Per chi ha la memoria un po' più lunga, sembra di essere tornati
ai tempi del referendum sul divorzio. O perlomeno il clima che il clero
sta cercando di riproporre è di nuovo quello: uno scontro
frontale e all'ultimo sangue fra due schieramenti trasversali, su
quella che altro non è che una banalissima, normalissima,
semplicissima battaglia combattuta in nome del buon senso. E anche in
nome di quel minimo di umana comprensione della quale tanto si fanno
vanto i preti, ma che così spesso, e così
abbondantemente, sembra loro fare difetto.
Sarà che debbono fare il loro mestiere - anche se per noi non
è che un incidente della storia - però, che razza di
mestiere, il loro! Impicciarsi, impicciarsi, impicciarsi. Sempre spinti
dall'imperativo morale, dalla sacra missione universalistica, di
interferire nella vita quotidiana della gente. E passi, se proprio
dovesse passare, per quanti ne condividono e ne accettano
l'autorità morale, ma perché volere determinare a tutti i
costi e condizionare l'esistenza anche di coloro, e non sono pochi, che
al loro magistero non intendono minimamente affidarsi?
Come spiegare altrimenti il sacro furore che sembra aver contagiato
tutta la gerarchia ecclesiastica, dall'ultimo prete di campagna fino al
conducator che siede in Vaticano, e che sta portando la polemica
politica a livelli, come dicevamo, da anni settanta? Basta osservare le
dichiarazioni infuocate, i commenti salaci, le continue invasioni di
campo di una chiesa frastornata ma all'attacco, i richiami all'ordine e
alla sacra obbedienza, il tentativo di incunearsi negli schieramenti
per trarre ancora una volta quei benefici che il prete ha sempre saputo
trarre dalla politica. Insomma, tutto l'armamentario classico con il
quale il clero intende continuare a condizionare e dirigere le scelte
cosiddette "etiche" – e che a noi paiono semplicemente questioni
di buon senso – che regolano i comportamenti della nostra
società.
Ma insomma, cosa è successo di così grave? Cosa si sta
preparando di così sconvolgente e immorale per il futuro nostro
e delle nuove, disgraziate generazioni?
È bastato che il governo, pressato da un'opinione pubblica molto
più avanzata dei suoi esponenti, e costretto a dire e a fare
"qualcosa di sinistra" pena la definitiva perdita dei residui consensi,
abbia accennato a proporre per il futuro un qualcosa che provi a
portare un po' di sicurezza all'interno dei nuclei familiari non
normati da vincoli giuridici civili o religiosi (insomma, decisamente
nulla di drammatico o sconvolgente) che apriti cielo!, ecco partire la
grancassa degli anatemi contro il laicismo imperante e i lamenti per
questo ulteriore passo verso la scristianizzazione di una
società che già deve fare i conti con l'incombente
pericolo islamico. Ecco quindi il cardinale Trujillo, ministro vaticano
della famiglia, che dopo aver intimato che "chi vuole i diritti degli
sposati si sposi" paventa che si attiveranno "nuove forme giuridiche
solo per andare incontro al capriccio di alcuni". E poi
«L'Osservatore Romano» che titola a tutta pagina "Un
sì ai progetti del Creatore, un no agli inganni del potere"; e
le grida sullo "sradicamento della famiglia" e sulla "spregevole
ipocrisia" di quanti siedono al governo e seguitano a chiamarsi
cattolici, il tutto condito, tanto per cambiare, dal solito invito a
non confondere il laicismo con la laicità, e quindi a non
togliere il crocefisso et similia da tutti gli uffici pubblici, pena la
definitiva perdita di quella identità cristiana che dovrebbe
essere il vero collante della nostra società. Con buona pace,
evidentemente, della Costituzione e di altre bazzecole.
Beh, che ci si debba agitare tanto per quel poco che il governo ha
buttato là, anche se quel poco è indubbiamente tanto per
quanti devono subire discriminazioni inaccettabili in conseguenza della
scelta di non apporre vincoli legali alla loro convivenza, mostra
ancora una volta come la chiesa, mascherando il secolare fastidio per
la libertà di coscienza dietro il comodo alibi dei principi
superiori, non intenda concedere alcunché sul piano delle
libertà individuali. Che poi tali principi portino a conseguenze
dolorose anche per chi è costretto a subirne gli effetti senza
condividerli, è questione di nessun conto. È il principio
che conta, è lui il fondamento dell'autorità e della
legittimità stessa della chiesa, e quindi guai a toccarlo,
perché "il principio non è negoziabile"! E anche se, dopo
tutto, si sta parlando solo di reversibilità di pensioni, di
contratti di affitto, di diritti affettivi, di alimenti ed
eredità – e finalmente non in modo punitivo per chi non
è "legalmente" sposato – questo non ha la minima
importanza. Volete la battaglia, miei cari laicisti mascherati da
laici? E battaglia sia, titola «L'Avvenire», e come
già con il referendum sulla procreazione assistita, preparatevi
a prendere, cristianamente, delle altre legnate.
Insomma, a quanto pare sarà dura riuscire a fare sì che
il "capriccio" di chi ha deciso di distôr gli amori dai profan
mercati abbia quel minimo di tutela formale e sostanziale che qualsiasi
coscienza civile – e umana, viene voglia di aggiungere –
gli dovrebbe garantire. E si preparano tempi difficili, ancora una
volta, per quanti ritengono giusto estendere il piano delle
libertà sociali. I preti, lo sappiamo, nonostante le loro
continue e insopportabili geremiadi, sono tuttora un elemento centrale
della nostra società, e non sarà agevole contrastarne
nuovamente i progetti repressivi e autoritari. Però,
ricordiamoci che già in altre occasioni si sono ammaccati il
grugno contro qualcosa di sorprendentemente più duro di loro. Da
parte nostra ci daremo da fare perché di sorprese simili, e di
simili ammaccamenti, se ne presentino ancora!
MoM