E alla fine la firma definitiva è arrivata. Il sottosegretario
alla difesa Lorenzo Forcieri ha siglato a Washington, il 7 febbraio, il
protocollo definitivo riguardante la produzione, il supporto ed il
successivo sviluppo dell'F-35 Joint Strike Fighter. La firma dell'altra
parte è quella di Gordon England, vicesegretario alla difesa
degli USA.
In Italia si è parlato poco dell'intera vicenda: sembra quasi
che la partecipazione al più grande progetto di ingegneria
aeronautica militare mai concepito (stando alle stesse parole di
Forcieri) non abbia suscitato un grande interesse. Solo a Novara e
dintorni se ne è discusso un po' di più, dal momento che
l'aeroporto militare di Cameri, a pochi chilometri dal capoluogo
dell'est piemontese, è stato individuato come la sede per
l'assemblaggio dei nuovi aerei da guerra americani.
L'F-35 è un cacciabombardiere di nuova generazione, prodotto ad
opera della Lockheed Martin. Il progetto che lo riguarda è
partito nel 1996 e si è concluso nel 2004, con la costruzione e
la verifica dei prototipi. Ora si tratta di diffonderne la produzione
pure in Europa, a beneficio degli Stati che si sono proposti come
acquirenti del nuovo, preziosissimo giocattolino.
L'entrata in servizio dei primi F-35 è prevista negli USA per il
2008: saranno destinati innanzitutto ai promotori stessi del programma,
cioè a US Air Force, US Navy e Marine Corps negli USA e alla UK
Royal Navy. Altri acquirenti sono, al momento, Australia, Canada,
Danimarca, Italia, Olanda, Norvegia, Singapore, Turchia. Del resto si
tratta di un vero affarone: ogni pezzo costa in media solo 150 milioni
di Euro.
L'Italia ne ha ordinati, sembra, un centinaio. Fatti presto i conti, si
tratta di una spesa di 15 miliardi di Euro, cioè di soldi
pubblici che andranno a finire nelle casse dei fabbricanti d'armi.
Resta oscuro il motivo per il quale si dà invece pubblicamente
la cifra di "soli" 11 miliardi di Euro (moltiplicare 150 milioni per
100 non necessita di abilità matematiche superiori).
Ma non stiamo a fare gli spilorci, per tre o quattro miliardi d'Euro di
differenza non possiamo certo farci scappare l'occasione di avere pure
nel nostro Paese il cacciabombardiere di punta dell'industria militare
statunitense: un potentissimo velivolo monoposto che può
caricarsi addosso, volendo, pure bombe nucleari.
Fino ad oggi l'Italia ha impegnato già un miliardo circa di Euro
per il solo avvio del progetto. Si tratta quindi di una spesa che non
comprende ancora l'acquisto dei velivoli, ma che è destinata,
per ora, ad avviare l'opera. I soldi non sono ancora stati spesi
interamente. Per esempio bisogna ancora approntare lo stabilimento per
l'assemblaggio dei 700 aerei che verranno preparati, a quanto si dice,
all'interno del recinto dell'aeroporto militare di Cameri.
Si tratta di una location quasi obbligata: alcuni esperti hanno lodato
l'attitudine militaresca della brughiera a nord di Novara. E non si
può certo dar loro torto. Infatti dall'aeroporto di Cameri sono
partiti, a più riprese, diversi soldati destinati alle aree
calde di conflitto, dall'Iraq all'Afganistan. Nel medesimo aeroporto si
fa manutenzione di velivoli da guerra e si collaudano i nuovi prodotti
di Augusta o Alenia. Non lontano da Cameri, anzi proprio attaccato al
recinto del suo aeroporto, c'è pure il campo d'addestramento
della caserma Babini di Bellinzago: qui ha sede un reparto logistico
che assiste le truppe speciali NATO della base di Solbiate Olona e che
partecipa, approntando trasporti e munizionamento, a diverse operazioni
estere delle forze armate italiane. Non si può negare che si
tratta proprio dell'ambiente ideale nel quale inserire la produzione
dei nuovi cacciabombardieri americani.
