Umanità Nova, n.7 del 25 febbraio 2007, anno 87

Morire di proibizionismo
Ferrero chiacchiera, la Legge Fini uccide



L'ultimo rapporto scientifico sui danni della cannabis l'ha diffuso nei giorni scorsi la prestigiosa Yale School of Medicine, secondo cui i fumatori di cannabis sviluppano i medesimi problemi polmonari dei fumatori, quali tosse, respiro affannato ed un eccesso di muco.
La ricerca, pubblicata nell'Archive of Internal Medicine, è stata condotta dalla dottoressa Jeanette Tetrault, che, dopo aver definito "prive di prove e di supporti scientifici" le ricerche sui presunti danni psichiatrici di hashish e marijuana, ha analizzato, insieme al suo team, i dati sulle ricerche condotte tra il 1966 e il 2005 per stabilire le relazioni a lungo termine tra il fumo della cannabis e le funzioni polmonari. Dai dati è emerso che un prolungato consumo nel tempo della cannabis comporta un aumento dei problemi polmonari, mentre sul consumo a breve termine non ci sono associazioni tra la cannabis e l'insorgenza di enfisemi. Considerato, comunque, che i fumatori di cannabis in genere fumano meno dei tabagisti, gli autori dello studio ritengono "corretta" la valutazione degli esperti del NIDA (l'istituto governativo USA di ricerca sulle droghe) che nelle sue tabelle sulla pericolosità delle droghe attribuisce alla cannabis un punteggio uguale a quello delle bevande a base di caffeina (tè, caffè, cole etc), più basso di quello del tabacco e molto inferiore rispetto non solo a quelli di cocaina ed eroina, ma anche a quello dell'alcool e della maggior parte degli psicofarmaci.
Di cannabis, però, si continua a morire. Succede negli Emirati Arabi Uniti dove il 14 febbraio la Corte islamica di Sharja ha condannato a morte un cittadino iraniano (che, peraltro, come i suoi otto coimputati, tutti prosciolti per mancanza di prove, si è sempre dichiarato innocente), accusato di aver contrabbandato un carico di 282 kg. di hashish proveniente dall'Iran e diretto in Arabia Saudita.
Succede anche in Italia a Roccapalumba, in provincia di Palermo. Nella notte tra l'11 e il12 febbraio 2007, C.S di 41 anni è morto nonostante i soccorsi prestati dal personale del 118 mentre i carabinieri perquisivano la sua casa, dopo averlo trovato in possesso di pochi grammi di hashish. L'uomo era stato fermato alla guida della sua macchina e "a un controllo sulla vettura e sulla sua persona" erano stati rinvenuti due coltelli "di genere vietato" e "quasi" 4 grammi di hashish. Poco dopo essere stato fermato, il poveretto aveva detto agli sbirri di non stare bene, ma i militari avevano comunque deciso di perquisire la sua abitazione. Appena arrivati a casa, l'uomo ha detto di nuovo ai carabinieri di sentirsi male ed è svenuto. Solo a questo punto, i militari hanno chiesto l'intervento del 118. Secondo quanto riferiscono gli stessi carabinieri, i medici, per circa 45 minuti, hanno praticato all'uomo terapie d'emergenza come massaggio cardiaco, iniezioni di adrenalina e defibrillazione. L'uomo è però deceduto per arresto cardio-circolatorio. Al povero C.S. dopo essere stato assassinato dallo Stato per qualche canna (i carabinieri che lo hanno arrestato sono colpevoli quanto meno di omissione di soccorso…) è toccato pure il silenzio-stampa: della sua storia - che pure è stata riportata da tutte le agenzie - se ne sono occupati solo i quotidiani locali e non una riga è stata pubblicata sulla stampa nazionale. Non hanno scritto nulla neanche il Manifesto e Liberazione, che una volta erano piuttosto puntuali nel denunciare i disastri del proibizionismo, ma che ora sono evidentemente troppo impegnati a far abboccare i loro lettori all'amo delle false promesse di Ferrero.
Il pusillanime socialdemocratico Ministro degli Annunci Smentiti Paolo Ferrero l'8 febbraio ha illustrato alla commissione sanità del Senato il disegno di legge che sta preparando. In quella che ha definito "un'ottica che vuole essere più moderna e soprattutto pragmatica", le principali novità sembrerebbero essere l'eliminazione delle sanzioni amministrative per consumo personale introdotte 17 anni fa dalla Legge Craxi-Jervolino ed inasprite dalla Legge Fini e l'abolizione della tabella unica della Legge Fini che metteva droghe leggere e droghe pesanti sullo stesso piano. Secondo Ferrero "è necessario ricreare varie tabelle, probabilmente otto, e la cannabis deve essere distinta dalle altre droghe". Inoltre, ci sarebbe il ritorno all'esclusiva, per il servizio pubblico, della certificazione dello stato di tossicodipendenza, che