Umanità Nova, n.41 del 17 dicembre 2006, anno 86

La chiesa e le sette: guerra tra bande
Squadra antisatanista della PS (e del Vaticano)

 
Da La Stampa, il quotidiano di Torino, apprendiamo che il capo della polizia, Gianni De Gennaro, ha dichiarato guerra alle sette sataniche. De Gennaro, evidentemente più esperto di repressione violenta e creazione di climi cileni che non di gruppi occulti, per questa nuova ed eroica impresa ha chiesto la collaborazione della "santa sede", la quale avrebbe messo a disposizione degli investigatori il proprio "servizio anti-sette occulte".
Dopo le vicende legate alla attività delle "Bestie di satana", gruppo attivo in provincia di Varese e responsabile di alcuni omicidi e di istigazione al suicidio di almeno un paio di persone, sembrerebbe, quindi, che le "sette occulte" siano coinvolte in un'escalation di violenza di tale proporzione da dover allarmare governo e polizia.
La notizia potrebbe essere poco interessante, se non fosse per alcuni elementi non secondari che vanno messi in evidenza.
Se da una parte è scontato che la polizia si interessi di atti criminosi, la cura dedicata alle sette deve assolutamente attirare la nostra attenzione, soprattutto nel momento in cui la chiesa cattolica viene tirata in ballo come esperta in materia. Se l'obiettivo di questa inquietante task-force (preti e poliziotti insieme potrebbero preoccupare più di un satanista cocainomane) è quello di analizzare e conoscere bene l'attività delle sette, per prevenire eventuali crimini, ritengo che non sarà facile per gli esimi esperti individuare correttamente (cioè con criteri inoppugnabili) i propri obiettivi.
La stessa definizione di setta rischia, infatti, di essere complicata: non è possibile indicare come setta un gruppo ristretto di persone. Altrimenti una qualsiasi associazione potrebbe essere una setta (i latini chiamavano "sette" le scuole filosofiche). Forse è possibile definire come setta un gruppo ristretto di persone che coltiva una mentalità chiusa ed "eccentrica". In ogni caso è assolutamente soggettivo stabilire quali teorie possano essere irrazionali e quali non lo siano, quando si entra nel campo aleatorio delle spiritualità. Potremmo allora puntare l'attenzione sul comportamento che gli individui della setta tengono, con riguardo all'abbigliamento, alle modalità di predicazione, ai rituali. Eppure anche in questo campo mi sembra arbitrario tracciare distinzioni tra chi adora il dio sole abbronzandosi otto ore al giorno per tre mesi l'anno, chi vede Geova come un ganzo da lodare svegliando il prossimo la domenica mattina alle 9, chi per far piacere a jahvè piange contro un muro a Gerusalemme e chi diffonde incenso in una chiesa, portando al collasso cardiocircolatorio dei poveri bambini costretti a fare la prima comunione: i rituali religiosi sono tutti assolutamente singolari, strani, irrazionali, tradizionali, automatici. Come distinguere tra l'uno e l'altro?
Potremmo allora intendere per setta un partito (o fazione) che antepone i propri interessi a quelli generali, ma si capisce come questa definizione individui più l'attitudine di Forza Italia che quella delle Bestie di satana. Per non parlare di tutti gli altri partiti politici, le chiese, le squadre di calcio, ecc. ecc.
Allora è la faziosità che connota una setta? Anche qui possiamo con facilità dimostrare come qualsiasi parlamento sia settario, qualsiasi religione, qualsiasi partito politico, qualsiasi essere umano.
Potremmo sintetizzare e dire che si intende per setta un gruppo "ristretto" di persone che, con mentalità faziosa, antepone i propri interessi a quelli generali, comportandosi in maniera diversa dalla maggioranza delle persone. Eppure sappiamo che, dal punto di vista epistemologico, sommare una serie di definizioni imprecise non può darci una teoria convincente.
Dunque, chi saranno i bersagli di preti e sbirri: i predicatori di irrazionalità e superstizione, coloro che riducono l'umanità ad una minorità culturale che sempre abbisogna dello psicodramma del rituale religioso per reggere alle fatiche del vivere e alla certezza della morte? O semplicemente chi, setta o non setta, commette dei crimini?
Probabilmente con la scusa dei criminali, chiesa e stato cercheranno di mettere i bastoni tra le ruote a tutti coloro che non rientrano nell'ortodossia cristiano-cattolica.
