Il 16 dicembre dell'anno appena trascorso, è mancato Elio Fiori, l'ultimo dei "vecchi" compagni genovesi.
Elio era nato il 16 marzo del 1924. Giovanissimo era entrato nelle fila
della lotta antifascista e poi di quella partigiana, militando nella
Brigata SAP Guglielmetti, che aveva come zona operativa cittadina la
Valbisagno. Nel dopoguerra aveva intrapreso l'attività di
camionista costituendo una piccola cooperativa di autotrasporti. Aveva,
come molti altri giovani partigiani, aderito al PCI e, in quel partito,
sempre tuttavia su posizioni critiche, militato fino al 1960. In
quell'anno, sulla scia della rivolta antifascista del 30 giugno e in
seguito alle posizioni sempre più legalitarie e opportuniste
della dirigenza comunista, Elio lasciava il partito e si avvicinava a
quel movimento anarchico di cui molti compagni aveva conosciuto ed
apprezzato nella lotta partigiana e negli anni successivi. Aderiva, di
lì a poco, alla FAI, di cui è rimasto sempre militante,
legandosi particolarmente a Nicola Turcinovich. "Faista" rimaneva nel
1965, al tempo della scissione dei GIA e delle cicliche polemiche,
anche astiose, fra "organizzatori" e "antiorganizzatori". Faista
rimaneva negli anni '70, durante la crescita tumultuosa e, a volte, un
po' "rissosa" del nostro movimento, schierato, ma equilibrato. Ricordo
quando l'ho conosciuto, agli inizi appunto degli anni '70, le lunghe
conversazioni nel suo ufficietto di Piazza Banchi (uno "scagno" come si
dice a Genova), che lui usava come base operativa per la diffusione
della stampa e i contatti con i compagni. Ricordo la sua calma
riflessiva di fronte alle mie impazienze di neofita.
Negli anni '80 e '90, Elio ha continuato la sua attività nel
movimento, diffondendo Umanità Nova tra gli amici e i vecchi
compagni del quartiere, recandosi spesso a Carrara e a Gragnana, dove
intratteneva fraterni rapporti con i compagni locali, e non era
difficile ritrovarlo a scadenze nazionali del movimento e della
Federazione. Ancora negli ultimi anni, nonostante il peggiorare delle
condizioni di salute e la drammatica perdita di persone care, Elio ha
continuato ad essere "uno dei nostri" in quel modo autorevole e pacato
che ne ha caratterizzato tutta la vita da anarchico.
Alla cerimonia funebre eravamo in pochi e senza bandiere, abbiamo
saputo in ritardo che era mancato. Va bene lo stesso, Elio avrebbe
capito che eravamo lì a salutarlo per l'ultima volta come un
vero amico oltre che come un compagno.
Guido Barroero