Gli anni passano, ma le iniziative di denuncia e di commemorazione
continuano e si intensificano. La cosa non deve stupire perché
la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 e la morte di Giuseppe
Pinelli, il 15 dicembre, interrogano ancora il nostro presente. Quelle
vittime rappresentano una delle pagine più tristemente
importanti della storia del dopoguerra italiano. Una storia fatta di
crimini senza colpevoli, secondo i tribunali italiani. Per tutte le
persone di buon senso, però, questi sono stati crimini di
potere, che hanno avuto come protagonisti i più alti livelli
dello stato. Per questo quella di Milano fu una strage di Stato. Di
più: la madre di tutte le stragi.
Con questa consapevolezza l'impegno di trasmissione della memoria non
demorde, anzi si rafforza, quando diventa palese il tentativo di
disinformazione e di riscrittura della storia. Un esempio tra i tanti:
sulla Repubblica del 6 dicembre, il giornalista Luigi Bolognini,
scrivendo del ritorno di un famoso locale rock il "Rolling Stone" nelle
mani del suo fondatore, Enrico Rovelli, manager di notissimi cantanti,
dice che il Rovelli è stato "al centro di un caso politico
economico a inizio anni '70". Ma quale caso politico economico! Rovelli
era una spia con il nome "Anna Bolena" al servizio dell'Ufficio Affari
Riservati del Ministero degli Interni di Roma e, in quanto tale,
operava all'interno del Circolo Ponte della Ghisolfa di Milano ai tempi
della strage e dell'omicidio di Pinelli.
D'altronde un certo nervosismo trapela anche in personaggi che non
dovrebbero permetterselo, come Gerardo D'Ambrosio, il beniamino della
"sinistra" giustizialista, autore nel 1975 di quella sentenza del
"malore attivo" che, piccato del ripetersi di tante iniziative a favore
della memoria del Pinelli (compresa quella di un francobollo
commemorativo avanzata da "Liberazione"), si è recentemente
lanciato in un'intervista al "Corriere della Sera" (messa in prima
pagina il 18 dicembre) ove ha riproposto con forza le sue astruse
considerazioni. Il fatto è che D'Ambrosio non può
rimuovere il dato storico del clima in cui maturò la sua
sentenza, un clima di compromesso storico, di un colpo al cerchio ed
uno alla botte, dove il cerchio era la matrice della strage e la botte
l'assassinio di Pinelli. Per il senatore dell'Ulivo D'Ambrosio è
da pazzi ripetere la tesi dell'omicidio (glielo hanno garantito i
poliziotti che erano nella stanza con Pinelli…), e per affermare
questo si autoincensa come il magistrato che è riuscito a
togliere ogni definitivo dubbio sulla presunta colpevolezza di Valpreda
e compagni. Nel dire questo D'Ambrosio non si accorge di evidenziare il
senso della sua sentenza; bisognava scagionare lo Stato delle sue
responsabilità sia per quanto riguardava la strage che
l'omicidio di Pinelli. Invece di andare a fondo nello smascheramento
della trama che avrebbe innescato una reazione popolare ingovernabile
in un periodo come quello di alta conflittualità sociale, si
preferì mettere la sordina alla vicenda costruendo un
compromesso chesalvasse la tenuta delle istituzioni , individuasse in
qualche scherano fascista il responsabile e favorisse la sinistra
parlamentare nella sua scalata al potere.
Cosa che puntualmente si è verificata con i governi di solidarietà nazionale.
Quella che segue è una carrellata delle principali iniziative tenutesi a Milano.
11 DICEMBRE: ASSEMBLEE A SCUOLA
Nell'intera mattinata, al Liceo Cremona, una serie ininterrotta di
assemblee studentesche, organizzate per anno, hanno focalizzato la loro
attenzione sulla strage. Due "esperti", Saverio Ferrari ed un compagno
della Federazione Anarchica Milanese (FAM), hanno contribuito in piena
autonomia, a classi divise, delineando scenari ed inquadrando l'evento
all'interno del processo reazionario che aveva l'obiettivo di fermare
il movimento ascendente dei lavoratori e degli studenti.
Buona l'attenzione e numerose le domande poste.
11 DICEMBRE: CONTESTAZIONE IN GALLERIA
Nel pomeriggio, nella centralissima Galleria Vittorio Emanuele, un
gruppo di giovani "antifascisti ed antifasciste", davanti alla boutique
di borse ed accessori griffati "Oxus", ne denunciava con un volantino
"Ieri le bombe, oggi le borse" sia i legami con quel Delfo Zorzi,
già appartenente alla cellula stragista veneta di Ordine Nuovo,
assolto per P.zza Fontana ma tuttora imputato per la strage di piazza
della Loggia a Brescia del 28 maggio 1974, sia il Comune proprietario
del negozio, concesso in comodato d'uso. 17 sagome di cartone a forma
di bara con i nomi delle vittime ed una borsa di pelle nera contenente
due bottigliette di sangue sono stati depositati davanti al negozio,
protetto dai poliziotti.
