Riprendendo un ironico cartello letto durante il corteo, Vicenza per il
governo è una brutta gatta da pelare: aldilà dei numeri
sicuramente consistenti sulla partecipazione (oltre centomila persone),
questa infatti può essere la sintesi della manifestazione
nazionale svoltasi sabato 17 febbraio.
La nuova base Usa, con la collegata militarizzazione dell'aeroporto
civile Dal Molin, che da mesi vede un'attiva e partecipata opposizione
popolare fuori dalle appartenenze di partito, è una minaccia
sempre più incombente e concreta, in attesa del temuto arrivo
delle ruspe e dei blindati per l'avvio della fase operativa dei lavori,
peraltro già silenziosamente iniziati.
L'inevitabilità di tale decisione politica sembrerebbe fuori
discussione. Infatti, mentre i dimostranti tornavano, esausti e
contenti, verso le località di provenienza o si stavano
apprestando a cenare dopo la straordinaria giornata vissuta in
città, il presidente del consiglio Prodi ribadiva il via libera
alla Ederle 2 "in coerenza con le linee generali di politica interna ed
estera".
D'altra parte, l'indomani, in perfetta sintonia col premier, il
quotidiano "la Repubblica" ospitava l'opinione di George Joulwan,
ex-comandante supremo delle forze Nato: "La base di Vicenza è
molto importante per le operazioni della Nato (…) Non bisogna
pensare che serve solo ad alimentare i nostri contingenti in Iraq o in
Afganistan: può rivelarsi essenziale, come lo fu nel passato,
per le crisi nei Balcani e soprattutto in Africa".
In parole povere: la base Usa di Vicenza ha valenza strategica, quindi
gli accordi firmati sottobanco dal governo Berlusconi e poi confermati
da D'Alema, non prevedono margini di discussione o, come si dice dalle
mie parti, "non c'è trippa per i gatti".
Tutt'al più, potranno far finta di ascoltare i cittadini e i
pacifisti, cercando di "ridurre il danno" con qualche abbellimento
stilistico e improbabili attenzioni ambientalistiche.
Per questo, prima del 17, è stato utilizzato ogni mezzo per
depotenziare la partecipazione dei cittadini e scongiurare l'adesione
delle tante realtà del movimento contro la guerra: dai torbidi
giochi politici della Cgil, giunta al punto di indicare un
concentramento alternativo assieme ai Ds su contenuti filogovernativi,
agli equilibrismi tragicomici della cosiddetta "sinistra radicale" per
dissociarsi dalla maggioranza di cui fanno parte; dalla litania dei
tanti interessati opinionisti sull'inutilità e i pericoli del
conflitto alla criminalizzazione e alla provocazione, attraverso una
spettacolare operazione "antiterrorismo" con epicentro Padova.
Ma tali manovre si sono rivelate inutili: la Cgil e i Ds sono stati
costretti ad accodarsi in fondo al corteo; così come non
è stato permesso che il servizio d'ordine sindacale svolgesse il
prospettato ruolo di virile guardiano nei confronti degli "estremisti"
o contro gli immancabili fantasmi del Black Bloc.
Neppure la campagna diffamatoria svolta coralmente dai cosiddetti
organi d'informazione è riuscita nel suo intento d'intimidazione
ed ha, anzi, finito per suscitare ulteriore sdegno e proteste,
specialmente nei tanti che ancora oggi mantengono viva la memoria della
violenza legale sofferta sulla propria pelle a Napoli e Genova sei anni
fa.
Così, si è creata una confluenza e una saldatura tra
un'opposizione locale raccolta attorno al Presidio permanente e le
numerose opposizioni locali contro altre servitù militari e
devastazioni ambientali, quale quella ormai paradigmatica della Val di
Susa contro il Tav; ma ciò è avvenuto anche tra la
mobilitazione diretta ed autogestita dei vicentini contro il Da Molin e
i movimenti antiguerra che, negli anni passati, tante volte si erano
impegnati a Vicenza scendendo in piazza contro l'esistente caserma Usa
Ederle, da cui continuano a partire truppe e mezzi per l'Iraq e
l'Afganistan.
In tal modo, con grande preoccupazione della sinistra parlamentare, si
è avverato quanto auspicato da un volantino antimilitarista:
Vicenza è diventata la base per un nuovo sviluppo del movimento
contro la guerra.
Dentro questa ripresa d'iniziativa - altra piacevole sorpresa -
l'anarchismo sta facendo la sua parte mettendo in campo l'impegno in
prima persona degli attivisti libertari interni all'opposizione
popolare a Vicenza, ma anche con contenuti forti della critica
antiautoritaria nei confronti di ogni struttura militare, nonché
con una diffusa e vivace attivazione a livello nazionale.
Se, infatti, lo scorso 2 dicembre - alla prima manifestazione a Vicenza
contro la Ederle2 - lo spezzone anarchico aveva raccolto almeno mezzo
migliaio di antimilitaristi, sabato 17 tale presenza era di diverse
migliaia di persone, in gran parte raccolte nello spezzone rossonero
aperto dallo striscione nero della FAI "contro tutti gli eserciti e
tutte le frontiere", una presenza visibile e diffusa anche in altre
parti del lungo corteo, sfilato come marea che sale per oltre sei
chilometri.
All'interno dello spezzone organizzato dalle compagne e dai compagni di
Vicenza con l'appoggio solidale degli anarchici federati, diverse le
realtà del movimento libertario partecipanti alla scadenza: dal
Comitato Unitario Contro Aviano 2000 allo Spazio autogestito Libera di
Modena, dagli anarcosindacalisti dell'USI ai punx anarchici, dagli
Squatter torinesi alla Federazione dei Comunisti Anarchici…
Alla vigilia della manifestazione, la locale questura aveva diramato un
documento in cui si era tentato di seminare allarme e divisione,
paventando imprecisati pericoli legati alla partecipazione "di
attivisti del mondo antagonista, dell'anarchia e dell'autonomia"; ma
l'opposizione popolare sa ormai riconoscere chi sta dalla stessa parte
della sua barricata e chi no.
UN reporter