". Parla Flavio Sosa, leader della rivolta degli insegnanti (il manifesto, 14/11/06).
[6] Il 2 ottobre 1968, al culmine di giorni di proteste studentesche, la polizia messicana attaccò un presidio uccidendo centinaia di studenti. Ricordata come la strage di "Piazza delle Tre Culture", fu uno degli eventi più tragici e noti del '68 in tutto il mondo.
[7] "Io, sopravvissuta a Tlatelolco, oggi sto con la rivolta della città" (liberazione, 12/11/06)

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti