Umanità Nova, n.3 del 28 gennaio 2007, anno 87

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Bologna: assemblea permanente antifascista

Un'organizzazione orizzontale, declinabile su specifiche situazioni o territori di riferimento: da gruppi di volantinaggio di zona, di espressione artistica-teatrale, all'embrione di una rete antifascista degli studenti medi. E inoltre un osservatorio sulle attività delle formazioni neofasciste, banchetti informativi e mostre itineranti in diversi quartieri. Sono i primi progetti che vanno delineandosi dal quarto incontro dell'Assemblea Permanente Antifascista di Bologna, svolta lo scorso 16 gennaio al Circolo Anarchico Berneri. Quelle precedenti si erano tenute a Xm24 e Vag61, la prossima sarà il 30 in luogo da destinarsi: l'assemblea ha deciso di darsi un carattere itinerante, per poter coinvolgere chi frequenta le diverse realtà autogestionali cittadine.
Il percorso di autorganizzazione tra antifascisti si avvia lo scorso primo dicembre quando alcuni compagni apprendono che Forza Nuova intende sfilare il giorno seguente nel centro città. Un'assemblea pubblica al c.s. Xm24 autoconvocata all'ultimo minuto decide comunque di mantenere per il 2, nei paraggi del concentramento neofascista, un presidio mobile, trovando in molti cittadini solidarietà e sincera avversione al fascismo. Da questa esperienza inizia a trovare risposta l'esigenza avvertita da molti compagni di dotarsi degli strumenti necessari a contrastare efficacemente la crescente agibilità che le varie manifestazioni del fascismo diffuso stanno acquisendo nella società.
Per ogni aggiornamento è possibile visitare il blog http://assembleantifascistabologna.noblogs.org
rb

Milano: no al Dal Molin

Nel pomeriggio di sabato 20 gennaio l'area pacifista indiceva a Milano, in piazza Cordusio, un presidio informativo contro la decisione del governo di concedere l'allargamento agli Usa della base militare di Vicenza.
Il Coordinamento Milanese contro la guerra decideva di far sentire la propria voce anche in tale occasione, sia per manifestare la propria solidarietà alla lotta del popolo vicentino che per far chiarezza.
Il volantino distribuito in tale occasione affermava: "Oggi è del tutto evidente la continuità militarista delle politiche imperialiste e atlantiche tra i governi di centrodestra e centrosinistra, ora chiara anche ai numerosi cittadini di Vicenza che stanno toccando con mano questa realtà e che hanno bruciato pubblicamente i propri certificati elettorali in piazza all'annuncio del governo.
Contro una simile arroganza antipopolare, ormai il tempo del dissenso lascia il posto a quello della resistenza antimilitarista, e il blocco della stazione di Vicenza ad opera di migliaia di manifestanti nella notte della vergogna, è la migliore premessa." E concludeva: "Il Coordinamento Milanese contro la guerra è nato per contrastare la politica bellicista del governo, confermata con il voto di tutta la compagine governativa alla missione in Afganistan ed in Libano, e per rispondere allo sbandamento di parte del movimento pacifista che ha appoggiato la missione ONU in Libano.
Il coordinamento si schiera apertamente dalla parte della cittadinanza vicentina che si sta mobilitando contro la base USA, rompendo le proprie illusioni verso tutti i partiti, anche quelli di governo.
Il coordinamento è impegnato a promuovere iniziative contro le presenza militari sul territorio."
Veniva aperto anche uno striscione "per il ritiro delle truppe da tutte le missioni e per la chiusura di tutte le basi militari."
Enrico

Bologna: No Dal Molin

Anche a Bologna si è tenuto un presidio – manifestazione in solidarietà con la lotta della popolazione vicentina che si è sviluppata per impedire l'allargamento della base militare USA.
Alcune centinaia di compagne e compagni hanno presidiato in piazza Re Enzo e, quando è arrivata una delegazione vicentina ci si è spostati in corteo fino in piazza Santo Stefano, sotto le finestre del capo del governo.
Qualificata la presenza anarchica e libertaria, con lo striscione "contro tutti gli eserciti, contro tutte le guerre, rivoluzione sociale", con il furgone dell'USI-AIT, con la presenza di compagne e compagni anche nelle file delle organizzazioni sindacali presenti in piazza (come la CUB).
L'intervento di un compagno ha rappresentato il punto di vista degli anarchici che non hanno piagnistei da fare a questo governo che non hanno votato, perché, come si sa, gli anarchici non votano; inoltre è stato messo in evidenza come l'opposizione alle basi militari straniere deve estendersi all'opposizione a qualsiasi istituzione militare e autoritaria.
Il movimento bolognese sarà ampiamente mobilitato per la riuscita della manifestazione internazionale che si svolgerà il 17 febbraio a Vicenza.
Redb

