Umanità Nova, n.2 del 21 gennaio 2007, anno 87

Lacrime di governanti. A Livella

 
A livella, la chiamava Totò, che filosofeggiava sul fatto che di fronte alla morte siamo tutti uguali, tutti di carne, tutti deboli, tutti condannati sin dalla nascita, qualunque ci sia toccata. Una buona filosofia, buona per tutte le stagioni, qualunquista e rassicurante.
Peccato che poi, diversi siamo nella morte come siamo stati nella vita. È un fatto che chi nasce male muore prima, chi vive male pure.
Capita se nasci rom e muori di polmonite nella culla di una baracca poco riscaldata o magari qualche anno dopo, bruciato nella stessa baracca dove una stufa o una candela hanno trasformato il tuo giaciglio in un rogo. Se vieni da un paese povero muori in viaggio annegato in mare, soffocato nel doppiofondo di un tir, sparato da un poliziotto ad un posto di blocco, schiantato da un tetto mentre scappi da chi ti cerca le carte che non hai, lavori in nero e in nero ci la lasci la pelle perché la sicurezza è una parola per chi se la può permettere.
La cronaca della ultime settimane è piena di questi "incidenti". L'ultimo, il rogo in cui sono morti due immigrati del Bangladesh, stipati in uno dei tanti appartamenti dove si pigia chi non può pagare i vertiginosi affitti di Roma. E per chi protesta botte da orbi dai cani da guardia in divisa, pronti ad azzannare chi non accetta in silenzio il proprio ruolo di schiavo. È capitato a chi aveva improvvisato una protesta dopo la morte di Mery Begum e di suo figlio schiantatisi al suolo dopo essersi gettati dal loro appartamento in fiamme. I sinistri di governo fanno la mossa di indignarsi per gli eccessi della polizia e di commuoversi per la sorte di una donna e di un bambino. Peccato che queste anime belle, che stanno al governo facendo finta di essere ancora all'opposizione, dimentichino questi nobili sentimenti quando si tratta di cancellare leggi razziste e prigioni per migranti. Peccato che nessun provvedimento concreto sia stato preso per promuovere politiche abitative meno inique.
Già. Forse forse tutti i torti Totò non li aveva. Dopo morti anche i poveri e i migranti diventano "uguali" meritano una lacrima di circostanza, un lutto formale, un rispetto che in vita non hanno mai avuto. 

Euf.

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