Insulti e manganellate. Questo il trattamento riservato dalle forze
dell'ordine agli antirazzisti che hanno partecipato al presidio di
solidarietà alla comunità bengalese di Roma dopo la
tragedia avvenuta nel quartiere Esquilino. Il 13 gennaio in una casa di
via Buonarroti una madre e un figlio di nazionalità bengalese
sono morti mentre cercavano di scampare a un incendio scoppiato
nell'appartamento in cui vivevano con altre dodici persone. Al momento,
l'unica cosa certa è che un presidio antirazzista è stato
caricato brutalmente dalla polizia che ha mandato quindici persone al
pronto soccorso e mentre i mezzi di comunicazione si sono affrettati a
minimizzare la vicenda nonostante la pronta mobilitazione della
comunità bengalese che ora rivendica il rispetto dei propri
diritti.
È ben noto che Roma – al pari di molte altre grandi
città italiane – è diventata inaccessibile per
tutti i lavoratori o per tutti quelli che vivono in condizioni di
disagio. I prezzi degli affitti sono ormai insostenibili, un vero e
proprio racket gestito da padroni di casa che non esitano a stipare nei
loro appartamenti 15-20 persone tutte insieme. E, il più delle
volte, i padroni di casa sono italiani.
Nell'esprimere la nostra solidarietà a Babul e Hassan Begum, per
la perdita di Mary e Hasib, e a tutte le comunità di immigrati
che quotidianamente vivono nella precarietà e nello
sfruttamento, denunciamo la repressione poliziesca scatenata contro gli
antirazzisti romani in una città che è molto meno
patinata e pirotecnica di quanto il mediatico Walter Veltroni vorrebbe
far credere.
Commissione antirazzista della Federazione Anarchica Italiana - FAI
fai-antiracism@libero.it
www.federazioneanarchica.org/antirazzista