Umanità Nova, n.41 del 17 dicembre 2006, anno 86

Prodi, Gavio e il Terzo Valico
Metti una sera a cena con Romano e Marcellino

 
Lino Balza, esponente di Medicina Democratica e attivo nel movimento contro l'Alta Velocità Tra Genova e Tortona, ci ha proposto questa narrazione tra il serio e il faceto della cena in onore del patron delle autostrade e fautore del Tav Marcellino Gavio. Una cena con un invitato di tutto riguardo: il presidente del consiglio Romano Prodi.

Nel corso della presentazione nell'affollatissima sala consiliare di Bussoleno del dossier di Medicina democratica sull'alta velocità, abbiamo rappresentato, nel sarcasmo generale, la cena di Prodi consumata la sera prima: uno spaccato impietoso della lobby politico imprenditoriale italiana, con personaggi da satira non in cerca d'autore.
Prodi che molla a Roma la Finanziaria cangiante ad ogni stormir d'Ulivo pur di fiondarsi ad Alessandria per festeggiare l'anniversario di un imprenditore. Il suo quarantennale da quando iniziò con uno scassato furgoncino di rifiuti. Un gesto di amicizia e non di omaggio al più potente costruttore di infrastrutture d'Italia e non solo, sovrano di grandi opere, dal ponte di Messina al Terzo valico ligure piemontese, dalla diga Mose di Venezia al TAV in Valle di Susa eccetera. Marcellino Gavio, premio Attila 2005.
Alla cena Gavio ha invitato Claudio Burlando, Mercedes Bresso, Alessandro Fagioli, Fabrizio Palenzona, cioè governatori e finanzieri, nonché una ventina di parenti poveri presidenti sindaci e onorevoli (Luigi Merlo, Paolo Filippi, Daniele Borioli, Mario Lovelli, Mara Scagni ecc.), nessuno in veste di amico d'infanzia ma lì per la stessa ragione. Tutti politici del centrosinistra. Senza che quelli del centrodestra si offendano perché riconoscono che Gavio non è un settario ma da sempre bipartisan, con un occhio di riguardo ai governanti di turno. Anche la sinistra detta radicale è assente, abituata ad astenersi.
Sono lì perché hanno un sogno in comune, "a dream", una missione comune. Raccogliere fondi. Di beneficenza? No… Cioè, sì… In un certo qual modo… Insomma, fondi per il Terzo valico ferroviario.
La cena, un menù da sogno, "a dream", è nel posto più "in" di Alessandria, un complesso alberghiero gigantesco, blindato, salone riservato a Gavio, Prodi e soci, le altre sale vuote, clienti alla porta, ma con quello che costa nessuna perdita economica, anzi. Eppoi, tra forze dell'ordine, tirapiedi, guardaspalle, scorte, giornalisti, portaborse e assimilabili, l'albergo è pieno zeppo lo stesso. Ancora di più nella campagna circostante. Povere coppiette.
Non sono lì in degustazione ma per raccogliere fondi per il Terzo valico, seduti attorno a Prodi, a distanza inversamente proporzionale al proprio peso politico. Tipo Cremlino.
Ecco che, appena dopo gli antipasti (mezzora solo per descriverli), l'agnolotto si impianta nel gargarozzo dei raccoglitori.
Prodi, al secondo bicchiere di Cortese di Gavi doc e al primo sorso di Barbera del Monferrato doc, risponde alle sollecitazioni: il Terzo valico non si può fare.
In coro: come no?
Perché la Provincia ha fatto oggi la tavola rotonda?
Che fine fa il retroporto di Gavio a Rivalta Scrivia, tutti quei miliardi? Dove imbottigliamo il vino del Monferrato?
E come fanno i camion delle ditte della Federtrasporti di Palenzona? (Palenzona è l'unico che continua a mangiare tranquillo n.d.r.).
E le cooperative rosse?
Il progresso non può fermarsi per qualche acquedotto distrutto o per qualche tonnellata di amianto nelle discariche.
Gaffe di Borioli: anzi miglioriamo lo smog eliminando i camion dalle autostrade.
Sibilo di Gavio: ma chi l'ha invitato quello lì.
Dobbiamo stare sul mercato.
Ci invaderanno di importazioni.
La Cina è vicina.
Sei rimasto al '68?
I cinesi amano le lanterne rosse (l'ho visto in un film) e Genova - se ghe pensu - ha la Lanterna: la preferiranno al canale di Panama raddoppiato.
Dobbiamo collegare Pechino a Rotterdam con i treni, pardon, con i camion.
Sorbole. Smettetela di parlare tutti assieme. Dice Prodi. Non ci sono soldi. L'ha detto anche Di Pietro. Non continuate tutti a chiedermi soldi, pazzi di italiani. Eppoi l'ha detto anche l'amministratore delegato delle ferrovie.
