Umanità Nova, n.41 del 17 dicembre 2006, anno 86

Tre giorni a Venaus tra festa, confronto, lotta
Fare del mondo un giardino

 
Tra l'8 e il 10 dicembre i No Tav si sono dati appuntamento a Venaus per la tre giorni di festa organizzata in occasione del primo anniversario della "riconquista" del paese occupato, circondato e reso inaccessibile dalla polizia in un inverno che nessuno in quest'angolo di Piemonte dimenticherà presto. Lo scorso anno, la giornata dell'8 dicembre fu il culmine di una rivolta che per tre giorni aveva bloccato strade, autostrade, ferrovie e paralizzato con lo sciopero generale la valle Susa. Era la risposta popolare allo sgombero violento del presidio che circondava dal 30 novembre le forze del disordine statale asserragliate nell'area dell'ex cantiere Sitaf e poi AEM alle porte di Venaus. Nonostante le cariche e la neve fitta migliaia e migliaia di persone scesero per i sentieri sino alla provinciale, aggirando dall'alto il blocco dei militari e tagliando e abbattendo le recinzioni.
Il ricordo di quelle giornate è più volte tornato negli interventi alle assemblee, nei momenti di festa, nei canti della lotta dove l'aria di vecchie canzoni partigiane si lega a parole diverse ma simili nello spirito di chi le canta tra i fuochi accesi per scaldarsi.
Il tempo non è stato clemente tra la pioggia battente del primo giorno e il vento gelido e tagliente del secondo: solo la domenica mattina ha regalato alcuni momenti di sole.
Nel tendone affittato per l'occasione c'era la folla della grandi occasioni per l'assemblea che ha aperto venerdì il programma politico della tre giorni. Al centro del dibattito i temi sul tappeto in questo fine anno che ha visto una significativa accelerazione delle manovre della lobby tavista che attraversa gli schieramenti ed è saldamente al potere, nonostante il ricambio sulle poltrone. Lo striscione posto a lato del palco "Non ci sono governi amici" era un muto ma importante ammonimento per quanti si susseguivano al microfono. La partita in questo momento è in una fase delicata, delicatissima: la manovra di spaccare il fronte istituzionale contro il Tav sta dando i primi risultati. I sindaci della Val Sangone, il territorio da cui oggi si vorrebbe far passare la prima tratta del Tav prima dello sbocco in Val Susa, non hanno aderito alla proposta degli amministratori della Bassa Valle Susa di partecipare al coordinamento dei sindaci e si presenteranno alla Conferenza dei servizi. D'altra parte anche i sindaci dell'Alta Valle Susa così come quelli della Gronda Ovest hanno dichiarato l'intenzione di partecipare alla Conferenza dei servizi, che, sebbene consenta alle amministrazioni locali di esprimere un parere, rimanda comunque la decisione al governo.
D'altro canto la scelta degli amministratori della Bassa Val Susa di affidare la trattativa all'Osservatorio guidato dall'ineffabile piazzista Mario Virano mostra tutti i limiti di un agire istituzionale che tenta di salvare la capra di Prodi ed i cavoli della Val Susa, con il prevedibile risultato che la capretta farà una scorpacciata.
Numerosi interventi hanno richiamato la necessità di evitare le trappole insite nell'accedere a tavoli di trattative che servono solo a prendere tempo ed a lavorare ai fianchi il movimento. Le ricette sono diverse: si va da chi vuole porre sul piano legale il problema dei numerosi conflitti di interesse di Mario Virano a chi propone di fare un passo in avanti, evitando l'arroccamento difensivo. In particolare la questione posta dal grave inquinamento delle acciaierie Beltrame a Bruzolo e dal prospettato raddoppio del Frejus rappresenteranno, assieme alla manifestazione in programma in Val Sangone, un importante banco di prova per il movimento.
In serata alla fiaccolata nonostante la fittissima pioggia c'erano alcune migliaia di persone che hanno attraversato le borgate di Venaus prima di tornare al presidio permanente che l'8 dicembre del 2005 è stato ricostruito sino a diventare un luogo caldo, sempre aperto e accogliente per tutti quelli che passano.
All'assemblea del giorno successivo i protagonisti sono stati i rappresentanti dei movimenti che si oppongono alla devastazione del territorio e delle risorse e beni comuni per un diverso modello di relazioni politiche e sociali. Quelli che "La Stampa" si è affrettata a battezzare come "Popolo del No" si sono invece sforzati di mostrare come i tanti no siano pieni di sì. Sono "sì" che preoccupano perché prefigurano modi di pensare la politica, la produzione, la partecipazione incompatibili con il disordine capitalista e con la pretesa di imposizione gerarchica di scelte non condivise.
Erano presenti esponenti dei movimenti No Mose, No Tav della Liguria e del Friuli, contro i rigassificatori, l'inquinamento da zinco, contro gli inceneritori, contro le mille nocività che trasformano il nostro paese in una discarica maleodorante e pericolosa. Quelli che si sono riuniti a Venaus in questo secondo fine settimana di dicembre avevano in comune non solo la difesa del proprio giardino ma la pretesa di fare di questo mondo un giardino. Il "Patto di Mutuo soccorso" tra le varie realtà ha visto crescere i propri aderenti nella convinzione che il reciproco sostegno nel rispetto delle diversità sia la strada da percorrere. Nell'assemblea sono emerse numerose proposte pratiche: dalla redazione di un bollettino di collegamento, alla decisione di dar vita ad una manifestazione nazionale, sino a quella di partecipare alle numerose iniziative in corso: da quella contro i rigassificatori della settimana successiva a Livorno ad un corteo contro il Tav a Bolzano in marzo sino ad una manifestazione da programmarsi a Venezia.
Per quanto riguarda i No Tav del Piemonte l'appuntamento è per metà gennaio: il ministro Di Pietro verrà ad Oulx e noi gli prepareremo un comitato di accoglienza degno del suo rango.
Nel suo intervento un noto esponente No Tav ha ricordato i lunghi minuti trascorsi davanti alla recinzione del cantiere l'8 dicembre dello scorso anno. In quei minuti di attesa il timore di venire spazzati via era forte come l'odore dei lacrimogeni sparati dai poliziotti. Poi, accanto a lui, una signora con un bel cappotto elegante, ha tirato fuori le forbici ed ha cominciato a tagliare la recinzione. Notando il suo sguardo la donna gli ha detto "sono sarta". In quel momento i timori sono svaniti ed ha compreso che ce l'avremmo fatta. 

Maria Matteo

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