L'incidente ferroviario dello scorso 13 dicembre in Trentino, con
ancora due macchinisti morti, ha riproposto il problema della sicurezza
in ferrovia, sulla scia di una lunga serie di eventi tragici e,
purtroppo, luttuosi. Ma quel che è accaduto nei pressi di Avio,
sulla linea del Brennero, ha aperto una pagina nuova e molto
inquietante.
Uno dei due treni scontratisi, infatti, trasportava materiale
fortemente nocivo e pericoloso, si tratta di metilene di fenil iso
fenato, una sostanza molto simile a quella che nel 1984 provocò
l'esplosione di Bophal, in India, che causò 20.000 morti e
decine di migliaia di feriti e gente contaminata. La denuncia proviene
direttamente da fonte istituzionale, e precisamente da quel Bertolaso,
capo della protezione civile.
In Italia, e non solo, sono molte le sostanze pericolose che vengono
trasportate in treno; i binari sono di gran lunga considerati le vie
più sicure per spostarle; quasi tutti i grossi impianti
industriali sono dotati di raccordi per fare entrare carburanti, ogni
genere di liquidi infiammabili, e sostanze da impiegare in produzione
(come l'ammoniaca), o fare uscire scorie, rifiuti, scarti di produzione
altamente nocivi e tossici, che poi i treni trasportano nei luoghi
adibiti allo stoccaggio.
Spesso intere linee o tratti di esse restano in esercizio solo in
virtù di questa funzione di sicurezza rivestita. Quando si
trovano alternative, allora i treni si fermano; ma l'alternativa non
è mai la strada, in genere sono oleodotti o discariche vicino
alle zone di produzione delle sostanze nocive.
I cittadini sono ignari di questi trasporti; i treni attraversano
centri abitati e stazioni come fossero delle bombe, ma in genere tutto
il sistema di sicurezza che circonda tali trasporti eccezionali,
funziona, o almeno ha funzionato. Uno dei casi più eclatanti
emersi negli ultimi anni, fu senz'altro quello dei treni carichi di
scorie nucleari, che furono avversati dalle popolazioni del nord
Italia, ed ostacolati nel loro percorso.
La questione posta dall'incidente del 13 dicembre è quella della
progressiva caduta dei livelli di sicurezza che avevano sino ad oggi
garantito su possibili incidenti dalle conseguenze veramente disastrose
per il territorio e chi ci vive. Con la progressiva avanzata della
deregolamentazione; con i tagli al personale, alla manutenzione delle
linee e dei mezzi; con i forti ritardi sull'applicazione dei sistemi
SCMT e SSC sulle tratte ferroviarie, per garantire la fermata del treno
in caso di anomalie; con l'insistenza con la quale si percorre la
strada incosciente dell'agente unico e dell'agente solo, attraverso
sistemi come il Vacma, che rappresentano una vera minaccia alla
capacità dell'uomo di gestire con serenità e
razionalità il proprio lavoro, i livelli di sicurezza delle
ferrovie italiane hanno subito un crollo verticale. Una scia di morti
tra ferrovieri e viaggiatori ha accompagnato negli ultimi anni questa
sciagurata politica. Non ci sono elementi per pensare che con la
"nuova" dirigenza le cose cambieranno: le sue ricette sono sempre
all'insegna della continuità.
Si aggiunga che la divisionalizzazione, le privatizzazioni, e la
strategia dell'alta velocità ad ogni costo, imposta dai
potentati economici italiani, hanno distolto enormi energie dagli
investimenti in nuove tecnologie per la sicurezza, in manutenzione
ordinaria e straordinaria dei mezzi e delle tratte, specie le
secondarie, oramai in stato comatoso, mentre la necessità di
fare economie per proseguire la strada dello sperpero degli stipendi
astronomici per i vertici delle centinaia di aziende del gruppo FS, e
per investimenti faraonici, inutili, spropositati, hanno ridotto il
personale all'osso, imponendo straordinari fuori da ogni regola per
assicurare il normale andamento del servizio, ed il quadro si fa
completo.
Le prossime lotte dei ferrovieri non solo devono continuare a basarsi
sul problema della sicurezza dei lavoratori e dei viaggiatori, ma nel
coinvolgere i territori interessati alla devastante politica dei
vertici della holding, devono inserire chiaramente il tema della
sicurezza generale di tutti, legata alla sfortunata ma non più
remota possibilità che le tante "bombe su rotaia" possano
deflagrare realmente.
Pippo Gurrieri