"La libertà di dire tutto esiste soltanto se la si rivendica di continuo" (R. Vaneigem)
Nella notte tra il 29 ed il 30 novembre scorso il sito web
"www.italy.indymedia.org" ha smesso di funzionare: è stata
bloccata la pubblicazione delle notizie e degli aggiornamenti e il suo
contenuto è stato "congelato" così com'era in quel
momento. Sulla "prima pagina" un breve scritto spiegava, ai visitatori
più distratti, alcune delle ragioni di questa sospensione:
"Indymedia-Italia a 6 anni dalla sua
nascita ha bisogno di ripensare il suo modo di essere media, e per
farlo ha bisogno di silenzio, di tacere, ha bisogno di ripartire senza
rete e di allargare la discussione a 360 gradi." [1]
Per il momento è ancora possibile accedere alle risorse
archiviate durante tutti questi anni ma, nel prossimo futuro, ci
potrebbero essere dei problemi a causa dello spostamento dei dati su
altri computer.
Il sito "congelato", nodo italiano del network globale Indymedia [2],
è on-line dal 2000 [3] ed ha avuto il suo battesimo di fuoco (in
tutti i sensi) durante i fatti del luglio 2001 a Genova uscendone, nel
bene e nel male, da protagonista. Dopo quegli avvenimenti è
diventato uno tra i più visitati del network e il sequestro dei
server ad opera del Fbi nell'autunno del 2004 [4] ha rafforzato
ulteriormente il suo ruolo centrale nel campo della comunicazione
indipendente in Italia.
Di fatto italy.indymedia è diventata il media di movimento
più utilizzato, gli attivisti fanno continuamente riferimento
alle sue pagine ed anche i meno pratici di computer ed Internet
conoscono il suo indirizzo e riconoscono la sua importante funzione di
collegamento e informazione. Naturalmente non tutti amano indymedia,
almeno a giudicare da quanti attacchi vengono riversati proprio sulle
sue pagine, ma si può ben dire che anche i suoi nemici non
riescono a sottrarsi al suo "fascino".
Per dare una idea dell'importanza raggiunta da questo mezzo di
comunicazione basti considerare che le statistiche, da prendere sempre
comunque con le molle, segnalavano che nel mese di ottobre 2006 (le
ultime disponibili) sono state visualizzate 7491984 pagine ad un totale
di 1140716 visitatori. Un altro indice numerico del successo è
dato dalla sua "popolarità" su Internet, almeno nel senso dato
ad essa da alcuni programmi specializzati, dove i risultati di
italy.indymedia superano di gran lunga quelli ottenuti dai siti di
grandi quotidiani italiani [5].
L'innegabile successo esterno ha corrisposto, col trascorrere degli
anni, a un aumento di partecipazione interna: le liste di gestione del
progetto, all'inizio una sola, si sono moltiplicate come pure i loro
iscritti e l'elenco degli amministratori del sito ha superato spesso il
centinaio di nominativi. Gli attivisti italiani di indymedia si sono
riuniti periodicamente in assemblea in diverse città: Perugia,
Firenze, Bologna, Milano, Roma, Genova e Torino, dove in centinaia
hanno discusso (spesso in modo acceso) per giorni e notti intere sul
funzionamento e sulle prospettive del progetto.
A partire dal 2004, parallelamente alla comparsa dei primi segni di
"crisi" del movimento no-global, anche all'interno del gruppo
più attivo nella gestione sono iniziati a comparire i problemi
che, nei mesi successivi hanno portato all'allontanamento di alcuni
degli attivisti che seguivano il progetto fin dall'inizio. Altro
segnale di questa "crisi" è il fatto che gli ultimi due incontri
si sono tenuti a ben due anni di distanza l'uno dall'altro. Dal 17 al
19 novembre 2006, in una assemblea tenuta a Torino, si è
consumato l'atto conclusivo di questa prima fase della storia di
italy.indymedia. I convenuti alla riunione hanno proposto (le assemblee
di indymedia non hanno "poteri esecutivi") a tutti gli altri
partecipanti al progetto di "chiudere per ricominciare", vale a dire di
azzerare tutto l'esistente per costruire qualcosa di nuovo e,
ovviamente, di migliore.
Dopo una accesa discussione, in dieci giorni sono arrivate sulle liste
più di 600 messaggi, la decisione presa - con qualche
inevitabile contrasto - è stata quella di "congelare" il sito,
chiudere tutti gli strumenti di lavoro comune e ripartire da zero,
iniziando cioè a discutere, da capo, del ruolo e del modo di
fare informazione indipendente oggi e in Italia.
Contemporaneamente ai problemi "politici", indymedia deve risolverne
anche uno di natura tecnica in quanto il computer che ha ospitato le
sue pagine negli ultimi anni non è più disponibile e
sicuramente non sarà facile trovare, per un sito scomodo come
questo, una nuova collocazione.
La notizia della chiusura di italy.indymedia era stata anticipata da un
articolo comparso sulla stampa ufficiale [6], mentre ancora non era
stata presa alcuna decisione in merito, a riprova di quanto la fantasia
di certi giornalisti scambi i propri desideri con la realtà. I
media di stato hanno comunque trattato l'avvenimento "sottotono",
limitandosi a dare la notizia ed a scrivere qualcuna delle solite
stupidaggini.
In questi giorni sta andando avanti, attraverso tutti gli strumenti
offerti dalla comunicazione elettronica, una sorta di "assemblea
permanente" per definire in modo collettivo i prossimi passi da fare e
per darsi delle scadenze.
Per il momento le ipotesi in campo sono diverse: alcuni hanno iniziato
a discutere sulla possibilità di creare dei nodi locali autonomi
che potrebbero, eventualmente, "federarsi" tra di loro. Altri, ma le
due cose non sono necessariamente in contrasto, pensano che il sito
potrebbe rinascere dandosi una impostazione simile a quella precedente,
una volta apportati quei miglioramenti volti a risolvere i problemi
esistenti.
Sicuramente è forte la voglia di rimettere al più presto
in Rete uno strumento che, se sebbene costantemente nel mirino della
repressione [7], è riuscito in questi anni ad offrire un potente
megafono a singoli e gruppi sempre più imbavagliati in una
società che, paradossalmente, si definisce "villaggio globale"
ma dove ad avere la libertà di parola sono sempre e solo i
pochi, soliti, noti. Indymedia è nata per rovesciare questo
stato di cose e, in un modo o nell'altro, ha segnato una strada che
difficilmente potrà essere cancellata.
Pepsy
Note
[1] Il testo completo si può leggere sulla pagina http://www.italy.indymedia.org
[2] Come è noto "Indymedia" (http://www.indymedia.org) è
un progetto di comunicazione nato a Seattle nel 1999 in occasione delle
proteste contro il WTO. In breve tempo si è trasformato in una
rete globale formata da più di centro nodi locali diffusi in
tutto il mondo.
[3] A questo link http://nero.noblogs.org/ "La vera storia della
nascita di indymedia italia" il racconto dal punto di vista di uno dei
suoi attivisti.
[4] Vedi "Umanità Nova" n.32 del 17/10/04.
[5] Una ricerca condotta (il 7/10/06) con gli strumenti disponibili sul
sito http://www.marketleap.com/default.htm mostra che
italy.indymedia.org è tra i siti web più popolari nella
categoria "News Media".
[6] Vedi "il manifesto" del 19/11/06.
[7] Ci riferiamo alla recente indagine internazionale per offese al
Papa. Vedi "Umanità Nova" n.16 dell'8/05/05 e n.33 del 22/10/06.