la Fini-Giovanardi aveva esteso anche alle strutture del privato sociale e dovrebbe scomparire la quantità massima consentita per il consumo: deciderà il giudice se c'è spaccio o uso personale. La proposta governativa, in pratica, è un secco ritorno all'antico della Legge Craxi-Jervolino solo vagamente annacquata, visto che anche le sanzioni amministrative per consumo personale non scompaiono del tutto, ma continuano ad essere previste "allorquando c'è un'azione irresponsabile o pericolosa verso terzi". Ad esempio "se si guida in stato di alterazione, ci si inietta droga in luogo pubblico, si abbandonano siringhe usate, si coinvolgono minori". Per la guida in stato alterato, è stato addirittura ipotizzato l'aumento delle sanzioni in caso di lesioni colpose e per i minori rimane l'obbligo di segnalazione ai genitori, che "in questo modo si responsabilizzano". Le timide riforme annunciate da Ferrero sono comunque bastate a scatenare i fascisti di AN che come un sol uomo si sono scatenati a difesa della Legge Fini, anche se è fin troppo evidente che è per effetto di questa sciagurata normativa ultraproibizionista che ha messo droghe leggere e droghe pesanti sullo stesso piano che in questi ultimi mesi abbiamo assistito all'invasione della cocaina in molte città italiane e al ritorno in grande stile dell'eroina.
La Legge Fini tutta basata sull'equiparazione tra marijuana e droghe pesanti è stata peraltro preceduta da anni di circolari ministeriali che raccomandavano alle forze dell'ordine la massima severità nei confronti dei consumatori di droghe leggere col risultato che mentre nel 2000 erano state segnalate alle prefetture per consumo personale "solo" 32mila persone, nel 2005 sono state quasi 90mila. Lo scrittore Carlo Lucarelli ha raccontato che a Bologna e in varie città del nord poliziotti e carabinieri raccomandavano agli uomini della security dei concerti e ai buttafuori delle discoteche di andarci giù duro con quelli sorpresi a farsi le canne, ma di essere invece relativamente tolleranti con chi magari si chiudeva in bagno a farsi un tiro di coca.
È per questa tolleranza di fatto (accompagnata alla caccia ai "fumatori") che adesso un grammo di coca si può pagare 40-50 euro mentre dieci anni fa costava 200-250mila lire…
Gli effetti devastanti della Legge Fini sono fin troppo evidenti, ma all'interno della stessa Unione sta crescendo un fronte neoproibizionista che sembra privilegiare le soluzioni "legge e ordine". Mentre nel Consiglio Regionale della Toscana una mozione di censura "di eventuali strategie di riduzione del danno" (stanze del buco, distribuzione di siringhe etc.) presentata dal fascistissimo capogruppo di AN Maurizio Bianconi viene approvata coi voti determinanti di DS e PdCI , lo stalinista Sergio Kofferati ha rilasciato un'allucinata intervista comparsa sul settimanale "L'Espresso", in cui afferma che "è necessaria un'azione tempestiva per dare delle risposte concrete per riportare la legalità nei centri sociali", visto che "i terroristi hanno bisogno di risorse che possono essere trovate con le rapine, ma anche con lo spaccio di droga", adombrando così il sospetto che gli spazi autogestiti non siano altro che luoghi di spaccio. Peggio ancora fa il collega Kiamparino, sindaco di Torino, che intende presentare insieme al parlamentare, Mauro Marino, della Margherita (già tra i primi firmatari del disegno di legge sulle impronte digitali obbligatorie per gli immigrati) un disegno di legge per punire duro chi acquista droga. Secondo lui bisogna " andarci sul serio pesanti con gli acquirenti di droga: se una persona finisce in galera anche solo per una settimana ha la carriera stroncata e finisce per pensarci due volte prima di diventare un cliente abituale dello spacciatore". Al confronto di queste parole del piccolo conducator torinese, un ultraproibizionista come Fini (che perlomeno non ha mai detto di voler rovinare la vita a nessuno) sembra quasi un moderato…

La confusione sotto il cielo è grande, ma i movimenti antiproibizionisti preparano la loro offensiva di primavera. Per metà aprile è prevista una manifestazione nazionale a Roma che vorrebbe bissare il successo del grande corteo dei 50mila contro la Legge Fini dell'11 marzo dell'anno scorso. Sempre a Roma il 6 maggio ci sarà la Million Marijuana March, mentre è già cantiere la preparazione di altre street parade antiproibizioniste a Parma, Pisa, Varese, Perugia e molte altre città in tutta la penisola.

robertino

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