Umanità Nova, n.41 del 17 dicembre 2006, anno 86

Gli sceriffi del governo
La parata dei poliziotti e l'Unione degli amanti della galera


"Di tutte le forme di oppressione, quella delle leggi è la più odiosa"
(Condorcet)

Lo stalinista Giorgio Napolitano nel 1956 stava dalla parte degli assassini in divisa (con la divisa dell'Armata Rossa) che massacravano i lavoratori ungheresi insorti a Budapest. Nel 1968 stava dalla parte degli assassini in divisa (sempre con la divisa dell'Armata Rossa) che invadevano la Cecoslovacchia e mettevano fine alle brevi speranze della Primavera di Praga. Dato che il lupo perde il pelo, ma non il vizio, ha pensato bene di aprire la sua carriera di presidente della repubblica concedendo la grazia a I. L., un poliziotto di Cesena che aveva ucciso a Rimini un automobilista dopo averlo inseguito a lungo e che, nonostante una condanna per omicidio volontario, così dopo meno di due anni di carcere potrà tornare in libertà
Il PCI/PDS/DS gli sbirri li ha sempre amati. Negli Anni Settanta sono stati proprio gli esponenti di quel partito a mettere in giro la leggenda urbana - tuttora di grande successo - dei bassi stipendi dei poliziotti presentandoli come dei poveracci che andavano in giro a rischiare la vita per una miseria (anche se in realtà già dagli inizi degli anni Sessanta col primo Governo Fanfani i salari dei poliziotti "di truppa" erano stati equiparati a quelli dei maestri elementari ed i "graduati" ovviamente guadagnavano molto di più). Il risultato è che attualmente poliziotti, carabinieri, finanzieri etc. sono tra i dipendenti pubblici più pagati: prima dell'ultimo rinnovo contrattuale (che per le forze dell'ordine ha comportato un aumento lordo di 256 euro al mese contro i 90 circa degli altri statali), uno sbirro nel suo primo anno di servizio prendeva tra stipendio ed indennità varie circa 1800 euro al mese. L'Italia, inoltre, è letteralmente piena di sbirri: secondo l'OCSE (che peraltro non mette nel conto i carabinieri considerati forza militare), con una densità di 559 agenti ogni 100mila abitanti, siamo il paese con più poliziotti al mondo dopo Cipro e il Kuwait. La cosa più sconcertante, però, è stato il silenzio dei cosiddetti progressisti di fronte agli abusi delle forze di polizia, denunciati da tempo anche da organizzazioni come Amnesty International che nei suoi rapporti annuali non manca mai di ricordare i maltrattamenti, le torture e le sistematiche violazioni dei diritti umani che avvengono nelle questure, nei commissariati e nelle carceri italiane.
Tanto amore per gli sbirri non è (purtroppo per gli stalinisti) molto ricambiato, almeno a giudicare dalla manifestazione organizzata dai sindacati autonomi della polizia il 4 dicembre, che si è trasformata rapidamente in una manifestazione antiGoverno Prodi ed antisinistra in genere, con tanto di slogan fascistoidi e di vari noti criminali fascisti (a partire da Gianfranco Fini) presenti in piazza sin dall'inizio del corteo. Anche se la cifra di 70mila partecipanti dichiarata dagli organizzatoti non è molto credibile (visto che in Italia ci sono circa 600mila appartenenti alle forze dell'ordine e se veramente a Roma ce ne fossero stati 70mila, vorrebbe dire che uno su 8 di loro si sarebbe preso il giorno libero apposta), la manifestazione del 4 dicembre è stata una prova di forza che non può che inquietare. Pur essendo stata convocata contro la Finanziaria, tutte le cronache concordano nel sottolineare che i temi economici erano molto in secondo piano rispetto a quelli politici e soprattutto alle grida contro il presunto garantismo dell'Unione.
In realtà, l'Unione è garantista solo nelle fantasie dei più ingenui tra i suoi sostenitori. Già ai tempi dell'approvazione dell'indulto, gli stalinisti del PdCI e i giustizialisti dell'Italia dei Valori assieme ai tristissimi girotondini e ad alcuni tra i più popolari opinion maker ulivisti (come il becero Marco Travaglio, l'ex allievo prediletto dell'ultrareazionario Indro Montanelli diventato al pari del suo maestro uno degli idoli del "popolo di sinistra"), erano stati dalla parte dei nemici del provvedimento di clemenza in compagnia dei forcaioli di AN e della Lega.