Scusi, Presidente, azzarda un giornalista, ma a dirla tutta Mauro Moretti ha detto anche che il Terzo valico è un'opera inutile, quando invece le linee ferroviarie già esistenti sull'Appennino costano poco.
Non so neanche chi sia 'sto Moretto, non l'ho nominato io. Utile o inutile a me interessa poco (se posso fare un favore all'amico Gavio, volentieri) ma se i soldi non ci sono, non ci sono. Padoa Schioppa è già nella merda. Berlusconi s'è mangiato tutto. Il governo non può tirar fuori tutti quei miliardi.
Ci sono i soldi della Comunità europea.
Aumentiamo i pedaggi autostradali, non solo la tassa di soggiorno.
E se aumentassimo anche i biglietti ferroviari?
Usiamo le liquidazioni dei lavoratori.
Aggiudicato. Ma i soldi non bastano, mastica Prodi.
Un po' ce li cerchiamo noi.
I privati non scuciono una lira.
Ma le banche sanno essere filantrope.
Cosa ci sta a fare sennò Palenzona (tranquillo sulla gallina con le castagne n.d.r) che ha un piede dappertutto.
A credito, un po' di debiti, qualcuno li pagherà. Si dice: a babbo morto.
Recuperiamo i cinque anni persi da Berlusconi.
Cominciamo a spendere: anche se l'opera non sarà terminata in trenta anni, chissenefrega. Riduciamo i costi iniziali: andiamo avanti per lotti funzionali, invece di due canne facciamo una canna sola…
Di queste cose si occupa la Turco col suo disegno di legge, fatevi quante canne volete come in parlamento, ma non durante la cena, sorseggia Prodi.
Canna per dire tunnel… binario unico…
Ma alla sicurezza non ci pensi?
Allora sostituiamo il Terzo valico con un tunnel tipo nastro trasportatore da Voltri a Lerma.
Ma no, costa troppo poco, semmai si fanno entrambi.
Prioritario è il terzo valico, incentiva anche il turismo: come propongono i liguri.
Ma cazzo dici, carichiamo i turisti sui carri merci?
Visto come si viaggia attualmente, fa poca differenza, sussurra un giornalista.
Questo qui vuole tornare alla panzana dell'alta velocità che consente a migliaia di genovesi di andare alla Scala di Milano e ad altrettanti milanesi al Carlo Felice di Genova.
Ci hanno riso dietro tutti.
Ora siamo passati dal trasporto alta velocità passeggeri al trasporto merci ad alta capacità: dal TAV al TAC.
Mi sono distratto, chi deve fare la TAC?
Uhm, a proposito, devo prenotare la mammografia.
Soccmel. Non si capisce più niente, sbadiglia Prodi.
Premio Attila 2006, interviene Palenzona (che ha già anticipato tutti sui dolci): a parte le cazzate che ho sentito, il Terzo valico lo realizziamo con i soldi che le banche (Unicredit e Carige) danno ai privati, che diventano gestori e titolari delle concessioni per un lungo periodo. Lo Stato ripaga le banche attraverso le tasse sulle merci e in più rimane proprietario dell'opera che alla scadenza delle concessioni gli resta.
Gli resta sul groppone piena di debiti, si lascia sfuggire un giornalista (subito cancellato dalla prossima lista di invitati).
Vabbè, dice Prodi, non mi tiro mai indietro. Non sono qui a rovinare la festa a Gavio. Diciamo che il Terzo valico è da fare (anche se non ho capito bene di cosa si tratta) ma non subito.
Tutti contenti sono passati ai piatti avanzati (ottima, a detta di tutti, la gallina alle castagne), brindisi e sghignazzata finale.
Alla quale non ha partecipato Mario Lovelli, deputato DS, che era al telefonino: sì pronto, sì, vota pure per me sulla finanziaria, sennò andiamo sotto, ho lasciato la mia scheda sullo scranno della Camera. Vuoi farmi perdere il gettone di presenza? Hai già votato per sette volte? Vota per l'ottava. Fai pure come fossi presente, Fai come gli altri. Io qua mi sto divertendo un mondo. Faccio gli interessi dei miei elettori. Cos'hai da ridere? Scusa, ti devo lasciare perché c'è un altro brindisi.
A Lovelli i concittadini attribuiranno il dono dell'ubiquità: d'altronde come sindaco di Novi Ligure… si era sempre fatto in due.
Con tanti abbracci finisce la cena, formalmente offerta da Gavio, in realtà dai contribuenti europei, soprattutto dai lavoratori italiani che il giorno dopo scioperavano contro lo scippo della liquidazione (TFR) destinato alle Grandi opere.
Non era forse uno degli imperativi categorici dell' "Italia romana" diventare un "Popolo di prodi"?
Infatti è diventata l'Italia di Romano Prodi.

Lino Balza

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