Umanità Nova, n.2 del 21 gennaio 2007, anno 87

Base Usa a Vicenza. Ricatti e complicità

 
Le accuse rivolte da Silvio Berlusconi, secondo cui nella politica del governo Prodi "prevale la logica irresponsabile della sinistra che è sempre e comunque antiamericana e antioccidentale", e la conseguente risposta ("Non siamo antiamericani") del ministro degli esteri D'Alema, non sarebbero comprensibili, se non si tenesse conto che queste hanno aperto la settimana cruciale in cui il governo italiano dovrà rispondere alla richiesta statunitense riguardante la concessione dell'aeroporto civile Dal Molin di Vicenza, per la sua trasformazione in una grande base per le truppe aviotrasportate Usa, destinate agli interventi in Medio Oriente e in Africa, e in particolare della 173ª Brigade Combat Team con destinazione Iraq.
Secondo varie fonti, infatti, l'ultimatum che il governo statunitense avrebbe imposto avrebbe come scadenza il 19 gennaio, data in cui scadranno i finanziamenti Usa per la base. In caso contrario il senato americano dovrebbe stanziare nuovamente i fondi necessari per l'ampliamento. La tensione in città è di conseguenza ulteriormente salita; da parte dei comitati popolari contrari alla nuova base di guerra, il 9 gennaio c'è stata la contestazione della visita dell'ambasciatore Usa Ronald Spogli e il 14 gennaio si è svolta una nuova manifestazione davanti alla fiera, superblindata, dove si svolgeva Vicenza-Oro. Dalla parte dei padroni a stelle e strisce, si è registrato invece il pressing ricattatorio del generale Frank Helmick, comandante della Setaf, sui dipendenti civili della caserma Ederle, minacciati di licenziamento nel caso che il progetto per il Dal Molin naufragasse, in quanto tutta l'attuale presenza militare Usa traslocherebbe. Stando all'ambasciatore Spogli, gli Stati Uniti sarebbero disposti ad attendere non più di due mesi, salvo quindi trasferirsi in blocco in Germania. Helmick avrebbe anche prospettato l'eventualità che, in caso di chiusura della Ederle, pure la base toscana di Camp Darby correrebbe il medesimo rischio, in quanto tra le altre cose supporta logisticamente la caserma operativa Ederle.
D'altra parte la presa di posizione di Berlusconi appare del tutto in linea con le decisioni prese dal suo governo quando, in collaborazione col sindaco Hullweck (Forza Italia) e dall'assessore Cicero (A.N.), venne segretamente dato avvio al progetto riguardante questa nuova e pesante servitù militare sulla testa dei cittadini di Vicenza e Caldogno, mentre da parte sua il governo Prodi ha sinora escluso la fattibilità di un referendum tra gli abitanti dei territori coinvolti.
In queste ultime settimane era circolata la voce che il governo di centro-sinistra era orientato per un No ai voleri di Washington, ma molte ombre s'addensano tra ricatti, pressioni e complicità. Difficile credere che quel potere politico dimostratosi incapace di rivendicare verità e giustizia per la strage di Ustica, sia in grado di opporsi realmente al militarismo e alle logiche coloniali Usa.

Alcuni compagni

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