I partiti dell'Unione in genere cavalcano in ogni parte d'Italia le peggiori campagne pornosecuritarie. Lo stile Kofferati ("legalità e ordine prima di tutto!") ha fatto scuola e a Bari e a Perugia i sindaci ulivisti chiedono senza ritegno alle forze di polizia di organizzare delle vere e proprie "crociate antidroga", mentre a Torino il sindaco Kiamparino ha addirittura offerto alla Questura i "suoi" impiegati comunali per poter far tornare "nelle strade" gli sbirri attualmente utilizzati in incarichi amministrativi e questo per far fronte ad un allarme criminalità semplicemente inesistente dato che il numero dei delitti denunciati nel capoluogo piemontese negli ultimi mesi anche se leggermente in aumento rispetto al 2005 è comunque molto inferiore ai tassi di criminalità di dieci o vent'anni fa e al di sotto della media delle grandi città europee.
In provincia, è spesso il PdCI a guidare le più bieche campagne "legge ed ordine", come succede a Pisa dove sono proprio gli esponenti del partito di Kossutta a lanciare le grida d'allarme per il presunto degrado di quartieri come il Centro Storico e Sant'Antonio che hanno l'unico neo di essere due tra le zone più multietniche della città toscana.
In questo contesto non stupisce che dopo l'infinita serie di annunci del povero ministro socialdemocratico Ferrero sulla prossimissima abrogazione della Legge Fini sulle droghe, i capi unionisti abbiano deciso di dare via ad "un'indagine conoscitiva congiunta delle commissioni Sanità e Affari Sociali di Senato e Camera sul fenomeno delle tossicodipendenze". Secondo la proposta avanzata dal presidente della commissione Sanità del Senato, Ignazio Marino, e dalla presidente del gruppo Ulivo, Anna Finocchiaro, e prontamente benedetta dal presidente di Palazzo Madama, Franco Marini, i lavori della Commissione di indagine dovrebbero concludersi nel giro di sei, otto mesi e dovrebbero costituire una "i lavori della Commissione di indagine nel giro di sei, otto mesi". In soldoni, questo significa che l'ultraproibizionista Legge Fini non si tocca, anche se la sua abrogazione fa parte del citatissimo programma ufficiale della coalizione di Prodi ed anche se in campagna elettorale i candidati dell'Unione avevano spergiurato che sarebbe stata abolita "nei primi cento giorni". Mentre migliaia di persone continueranno a subire i devastanti effetti della legge liberticida voluta dal fascista Fini, lo scopo di questa commissione è palesemente quello di perdere tempo, visto che sull'uso delle droghe nel nostro paese esistono decine di studi e ricerche e quindi i suoi lavori si prolungheranno per mesi senza aggiungere nulla di nuovo a quanto già si sa. È comunque raccapricciante sapere che uno degli "elementi dell'indagine riguarderà la valutazione del sistema sanzionatorio previsto dalla legge Fini-Giovanardi ed il confronto con le legislazioni degli altri paesi dell'Unione Europea" che come ha opportunamente sottolineato il Forum Droghe "è come se di fronte alla pena di morte si volesse cincischiare sulla ricerca dei dati sul funzionamento della ghigliottina o della sedia elettrica".
Tra l'altro, con l'avvio di questa in utilissima indagine si è concretizzata una proposta analoga avanzata poche settimane prima a Montecitorio dall'onorevole-psichiatra Luigi Cancrini, dei Comunisti Italiani. Cancrini era stato nel 1980 uno dei fondatori della LENAD, la Lega Nazionale AntiDroga a cui aderivano molti pezzi grossi del PCI soprattutto dell'area kabulista e di quella migliorista e che voleva per l'Italia una legge antidroga analoga a quelle allora vigenti nelle dittature marxiste dell'Europa dell'Est, con pene molto più alte, cure coatte per i "drogati" e soprattutto nessuna distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti. Adesso con la Legge Fini per la semplice detenzione di sostanze si può arrivare a vent'anni di galera (una pena molto più elevata di quelle previste per stupro o per tentato omicidio), alle vittime del proibizionismo viene lasciata come unica scelta quella tra il carcere e la comunità e, soprattutto, per la legge la cannabis è totalmente equiparata ad eroina e cocaina. Come nel resto del mondo succede solo in Cina, Vietnam, Cuba, Corea del Nord e Bulgaria...

robertino

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