Nelle prime ore del mattino del 21 febbraio 2007, gruppi di insegnanti
e di militanti della APPO hanno occupato la Segreteria Generale del
Governo di Oaxaca e decine di uffici amministrativi locali. La notizia
ha fatto ritornare sulle prime pagine messicane la lotta di Oaxaca,
dove il 10 e l'11 febbraio si è tenuta la prima "Assemblea
statale della APPO", l'organismo nato nel novembre del 2006 [1].
Il Documento finale dell'Assemblea [2]
rispecchia fedelmente la situazione di un movimento con alle spalle
lunghi mesi di lotta e ancora sottoposto ad una brutale repressione. La
prima parte è dedicata alla situazione organizzativa interna
alla APPO: tra le altre cose viene aumentato il numero dei componenti
del Consiglio statale e viene ribadita l'importanza dello strumento
assembleare in opposizione ad una strutturazione gerarchica del
movimento. Viene anche demandato ad una apposita Commissione il compito
di risolvere i "delicati problemi" esistenti all'interno all'Assemblea.
La seconda parte del testo è quella più prettamente
politica, nella quale si tracciano le linee dell'attività
futura. Viene ribadita la linea del "poder popular" e vengono
individuati gli obiettivi a breve, medio e lungo termine.
Come era già stato deciso nel Congresso di Costituzione della APPO [3]
lo scopo finale del movimento è quello di una profonda riforma
politica e sociale dello stato messicano che passi attraverso il
"potere del popolo" e che la faccia finita con le istituzioni
capitaliste. Uno degli obiettivi principali sarà quello della
costruzione di "municipi autonomi" che tengano conto dei principi di
autogestione e di rispetto per le culture indigene. Viene confermata la
critica negativa rivolta ai partiti politici, ritenuti "parte di un
sistema di oppressione".
Il punto più "controverso" affrontato è quello
riguardante le prossime elezioni amministrative locali, soprattutto
alla luce del fatto che il 30 gennaio scorso il "Consiglio statale
della APPO" aveva diffuso un comunicato nel quale annunciava di aver
deciso di partecipare alle elezioni [4].
Tale decisione, stando a quanto si leggeva nel comunicato, è
stata presa "per un motivo tattico e non di principio" (sic!), in
quanto la APPO "mantiene la sua autonomia totale nei confronti dei
partiti politici che partecipano alle elezioni e pertanto non si
può trasformare in un partito politico".
Una posizione palesemente contraddittoria, evidentemente frutto del
contrasto esistente tra le correnti della APPO maggiormente affezionate
ai vecchi schemi del machiavellismo marxista e quelle più
orientate in senso libertario.
Una contraddizione solo parzialmente risolta nel Documento in quanto,
rispetto alla scadenza elettorale: si invita il popolo di Oaxaca a
"votare contro" (sic!) i candidati istituzionali; si lascia alle
diverse organizzazioni facenti parte della APPO la libertà di
scegliere se partecipare o meno alle elezioni; si chiede a queste
organizzazioni di inserire nelle loro liste solo candidati eletti nelle
assemblee; si ricorda che le cariche pubbliche sono incompatibili con
quella nel "Consiglio statale".
Nel Documento vengono poi elencate le richieste che verranno fatte ai "candidati del popolo" che saranno eletti.
Questa discussione, stando ad alcune fonti, ha provocato non pochi
problemi nelle fasi iniziali dell'Assemblea anche a causa del fatto che
i media avevano diffuso, proprio alla vigilia della riunione, la
notizia che la APPO aveva inviato al FAP ("Frente Amplio Progresista",
una coalizione di partiti) la lista dei suoi candidati, formata da
membri del "Consiglio Statale". Una notizia successivamente smentita
dalla APPO [5].
Il Documento prosegue con l'aggiornamento sulla situazione repressiva,
ancora pesante, e termina con un lungo elenco delle prossime scadenze
di lotta.
La posizione uscita dall'assemblea a proposito della partecipazione
alle prossime elezioni, può solo in parte essere spiegato dal
fatto che la APPO è un raggruppamento composto da ben 365
diverse realtà politiche, sociali e sindacali. All'interno di un
insieme del genere è naturale che trovino posto posizioni
politiche anche molto differenti fra di loro e che vi si sviluppino
delle contraddizioni.
Posizioni caratterizzate in senso rivoluzionario ed altre più
riformiste avevano trovato, durante i mesi delle barricate, un loro
equilibrio cementato dalla solidarietà e dall'unità del
fronte di lotta contro il Governatore dello Stato e contro le politiche
neoliberiste. È già un fatto positivo che questa
aggregazione tanto composita abbia resistito, per mesi, agli attacchi
della repressione ed alle lusinghe dei politici di Città del
Messico.
Una prima rottura di questo precario equilibrio era già avvenuta
durante il Congresso del novembre 2006, con la creazione di un
"Consiglio statale" nel quale le rappresentanze sono state determinate
usando il bilancino della politica: non a caso si è sviluppata
anche una polemica interna sul numero dei rappresentanti della "Sezione
XXII" (gli insegnanti che hanno iniziato la lotta), considerata da
alcuni eccessiva.
Un altro aspetto negativo è individuabile nel duplice ruolo che
si è attribuita la APPO: da una parte quello di una
"organizzazione" sociale e dall'altra una sorta di "parlamento" (il
"Consiglio statale") che ha lo scopo di sviluppare una sorta di "potere
popolare" speculare a quello "istituzionale".
Nell'America centro-meridionale, il "poder popular" è stato, fin
troppo spesso, un slogan dietro il quale si è nascosta una
politica tesa ad allargare la partecipazione della popolazione alla
macchina sociale mantenendo però intatto il potere degli
apparati statali e di partito. Cuba ne è uno storico esempio ma,
anche in Venezuela, il governo Chavez ha varato nel 2006 addirittura
una legge in proposito.
La "democrazia diretta assembleare" della APPO rischia di ridursi,
semplicemente, ad un modo per incanalare la protesta all'interno di
meccanismi di rappresentanza, appena più onesti di quelli ai
quali si è abituati in Messico. Nel caso specifico, ad una sorta
di "elezioni primarie", dove le assemblee e le comunità saranno
chiamate a scegliere, in modo "democratico", i candidati alle prossime
elezioni.
Una posizione così critica nei confronti della APPO, non
significa ritenere che il movimento popolare che per mesi ha resistito
sulle barricate sia stato un completo fallimento. Piuttosto serve a
ricordarci che lottare per un "potere popolare" che si sviluppa
all'interno del meccanismo elettorale e delle istituzioni esistenti
è, nel migliore dei casi, ingenuamente utopistico.
Spesso i movimenti si trovano, nel corso del loro cammino, davanti ad
un bivio e, una volta che hanno imboccato una delle due strade,
finiscono dove porta la strada piuttosto che dove vorrebbero andare.
Oggi sembra proprio che la APPO sia giunta all'altezza di questo bivio.
Pepsy
Note
[1] Vedi "Umanità Nova" n.35 del 5/11/06.
[2] Il Documento è disponibile a questo indirizzo
http://www.freewebs.com/ujrm/Documentos/ACUERDOS%5FDEFINITIVOS%5FAEPO%5FFEBRERO.doc
[3] Vedi "Umanità Nova" n.39 del 3/11/06.
[4] Vedi www.asambleapopulardeoaxaca.com/boletines/
[5] Vedi http://www.adnsureste.info/index.php?news=577 e la successiva smentita sul sito ufficiale della APPO.