Umanità Nova, n.6 del 18 febbraio 2007, anno 87

La penisola sotto il tallone militare
Le basi della guerra


Cosa sono le servitù militari
"In vicinanza delle opere ed installazioni militari permanenti o semipermanenti e degli aeroporti, il diritto di proprietà può essere soggetto alle limitazioni stabilite dalla legge, della durata massima di cinque anni, salvo proroga stabilita con decreto del Comandante territoriale, sentito il Comitato Misto Paritetico. Tali limitazioni possono essere ridotte o revocate nello stesso modo anche prima dello scadere del quinquennio (art.1 e 10 L. 898/76). Il decreto del Comandante territoriale, che adotta il provvedimento impositivo sulle zone soggette alle limitazioni di cui all'art.1 e nel quale devono essere individuate le singole proprietà assoggettate, è custodito nell'archivio comunale. Diviene esecutivo dopo 90 gg. dalla data del deposito e chiunque può prenderne visione fino a che l'imposizione ha effetto (artt. 4 e 5 L. 898/76).
Ai proprietari degli immobili (ed in parte al conduttore, ove l'immobile sia stato dato in conduzione prima dell'imposizione delle limitazioni) è dovuto un indennizzo annuo (art. 7 L. 898/76)."
La legge citata, in un testo successivamente modificato (legge 104 del 2 maggio 1990), precisa inoltre che: "in ciascuna regione è costituito un Comitato Misto Paritetico di reciproca consultazione per l'esame, anche con proposte alternative della regione e dell'autorità militare, dei problemi connessi all'armonizzazione tra i piani di assetto territoriale e di sviluppo economico e sociale della regione e delle aree sub-regionali ed i programmi delle installazioni militari e delle conseguenti limitazioni."
- Comitato Misto, perché è formato da militari e da civili, cioè da componenti designati dal Ministero della Difesa e, per ogni regione, eletti dal Consiglio Regionale;
- Paritetico, perché questi componenti sono in numero pari nei due settori.
Il comma 4 del citato articolo 1 precisa che "Ciascun comitato, sentiti gli enti locali e gli altri organismi interessati, definisce" la propria competenza in relazione ai problemi che abbiamo elencato, cioè allo sviluppo economico, sociale, territoriale della regione.
I pareri che il CoMiPar esprime sono obbligatori ma non vincolanti (perciò il Ministero della Difesa, prima di assumere determinate decisioni in relazione al complesso delle servitù militari deve sentire il Comitato) ma, se quel parere è stato espresso a maggioranza, prima di prendere una decisione difforme deve sentire la Giunta Regionale competente per territorio.
Il Ministero della Difesa può quindi disattendere completamente il parere espresso.
Questo complesso di disposizioni non costituisce una formalità più o meno interessante, ma significa che i governi della regione e dei comuni e gli enti che vengono obbligatoriamente interpellati, hanno una responsabilità precisa nella conduzione delle opere che attengono alla difesa, evidentemente non nelle decisioni strettamente militari, ma in tutte quelle operazioni di gestione territoriale che al sistema militare sono connesse.