Se, infatti, dovesse fungere da guida il principio della punizione di coloro che abusano della credulità popolare, allora la prima setta da tener d'occhio sarà proprio la chiesa cattolica, i cui movimenti spiritualisti (neocatecumenali, rinnovamento nello spirito, focolarini) devastano psicologicamente i propri aderenti, creando loro una visione del mondo che confonde puntualmente tra carisma e patologia, tanto che in queste comunità assurgono a livello di veri e propri leader religiosi degli psicolabili di prim'ordine.
La chiesa cattolica è la prima responsabile di una diffusa mentalità irrazionale e infantile, che genera quella superstizione che nutre ogni sorta di aggregazione sociale. I satanisti d'ogni risma, quindi, hanno un profondo debito di gratitudine nei confronti dei cristiani: sono questi ultimi, infatti, che hanno combattuto con ogni violenza possibile tutti coloro che hanno cercato di emancipare se stessi e gli altri dalla sudditanza alla sragione dei credenti.
Anche i cristiani, però, devono ringraziare i satanisti: una superstizione, infatti, nutre l'altra, per cui ogni dio ha bisogno del suo opposto, ogni bene vuole un male, ogni dio buono necessita di un dio cattivo per giustificare le incongruenze del "creato".
Per la stessa mentalità manichea, ogni Bush ha bisogno di un Bin Laden, e i potenti ben hanno capito come l'opposizione polare tra bene e male, fondata su categorie misticheggianti e arbitrarie, condanni l'umanità ad un'oscillazione esistenziale, ad un moto perpetuo cui mai la ragione è in grado di mettere fine attraverso la rinuncia all'instabilità emotiva della cultura spiritualista e di cui il conflitto tra chiese è dinamica processuale, più che distruzione di uno dei due contendenti. La chiesa, creatrice di satana, non potrà mai distruggerlo senza procurargli un degno erede.
La chiesa combatte il proprio nemico, quindi, per ricordarne l'esistenza e giustificare la propria, e per continuare a terrorizzare i semplici di spirito con il terrore delle fiamme dell'inferno, della cui esistenza le malefatte di quattro metallari psicopatici (ce ne sono di normali e non satanisti,ovviamente) sono prova "inoppugnabile". Parlare di satana, allora, per illuminare dio, in un gioco per il quale il solo sospetto dell'esistenza del male è dimostrazione della verità e presenza del bene. La logica sottesa ad ogni operazione di persecuzione delle "sette" è quella di avvalorare i settari al potere, senza riuscire mai a mettere in discussione i meccanismi psicologici che fanno sì che tanta parte dell'umanità rinunci a ragionare in termini antropologici nel suo rispondere alla domanda: che cos'è l'uomo?
Vorrei fare un esempio di quanto ho affermato: don Aldo Buonaiuto, coordinatore del "numero verde-servizio anti-sette occulte", ausiliare di polizia giudiziaria e consulente tecnico della Magistratura, ha scritto un libro, "le mani occulte", in cui affronta il problema delle sette, appunto.
Recensendo il libro, "il quotidiano.it", giornale di Ascoli Piceno, scrive: "Tale fenomeno (quello delle sette sataniche, cioè) fa leva sulla fragilità, sullo smarrimento interiore e l'ignoranza delle persone, soprattutto fra le giovani generazioni, alimentando una cultura di morte, di odio e di sangue sullo sfondo di un relativismo dilagante e di un movimento di comodo, il New Age".
Mentre ci si guarda bene dal dire che fragilità, smarrimento interiore, e ignoranza sono il frutto della mentalità superstiziosa che per millenni i cattolici e le religioni tutte hanno imposto agli esseri umani, si tira un tremendo colpo basso ad un movimento, quello new age, che per quanto irrazionale e sconcertante non può certo essere paragonato sic et simpliciter ad una accolita di satanisti. Il gioco, però, come sostengo, è proprio questo: criminalizzare le altre spiritualità e usarle per rafforzare l'identità cattolica. Non per nulla il giornalista inizia l'articolo scrivendo: "In molti modi si può 'servire nella vigna del Signore' quando si è chiamati ad impegnare la propria esistenza per l'avvento del Regno di Dio. Don Aldo Buonaiuto dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII per raggiungere questo obbiettivo ha scelto anche un forte impegno sociale legato ad una tenace battaglia contro un fenomeno che tristi e drammatici eventi hanno reso quanto mai attuale: la lotta contro il satanismo ed i suoi efferati crimini".
Servire nella vigna del signore, impegnarsi per l'avvento del regno di dio… Parole senza senso, deliranti quanto quelle dell'occultista più convinto. Dio e satana, ancora una volta, si stringono la mano nella comune battaglia contro l'emancipazione degli esseri umani. 

Paolo Iervese

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