Uno degli aspetti rilevanti dei fatti di Oaxaca, già segnalata
su queste pagine, è stato sicuramente il supporto dato alla
rivolta popolare dai mezzi di comunicazione indipendenti e, in
particolare, l'operato di "Radio Universidad". Come è noto
questa emittente ha funzionato sia via etere, come una comune radio,
sia, grazie ad una vasta rete di "complicità", attraverso
Internet dove è stato possibile ascoltare in diretta da ogni
parte del mondo i momenti cruciali della lotta. Non è un caso
quindi che, proprio per contrastare questa emittente scomoda, fin dal
27 ottobre ha fatto la sua comparsa ad Oaxaca, "Radio Ciudadana", una
emittente "clandestina" (nel senso di non autorizzata) che diffondeva
messaggi a favore del Governatore e contro la Appo.
La sera del 29 novembre "Radio Universidad" ha cessato le trasmissioni:
"Questa sera è stata presa la
decisione di consegnare Radio Universidad, anche se non sappiamo le
condizioni nelle quali è avvenuta la consegna sappiamo che
questa è stata del tutto pacifica e senza scontri. (...) La
decisione è stata presa come segnale di distensione ma la lotta
continua e il fatto che non ci siano stati scontri non significa che il
popolo di Oaxaca non era disposto a difendere la radio."
Queste poche righe, pubblicate sul sito web della Radio, fanno
chiaramente intendere fra le righe le difficoltà attraversate da
un movimento di lotta che va avanti dal mese di maggio e che ha
già lasciato sul campo almeno una decina di compagni morti.
Il giorno dopo, pochi minuti prima della mezzanotte, ha avuto luogo la
cerimonia dell'insediamento del nuovo (e contestato) Presidente della
Repubblica. La giornata del 1 dicembre, data ufficiale del passaggio di
poteri, è stata costellata di manifestazioni di protesta sia a
Città del Messico che ad Oaxaca, dove ha sfilato, per l'ennesima
volta, la Sezione XXII del Sindacato degli Insegnanti, quella che ha
dato il via alla rivolta.
Lo stesso giorno sono riprese le trattative tra i rappresentanti della
APPO e le autorità, ma sono iniziati anche gli arresti dei
militanti più in vista del movimento, proseguite nei giorni
successivi fino al 4 dicembre quando, dopo una conferenza stampa
vengono arrestati due dei più noti esponenti della "Assemblea
Popolare dei Popoli di Oaxaca". Altri militanti della APPO sono
riusciti a riparare all'estero per evitare l'arresto. Intanto i
poliziotti fermati per l'omicidio di Brad Will sono stati rimessi in
libertà.
Il 4 dicembre cessa le sue trasmissioni anche "Radio Ciudadana" ed i
giornali ufficiali iniziano a scrivere che la situazione nello Stato di
Oaxaca è tornata alla normalità. Una normalità che
vede ancora in carcere le centinaia di persone arrestate negli scontri
del 25 novembre che si vanno ad aggiungere a quelle già
incarcerate nei mesi precedenti ed alle decine di "desaparecidos".
Negli stessi giorni la polizia, lentamente, inizia a ritirarsi da
Oaxaca continuando comunque con le perquisizioni, i fermi e la
repressione contro la popolazione. Il presidio permanente della APPO,
installato da 45 giorni davanti al Senato a Città del Messico,
viene circondato dalla polizia in assetto antisommossa.
Il 6 dicembre, una associazione di giornalisti messicani conferisce ad
Indymedia Messico e alla memoria di Brad Will un premio per il lavoro
di informazione svolto durante la rivolta di Oaxaca.
Un riconoscimento paradossale se si pensa alla carenza di informazione
odierna rispetto ai giorni più caldi della ribellione. La
chiusura di "Radio Universidad" ha fatto scomparire di nuovo dentro il
cerchio della disinformazione ufficiale gli avvenimenti di Oaxaca che,
per un breve momento, erano sembrati così vicini ed oggi sono
tornati ad essere così lontani.
Domenica 10 dicembre, mentre si stava svolgendo l'ennesima
manifestazione per chiedere la liberazione degli arrestati e notizie
degli "scomparsi", si è registrata una scossa di terremoto (4,2
scala Richter) con epicentro nello stato di Oaxaca...
Pepsy