Le servitù militari, sulla base della legge 898 del 1976 e le successive modifiche della legge 104 del 1990, consistono principalmente in divieti e limitazioni della proprietà privata (tramite indennizzo), nelle vicinanze di installazioni militari di varia sorta e tipologia, a carattere sia nazionale (interamente gestite dall'Esercito italiano), sia misto (basi americane e basi Nato). Le servitù militari quindi attengono ad una ulteriore confisca rispetto a quella specificatamente militare: l'espropriazione militare definisce in termini stretti il sequestro di intere aree (di cielo, di terra, di mare…) ai fini di installazioni reali di impianti a carattere bellico. Le servitù militari impongono ulteriori restrizioni territoriali nelle vicinanze delle installazioni militari; insomma allargano a piacimento la destinazione militare di un territorio. Quando si parla, ad esempio, della raddoppio della base di Vicenza, in realtà non si tiene conto della parte ulteriore che verrà ulteriormente espropriata ed è quella nei dintorni presso i quali non si potrà costruire nulla a "detrimento" della base stessa.
Il militare è talmente potente che va contro anche ai diritti di proprietà sanciti dal capitalismo: la "sicurezza" e l'apparato belligeno sia di controllo che di attacco posso eliminare diritti di proprietà, o meglio, sottoporre i diritti di proprietà ad un altro ordinamento, con altre regole, altre leggi, altri controlli extraterritoriali. In fondo, nel piccolo è ciò che avviene per le guerre, dove proprietà di capitali e di produzione sottopongono i loro diritti all'esercizio "temporaneo" del comando militare. Ed è in questo senso che le lobby militari acquistano un peso specifico sempre più considerevole, perché possono arrivare laddove il capitale, le multinazionali ed il sistema di mercato non possono arrivare, cioè ad imporre la proprietà territoriale, manu militari, a salvaguardia o ad estensione del loro potere di produzione e commercio. Sempre di più vedremo formarsi oligopoli mercantilistico-militari in grado di realizzare jointventure extraterritoriali, funzionali non solo all'apparto di dominio degli stati di cui fanno parte, ma anche di quei gruppi di potere interni agli stessi stati che traggono il maggior beneficio da queste operazioni. Non è un caso, infatti, che nei grandi stati imperialistici (USA, CSI, CINA…) gli apparati di governo coincidano sostanzialmente con quelli militari e, non è un caso, che in democrazie formali come la nostra, i politici si facciano da agenti e promotori territoriali degli apparati militari. E questo a partire dai piccoli comuni con relativi benefit, alle province, alle regioni, agli stati nazionali. Ogni piccolo organismo di governo territoriale deve essere strumento di disegni più ampi, pena la perdita effettuale di potere decisionale locale: ecco perché in queste lotte, come avviene già sul TAV, è fondamentale l'autonomia totale dei movimenti dagli apparati istituzionali ed ancora in misura maggiore da quei partiti che si prestano, a sinistra, a fare da sponda alle scelte governative, cioè alle loro scelte. La seconda cosa fondamentale è il rivendicare l'esercizio della collettività sul territorio come bene comune e non come bene privatistico, e quindi contro ogni tipologia di servitù, compresa quella nazionale: in questo senso la differenza rispetto ai nazionalismi di ogni sorta e natura deve essere molto netta e chiara. Non vogliamo espropriare chicchessia per metterci i "nostri militari", ma per togliere tutti i militari da ogni territorio. Altrimenti il rischio sarebbe quello di scivolare in un sciovinismo nazionalistico di tipo fascistoide lontano milioni di anni luce dalla nostra cultura politica e credo anche da quella di molti pacifisti ed antimilitaristi che anarchici non sono.

