Una domenica in cui si sono giocate numerose partite di calcio a "porte
chiuse", dopo che per oltre due settimane si è assistito ad un
cascame di bocche aperte intente a commentare, spiegare, condannare,
deprecare quanto è accaduto in occasione della partita fra il
Catania ed il Palermo, è stata il degno epilogo di ciò
che nel prossimo ed immediato futuro sarà archiviato come "una
storia tutta italiana".
Già, perché mentre il mondo continuava imperterrito con
le innumerevoli guerre, e le diplomazie politiche internazionali
procedevano a minacciarsi vicendevolmente nella certezza di indebolire
le rispettive frange pseudo pacifiste (creando le opportune condizioni
per rifinanziare i propri interventi armati), in Italia accadeva che il
teatrino della rappresentanza parlamentare, volendo porre in secondo
piano questioni concernenti il proprio impegno militare in terra
straniera (Afganistan) e sul suolo patrio (Vicenza), affrontasse la
questione dei Pacs (risoltasi in modo riDICOlo) e provvedesse con il
decreto Amato a dimostrare tutta la durezza e serietà
dell'attuale governo in carica nell'affrontare la violenza degli
ultras, scatenatasi da tempo in una guerra aperta contro le forze
dell'ordine.
Che dire? Ogni senso della misura, ogni equilibrato giudizio, ogni
ponderata riflessione sono state completamente sommerse da un profluvio
di parole che da ogni pulpito (sia quello delle chiese, degli studi
radiotelevisi, degli scranni parlamentari, o dei tavolini dei
"bar-sport") ha fatto da cornice a quanto è accaduto a Catania.
Ad incominciare dalla morte del poliziotto che, in un susseguirsi di
rettifiche sulle modalità e i tempi in cui è avvenuta,
è apparsa enigmatica e catartica. Enigmatica in quanto accaduta
nella più assurda delle circostanze, quasi che la vittima non
fosse un funzionario di polizia, predisposto ed addestrato allo scontro
con una piazza di cui - peraltro - è conosciuta la pratica
violenta, la tecnica organizzativa, ma soprattutto sono noti e
ricattati gli attori che compongono il mondo degli ultras. Catartica
perché come ogni morte - specialmente se questa veste una divisa
- purifica da qualsiasi nefandezza, complicità e connivenza con
il "problema" che si è preposti a risolvere.
Per non parlare dell'orrido spettacolo offerto dai diretti interessati
del "campionato di calcio più bello del mondo", intenti a
gareggiare con il clownesco Antonino Matarrese, presidente dell'acefala
Federazione Lega Calcio, mandato allo sbaraglio ad invocare
l'intramontabile show must go on, a riprova del fatto che gli interessi
economici condizionano quelli politici e questi ultimi dispongono a
proprio piacere su quelli giuridici. Cosicché, bastata una sola
domenica di serrata degli stadi, la successiva e le prossime saranno
condizionate - a loro emittenti piacendo - all'adeguamento del
precedente pacchetto Pisanu che, "tornelli" a parte, è stato
adeguato e aggiustato in chiave repressiva, come appare ben evidente
con l'estensione a 48 della flagranza di reato, e il progetto di
riforma della comunicazione teso a controllare in particolare i piccoli
giornali delle emittenti locali. Inoltre, quando gli impianti sportivi
saranno ceduti alle società che attualmente li gestiscono il
problema dell'ordine pubblico sarà lucrosamente risolto in una
questione di business privato.
E il calcio? I tifosi? Il rito festivo, sportivo, emotivo?
Un po' di pazienza, per dio! Non vedete che siamo in guerra.
gianfranco marelli