Umanità Nova, n.7 del 25 febbraio 2007, anno 87

Bierre, notav, ultras e criminali
Terrorismo mediatico
Sette giorni di balle e calunnie a mezzo stampa



I giorni che hanno preceduto la manifestazione di Vicenza contro il raddoppio della base americana di Ederle hanno offerto lo spettacolo di un mondo dell'informazione compattamente al lavoro per spargere paura e disinformazione. Lo spettacolo è stato indecente, ma istruttivo. La tecnica è stata quella classica dell'associazione di fatti e soggetti irrelati per costruire un'apparenza, totalmente falsa, nonché quella di offrire servizi contenenti rivelazioni, segreti, retroscena, il tutto inventato di sana pianta. L'esito della manifestazione porterà gli stessi giornali a rivisitare l'operazione disinformativa e terroristica, ma senza particolari accenni di autocritica. Anzi. Ma andiamo con ordine.
"Br: un modello la lotta no-Tav", titolo alto in prima de La Stampa del 14 febbraio; a pag. 2 si legge che il giornale (semi)clandestino dei neo BR si era occupato del movimento NO TAV con un articolo in cui si giungeva alla "rivoluzionaria" ed "originale" conclusione che "Le dinamiche di questa protesta popolare che ha spazzato via le barriere istituzionali in modo spontaneo, hanno dimostrato che la lotta di popolo può diventare autonoma ed incontrollabile". In effetti un alieno, letto il titolo, potrebbe pensare che le Br intenderebbero convertirsi ai metodi popolari e di massa dei NO TAV, ma naturalmente l'intento del quotidiano torinese era esattamente l'opposto, cioè quello di suggerire un'affinità tra brigatisti rossi e valsusini.
Il giorno dopo, 15 febbraio, sia la Repubblica che La Stampa avevano lo stesso titolo alto in prima: "Amato: allarme per Vicenza". Il ministro dell'interno Amato era sceso in campo con un intervento alla Camera il cui succo era: "A Vicenza si potrebbero saldare spezzoni di ostilità nei confronti delle forze dell'ordine... Alla Camera chiedo una solidarietà preventiva alle forze dell'ordine". Non basta più la guerra preventiva: ora anche la solidarietà preventiva ai celerini... Ma la Repubblica si scatena a pag. 2 e 3. A pag. 3 "La manifestazione – Vicenza, drastica decisione del prefetto. Gli organizzatori: speriamo che nessuno crei incidenti – Chiusi negozi, scuole e musei la città aspetta e si blinda – Cinquemila agenti mobilitati, ospedali in stato di allerta". Per la serie: stanno arrivando gli unni, state a casa, ci saranno botte e feriti... Ma a pagina 2, a firma Alberto Custodero possiamo leggere un pezzo che andrebbe inquadrato, studiato alle scuole di giornalismo, diffuso e commentato in rete: "Il retroscena – Preoccupazione al Viminale per le aggressioni e gli attentati contro le forze dell'ordine – "C'è clima di odio diffuso tra antagonisti, ultrà, malavita": Questo il titolo. E dentro c'è di tutto. La "campagna d'odio" (per usare un'espressione cara a Berlusconi) nei confronti della polizia sarebbe iniziata subito dopo i primi arresti di manifestanti del G8 di Genova "accusati di devastazione e saccheggio della città" con una doppia bomba alla questura di Genova e culminerebbe con l'allarme lanciato da Amato alla Camera "preoccupato che a Vicenza, sabato, la manifestazione contro la base Usa possa trasformarsi in un attacco alle forze dell'ordine sferrato da antagonisti, ultrà e criminalità comune uniti insieme 'nell'ostilità alla polizia'. Dai disordini di Catania costati la vita ad un poliziotto, ai fischi dello stadio Olimpico rivolti ai poliziotti, dalle "perquisizioni ai centri sociali del Nord nell'ambito dell'inchiesta sulle nuove Bierre" ai processi ai black bloc, oppure per la Diaz e Bolzaneto, tutto si lega. Ma adesso arriviamo dove il nostro voleva arrivare. Aprite bene le orecchie: "La lotta contro le grandi opere (Alta Velocità in Val Susa, tunnel del Brennero, ponte sullo Stretto di Messina, e ora Dal Molin) è stato il network attorno al quale si è creato quel "collegamento razionale" fra antagonisti, ultrà e criminalità comune di cui ha parlato in parlamento il ministro Amato. È stato proprio in Val Susa, sui monti di Monpantero, nel cantiere dell'Alta Velocità, che la protesta "No tav" contro le grandi opere s'è per la prima volta trasformata in un movimento antiforze dell'ordine, con gli sputi in faccia ai poliziotti. Il rischio che a Vicenza si replichi questo modello già collaudato con successo a Susa è ulteriore elemento di preoccupazione per il Viminale". Non è uno scherzo: tutto nero su bianco. Quindi il vero timore di Amato era un alluvione di sputi sui poliziotti e il pericolo che Vicenza si trasformasse in una nuova Venezia? E poi la chiusa, dove si mettono insieme anni '70, stella bierre sulla lapide che ricorda a Genova l'uccisione del giudice Coco, bombe alla questura sempre di Genova rivendicate dalla "Brigata 20 luglio" sigla che "s'è subito dopo federata con la Fai, federazione anarchica informale, e che ha firmato decine di attentati in tutta Italia". Un finale col botto, verrebbe da dire...
