Umanità Nova, n.41 del 17 dicembre 2006, anno 86

La fine di un macellaio

 
È morto un boia. È morto in pace, nel suo letto. Graziato, evidentemente, da quel Dio che, in vita, ne ha benedetto le gesta. Che lo ha salutato, nella persona del papa polacco, sul balcone del palazzo presidenziale. Che ne ha sostenuto la guerra santa "contro il comunismo, contro l'anarchia", per la "libertà". Sì, certo, proprio per la libertà, per la libertà di uccidere e torturare in nome della civiltà e del libero mercato.
Non ha conosciuto l'onta del carcere, quel carnicero sporco del sangue delle sue vittime, anche se gli ultimi anni della sua vita maledetta sono stati segnati dal disprezzo e dall'infamia. E dall'onta, per sfuggire alle manette, di farsi passare per un vecchio e miserabile rincoglionito incapace di comprendere. Ce la siamo tolta la soddisfazione di vederlo tremante e vigliacco, di fronte al potere, lui che del potere è stato uno dei più feroci adepti. Quella piccola soddisfazione ce la siamo tolta. Almeno quella!
Pinochet, un volto che mostrava nella sua tetra immobilità quanto di disumano ci può essere in un buon patriota, in un buon cristiano, in un buon cittadino amante dell'ordine. Un ordine costruito sul terrore. E ancora ce li ricordiamo i compagni e le compagne fuggiti da quel mattatoio che era diventato il Cile, arrivati in Europa, in Italia, nelle nostre città, loro, con le famiglie, con i bambini. E con la paura negli occhi. Sfuggiti alla limpieza, all'orrore dello stadio di Santiago, alle mostruosità di villa Grimaldi, alle esecuzioni notturne, ai campi di concentramento nei deserti cileni. Noi li ricordiamo, anche per quanti sembrano volere, o dover dimenticare la brutalità esibita così impudicamente dai difensori della fede e della civiltà.
Vite spezzate, esistenze distrutte, il sogno collettivo di un mondo nuovo, più giusto e più umano, solidale con i diseredati e affrancato dallo sfruttamento yankee; un sogno schiacciato, quel drammatico 11 settembre 1973, dagli stivali di un esercito vigliacco e brutale. Comandato da ufficiali vigliacchi e brutali. Canaglie in divisa, esecutori degli ordini di altre canaglie, sedute nei consigli di amministrazione delle capitali finanziarie del "mondo libero".
È morto un boia. E questa morte, come tutte le morti, non ci arricchisce. Ma almeno non dovremo più sentire il tanfo insopportabile che quel fetido macellaio si portava appresso.

m.o.

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