Gentile signor Presidente,
ho avuto modo di leggere, oggi, martedì 20 febbraio 2007, la
Sua lunga intervista rilasciata al quotidiano governativo, quindi amico
Suo, "La repubblica", dal titolo alquanto significativo: "Nella lotta
al terrorismo la strada è la nonviolenza".
È da un po' di anni che Lei ed i Suoi compagni di partito
parlano a pieni polmoni di non violenza, ed è da altrettanto
tempo che condannate, in tribunali improvvisati, coloro che non si sono
avvicinati al Vostro Credo e soprattutto quelli, come il sottoscritto
che non credono alla Sua (Vostra) Conversione.
Premetto subito che mi definisco anarchico, termine assai complesso e
contraddittorio, ma che mantiene, nonostante il logorio del tempo, una
dignità politica non ancora superata e che non mi ritengo un non
violento, ma detto questo, non mi ritengo neppure un violento. Odio, ad
esempio, come tutti noi, la forma più brutale di terrorismo, che
Lei omette accuratamente dal citare, ovvero la Guerra: mi perdoni,
capisco che Lei possa evitare di citarla, perché la questione Le
porterebbe imbarazzi sui quali difficilmente un non violento
conseguente potrebbe far finta di niente. Perché, ma forse la
Sua vasta cultura Le permette di saperlo, i più grandi armieri,
produttori, finanziatori di massacri e di morti indiscriminate su scala
planetaria sono proprio gli Stati.
E Lei siede al Terzo posto sugli scranni di uno Stato, di cui Lei ed il
Suo partito condividono le sorti di Governo, che spartisce, insieme ad
altri Stati, la promozione di guerre e la diffusione, nonché la
fabbricazione di armamenti destinati ad ammazzare (forse non Le piace
che qualcuno glielo ricordi) simili eguali a Lei, proprio come, forse,
stavano per fare, quei brigatisti contro i quali anche Lei si è
scagliato dal Pulpito della Nonviolenza. E Le ripeto, per non
sbagliarmi, che la nostra cultura politica, quella dell'anarchismo
sociale e rivoluzionario, ha in odio ogni forma di sopruso e di
violenza in genere e di violenza terroristica in particolare. Ma le
Prediche che vengono dal Suo pulpito ci fanno rabbrividire,
perché in odio abbiamo anche le Ipocrisie: sappiamo,
perché lo avete fatto Voi, che nel luglio del 2006 (decreto di
rifinanziamento delle missioni militari all'estero (DL 224/2006) avete
finanziato missioni militari e di guerra in Iraq, Afganistan, in Medio
Oriente, in Congo, nei Balcani... pari a 25,1 miliardi annui (quante
bocche da sfamare, quanti pozzi, quanta acqua...?)
Ma sappiamo anche, perché su questo ci informano pacifisti e non
violenti conseguenti, non attaccati ad alcuna poltrona se non alla
dignità della loro etica personale, che avete fatto una
Finanziaria militare e di guerra: "Una finanziaria per lo sviluppo",
l'avevano definita Padoa-Schioppa e Prodi. Ma l'unico sviluppo certo
della finanziaria 2007 (oltre all'aumento delle tasse) è quello
delle spese militari, aumentate dell'11% pari a oltre 20 miliardi di
euro (!!!). In un comunicato, Emergency rende noto che "è stato
costituito nel Ministero della Difesa un apposito Fondo per le esigenze
di investimento per la difesa con uno stanziamento di 1.700 milioni di
euro per il 2007 e per un totale di 4.450 milioni nel triennio 2007
– 2009".
"Come si legge in un articolo a firma di Giorgio Beretta sul sito
"Mosaico di pace"
(http://italy.peacelink.org/mosaico/articles/art_19723.html), l'aumento
delle spese per acquisto di nuovi armamenti è - non c'è
che dire – "un bel risultato per un Governo che aveva affermato
nel suo programma elettorale che 'l'Unione si impegna, nell'ambito
della cooperazione europea, a sostenere una politica che consenta la
riduzione delle spese per armamenti'. E se la maggior parte
dell´intero bilancio, più del 70%, è assorbito dai
costi sempre più elevati per il mantenimento delle Forze armate
- che nel 2002 ricoprivano però solo la metà della
'Funzione Difesa' - e dalle sempre più numerose missioni
militari, una buona fetta se la ritagliano pure le industrie armiere
per la produzione di nuovi armamenti e la partecipazione dell'Italia a
programmi di riarmo in partnership con diversi Paesi."; Oppure: "Il
governo Prodi ha ceduto alla lobby delle armi - commenta Luciano
Bertozzi su Nigrizia.it
(http://www.nigrizia.it/doc.asp?id=9047&IDCategoria=127) - ed ha
autorizzato un rilevante programma di investimenti mostrandosi poco
sensibile alle esigenze di parte del suo elettorato che ha chiesto un
drastico taglio delle spese militari per dirottarle verso quelle
sociali".
Come riporta il citato articolo di Beretta, il riarmo italiano spazia
su vari progetti "a cominciare da quelli europei per il
cacciambombardiere 'Eurofighter Typhoon' di cui l´Italia conta di
acquistare altri 121 modelli per Aeronautica e Marina per un costo di
circa 7 miliardi di euro. E per le fregate Fremm: 60 milioni di euro
per il 2007, 135 milioni per ciascuno degli anni 2008 e 2009 e dal 2010
fino al 2022 a raggiungere i 1.665 milioni di euro. Ma anche per
programmi non proprio europei, come quello per un altro tipo di
cacciabombardiere, il 'F35-Lightnight II', noto come Joint Strike
Fighter (JFS). Un programma che piace particolarmente al
centro-sinistra visto che la partecipazione fu decisa dal Governo
D´Alema nel 1998. Lunghe vedute per un Governo tutto sommato
breve: le consegne dell´F35 non dovrebbero giungere prima del
2013, ma partecipare al programma fin dalla fase di progettazione ha
avuto un interesse aggiunto e - non ne dubitiamo - strategico."
Allora signor Presidente della Camera Bertinotti, da quale Pulpito, se
non quello del Potere, può elargire al mondo le sue Prediche?:
"(...) il Pci ruppe coraggiosamente con il dittatore sovietico, ma poi
per alcuni anni tollerò che nella propria base rimanesse un
mito. Io stesso, quando diventai segretario di Rifondazione Comunista,
dovetti più volte pretendere la rimozione del ritratto di Stalin
dalle sezioni dove andavo a parlare. Quelle foto, ora, non ci sono
più".
Così Lei conclude l'intervista: che ne direbbe se qualche
sezione del Suo partito, o qualcuno che ha creduto nella Sua buona fede
togliessero dalle pareti le fotografie che la ritraggono portatore di
Pace e di Speranza?
Pietro Stara