Umanità Nova, n.6 del 18 febbraio 2007, anno 87

Bocche aperte e porte chiuse
(ma non era meglio il contrario?)


Una domenica in cui si sono giocate numerose partite di calcio a "porte chiuse", dopo che per oltre due settimane si è assistito ad un cascame di bocche aperte intente a commentare, spiegare, condannare, deprecare quanto è accaduto in occasione della partita fra il Catania ed il Palermo, è stata il degno epilogo di ciò che nel prossimo ed immediato futuro sarà archiviato come "una storia tutta italiana".
Già, perché mentre il mondo continuava imperterrito con le innumerevoli guerre, e le diplomazie politiche internazionali procedevano a minacciarsi vicendevolmente nella certezza di indebolire le rispettive frange pseudo pacifiste (creando le opportune condizioni per rifinanziare i propri interventi armati), in Italia accadeva che il teatrino della rappresentanza parlamentare, volendo porre in secondo piano questioni concernenti il proprio impegno militare in terra straniera (Afganistan) e sul suolo patrio (Vicenza), affrontasse la questione dei Pacs (risoltasi in modo riDICOlo) e provvedesse con il decreto Amato a dimostrare tutta la durezza e serietà dell'attuale governo in carica nell'affrontare la violenza degli ultras, scatenatasi da tempo in una guerra aperta contro le forze dell'ordine.
Che dire? Ogni senso della misura, ogni equilibrato giudizio, ogni ponderata riflessione sono state completamente sommerse da un profluvio di parole che da ogni pulpito (sia quello delle chiese, degli studi radiotelevisi, degli scranni parlamentari, o dei tavolini dei "bar-sport") ha fatto da cornice a quanto è accaduto a Catania. Ad incominciare dalla morte del poliziotto che, in un susseguirsi di rettifiche sulle modalità e i tempi in cui è avvenuta, è apparsa enigmatica e catartica. Enigmatica in quanto accaduta nella più assurda delle circostanze, quasi che la vittima non fosse un funzionario di polizia, predisposto ed addestrato allo scontro con una piazza di cui - peraltro - è conosciuta la pratica violenta, la tecnica organizzativa, ma soprattutto sono noti e ricattati gli attori che compongono il mondo degli ultras. Catartica perché come ogni morte - specialmente se questa veste una divisa - purifica da qualsiasi nefandezza, complicità e connivenza con il "problema" che si è preposti a risolvere.
Per non parlare dell'orrido spettacolo offerto dai diretti interessati del "campionato di calcio più bello del mondo", intenti a gareggiare con il clownesco Antonino Matarrese, presidente dell'acefala Federazione Lega Calcio, mandato allo sbaraglio ad invocare l'intramontabile show must go on, a riprova del fatto che gli interessi economici condizionano quelli politici e questi ultimi dispongono a proprio piacere su quelli giuridici. Cosicché, bastata una sola domenica di serrata degli stadi, la successiva e le prossime saranno condizionate - a loro emittenti piacendo - all'adeguamento del precedente pacchetto Pisanu che, "tornelli" a parte, è stato adeguato e aggiustato in chiave repressiva, come appare ben evidente con l'estensione a 48 della flagranza di reato, e il progetto di riforma della comunicazione teso a controllare in particolare i piccoli giornali delle emittenti locali. Inoltre, quando gli impianti sportivi saranno ceduti alle società che attualmente li gestiscono il problema dell'ordine pubblico sarà lucrosamente risolto in una questione di business privato.
E il calcio? I tifosi? Il rito festivo, sportivo, emotivo?
Un po' di pazienza, per dio! Non vedete che siamo in guerra.

gianfranco marelli

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