Umanità Nova, n.3 del 28 gennaio 2007, anno 87

Conferenza internazionale sull'Afganistan in Italia
Polvere negli occhi

 
I governi italiano e afgano, d'intesa con le Nazioni Unite, hanno raggiunto un accordo per organizzare in primavera a Roma una conferenza internazionale sull'Afganistan: lo ha annunciato, al termine di una visita di due giorni in Afganistan, il sottosegretario agli Esteri Gianni Vernetti. Secondo le informazioni di stampa, la conferenza dovrebbe svolgersi in aprile ed affrontare i temi della giustizia, dello stato di diritto, della sicurezza e del narcotraffico.
Da tempo questa conferenza era nei progetti del governo italiano, anche per andare incontro alle richieste "per una soluzione politica del conflitto" che i partiti di sinistra (Rifondazione comunista, Verdi, Comunisti italiani) facenti parte della maggioranza da tempo avanzavano, in cambio del voto per il rifinanziamento della missione militare italiana in Afganistan: rifinanziamento riguardante anche le altri missioni all'estero (in particolare in Libano, Balcani e Sudan) che entro il prossimo marzo dovranno essere nuovamente confermate e prorogate dai due rami del parlamento.
Nello scorso luglio, i deputati e i senatori contrari all'intervento militare avevano subito il ricatto del voto di fiducia, minacciando e spergiurando che non avrebbero accettato ulteriori compromessi in merito, ma intanto gli stessi hanno votato la finanziaria di guerra, con relativo incremento delle spese militari. Soltanto dopo la decisione governativa sulla base Usa a Vicenza, le minoranze interne di Rifondazione comunista adesso minacciano di non garantire più il loro prezioso voto a sostegno delle missioni italiane all'estero.
Ma se è inquietante il silenzio della sinistra di governo, non lo è di meno quello che un tempo era il movimento contro la guerra, a parte qualche rispettabile eccezione, rappresentata dall'incontro nazionale di reti, sindacati di base e organizzazioni, tenutosi a Roma lo scorso 16 dicembre, che ha messo in calendario un'assemblea nazionale per la prima metà di febbraio (10 o 17 febbraio) che dovrebbe, tra l'altro, lanciare una manifestazione nazionale per il ritiro immediato dei militari dall'Afganistan tra fine febbraio e inizio marzo. Degno di menzione, considerato il generalizzato clima di assuefazione e complicità, anche l'Appello per il ritiro dei soldati italiani dall'Afganistan, elaborato da alcune donne ed uomini del movimento contro la guerra.
Se però l'opposizione alla guerra segna il passo, la macchina della guerra corre a mortale velocità.
Nelle prime settimane del 2007, i comandi Nato e Usa hanno comunicato innumerevoli combattimenti, soprattutto nelle province meridionali, tra forze occupanti e "insorgenti" durante i quali la Nato ha fatto ricorso a continue incursioni aeree, seminando stragi e distruzioni tra la popolazione civile. Immancabilmente, nei bollettini di guerra si parla della liquidazione di decine, talvolta centinaia, di guerriglieri talebani e terroristi di Al Qaeda, ma puntualmente le comunità locali, le stesse autorità governative, gli osservatori dell'Onu e le associazioni umanitarie, riferiscono di vittime inermi e innocenti.
In ottobre, il ministro per la solidarietà sociale, Paolo Ferrero del Prc aveva commentato un nuovo massacro nella provincia di Kandahar sollecitando il governo a "rivedere completamente la presenza italiana in quell'area", dato che la situazione afgana "si è ormai trasformata in un vero conflitto", ma a tutt'oggi, l'intervento militare italiano a Kabul e a Herat continua senza mutamenti, mentre anzi è cresciuto il coinvolgimento diretto dell'Isaf-Nato nelle operazioni di guerra.
Ancora più inquietante la dichiarazione del sottosegretario alla difesa, Giovanni Forcieri dei Ds, che replicando ad una presa di posizione del Pdci, l'aveva giudicata sbagliata in quanto "tra i progetti dei talebani tra l'altro c'era anche quello di uccidere le donne comuniste".
Peccato che, dalle poche notizie che ci giungono, si apprende che la sorte delle donne afgane sotto l'occupazione democratica non è sostanzialmente mutata, tra l'essere ancora oppresse dal sessismo forte della legge islamica, sterminate dai bombardieri della Nato o strappate alle famiglie contadine dai signori del narcotraffico.
Ma queste verità, evidentemente, sono solo effetti collaterali.

U.F.

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