Umanità Nova, n.3 del 28 gennaio 2007, anno 87

Tagliamo le basi alla guerra
Vicenza: no Dal Molin
Il 17 febbraio manifestazione nazionale

 
"Sto per comunicare all'ambasciatore Usa che il governo italiano non si oppone alla decisione del precedente governo e del Comune di Vicenza presa con voto del consiglio comunale a che venga allargata la base militare dell'aeroporto di Vicenza", con queste parole Prodi, martedì 16 gennaio, ha reso esplicita una decisione ormai da tempo scritta.
L'ineffabile presidente del consiglio ha aggiunto: "Il mio governo si era impegnato a seguire il parere della comunità locale e non abbiamo ragioni di opporci, dato che il problema non è di natura politica, ma territoriale. Avevamo offerto altre proposte che ci sembravano più equilibrate al governo americano ma non è stato possibile accettarle".
Riguardo il presunto rispetto della volontà delle amministrazioni locali coinvolte nel progetto Ederle-2, va osservato che se la giunta di centrodestra di Vicenza si era dichiarata favorevole, invece il consiglio comunale di Caldogno si era pronunciato in maggioranza contrario quantomeno all'ampliamento dell'aeroporto civile Dal Molin, che ricade sul suo territorio. D'altra parte è stata negata, per addotti motivi di tempo, la fattibilità di un referendum popolare - peraltro dell'esito scontato - per verificare l'effettiva volontà dei cittadini.
Rispetto alle accennate "altre proposte", è stato lo stesso ministro degli Esteri D'Alema a svelarle poche ore dopo l'annuncio di Prodi. Alla trasmissione televisiva Ballarò, ha affermato che il governo italiano aveva offerto agli Stati Uniti una "soluzione alternativa" e cioè di realizzare le nuove strutture in una "vasta area" in prossimità della base aerea Usa di Aviano. Qualsiasi commento risulta davvero superfluo; tra l'altro -mentre si parla con ipocrita insistenza del problema occupazionale connesso alle basi Usa in Italia - quasi nessuno parla degli oneri finanziari che le basi Usa comportano.
Tutto quindi come prevedibile e ampiamente previsto.
Come rilevabile dal documento del Ministero delle difesa statunitense intitolato Construction Programs (C-1) - Department of Defense Budget FY2007, del febbraio 2006, il progetto vicentino risultava già finanziato per il solo esercizio finanziario 2007 (dal 1° ottobre 2006 al 30 settembre 2007) con 322 milioni di dollari, con la previsione di ulteriori stanziamenti negli esercizi successivi fino a raggiungere un totale di circa 800 milioni di dollari entro il 2010. Ovviamente non era pensabile che un progetto di tale entità potesse essere stato finanziato dal Congresso statunitense senza un preventivo assenso tecnico e politico del governo italiano, tanto che si era vociferato di un protocollo riservato già concordato col ministro degli esteri D'Alema.
Nel tentativo, maldestro, di scaricare le proprie responsabilità Prodi ha sostenuto che "Noi non ne sapevamo nulla, perché il precedente governo ha tenuto un iter troppo riservato e lontano dall'opinione pubblica": affermazione questa contraddetta da quanto aveva dichiarato nei mesi scorsi il ministro della difesa Parisi che aveva garantito l'assenza di qualsiasi impegno assunto.
Nel novembre scorso era quindi emerso che sul sito web della Marina Usa era già di dominio pubblico l'apertura della gara d'appalto per i lavori della nuova base, con avvio previsto dei cantieri cento giorni da marzo "previa approvazione delle autorità italiane competenti".
Le cifre dell'ulteriore occupazione neocoloniale statunitense sono note: attualmente assommano a 2.750 i militari Usa di stanza a Vicenza; con la nuova base e il completo dispiegamento della 173ª Brigata aviotrasportata arriveranno ad almeno 4.500, pronti ad essere impiegati nelle aeree di conflitto in Medio Oriente e Africa, a partire dall'Iraq e dall'Afganistan, così come già avvenuto in passato.
Ancora una volta così, è del tutto evidente la continuità militarista e atlantica tra i governi di centrodestra e centrosinistra, ora chiara anche ai numerosi cittadini di Vicenza che hanno bruciato pubblicamente in piazza certificati elettorali, tessere e bandiere Ds all'annuncio del governo "amico" che, dopo aver varato una finanziaria di guerra che aumenta vertiginosamente le spese militari, si appresta a prorogare e rifinanziare gli interventi militari all'estero (Afganistan, Libano, Balcani, Sudan...).
Contro una simile arroganza antipopolare, ormai il tempo del dissenso lascia il posto a quello della resistenza antimilitarista, e il blocco della stazione di Vicenza ad opera di migliaia di dimostranti, nella notte della vergogna, è la migliore premessa. Ma la partita è difficile e richiede grande quanto attiva solidarietà: la città, dopo la decisione governativa, è stata posta in stato d'assedio, si parla già di denunce pronte, si svolgono vertici sull'ordine pubblico, le forze dell'ordine sono sempre più nervose e numerose.
È già dura.

UN reporter

Sabato 17 febbraio, l'Assemblea permanente ha una indetto una manifestazione internazionale a Vicenza contro la guerra e le basi di guerra.

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