Le altre basi in Italia
Oltre le basi dell'esercito nostrano, vi sono altre due tipi di basi, come distinzioni di massima, presenti sul territorio italiano: le basi statunitensi e le basi NATO. Le prime appartengono al governo degli Stati Uniti d'America e sono cogestite (vedi la vicenda del CERMIS) dagli apparati militari italiani, mentre le seconde appartengono alla NATO. Il termine NATO è l'acronimo di North Atlantic Treaty Organization, ovvero Organizzazione del Trattato Nord Atlantico. Indica l'organizzazione internazionale per la collaborazione nella difesa, creata nel 1949 in supporto al Patto Atlantico che venne firmato a Washington D.C. il 4 aprile 1949
Stiamo parlando, secondo cifre ufficiali su entrambe le basi, di 127 basi, di oltre 2000 edifici di proprietà nato-statunitense e di altri 1100 in affitto, per un totale di 1.780.000 metri cubi, di 15.500 militari stanziali e di oltre 4.500 civili addetti alle basi.
Sia le basi Nato che quelle Statunitensi si dividono poi tra quelle rappresentate da forze di aria, di terra e di mare e della Agenzia di sicurezza nazionale (NSA) soltanto per quelle statunitensi.
Le basi statunitense di aria più importanti, gestite dall'USAF, ovvero dalla United States Air Force, forza armata separata ed indipendente dell'esercito americano, nata il 18 settembre 1947 che conta, a livello complessivo, 9.000 veivoli in servizio ed oltre 352.000 uomini e donne sparsi in tutto il mondo sono quelle della base di Aviano in Friuli Venezia Giulia con lo squadrone F-18; quella di Ghedi (Brescia), deposito anche di bombe nucleari; quella di Cameri (NO), base aerea Usa con copertura NATO.
Le basi Nato di aria più importanti sono quella di Aviano, costituite dalla 16a Forza aerea e dal 31° Gruppo di caccia; quella di Vicenza, rappresentata dalla 5a Forza aerea tattica, ed infine quelle pugliesi di Gioia del Colle, sede del 36° Stormo dell'aeronautica militare, di Amendola, aeroporto militare, di san Vito dei Normanni, base Radar e di Brindisi, sede dell'aeroporto militare e base di intervento logistica.
Le basi statunitensi di terra più importanti (US Army) sono quella di Camp Ederle (Vicenza) dove risiedono un battaglione aviotrasportato, un battaglione di artiglieri con capacità nucleare, tre compagnie del genio. Sezioni importante delle telecomunicazioni. Si parla di oltre 2.000 persone tra civili e militari. La base di Finale Ligure, stazione di telecomunicazione, la base di Camp-Darby (Pisa-Livorno), il più grande deposito logistico di tutto il Mediterraneo:oltre 1 milione e mezzo di munizioni: lì funziona l'Ottavo Gruppo di supporto USA ed US Army per l'appoggio alle forze statunitensi nel Mediterraneo, nel Golfo Persico, nella Africa del Nord e nella Turchia. Infine quella di Napoli dove ha sede la compagnia della Security Force del corpo dei Marines. Ed infine quelle della costa Romagnola (Rimini e Rimini Miramare), dove hanno sede il Gruppo logistico per l'attivazione di bombe nucleari ed un centro di telecomunicazioni USA.
Le basi Nato di terra più importanti sono quella di Verona, dove risiede la struttura delle forze di terra dell'Europa mediorientale, e quella di Roma sede centrale delle Forze di terra dell'area Mediterranea.
Le più importanti basi della marina militare americana sono quelle di Gaeta , ex sede della 6a Flotta, ora trasferita nella più grande sede navale di tutta Europa, quella di Taranto; quella di Napoli, dove sono di stanza le forze navali USA per tutta l'Europa meridionale ed i gruppi di sommergibili; quella di Sigonella, supporto logistico della 6a Flotta, nonché sede di diversi squadroni tattici dell'aviazione da guerra statunitense.
Le più importanti basi Nato navali sono quella di Napoli, quella di Taranto, divenuto all'"insaputa" di tutti, tranne che al compagno D'Alema, porto Nato, quella di San Bartolomeo (La Spezia), centro di ricerche per la guerra sottomarina, composta da tre strutture che non risultano da alcuna parte: il Saclant, addetto a svolgere ricerche marine di interesse militare, il Maricocesco, fornisce pezzi di ricambio per navi e sommergibili ed infine il Mariperman commissione per gli esperimenti sui materiali da guerra; la base della Maddalena, dove sono di stanza sommergibili nucleari e la squadra navale Simon Lake.

Come ho ricordato prima le basi sono molte di più e quindi si può ben dire che il nostro territorio sia una vera polveriera inquinata ed inquinante ed il più grande centro di logistica e di attacco militare di tutta l'Europa meridionale. La parte orientale dell'Italia ha ed avrà un peso sempre più importante, dato che si affaccia verso zone di interesse specifico (Medioriente ed Africa settentrionale) sia NATO che Statunitensi. Il fatto che molte basi coincidano o siano interscambiabili ce la dice molto lunga sulla struttura dell'Alleanza Atlantica (NATO) e su chi la governa (ed anche in quale modo). L'unica risposta credibile è un antimilitarismo coerente e conseguente: lo ripeto, a noi non interessa sostituire basi americane con altre italiane od europee che siano, e su questo, come su altri argomenti, non solo non ci sono governi amici, ma sono tutti, egualmente, nemici.

Pietro Stara

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