L'iniziativa si è poi ripetuta sabato 16.
11 DICEMBRE: IL PdCI È PER LA MEDAGLIA, NOI NO
Dopocena di dibattito alla Casa dell'Energia di Piazza Po. Organizzato
dalla sezione "Laika" del Partito dei Comunisti italiani il dibattito,
al quale sono invitati Dario Fo, Bebo Storti ed altri esponenti della
vita culturale cittadina, verteva sulla richiesta di medaglia d'oro al
valor civile per le 16 vittime della strage e per Giuseppe Pinelli.
Come FAM siamo presenti all'esterno con un volantino "Di una medaglia
non richiesta", che ricordando il ruolo del PCI allora e l'aberrante
sentenza di D'Ambrosio, denuncia l'incongruenza di una richiesta allo
Stato, responsabile dell'assassinio di Pinelli e affossatore della
memoria storia, di onorarne la memoria. Incongruenza che potrebbe
sottintendere un'operazione di recupero assolutamente non chiara. E poi
perché rivendicare una medaglia che ossifica il tragico evento e
non piuttosto la riapertura di un'inchiesta, di un procedimento, per
inchiodare i responsabili, materiali e morali, della sua morte?
Ovviamente i temi del volantino hanno originato un vivace scambio di
opinioni - comunque sempre corretto - tale da modificare l'opinione di
molti presenti.
12 DICEMBRE: GLI STUDENTI IN PIAZZA
Nell'anniversario della strage, si sono svolte in mattinata due manifestazione studentesche aventi percorsi diversi.
L'uno, indetto dall'Unione degli studenti, aveva come obiettivo la
Camera del Lavoro. L'altro, promosso dall'area dei "collettivi",
terminava a piazza Fontana.
Per l'occasione è stato distribuito da parte della FAM un
volantino sull'assassinio di Pinelli e sulla strage di Stato, che
ripercorre il filo nero della repressione fino ai giorni d'oggi, in
Italia e nel mondo, e che ha riscontrato molto interesse fra i
giovanissimi dei due cortei, particolarmente in quello organizzato dai
"collettivi".
12 DICEMBRE: IL COMUNE DISERTA LA MANIFESTAZIONE UFFICIALE
Nel pomeriggio diverse centinaia di persone hanno partecipato al breve
corteo che da piazza della Scala conduce a Piazza Fontana dove sono
state deposte corone alle lapidi che ricordano le vittime.
Presenti, tra gli altri, il presidente della camera, Bertinotti, e
quello della provincia, Penati. Assente sia il sindaco che gli
assessori della sua giunta di centrodestra. Significativi applausi alla
dichiarazione di Bertinotti riguardo il nostro compagno Giuseppe
Pinelli, definito "diciassettesima vittima di quella scia di violenza",
dichiarazione arricchita successivamente dall'aggiunta "si tratta di
una persona la cui storia va guardata con rispetto da parte di tutti.
È stata una figura innocente, una vittima a causa della sua
connotazione politica". Ma come altri Bertinotti si rifiuta di definire
quella morte, quasi che si tratti di un tabù da non infrangere
e sul quale è stato costruito un compromesso da non
discutere.
12 DICEMBRE: LA MEMORIA GIOVANILE
In una sala della Provincia, presenti tra l'altro Aldo Giannuli,
esperto di stragi e Renato Sarti del Teatro della Cooperativa, sono
stati presentati i risultati di una ricerca commissionata all'Istituto
Piepoli, in collaborazione con la Fondazione Istituto per la storia
dell'età contemporanea, su "Memoria giovanile tra stragismo
impunito e nuovo terrorismo internazionale". La ricerca ha
somministrato ad un migliaio di studenti delle scuole medie superiori
un questionario che ha dato risultati inquietanti, ma non sorprendenti,
tenendo conto che si tratta di un fatto di 37 anni fa e che i processi
di revisionismo storico procedono imperterriti nel tentativo di
scaricare sull'insieme delle forze progressiste tutti i delitti ed i
malanni di questo paese . I responsabili della strage vengono
identificati da quelli che dichiarano di essere a conoscenza della
strage (circa il 60% degli intervistati) nell'ordine in: Brigate Rosse
(intorno al 40%), mafia, anarchici (sic!intorno al 20%), eversione di
destra, socialisti, fuori di testa, ecc..
