Umanità Nova, n.1 del 14 gennaio 2007, anno 87

Ferrovie
Bombe su rotaia

 
L'incidente ferroviario dello scorso 13 dicembre in Trentino, con ancora due macchinisti morti, ha riproposto il problema della sicurezza in ferrovia, sulla scia di una lunga serie di eventi tragici e, purtroppo, luttuosi. Ma quel che è accaduto nei pressi di Avio, sulla linea del Brennero, ha aperto una pagina nuova e molto inquietante.
Uno dei due treni scontratisi, infatti, trasportava materiale fortemente nocivo e pericoloso, si tratta di metilene di fenil iso fenato, una sostanza molto simile a quella che nel 1984 provocò l'esplosione di Bophal, in India, che causò 20.000 morti e decine di migliaia di feriti e gente contaminata. La denuncia proviene direttamente da fonte istituzionale, e precisamente da quel Bertolaso, capo della protezione civile.
In Italia, e non solo, sono molte le sostanze pericolose che vengono trasportate in treno; i binari sono di gran lunga considerati le vie più sicure per spostarle; quasi tutti i grossi impianti industriali sono dotati di raccordi per fare entrare carburanti, ogni genere di liquidi infiammabili, e sostanze da impiegare in produzione (come l'ammoniaca), o fare uscire scorie, rifiuti, scarti di produzione altamente nocivi e tossici, che poi i treni trasportano nei luoghi adibiti allo stoccaggio.
Spesso intere linee o tratti di esse restano in esercizio solo in virtù di questa funzione di sicurezza rivestita. Quando si trovano alternative, allora i treni si fermano; ma l'alternativa non è mai la strada, in genere sono oleodotti o discariche vicino alle zone di produzione delle sostanze nocive.
I cittadini sono ignari di questi trasporti; i treni attraversano centri abitati e stazioni come fossero delle bombe, ma in genere tutto il sistema di sicurezza che circonda tali trasporti eccezionali, funziona, o almeno ha funzionato. Uno dei casi più eclatanti emersi negli ultimi anni, fu senz'altro quello dei treni carichi di scorie nucleari, che furono avversati dalle popolazioni del nord Italia, ed ostacolati nel loro percorso.
La questione posta dall'incidente del 13 dicembre è quella della progressiva caduta dei livelli di sicurezza che avevano sino ad oggi garantito su possibili incidenti dalle conseguenze veramente disastrose per il territorio e chi ci vive. Con la progressiva avanzata della deregolamentazione; con i tagli al personale, alla manutenzione delle linee e dei mezzi; con i forti ritardi sull'applicazione dei sistemi SCMT e SSC sulle tratte ferroviarie, per garantire la fermata del treno in caso di anomalie; con l'insistenza con la quale si percorre la strada incosciente dell'agente unico e dell'agente solo, attraverso sistemi come il Vacma, che rappresentano una vera minaccia alla capacità dell'uomo di gestire con serenità e razionalità il proprio lavoro, i livelli di sicurezza delle ferrovie italiane hanno subito un crollo verticale. Una scia di morti tra ferrovieri e viaggiatori ha accompagnato negli ultimi anni questa sciagurata politica. Non ci sono elementi per pensare che con la "nuova" dirigenza le cose cambieranno: le sue ricette sono sempre all'insegna della continuità.
Si aggiunga che la divisionalizzazione, le privatizzazioni, e la strategia dell'alta velocità ad ogni costo, imposta dai potentati economici italiani, hanno distolto enormi energie dagli investimenti in nuove tecnologie per la sicurezza, in manutenzione ordinaria e straordinaria dei mezzi e delle tratte, specie le secondarie, oramai in stato comatoso, mentre la necessità di fare economie per proseguire la strada dello sperpero degli stipendi astronomici per i vertici delle centinaia di aziende del gruppo FS, e per investimenti faraonici, inutili, spropositati, hanno ridotto il personale all'osso, imponendo straordinari fuori da ogni regola per assicurare il normale andamento del servizio, ed il quadro si fa completo.
Le prossime lotte dei ferrovieri non solo devono continuare a basarsi sul problema della sicurezza dei lavoratori e dei viaggiatori, ma nel coinvolgere i territori interessati alla devastante politica dei vertici della holding, devono inserire chiaramente il tema della sicurezza generale di tutti, legata alla sfortunata ma non più remota possibilità che le tante "bombe su rotaia" possano deflagrare realmente.

Pippo Gurrieri

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