Umanità Nova, n.40 del 10 dicembre 2006, anno 86

Indymedia-italia
Chiudere per ricominciare


"La libertà di dire tutto esiste soltanto se la si rivendica di continuo" (R. Vaneigem)

Nella notte tra il 29 ed il 30 novembre scorso il sito web "www.italy.indymedia.org" ha smesso di funzionare: è stata bloccata la pubblicazione delle notizie e degli aggiornamenti e il suo contenuto è stato "congelato" così com'era in quel momento. Sulla "prima pagina" un breve scritto spiegava, ai visitatori più distratti, alcune delle ragioni di questa sospensione:

"Indymedia-Italia a 6 anni dalla sua nascita ha bisogno di ripensare il suo modo di essere media, e per farlo ha bisogno di silenzio, di tacere, ha bisogno di ripartire senza rete e di allargare la discussione a 360 gradi." [1]

Per il momento è ancora possibile accedere alle risorse archiviate durante tutti questi anni ma, nel prossimo futuro, ci potrebbero essere dei problemi a causa dello spostamento dei dati su altri computer.
Il sito "congelato", nodo italiano del network globale Indymedia [2], è on-line dal 2000 [3] ed ha avuto il suo battesimo di fuoco (in tutti i sensi) durante i fatti del luglio 2001 a Genova uscendone, nel bene e nel male, da protagonista. Dopo quegli avvenimenti è diventato uno tra i più visitati del network e il sequestro dei server ad opera del Fbi nell'autunno del 2004 [4] ha rafforzato ulteriormente il suo ruolo centrale nel campo della comunicazione indipendente in Italia.

Di fatto italy.indymedia è diventata il media di movimento più utilizzato, gli attivisti fanno continuamente riferimento alle sue pagine ed anche i meno pratici di computer ed Internet conoscono il suo indirizzo e riconoscono la sua importante funzione di collegamento e informazione. Naturalmente non tutti amano indymedia, almeno a giudicare da quanti attacchi vengono riversati proprio sulle sue pagine, ma si può ben dire che anche i suoi nemici non riescono a sottrarsi al suo "fascino".
Per dare una idea dell'importanza raggiunta da questo mezzo di comunicazione basti considerare che le statistiche, da prendere sempre comunque con le molle, segnalavano che nel mese di ottobre 2006 (le ultime disponibili) sono state visualizzate 7491984 pagine ad un totale di 1140716 visitatori. Un altro indice numerico del successo è dato dalla sua "popolarità" su Internet, almeno nel senso dato ad essa da alcuni programmi specializzati, dove i risultati di italy.indymedia superano di gran lunga quelli ottenuti dai siti di grandi quotidiani italiani [5].
L'innegabile successo esterno ha corrisposto, col trascorrere degli anni, a un aumento di partecipazione interna: le liste di gestione del progetto, all'inizio una sola, si sono moltiplicate come pure i loro iscritti e l'elenco degli amministratori del sito ha superato spesso il centinaio di nominativi. Gli attivisti italiani di indymedia si sono riuniti periodicamente in assemblea in diverse città: Perugia, Firenze, Bologna, Milano, Roma, Genova e Torino, dove in centinaia hanno discusso (spesso in modo acceso) per giorni e notti intere sul funzionamento e sulle prospettive del progetto.

A partire dal 2004, parallelamente alla comparsa dei primi segni di "crisi" del movimento no-global, anche all'interno del gruppo più attivo nella gestione sono iniziati a comparire i problemi che, nei mesi successivi hanno portato all'allontanamento di alcuni degli attivisti che seguivano il progetto fin dall'inizio. Altro segnale di questa "crisi" è il fatto che gli ultimi due incontri si sono tenuti a ben due anni di distanza l'uno dall'altro. Dal 17 al 19 novembre 2006, in una assemblea tenuta a Torino, si è consumato l'atto conclusivo di questa prima fase della storia di italy.indymedia. I convenuti alla riunione hanno proposto (le assemblee di indymedia non hanno "poteri esecutivi") a tutti gli altri partecipanti al progetto di "chiudere per ricominciare", vale a dire di azzerare tutto l'esistente per costruire qualcosa di nuovo e, ovviamente, di migliore.
Dopo una accesa discussione, in dieci giorni sono arrivate sulle liste più di 600 messaggi, la decisione presa - con qualche inevitabile contrasto - è stata quella di "congelare" il sito, chiudere tutti gli strumenti di lavoro comune e ripartire da zero, iniziando cioè a discutere, da capo, del ruolo e del modo di fare informazione indipendente oggi e in Italia.
Contemporaneamente ai problemi "politici", indymedia deve risolverne anche uno di natura tecnica in quanto il computer che ha ospitato le sue pagine negli ultimi anni non è più disponibile e sicuramente non sarà facile trovare, per un sito scomodo come questo, una nuova collocazione.

La notizia della chiusura di italy.indymedia era stata anticipata da un articolo comparso sulla stampa ufficiale [6], mentre ancora non era stata presa alcuna decisione in merito, a riprova di quanto la fantasia di certi giornalisti scambi i propri desideri con la realtà. I media di stato hanno comunque trattato l'avvenimento "sottotono", limitandosi a dare la notizia ed a scrivere qualcuna delle solite stupidaggini.

In questi giorni sta andando avanti, attraverso tutti gli strumenti offerti dalla comunicazione elettronica, una sorta di "assemblea permanente" per definire in modo collettivo i prossimi passi da fare e per darsi delle scadenze.
Per il momento le ipotesi in campo sono diverse: alcuni hanno iniziato a discutere sulla possibilità di creare dei nodi locali autonomi che potrebbero, eventualmente, "federarsi" tra di loro. Altri, ma le due cose non sono necessariamente in contrasto, pensano che il sito potrebbe rinascere dandosi una impostazione simile a quella precedente, una volta apportati quei miglioramenti volti a risolvere i problemi esistenti.

Sicuramente è forte la voglia di rimettere al più presto in Rete uno strumento che, se sebbene costantemente nel mirino della repressione [7], è riuscito in questi anni ad offrire un potente megafono a singoli e gruppi sempre più imbavagliati in una società che, paradossalmente, si definisce "villaggio globale" ma dove ad avere la libertà di parola sono sempre e solo i pochi, soliti, noti. Indymedia è nata per rovesciare questo stato di cose e, in un modo o nell'altro, ha segnato una strada che difficilmente potrà essere cancellata.

Pepsy



Note

[1] Il testo completo si può leggere sulla pagina http://www.italy.indymedia.org
[2] Come è noto "Indymedia" (http://www.indymedia.org) è un progetto di comunicazione nato a Seattle nel 1999 in occasione delle proteste contro il WTO. In breve tempo si è trasformato in una rete globale formata da più di centro nodi locali diffusi in tutto il mondo.
[3] A questo link http://nero.noblogs.org/ "La vera storia della nascita di indymedia italia" il racconto dal punto di vista di uno dei suoi attivisti.
[4] Vedi "Umanità Nova" n.32 del 17/10/04.
[5] Una ricerca condotta (il 7/10/06) con gli strumenti disponibili sul sito http://www.marketleap.com/default.htm mostra che italy.indymedia.org è tra i siti web più popolari nella categoria "News Media".
[6] Vedi "il manifesto" del 19/11/06.
[7] Ci riferiamo alla recente indagine internazionale per offese al Papa. Vedi "Umanità Nova" n.16 dell'8/05/05 e n.33 del 22/10/06.

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