14 DICEMBRE: IN RICORDO DI PINELLI
Serata per ricordare l'assassinio di Pino, organizzata dalla FAM
assieme al collettivo "Spazio Micene", nella loro sede di via Micene,
in prossimità della casa ove viveva allora Pinelli, in Via
Preneste 2, un semplice edificio dell'Istituto delle case popolari,
oggi Aler, dove tre anni fa è stata posta una targa che
riproduce il noto quadro di Bay in suo ricordo.
Anche quest'anno ci si è avvalsi del contributo musicale e
canoro di Alessio Lega, accompagnato dalla chitarra di Rocco, che ha
inaugurato la serata con una parte del suo repertorio, vecchio e nuovo,
ma sempre stimolante, sui drammi della guerra, dell'immigrazione, fino
alla ballata di Pinelli. Verso le 23 è partito il corteo diretto
alla targa: un centinaio i presenti. In testa una grande bandiera
anarchica, mentre il "Coro del Micene" intonava "Figli dell'officina"
seguito da tutti i manifestanti. Una volta giunti sotto la targa, dove
è affisso un fiocco rosso e nero, si è intonato "A las
barricadas" e "Vieni o Maggio" di Gori.
Poi al canto di "Addio Lugano Bella", in un clima di rinnovata
commozione si ritornava nella sede dove la serata è continuata
con un intervento di un compagno della FAM sul perché
dell'assassino di Pino e della Strage di Stato, diretta contro le lotte
degli operai, degli studenti e degli strati popolari. Una repressione
che arriva fino ai giorni odierni, sia a livello internazionale (Iraq,
Palestina, Messico) che sul nostro territorio, da parte dello Stato che
non rispetta neanche le proprie regole (vedi l'attacco a Genova, e
prima a Napoli, nei confronti del movimento contro il G8 o contro la
popolazione della Val di Susa che si oppone alla TAV).
La serata si concludeva con il coinvolgente repertorio dei canti popolari del "Coro del Micene".
15 DICEMBRE: LA DICIASSETTESIMA VITTIMA
Alle 18, presso la libreria Archivi del Novecento, nella zona del
Ticinese, Franco Bertolucci - in collaborazione con il Centro studi
libertari/Archivio Giuseppe Pinelli , la Biblioteca Franco Serantini di
Pisa e la FAM - ha presentato l'ultimo libro della BFS: "Pinelli, la
diciassettesima vittima" con scritti di Amedeo Bertolo, Camilla
Cederna, PierCarlo Masini, Corrado Stajano, un'intervista di Lorenzo
Pezzica a Cesare Vurchio e la prefazione di Luciano Lanza. Una
cinquantina i presenti.
Tra gli intervenuti Amedeo Bertolo, Paolo Finzi, Virgilio Galassi, Aldo
Giannuli, Luciano Lanza, Enrico Maltini, Enrico Moroni, Corrado Stajano
e Massimo Varengo, che hanno ricordato da una parte gli avvenimenti di
quei tempi e dall'altra hanno sviluppato una riflessione sul senso
della memoria storica e sui suoi rapporti con la memoria politica. In
sostanza sulle difficoltà della persistenza della verità
a fronte di un ininterrotto processo di revisione e di manipolazione
dei fatti e della memoria stessa, di cui le difficoltà di
mantenimento delle stesse carte del processo di Catanzaro ne sono
attuale testimonianza.
15 DICEMBRE: LE ALTRE INIZIATIVE
Per ricordare Pinelli al Leoncavallo il Circolo Ponte della Ghisolfa ha
organizzato un dibattito sul tema "Le trame di ieri sono quelle di
oggi" con Enrico Deaglio, Mauro Decortes, Saverio Ferrari e Piero
Scaramucci, seguito dallo spettacolo dei Foce Carmosina (i cantautori
Canotti e Ricco) che propongono, in sintonia con le immagini del film
"Sacco e Vanzetti" di Giuliano Montaldo, i testi e le canzoni di De
Andrè, Guccini, Lolli, Stormy Six, ed altri autori. Alla serata
anche Paolo Rossi è intervenuto con un filmato inedito.
Al Centro Sociale Vittoria la Compagnia degli Stracci ha replicato lo spettacolo "La scarpa di Pinelli".
Al teatro Libero l'attore, sceneggiatore, regista Antonio Carletti ha
presentato il suo monologo "tra pochi giorni è Natale", due ore
di spettacolo sulla figura di Pinelli, per scoprire cosa è
accaduto prima e dopo la sua morte e per gettare un po' di luce sui
personaggi coinvolti nella vicenda. Carletti ha impiegato sei mesi di
accurata e seria documentazione per scrivere il testo e per
rappresentarlo sul palco cercando di non tralasciare alcun particolare.
M.V.