Umanità Nova, n.41 del 17 dicembre 2006, anno 86

Rigassificatori
Le contraddizioni di Legambiente e WWF

 
La scelta governativa di costruire nuovi rigassificatori ha trovato importanti sostegni nelle due maggiori associazioni ambientaliste, Legambiente e WWF. Per Legambiente il gas dovrà svolgere "il ruolo di energia fossile di transizione verso l'uscita dalla dipendenza dai combustibili fossili. Questo perché il gas, rispetto ai derivati dal petrolio e ai prodotti carboniferi, presenta un minore impatto inquinante su scala locale (emissioni di ossidi di azoto e di ossidi di zolfo) e un minore impatto in termini di emissioni di anidride carbonica". Ne consegue che "se si vuole aumentare il contributo di gas alla produzione termoelettrica, occorre rendere meno rigido l'approvvigionamento metanifero, oggi affidato quasi per intero ai gasdotti che arrivano dalla Russia e dall'Algeria e nelle mani di un unico monopolista (l'Eni) e in particolare bisogna procedere alla realizzazione di alcuni terminal di rigassificazione" (documento dell'11/6/2006). Questa "scelta necessaria" è sostenuta anche dal WWF: "Tra l'opzione gas o carbone, sosteniamo la prima certamente, e ben venga la decisione di dotare il paese di impianti di rigassificazione, che consentirebbero di smarcarci dagli approvvigionamenti concentrati su pochi paesi. Nessun tabù o preclusione da parte del WWF quanto alla costruzione di rigassificatori in Italia," (comunicato del 28/8/2006)
Il gas come "meno peggio", dunque. Un'energia fossile meno inquinante di petrolio e carbone in grado di far transitare l'Italia fuori dalla dipendenza dai combustibili fossili.
I documenti di Legambiente e WWF sono chiari. Tanto chiari quanto deboli. Innanzitutto perché oggi non si vede alcuna transizione fuori dall'era dei combustibili fossili. Legambiente infatti è costretta a precisare che la scelta del gas deve essere compiuta "a valle di un forte e prioritario impegno [governativo] per il miglioramento dell'efficienza energetica e per lo sviluppo delle fonti rinnovabili a cominciare dal solare e dall'eolico" mentre per il WWF "è fondamentale che il Governo lavori alla definizione di un piano energetico per il paese, senza il quale qualunque scelta presente e futura rischia di svuotarsi di senso, rigassificatori compresi."
Peccato però che il governo si sia rifiutato di stilare un piano energetico che individui le effettive necessità del paese e programmi la maniera migliore per rintracciarle. "Perché non si può perdere tempo in discussioni" come ha sbrigativamente argomentato Bersani! È evidente che per il governo il gas non è una transizione verso un bel niente ma solo una fonte che assieme al carbone dovrà nei prossimi anni limitare l'utilizzo del petrolio nella generazione di energia elettrica. È sempre l'ineffabile Bersani che più volte negli ultimi mesi ha appoggiato i progetti di riconversione a carbone di alcune centrali ENEL.
Di fronte a questa situazione, ahimè tutt'altro che nuova, Legambiente e WWF avrebbero dovuto per lo meno vincolare il loro appoggio alla costruzione dei rigassificatori a scelte governative precise su fonti rinnovabili e risparmio energetico. Sarebbe stato il minimo visto il precedente dei governi di centro sinistra fine anni '90. Invece niente!
Ma le contraddizioni di questi ambientalisti istituzionali fino all'osso non finiscono qui. Ora che è evidente anche all'ultimo degli imbecilli che si vogliono costruire i rigassificatori non per diversificare le fonti di approvvigionamento ma per fare dell'Italia l'hub, lo snodo, del gas per il centro-nord Europa, gli ambientalisti dovrebbero prendere le distanze da questa politica. Ma anche sulla "opzione hub" Legambiente e WWF, in evidente difficoltà, tacciono.
Ma la posizione di Legambiente e WWF è estremamente debole anche perché nei loro documenti non si trova riferimento alcuno alla pericolosità dei rigassificatori e all'inquinamento da essi prodotto.
Legambiente e WWF ignorano il grande dibattito sviluppatosi negli ultimi anni in Nord America a seguito dei progetti di rigassificatori presentati negli Stati Uniti, in Canada e nel Messico. Dibattito che ha prodotto documenti di fonte governativa che negli Stati Uniti non hanno escluso la possibilità di incidente catastrofico e studi effettuati da autorevoli ricercatori che da anni si battono per denunciare i rischi del GNL (Gas naturale liquefatto). Per WWF e Legambiente invece il problema non esiste!
Come per loro non esiste neppure il problema dell'inquinamento prodotto dagli impianti di rigassificazione. Il movimento contro la costruzione di questi impianti ha recuperato un dato di fondamentale importanza che non può essere smentito perché di fonte insospettabile: la GNL Italia, società che gestisce l'unico impianto di rigassificazione attualmente funzionante in Italia, quello di La Spezia. Ebbene, nel rapporto su ambiente e sicurezza del 2001 la GNL Italia ammetteva l'emissione in atmosfera di 1,77 milioni di metri cubi di gas naturale, oltre a 77 tonnellate di NOx, 48 tonnellate di CO e 93mila tonnellate di CO2, un quantitativo enorme di inquinanti che probabilmente era pure sottostimato rispetto alla realtà visto che si trattava di un'autodenuncia che nessun organo ufficiale aveva controllato. È sintomatico che dal 2003 queste informazioni siano scomparse dai siti di GNL Italia e di Snam rete gas!
Possibile che associazioni ambientaliste dotate di grandi mezzi e forti di comitati scientifici di gran pregio non abbiano sentito la necessità di approfondire argomenti così delicati come la sicurezza e l'inquinamento.
A me pare molto strano. E a voi?

Indagator 

(I precedenti articoli sui rigassificatori sono apparsi su UN del 12 novembre e del 10 dicembre)

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