La scelta governativa di costruire nuovi rigassificatori ha trovato
importanti sostegni nelle due maggiori associazioni ambientaliste,
Legambiente e WWF. Per Legambiente il gas dovrà svolgere "il
ruolo di energia fossile di transizione verso l'uscita dalla dipendenza
dai combustibili fossili. Questo perché il gas, rispetto ai
derivati dal petrolio e ai prodotti carboniferi, presenta un minore
impatto inquinante su scala locale (emissioni di ossidi di azoto e di
ossidi di zolfo) e un minore impatto in termini di emissioni di
anidride carbonica". Ne consegue che "se si vuole aumentare il
contributo di gas alla produzione termoelettrica, occorre rendere meno
rigido l'approvvigionamento metanifero, oggi affidato quasi per intero
ai gasdotti che arrivano dalla Russia e dall'Algeria e nelle mani di un
unico monopolista (l'Eni) e in particolare bisogna procedere alla
realizzazione di alcuni terminal di rigassificazione" (documento
dell'11/6/2006). Questa "scelta necessaria" è sostenuta anche
dal WWF: "Tra l'opzione gas o carbone, sosteniamo la prima certamente,
e ben venga la decisione di dotare il paese di impianti di
rigassificazione, che consentirebbero di smarcarci dagli
approvvigionamenti concentrati su pochi paesi. Nessun tabù o
preclusione da parte del WWF quanto alla costruzione di rigassificatori
in Italia," (comunicato del 28/8/2006)
Il gas come "meno peggio", dunque. Un'energia fossile meno inquinante
di petrolio e carbone in grado di far transitare l'Italia fuori dalla
dipendenza dai combustibili fossili.
I documenti di Legambiente e WWF sono chiari. Tanto chiari quanto
deboli. Innanzitutto perché oggi non si vede alcuna transizione
fuori dall'era dei combustibili fossili. Legambiente infatti è
costretta a precisare che la scelta del gas deve essere compiuta "a
valle di un forte e prioritario impegno [governativo] per il
miglioramento dell'efficienza energetica e per lo sviluppo delle fonti
rinnovabili a cominciare dal solare e dall'eolico" mentre per il WWF
"è fondamentale che il Governo lavori alla definizione di un
piano energetico per il paese, senza il quale qualunque scelta presente
e futura rischia di svuotarsi di senso, rigassificatori compresi."
Peccato però che il governo si sia rifiutato di stilare un piano
energetico che individui le effettive necessità del paese e
programmi la maniera migliore per rintracciarle. "Perché non si
può perdere tempo in discussioni" come ha sbrigativamente
argomentato Bersani! È evidente che per il governo il gas non
è una transizione verso un bel niente ma solo una fonte che
assieme al carbone dovrà nei prossimi anni limitare l'utilizzo
del petrolio nella generazione di energia elettrica. È sempre
l'ineffabile Bersani che più volte negli ultimi mesi ha
appoggiato i progetti di riconversione a carbone di alcune centrali
ENEL.
Di fronte a questa situazione, ahimè tutt'altro che nuova,
Legambiente e WWF avrebbero dovuto per lo meno vincolare il loro
appoggio alla costruzione dei rigassificatori a scelte governative
precise su fonti rinnovabili e risparmio energetico. Sarebbe stato il
minimo visto il precedente dei governi di centro sinistra fine anni
'90. Invece niente!
Ma le contraddizioni di questi ambientalisti istituzionali fino
all'osso non finiscono qui. Ora che è evidente anche all'ultimo
degli imbecilli che si vogliono costruire i rigassificatori non per
diversificare le fonti di approvvigionamento ma per fare dell'Italia
l'hub, lo snodo, del gas per il centro-nord Europa, gli ambientalisti
dovrebbero prendere le distanze da questa politica. Ma anche sulla
"opzione hub" Legambiente e WWF, in evidente difficoltà,
tacciono.
Ma la posizione di Legambiente e WWF è estremamente debole anche
perché nei loro documenti non si trova riferimento alcuno alla
pericolosità dei rigassificatori e all'inquinamento da essi
prodotto.
Legambiente e WWF ignorano il grande dibattito sviluppatosi negli
ultimi anni in Nord America a seguito dei progetti di rigassificatori
presentati negli Stati Uniti, in Canada e nel Messico. Dibattito che ha
prodotto documenti di fonte governativa che negli Stati Uniti non hanno
escluso la possibilità di incidente catastrofico e studi
effettuati da autorevoli ricercatori che da anni si battono per
denunciare i rischi del GNL (Gas naturale liquefatto). Per WWF e
Legambiente invece il problema non esiste!
Come per loro non esiste neppure il problema dell'inquinamento prodotto
dagli impianti di rigassificazione. Il movimento contro la costruzione
di questi impianti ha recuperato un dato di fondamentale importanza che
non può essere smentito perché di fonte insospettabile:
la GNL Italia, società che gestisce l'unico impianto di
rigassificazione attualmente funzionante in Italia, quello di La
Spezia. Ebbene, nel rapporto su ambiente e sicurezza del 2001 la GNL
Italia ammetteva l'emissione in atmosfera di 1,77 milioni di metri cubi
di gas naturale, oltre a 77 tonnellate di NOx, 48 tonnellate di CO e
93mila tonnellate di CO2, un quantitativo enorme di inquinanti che
probabilmente era pure sottostimato rispetto alla realtà visto
che si trattava di un'autodenuncia che nessun organo ufficiale aveva
controllato. È sintomatico che dal 2003 queste informazioni
siano scomparse dai siti di GNL Italia e di Snam rete gas!
Possibile che associazioni ambientaliste dotate di grandi mezzi e forti
di comitati scientifici di gran pregio non abbiano sentito la
necessità di approfondire argomenti così delicati come la
sicurezza e l'inquinamento.
A me pare molto strano. E a voi?
Indagator
(I precedenti articoli sui rigassificatori sono apparsi su UN del 12 novembre e del 10 dicembre)