Venerdì 16 febbraio La Stampa apre con "Mitra e pistole nell'arsenale Br – I duri dei centri sociali: "A Vicenza daremo la caccia ai poliziotti": caspita! Br, centri sociali, pistole, caccia, poliziotti, Vicenza: lavorano di bulino i titolisti de La Stampa, dei veri cesellatori... A pag. 7 un vero pezzo di giornalismo d'inchiesta a firma Marco Neirotti. Il nostro, nel cuore della notte padovana, "chiuso il centro sociale Gramigna, chiuso il Pedro", anziché andare serenamente a dormire, non si arrende; riesce così a "intercettare" tre "duri"dei centri sociali "per caso davanti a un bar in un vicolo a dieci minuti dalla questura"… che culo! Così il cronista può intrecciare brandelli di "conversazione" con i tre duri che parlano solo di violenza cieca, di "attacco al potere" e via in un crescendo delle solite associazioni brigatisti+centri sociali+ecc. ecc. Fino all'ultima frase, che suona come una campana a morto: "Domani si scatenerà un mondo buio".
La Repubblica a pag. 11 dà conto dei preparativi per la manifestazione: "Gli organizzatori vietano i passamontagna e oltraggi alle bandiere. Servizio d'ordine affidato alla CGIL – I no-base avvertono i filo-Br "Uno slogan e sarete cacciati" – Paura per l'arrivo degli anarco-insurrezionalisti": questi ultimi effettivamente mancavano un po', negli ultimi giorni tirava di più il brigatismo rosso. Ma la notizia era questa: "Il questore: "Sarà una giornata pacifica, dalle notizie che abbiamo non ci saranno scontri": oh bella, e allora tutta 'sta canea mediatica?
Effettivamente, la Repubblica del 17 febbraio, oltre che con l'appello di Bertinotti alla "Assoluta non violenza al corteo" apre con un "Il questore: temo incidenti": ma è lo stesso di ieri, ci chiediamo? A pag. 3 campeggia un bel "L'allarme del questore: "Temo incidenti". Ah, allora si sarà proprio sbagliato, ieri... Il fatto è che se si legge il pezzo "dal nostro inviato" Enrico Bonerandi, si scopre che il questore ha dichiarato: "Vedo più tranquillità che a dicembre, quando peraltro non successe nulla". Dato che con la tranquillità del questore non si scaldano gli animi, il "nostro inviato" si vede costretto a glossare l'ordinanza "di 16 pagine in cui analizza la situazione vicentina in termini assai più foschi". Conclusione: "Insomma, siamo quasi allo stato di guerra". Ah, ecco... Meno male...
Sempre sabato 17 febbraio, La Stampa apre con: "Vicenza, fuga dalla città blindata", titolo con chiari echi cinematografici ed apocalittici. Infatti a pag. 4 e 5 si fronteggiano, sotto l'eloquente titolo "La protesta – tutti contro tutti", a pag. 4 il celerino con didascalie sul suo equipaggiamento ed un articolo sulla natura "umana" dello stesso, un "impiegato pubblico" come tanti; a pag. 5, un figuro tutto nero con maschera antigas, tra i fumi dei lacrimogeni, mentre sta per lanciare qualcosa: insomma, un piccolo black bloc, come ci spiega a margine della foto la didascalia: "Black Bloc (sic) Anarcoidi senza sede o struttura ma con forme di protesta violenta sono facili da infiltrare". In effetti il titolo di pag. 5 è "Storia d'Italia e d'infiltrati"...
Alla fine, la manifestazione è andata come tutti sanno. Benissimo.
La Stampa del 18 febbraio schiuma livore: "Bella marcia ma la base si fa", apre in prima pagina. A pag. 31 Barbara Spinelli deve ammettere: "I toni assai allarmati di Amato e Rutelli hanno contribuito a creare connessioni che per ora esistono solo negli opuscoli neo-brigatisti".
La Repubblica, più furbetta, titola: "Vicenza sconfigge la paura" e Giuseppe D'Avanzo a pag. 32 ammette: "Un clima di timore e di angoscia è stato alla vigilia alimentato – anche inconsapevolmente, anche spensieratamente, forse – da un pastone opaco che metteva insieme notizie diverse ed emergenze diseguali". Ma senti senti: lavora nello stesso giornale di Custodero? Ma come si fa a dire "inconsapevolmente... spensieratamente"? Ed ancora: "Se guardiamo indietro agli ultimi giorni, si può osservare come il governo Prodi abbia ceduto alla tentazione di liberarsi della sfida lanciata da Vicenza lavorando al registro dell'allarme sociale". Nell'opera si sono particolarmente distinti il ministro di polizia Amato e il margherito Rutelli. Che sopratutto il primo ci si sia messo a soffiare sul fuoco... Stupisce chi? Le somme vanno tirate: "Chi è stato invece a Vicenza ha potuto rendersi conto che nulla di quel che ha agitato il dibattito pubblico per sette giorni era concreto e reale".
Bella frase, va ripetuta e ripetuta: "Nulla di quel che ha agitato il dibattito pubblico per sette giorni era concreto e reale". Lo sapevamo perfettamente, grazie. Succede sempre quando un movimento popolare si emancipa da ogni tutela e cerca in autonomia la strada per il proprio futuro. Nel mondo reale, anche prima della rivoluzione, Amato e la sua banda di direttori e giornalisti diffusori di veline di questura si dimetterebbero almeno per decenza. Ma nel mondo reale, appunto.

Il cronista

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