Il 16 dicembre si svolgerà a
Livorno una manifestazione contro il rigassificatore offshore al largo
delle coste pisano-livornesi. Vi proponiamo ampi stralci di un
articolo, già comparso su un giornale locale, di due esponenti
del Comitato contro il rigassificatore off shore di Livorno.
Il Governo italiano, in accordo con lo Stato algerino e la
società Sonatrach, ha recentemente deciso di realizzare entro il
2009 il metanodotto Galsi che collegherà l'Algeria con l'Italia,
attraverso la Sardegna e Piombino. L'investimento pari a due miliardi
di dollari prevede un metanodotto di oltre 640 chilometri.
Il nuovo progetto, complessivamente di minore impatto ambientale e
capace di fornire tutto il gas di cui la Toscana potrebbe eventualmente
avere bisogno, fa cadere molti degli argomenti, credibili o no, dei
fautori del rigassificatore offshore previsto al largo della costa di
Tirrenia fra Pisa e Livorno e di quello previsto a Rosignano Solvay.
L'opportunità della loro costruzione va quindi rivista
radicalmente alla luce degli elementi nuovi e con la partecipazione dei
cittadini che hanno il diritto di far pesare le proprie opinioni in
queste questioni che riguardano direttamente il loro ambiente e la loro
vita.
Per limitarci al progetto offshore, desta sconcerto il comportamento
delle pubbliche autorità, fatto di silenzi, di omissioni, di
forzature e di ambigui ritardi.
Ha destato perplessità venire a sapere a posteriori (...) che
nell'estate 2002 il progetto di terminal offshore gas da costruire al
largo delle coste livornesi era stato presentato all'ex-sindaco
Lamberti dall'ing. Aldo Belleli già condannato dal GIP del
Tribunale di Milano nell'ambito delle inchieste per "tangentopoli" e
successivamente condannato in primo grado a tre anni di reclusione per
bancarotta fraudolenta dal Tribunale di Mantova. Ha pure destato
perplessità che lo stesso Lamberti, accolto entusiasticamente il
progetto, ha impegnato il Comune di Livorno in un accordo con la
società proponente l'impianto, senza che ci sia stata alcuna
preventiva discussione da parte del Consiglio Comunale.
Ha poi destato perplessità che nessun organo competente abbia,
ad esempio, mai speso una parola riguardo i rischi derivanti dalla
sismicità della zona o riguardo ai danni derivanti
dall'immissione in aria, ogni anno, di milioni di metri cubi di gas che
contribuirebbero a inquinare l'ambiente e ad aumentare notevolmente
l'effetto serra.
Il Comune di Livorno ha eluso la richiesta di referendum presentata da associazioni e cittadini.
Si è dato a intendere che l'allora già agonizzante
Cantiere navale Fratelli Orlando (oggi chiuso) potesse trarre
sostanziale giovamento dall'operazione. Si è dato per certo che
le bollette del gas dei livornesi diminuirebbero del 10%: si dice che
l'impianto permetterà la conversione a gas della centrale Enel
di Livorno e quindi il miglioramento della qualità dell'aria
cittadina, quando invece nessun documento attendibile comprova queste
affermazioni.
Dopo il rilascio, nel febbraio 2006, dell'autorizzazione alla
costruzione del progetto, furono raccolte 7.000 firme di cittadini che
chiedevano adeguate indagini sulla sicurezza. In aprile, la Giunta
regionale toscana decise di nominare una commissione internazionale di
esperti per valutare la sicurezza del progetto.
Recentemente, mentre già si parla di prossimo inizio dei lavori
del rigassificatore, il 1° novembre su "Il Tirreno" si afferma che
la commissione "non si è ancora insediata ma ufficiosamente
circolano gli identikit dei tre esperti che la formeranno". Pochi
giorni dopo, il 4 novembre, ancora su Il Tirreno, un consigliere
regionale afferma: "I nomi degli esperti? Se corrispondessero al vero,
non sono del tutto convincenti".
Questi fatti parlano da soli. (...)
Mario Martelli, Maurizio Zicanu del Comitato contro il rigassificatore off shore di Livorno