Umanità Nova, n.41 del 17 dicembre 2006, anno 86

Rigassificatore? No grazie!
Off shore a Livorno: silenzi, omissioni, forzature, ritardi

 
Il 16 dicembre si svolgerà a Livorno una manifestazione contro il rigassificatore offshore al largo delle coste pisano-livornesi. Vi proponiamo ampi stralci di un articolo, già comparso su un giornale locale, di due esponenti del Comitato contro il rigassificatore off shore di Livorno.

Il Governo italiano, in accordo con lo Stato algerino e la società Sonatrach, ha recentemente deciso di realizzare entro il 2009 il metanodotto Galsi che collegherà l'Algeria con l'Italia, attraverso la Sardegna e Piombino. L'investimento pari a due miliardi di dollari prevede un metanodotto di oltre 640 chilometri.
Il nuovo progetto, complessivamente di minore impatto ambientale e capace di fornire tutto il gas di cui la Toscana potrebbe eventualmente avere bisogno, fa cadere molti degli argomenti, credibili o no, dei fautori del rigassificatore offshore previsto al largo della costa di Tirrenia fra Pisa e Livorno e di quello previsto a Rosignano Solvay. L'opportunità della loro costruzione va quindi rivista radicalmente alla luce degli elementi nuovi e con la partecipazione dei cittadini che hanno il diritto di far pesare le proprie opinioni in queste questioni che riguardano direttamente il loro ambiente e la loro vita.
Per limitarci al progetto offshore, desta sconcerto il comportamento delle pubbliche autorità, fatto di silenzi, di omissioni, di forzature e di ambigui ritardi.
Ha destato perplessità venire a sapere a posteriori (...) che nell'estate 2002 il progetto di terminal offshore gas da costruire al largo delle coste livornesi era stato presentato all'ex-sindaco Lamberti dall'ing. Aldo Belleli già condannato dal GIP del Tribunale di Milano nell'ambito delle inchieste per "tangentopoli" e successivamente condannato in primo grado a tre anni di reclusione per bancarotta fraudolenta dal Tribunale di Mantova. Ha pure destato perplessità che lo stesso Lamberti, accolto entusiasticamente il progetto, ha impegnato il Comune di Livorno in un accordo con la società proponente l'impianto, senza che ci sia stata alcuna preventiva discussione da parte del Consiglio Comunale.
Ha poi destato perplessità che nessun organo competente abbia, ad esempio, mai speso una parola riguardo i rischi derivanti dalla sismicità della zona o riguardo ai danni derivanti dall'immissione in aria, ogni anno, di milioni di metri cubi di gas che contribuirebbero a inquinare l'ambiente e ad aumentare notevolmente l'effetto serra.
Il Comune di Livorno ha eluso la richiesta di referendum presentata da associazioni e cittadini.
Si è dato a intendere che l'allora già agonizzante Cantiere navale Fratelli Orlando (oggi chiuso) potesse trarre sostanziale giovamento dall'operazione. Si è dato per certo che le bollette del gas dei livornesi diminuirebbero del 10%: si dice che l'impianto permetterà la conversione a gas della centrale Enel di Livorno e quindi il miglioramento della qualità dell'aria cittadina, quando invece nessun documento attendibile comprova queste affermazioni.
Dopo il rilascio, nel febbraio 2006, dell'autorizzazione alla costruzione del progetto, furono raccolte 7.000 firme di cittadini che chiedevano adeguate indagini sulla sicurezza. In aprile, la Giunta regionale toscana decise di nominare una commissione internazionale di esperti per valutare la sicurezza del progetto.
Recentemente, mentre già si parla di prossimo inizio dei lavori del rigassificatore, il 1° novembre su "Il Tirreno" si afferma che la commissione "non si è ancora insediata ma ufficiosamente circolano gli identikit dei tre esperti che la formeranno". Pochi giorni dopo, il 4 novembre, ancora su Il Tirreno, un consigliere regionale afferma: "I nomi degli esperti? Se corrispondessero al vero, non sono del tutto convincenti".
Questi fatti parlano da soli. (...) 

Mario Martelli, Maurizio Zicanu del Comitato contro il rigassificatore off shore di Livorno

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