Torino e Val Susa: Padoa Schioppa, i media, la base Usa, l'attentato finale

La contestazione al ministro Padoa Schioppa in visita a Torino per una conferenza in Rettorato è stata onorata delle prime pagine dei quotidiani. Peccato che si trattasse di un "nulla" mediatico.
I fatti. Il pomeriggio di mercoledì 17 gennaio era stato indetto un presidio: l'intenzione era contestare le scelte governative in materia di Tfr, pensioni e università.
Circa un centinaio di persone si erano date appuntamento di fronte al portone del Rettorato in via Po 17. La consueta sinistra torinese dai giovani comunisti agli autonomi, ai disobbedienti, qualche anarchico, qualche sindacalista della Cub, qualche esponente generico di movimento. Le solite facce, poche bandiere, pochi striscioni, pochi slogan. Il portone del Rettorato è aperto e la maggior parte dei manifestanti entra nel cortile, dove la polizia si schiera a difesa. All'arrivo e alla partenza del ministro qualche petardo e qualche fumogeno in partenza dall'area studentesca. La polizia spinge fuori i manifestanti, una trentina si piazzano di traverso alla via per cinque minuti. Poi tutti a casa.
L'estrema modestia dell'episodio mostra la chiara volontà di "creare" un evento anche quando l'evento non c'è. Il capolavoro lo fa "La Stampa" con una foto in prima pagina dove un banale fumogeno tra le gambe dei poliziotti dell'antisommossa sotto i portici di via Po assume i colori di un incendio. Un incendio di "carta" utile a versare fiumi d'inchiostro per una criminalizzazione preventiva di chi si oppone alle politiche governative su temi scottanti quali il Tav e la nuova base Usa a Vicenza.
Nelle stesse ore della contestazione a Padoa Schioppa la tensione a Vicenza, dopo la decisione del governo di dare il via libera al governo statunitense per la costruzione delle più grande base operativa USA d'Europa, stava salendo alle stelle. Le notizie di iniziative di piazza, le prese di posizione, i comunicati si moltiplicavano, dando il segno che stavolta, forse, le contraddizioni in seno al governo e, soprattutto, quelle all'interno del cosiddetto "popolo della sinistra pacifista", non erano facilmente ricomponibili.
Già qualcuno, sia pure in sordina, ha cominciato a parlare di nuova Val Susa in termini di rivolta sociale. E non possiamo certo dargli torto poiché il Patto di mutuo soccorso tra i movimenti – nato a Roma il 14 luglio e poi consolidatosi nei successivi incontri del 18 ottobre a Roma e del 9 dicembre a Venaus - è immediatamente scattato e il giorno successivo a Torino e a Bussoleno si sono svolte iniziative di solidarietà.
A Torino il presidio indetto il 18 gennaio ha raccolto circa duecento persone tra No Tav, anarchici, rifondati, sindacalisti. L'appuntamento era in prefettura, da dove hanno poi effettuato un breve giro per piazza Castello. Contemporaneamente oltre mille No Tav si trovavano a Bussoleno dando vita ad una manifestazione che si concludeva con il blocco dei treni sulla linea internazionale Torino Lione.
Viene allora il dubbio che il rilievo dato alla piccola contestazione a Padoa Schioppa abbia una vera ragione, quella di creare un clima di criminalizzazione preventiva.
E se qualcuno nutriva dei dubbi sul fatto che il gioco stesse diventando pesante, ha dovuto ricredersi quando, nella notte di sabato 20, i "soliti ignoti" hanno incendiato un ripetitore telefonico a Chianocco, in bassa Val Susa. La ciliegina sulla torta. Un copione già visto lo scorso anno quando sulla statale del Monginevro venne trovata una bomba "pacco" inesplosa. Era il 5 novembre, pochi giorni dopo la "battaglia del Seghino" e i blocchi stradali e ferroviari seguiti all'occupazione militare di Mompantero. Un'occasione per i media per riparlare di "Lupi grigi" e terrorismo. La Stampa in cronaca torinese ha scritto "l'incendio è stato rivendicato da terroristi legati al movimento No Tav". Tutto questo nonostante sino ad oggi non vi sia stata alcuna rivendicazione del gesto… ma quel che conta è continuare ad alimentare "incendi di carta". I No tav non ci sono cascati lo scorso anno, non ci sono cascati neppure ora.
Continua ad essere dura.
Ma. Ma.

Torino: contestazione all'Informagiovani

Nel luglio del 2005 una decina di antifascisti vennero arrestati con l'accusa di devastazione e saccheggio per aver preso parte ad una manifestazione antifascista indetta dopo le coltellate a due squatter del Barocchio ad opera di una squadraccia fascista. Lo stesso giorno venne sgomberato e posto sotto sequestro il Fenix, sede dell'Osservatorio contro la repressione e attivo centro di documentazione. In seguito il Fenix venne rioccupato simbolicamente il 25 aprile ed il primo maggio. Dopo il dissequestro ad opera della polizia la casetta è stata assegnata all'Informagiovani. Una contestazione indetta dagli squatter torinesi si è svolta sabato 20 gennaio davanti alla sede dell'Informagiovani in via delle Orfane. Banchetti informativi e striscioni sono stati appesi lungo la via e nell'antistante piazzetta della Visitazione. La polizia, forse temendo un tentativo di occupazione, ha chiuso le porte dell'Informagiovani, impedendo a tutti l'ingresso.
Euf.

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