Lino Balza, esponente di Medicina
Democratica e attivo nel movimento contro l'Alta Velocità Tra
Genova e Tortona, ci ha proposto questa narrazione tra il serio e il
faceto della cena in onore del patron delle autostrade e fautore del
Tav Marcellino Gavio. Una cena con un invitato di tutto riguardo: il
presidente del consiglio Romano Prodi.
Nel corso della presentazione nell'affollatissima sala consiliare di
Bussoleno del dossier di Medicina democratica sull'alta
velocità, abbiamo rappresentato, nel sarcasmo generale, la cena
di Prodi consumata la sera prima: uno spaccato impietoso della lobby
politico imprenditoriale italiana, con personaggi da satira non in
cerca d'autore.
Prodi che molla a Roma la Finanziaria cangiante ad ogni stormir d'Ulivo
pur di fiondarsi ad Alessandria per festeggiare l'anniversario di un
imprenditore. Il suo quarantennale da quando iniziò con uno
scassato furgoncino di rifiuti. Un gesto di amicizia e non di omaggio
al più potente costruttore di infrastrutture d'Italia e non
solo, sovrano di grandi opere, dal ponte di Messina al Terzo valico
ligure piemontese, dalla diga Mose di Venezia al TAV in Valle di Susa
eccetera. Marcellino Gavio, premio Attila 2005.
Alla cena Gavio ha invitato Claudio Burlando, Mercedes Bresso,
Alessandro Fagioli, Fabrizio Palenzona, cioè governatori e
finanzieri, nonché una ventina di parenti poveri presidenti
sindaci e onorevoli (Luigi Merlo, Paolo Filippi, Daniele Borioli, Mario
Lovelli, Mara Scagni ecc.), nessuno in veste di amico d'infanzia ma
lì per la stessa ragione. Tutti politici del centrosinistra.
Senza che quelli del centrodestra si offendano perché
riconoscono che Gavio non è un settario ma da sempre bipartisan,
con un occhio di riguardo ai governanti di turno. Anche la sinistra
detta radicale è assente, abituata ad astenersi.
Sono lì perché hanno un sogno in comune, "a dream", una
missione comune. Raccogliere fondi. Di beneficenza? No…
Cioè, sì… In un certo qual modo… Insomma,
fondi per il Terzo valico ferroviario.
La cena, un menù da sogno, "a dream", è nel posto
più "in" di Alessandria, un complesso alberghiero gigantesco,
blindato, salone riservato a Gavio, Prodi e soci, le altre sale vuote,
clienti alla porta, ma con quello che costa nessuna perdita economica,
anzi. Eppoi, tra forze dell'ordine, tirapiedi, guardaspalle, scorte,
giornalisti, portaborse e assimilabili, l'albergo è pieno zeppo
lo stesso. Ancora di più nella campagna circostante. Povere
coppiette.
Non sono lì in degustazione ma per raccogliere fondi per il
Terzo valico, seduti attorno a Prodi, a distanza inversamente
proporzionale al proprio peso politico. Tipo Cremlino.
Ecco che, appena dopo gli antipasti (mezzora solo per descriverli), l'agnolotto si impianta nel gargarozzo dei raccoglitori.
Prodi, al secondo bicchiere di Cortese
di Gavi doc e al primo sorso di Barbera del Monferrato doc, risponde
alle sollecitazioni: il Terzo valico non si può fare.
In coro: come no?
Perché la Provincia ha fatto oggi la tavola rotonda?
Che fine fa il retroporto di Gavio a Rivalta Scrivia, tutti quei miliardi? Dove imbottigliamo il vino del Monferrato?
E come fanno i camion delle ditte della Federtrasporti di Palenzona?
(Palenzona è l'unico che continua a mangiare tranquillo n.d.r.).
E le cooperative rosse?
Il progresso non può fermarsi per qualche acquedotto distrutto o per qualche tonnellata di amianto nelle discariche.
Gaffe di Borioli: anzi miglioriamo lo smog eliminando i camion dalle autostrade.
Sibilo di Gavio: ma chi l'ha invitato quello lì.
Dobbiamo stare sul mercato.
Ci invaderanno di importazioni.
La Cina è vicina.
Sei rimasto al '68?
I cinesi amano le lanterne rosse (l'ho visto in un film) e Genova - se
ghe pensu - ha la Lanterna: la preferiranno al canale di Panama
raddoppiato.
Dobbiamo collegare Pechino a Rotterdam con i treni, pardon, con i camion.
Sorbole. Smettetela di parlare tutti
assieme. Dice Prodi. Non ci sono soldi. L'ha detto anche Di Pietro. Non
continuate tutti a chiedermi soldi, pazzi di italiani. Eppoi l'ha detto
anche l'amministratore delegato delle ferrovie.