Nelle ultime settimane, a Novara e dintorni, si è fatto un gran
dibattere sull'intera vicenda. Da un lato ci sono i sostenitori del
progetto, a destra quanto a sinistra, che magnificano l'occasione di
acquisire nuova tecnologia e lavoro per le imprese italiane affiliate
al progetto. Verranno infatti coinvolte aziende come Alenia
Aeronautica, Fiat Avio, Piaggio Aerea, OtoMelara, e diverse altre. Ci
sarà pure, a detta dei sostenitori del cacciabombardiere,
l'occasione di trovar lavoro per almeno un migliaio di tecnici:
un'opportunità per rilanciare un'area produttiva che, a detta di
alcuni politici locali, avrebbe bisogno di sostegno e di un'iniezione
di fiducia. È la solita tiritera che cerca di far digerire a
tutti la costruzione di strumenti di morte a fronte della crescita dei
posti di lavoro.
Tuttavia è nato a Novara pure un tavolo contro gli F-35, che,
negli ultimi mesi, ha condotto una serie di iniziative per contrapporsi
al progetto che prevede l'assemblaggio dei cacciabombardieri proprio a
Cameri.
Come già accaduto in altre occasioni, si scontano le
ambiguità di alcuni partecipanti alle iniziative di protesta:
risulta difficile infatti comprendere come possano dare le viste di
essere contrari agli F-35 anche i rappresentanti dei partiti della
sinistra radicale (PRC e PdCI in primis), che poco hanno fatto a
livello nazionale per bloccare l'insieme del progetto. Qualche
interrogazione parlamentare serve a poco se poi si finisce con il
votare a favore di leggi finanziarie e di bilancio che prevedono le
spese necessarie per mettere in piedi lo stabilimento dove si
assembleranno gli F-35. Piuttosto degno di nota pure il tentativo di un
parlamentare del PdCI di deviare un pezzo dei finanziamenti previsti
per l'F-35 in direzione dell'Eurofighter: come se un bel caccia europeo
possa essere considerato meno pericoloso di un cacciabombardiere
amerikano. Ma tant'è: ormai ci stiamo abituando a vedere
personaggi strani che dicono di governare opponendosi e di opporsi
governando.
Ovviamente i cari compagni rifondaroli e comunistitaliani ci spiegano
che non capiamo niente, che non possiamo pretendere che loro facciano
cadere un governo che è il solo baluardo contro il ritorno al
potere del perfido Berluska. Quindi pazienza, calma e gesso (come si
dice pure dalle parti di Novara) e lottare piano piano, con prudenza,
per evitare di far scricchiolare il governo Prodi. Come se non
sapessimo che in questo, come in diversi altri campi, non c'è
proprio una gran differenza tra centrosinistri e centrodestri. Tanto
per restare al tema, infatti, il primo accordo sulla costruzione degli
F-35 è stato siglato proprio ai tempi del governo D'Alema.
Quindi il progetto che vedrà presto coinvolto l'aeroporto di
Cameri non è affatto un'eredità che ci ha lasciato il
governo del solito, perfido Berluska. Si tratta, purtroppo, di un
esempio lampante della subordinazione bipartisan alle richieste dei
fabbricanti d'armi e dei signori del capitale, che conoscono benissimo
i loro interessi e che sanno come dirigere i governi degli Stati, di
qualunque orientamento politico essi siano.
A questo punto non ci resta che attendere la risposta delle popolazioni
che vivono attorno alle basi militari di Cameri e di Bellinzago
Novarese. Una risposta difficile: decenni di subordinazione alle
logiche militari e di abitudine quotidiana alla frequentazione di
cingolati che si esercitano nella brughiera del parco del Ticino ha
fatto perdere a molti la sensibilità minima che permette di
cogliere come carri armati e cacciabombardieri, al di là del
design accattivante, siano pur sempre strumenti di morte.
Dom per il Circolo Zabriskie Point di Novara