"Anarchico d'amore - La vita segreta di John Henry Mackay" di Hubert Kennedy, La Fiaccola, Ragusa, 2006
Di anarchici, oggi non è che ce ne siano proprio tanti, in giro.
Eppure, a cavallo tra Otto e Novecento, il movimento ispirato da
Stirner, Bakunin, Kropotkin ed il nostro Malatesta nelle sue varie
correnti individualiste, comuniste, collettiviste, era forte,
organizzato, e capace di esercitare una forte influenza su tutti gli
aspetti della vita sociale, perfino sul nascente movimento omosessuale.
Uno dei personaggi più rappresentativi della sinistra
antiautoritaria, nella Germania appena unificata ed in forte espansione
culturale, era John Henry Mackay, poeta, scrittore, redattore di una
biografia su Max Stirner che tolse il teorico dell'individualismo
anarchico dall'oblio nel quale sembrava condannato e lo restituì
alla nostra fruizione (1898), ma anche autore di un saggio su "Gli
anarchici: un quadro della civiltà alla fine del XIX secolo"
(1891) che era diventato subito un best seller mondiale, pubblicato in
nove lingue (perfino in yiddish!), e che aveva contribuito notevolmente
a presentare l'ideale libertario sotto una luce positiva e propositiva,
non condizionato o confuso dalla prassi nichilista o dai vari regicidi
e attentatori che, un po' prima e un po' dopo, continueranno a farsi
sentire in tutta Europa.
L'influenza di Mackay fu enorme e, ad oggi, ancora misconosciuta. Le
sue poesie vennero musicate da vari autori di primo piano. Perfino
Richard Strauss Jr. ne utilizzò alcune, tra le quali la
celebratissima "Morgen" ("Domani"), che ancora nel 1990 rappresentava
il pezzo forte del soprano Jessye Norman, mentre fino a tre o quattro
anni fa, il suo "Inno all'Anarchia" apriva la prima pagina di decine di
siti libertari in tutto il mondo.
Ma forse è attraverso il recupero di Stirner, che Mackay ci
sembra così importante. "L'Unico e la sua proprietà",
grazie alla sua mediazione, diventa "Colui che appartiene a se stesso",
ed è motivo ispiratore perfino di una importante corrente
all'interno del nascente movimento omosessuale tedesco. Addirittura,
viene usato come titolo della prima pubblicazione gay del mondo, "Der
Eigene", fondata nel 1896 da un'altra figura di (anomalo) libertario
tedesco, Adolf Brand, dapprima come rivista anarchica sulla quale
dibattere di problemi artistici ed estetici, nel giro di due anni
trasformata in magazine gay tout court che continuerà ad uscire
fino al 1931 come "giornale d'arte, letteratura e cultura maschile", e
sulla quale pubblicheranno i più bei nomi dell'epoca, dal
pittore e poeta Elisar von Kupfer a Erwin Bab, dal fotografo Wilhem von
Gloeden al pittore Fidus.
Contemporaneo a Mackay e suo concittadino, era un autore che trattava
tutt'altri argomenti. Si firmava "Sagitta", e cercava di metter su una
collana di libri che trattassero di quello che lui stesso aveva
ribattezzato "l'amore senza nome", evidentemente ispirandosi alla
famosa definizione ripresa da Oscar Wilde nel corso del suo processo
londinese del 1895.
Questo scrittore era la disperazione della polizia di Berlino, che
cercava di incastrarlo in ogni modo, ma senza riuscirci. Nel 1909, dopo
diciannove mesi di farraginose procedure legali, lo Stato tedesco
riuscì a colpirlo pesantemente con un processo ed una condanna
finanziaria che lo mise quasi a terra. Ma il suo editore
continuò fino all'ultimo a difenderne l'identità ed a
rifiutarsi di rivelarla a chicchessia, tantomeno ai giudici del
tribunale.
Fino all'ultimo Sagitta pubblicò i suoi libri sull'amore per i
ragazzi, libri che trovavano opposizione all'interno dello stesso
movimento omosessuale tedesco, spaventato dall'idea di vedere le
proprie battaglie per l'abrogazione del Paragrafo 175 confuse con le
rivendicazioni di chi sosteneva il diritto dei fanciulli ad avere una
propria vita sessuale.
Nel 1926 pubblicò quello che, ancora oggi, è considerato
un testo fondamentale per capire la Berlino degli anni Venti, "Der
Puppenjunge" ("La marchetta"), un romanzo ambientato tra i prostituti
adolescenti della capitale durante la Germania di Weimar. Ma la sua
opera più elaborata è "Fenny Skaller", una storia nella
quale s'intrecciano dieci racconti diversi di altrettanti ragazzi, con
i loro problemi, le loro aspirazioni, i loro fallimenti.
Oggi, noi sappiamo che l'anarchico Mackay ed il gay Sagitta erano la
stessa persona. Un militante, un politico, un individuo dibattuto
continuamente tra la sua figura pubblica e la sua vita privata,
costretto a scrivere in maniera ambigua contro la sua stessa
volontà ed a mantenere vago il sesso dei suoi eroi per non
perdere l'appoggio dei propri sostenitori. Perfino la tanto celebrata
"Morgen", che Strauss musicò e regalò alla propria moglie
come regalo di nozze pensando fosse stata scritta avendo in mente una
donna, in realtà era stata ispirata da un ragazzo...
Il libro di Hubert Kennedy, già autore di una straordinaria
biografia di un altro tedesco di primo piano ("Ulrichs", Massari
Editore, Bolsena, 2005), ci rivela una verità importante su
squarci di storia a lungo misconosciuta ed oggi, finalmente, riportata
alla sua giusta dimensione e importanza, mentre la prefazione spiega il
ruolo del movimento anarchico ed i suoi rapporti con il movimento
omosessuale, un ruolo che fu perfino più intenso e sincero di
quello avuto con il partito socialdemocratico. E questo in un periodo
in cui la pubblicistica sull'argomento fu a dir poco eccezionale. Basti
pensare che, dopo un silenzio durato secoli, in appena dieci anni (dal
1898 al 1908), apparvero un migliaio di libri e opuscoli e saggi
sull'omosessualità, in lingua tedesca!
Massimo Consoli