Scusi, Presidente, azzarda un giornalista, ma a dirla tutta Mauro
Moretti ha detto anche che il Terzo valico è un'opera inutile,
quando invece le linee ferroviarie già esistenti sull'Appennino
costano poco.
Non so neanche chi sia 'sto Moretto,
non l'ho nominato io. Utile o inutile a me interessa poco (se posso
fare un favore all'amico Gavio, volentieri) ma se i soldi non ci sono,
non ci sono. Padoa Schioppa è già nella merda. Berlusconi
s'è mangiato tutto. Il governo non può tirar fuori tutti
quei miliardi.
Ci sono i soldi della Comunità europea.
Aumentiamo i pedaggi autostradali, non solo la tassa di soggiorno.
E se aumentassimo anche i biglietti ferroviari?
Usiamo le liquidazioni dei lavoratori.
Aggiudicato. Ma i soldi non bastano, mastica Prodi.
Un po' ce li cerchiamo noi.
I privati non scuciono una lira.
Ma le banche sanno essere filantrope.
Cosa ci sta a fare sennò Palenzona (tranquillo sulla gallina con le castagne n.d.r) che ha un piede dappertutto.
A credito, un po' di debiti, qualcuno li pagherà. Si dice: a babbo morto.
Recuperiamo i cinque anni persi da Berlusconi.
Cominciamo a spendere: anche se l'opera non sarà terminata in
trenta anni, chissenefrega. Riduciamo i costi iniziali: andiamo avanti
per lotti funzionali, invece di due canne facciamo una canna
sola…
Di queste cose si occupa la Turco col
suo disegno di legge, fatevi quante canne volete come in parlamento, ma
non durante la cena, sorseggia Prodi.
Canna per dire tunnel… binario unico…
Ma alla sicurezza non ci pensi?
Allora sostituiamo il Terzo valico con un tunnel tipo nastro trasportatore da Voltri a Lerma.
Ma no, costa troppo poco, semmai si fanno entrambi.
Prioritario è il terzo valico, incentiva anche il turismo: come propongono i liguri.
Ma cazzo dici, carichiamo i turisti sui carri merci?
Visto come si viaggia attualmente, fa poca differenza, sussurra un giornalista.
Questo qui vuole tornare alla panzana dell'alta velocità che
consente a migliaia di genovesi di andare alla Scala di Milano e ad
altrettanti milanesi al Carlo Felice di Genova.
Ci hanno riso dietro tutti.
Ora siamo passati dal trasporto alta velocità passeggeri al trasporto merci ad alta capacità: dal TAV al TAC.
Mi sono distratto, chi deve fare la TAC?
Uhm, a proposito, devo prenotare la mammografia.
Soccmel. Non si capisce più niente, sbadiglia Prodi.
Premio Attila 2006, interviene Palenzona (che ha già anticipato
tutti sui dolci): a parte le cazzate che ho sentito, il Terzo valico lo
realizziamo con i soldi che le banche (Unicredit e Carige) danno ai
privati, che diventano gestori e titolari delle concessioni per un
lungo periodo. Lo Stato ripaga le banche attraverso le tasse sulle
merci e in più rimane proprietario dell'opera che alla scadenza
delle concessioni gli resta.
Gli resta sul groppone piena di debiti, si lascia sfuggire un giornalista (subito cancellato dalla prossima lista di invitati).
Vabbè, dice Prodi, non mi tiro
mai indietro. Non sono qui a rovinare la festa a Gavio. Diciamo che il
Terzo valico è da fare (anche se non ho capito bene di cosa si
tratta) ma non subito.
Tutti contenti sono passati ai piatti avanzati (ottima, a detta di
tutti, la gallina alle castagne), brindisi e sghignazzata finale.
Alla quale non ha partecipato Mario Lovelli, deputato DS, che era al
telefonino: sì pronto, sì, vota pure per me sulla
finanziaria, sennò andiamo sotto, ho lasciato la mia scheda
sullo scranno della Camera. Vuoi farmi perdere il gettone di presenza?
Hai già votato per sette volte? Vota per l'ottava. Fai pure come
fossi presente, Fai come gli altri. Io qua mi sto divertendo un mondo.
Faccio gli interessi dei miei elettori. Cos'hai da ridere? Scusa, ti
devo lasciare perché c'è un altro brindisi.
A Lovelli i concittadini attribuiranno il dono dell'ubiquità:
d'altronde come sindaco di Novi Ligure… si era sempre fatto in
due.
Con tanti abbracci finisce la cena, formalmente offerta da Gavio, in
realtà dai contribuenti europei, soprattutto dai lavoratori
italiani che il giorno dopo scioperavano contro lo scippo della
liquidazione (TFR) destinato alle Grandi opere.
Non era forse uno degli imperativi categorici dell' "Italia romana" diventare un "Popolo di prodi"?
Infatti è diventata l'Italia di Romano Prodi.
Lino Balza