Umanità Nova, n.6 del 18 febbraio 2007, anno 87

Nato. L'oleodotto insabbiato


Torna alla memoria il vecchio canto patriottico della Grande guerra: il Piave mormorava…
La recente "scoperta" dell'oleodotto Nato appare già destinata ad essere prontamente insabbiata sulle rive del fiume ricordato in ogni libro di storia: il ministro della Difesa smentisce le dichiarazioni del sindaco di Susegana (Tv), mentre i consiglieri dell'Ulivo, di Forza Italia e della Lega Nord ne chiedono concordemente le dimissioni per "procurato allarme".
Eppure, proprio grazie alla denuncia del sindaco Montesel, esponente di una lista civica locale nonché titolare di uno studio di progettazione industriale che partecipa ad un progetto della Snam per costruire un metanodotto, si è aperto uno squarcio di informazione su questa infrastruttura militare, lungamente coperta da segreto di stato.
Dalle stesse ammissioni del ministero della Difesa è arrivata la conferma di quanto era già stato oggetto di controinformazione militante, ossia che si tratta di un sistema di oleodotti e depositi realizzato nei primi anni Sessanta, allo scopo di rifornire di carburante aerei e mezzi terrestri nei principali aeroporti militari del Nord Est; in particolare quelli di Ghedi (Bs), Villafranca (Vr), Istrana (Tv), Aviano (Pn), Rivolto (Ud) e Cervia (Ra).
L'oleodotto, denominato North Italian Pipeline System, attraversa 6 regioni, 17 province e 136 comuni lungo circa 900 chilometri: una rete che dal porto di La Spezia, dove vi sono gli impianti di stoccaggio e pompaggio presso il comune di Vezzano, si estende sino al confine con la Slovenia, interconnessa con la rete europea di rifornimento Nato Pol (Petroleum Oil e Lubricant).
Importanti depositi si trovano a Mestre, Taranto e Augusta, ma sicuramente sotto terra ve ne sono occultati altri.
Presso il sito strategico Nato di Vezzano, in Val Mulinello, vengono stoccati il kerosene e gli altri combustibili e oli destinati al rifornimento dei velivoli militari - italiani, Nato e Usa - dislocati nelle basi del nord Italia, Aviano compresa.
Alla base Usa e Nato di Aviano l'oleodotto giunge dopo aver attraversato il Veneto, e prima di arrivare all'aeroporto-sede del 31º Fighter Wing dell'Usaf, attraversa i comuni di Sacile, Fontanafredda e Roveredo in Piano.
Il combustibile dalle petroliere approdate a La Spezia viene riversato in Val Molinello fino a 20 mila litri l'ora, quindi stoccato in serbatoi di cemento armato rinforzati da una lamina in acciaio e ricoperti di terra, non solo per impedire eventuali sversamenti ma per protezione da eventuali attacchi. L'impianto venne inaugurato il primo gennaio 1960, anche se i lavori durarono alcuni anni considerato che, presso l'archivio del comune di Gambara (Bs), resta conservata una pratica risalente al 1961 con gli elenchi delle ditte e dei piani particolareggiati dei terreni da espropriare per la costruzione dell'oleodotto La Spezia-Montichiari-Aviano.
Da allora non ha mai smesso di pompare carburante 24 ore su 24, fino a un massimo di 1 milione e 600 mila litri al giorno nel 1999, in piena guerra in Kosovo.
Secondo i cosiddetti organi d'informazione l'oleodotto non riguarda né riguarderà le strutture militari Usa a Vicenza; ma la prontezza di tale negazione da parte del Ministero che pure non afferma questo, assieme all'evidenza di qualsiasi carta geografica, puzza fortemente di petrolio e di depistaggio.

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