Umanità Nova, n.8 del 4 marzo 2007, anno 87

Messico-Oaxaca
I passi falsi della APPO



Nelle prime ore del mattino del 21 febbraio 2007, gruppi di insegnanti e di militanti della APPO hanno occupato la Segreteria Generale del Governo di Oaxaca e decine di uffici amministrativi locali. La notizia ha fatto ritornare sulle prime pagine messicane la lotta di Oaxaca, dove il 10 e l'11 febbraio si è tenuta la prima "Assemblea statale della APPO", l'organismo nato nel novembre del 2006 [1].

Il Documento finale dell'Assemblea [2] rispecchia fedelmente la situazione di un movimento con alle spalle lunghi mesi di lotta e ancora sottoposto ad una brutale repressione. La prima parte è dedicata alla situazione organizzativa interna alla APPO: tra le altre cose viene aumentato il numero dei componenti del Consiglio statale e viene ribadita l'importanza dello strumento assembleare in opposizione ad una strutturazione gerarchica del movimento. Viene anche demandato ad una apposita Commissione il compito di risolvere i "delicati problemi" esistenti all'interno all'Assemblea.
La seconda parte del testo è quella più prettamente politica, nella quale si tracciano le linee dell'attività futura. Viene ribadita la linea del "poder popular" e vengono individuati gli obiettivi a breve, medio e lungo termine.
Come era già stato deciso nel Congresso di Costituzione della APPO [3] lo scopo finale del movimento è quello di una profonda riforma politica e sociale dello stato messicano che passi attraverso il "potere del popolo" e che la faccia finita con le istituzioni capitaliste. Uno degli obiettivi principali sarà quello della costruzione di "municipi autonomi" che tengano conto dei principi di autogestione e di rispetto per le culture indigene. Viene confermata la critica negativa rivolta ai partiti politici, ritenuti "parte di un sistema di oppressione".
Il punto più "controverso" affrontato è quello riguardante le prossime elezioni amministrative locali, soprattutto alla luce del fatto che il 30 gennaio scorso il "Consiglio statale della APPO" aveva diffuso un comunicato nel quale annunciava di aver deciso di partecipare alle elezioni [4].
Tale decisione, stando a quanto si leggeva nel comunicato, è stata presa "per un motivo tattico e non di principio" (sic!), in quanto la APPO "mantiene la sua autonomia totale nei confronti dei partiti politici che partecipano alle elezioni e pertanto non si può trasformare in un partito politico".
Una posizione palesemente contraddittoria, evidentemente frutto del contrasto esistente tra le correnti della APPO maggiormente affezionate ai vecchi schemi del machiavellismo marxista e quelle più orientate in senso libertario.
Una contraddizione solo parzialmente risolta nel Documento in quanto, rispetto alla scadenza elettorale: si invita il popolo di Oaxaca a "votare contro" (sic!) i candidati istituzionali; si lascia alle diverse organizzazioni facenti parte della APPO la libertà di scegliere se partecipare o meno alle elezioni; si chiede a queste organizzazioni di inserire nelle loro liste solo candidati eletti nelle assemblee; si ricorda che le cariche pubbliche sono incompatibili con quella nel "Consiglio statale".
Nel Documento vengono poi elencate le richieste che verranno fatte ai "candidati del popolo" che saranno eletti.
Questa discussione, stando ad alcune fonti, ha provocato non pochi problemi nelle fasi iniziali dell'Assemblea anche a causa del fatto che i media avevano diffuso, proprio alla vigilia della riunione, la notizia che la APPO aveva inviato al FAP ("Frente Amplio Progresista", una coalizione di partiti) la lista dei suoi candidati, formata da membri del "Consiglio Statale". Una notizia successivamente smentita dalla APPO [5].
Il Documento prosegue con l'aggiornamento sulla situazione repressiva, ancora pesante, e termina con un lungo elenco delle prossime scadenze di lotta.

La posizione uscita dall'assemblea a proposito della partecipazione alle prossime elezioni, può solo in parte essere spiegato dal fatto che la APPO è un raggruppamento composto da ben 365 diverse realtà politiche, sociali e sindacali. All'interno di un insieme del genere è naturale che trovino posto posizioni politiche anche molto differenti fra di loro e che vi si sviluppino delle contraddizioni.
Posizioni caratterizzate in senso rivoluzionario ed altre più riformiste avevano trovato, durante i mesi delle barricate, un loro equilibrio cementato dalla solidarietà e dall'unità del fronte di lotta contro il Governatore dello Stato e contro le politiche neoliberiste. È già un fatto positivo che questa aggregazione tanto composita abbia resistito, per mesi, agli attacchi della repressione ed alle lusinghe dei politici di Città del Messico.
Una prima rottura di questo precario equilibrio era già avvenuta durante il Congresso del novembre 2006, con la creazione di un "Consiglio statale" nel quale le rappresentanze sono state determinate usando il bilancino della politica: non a caso si è sviluppata anche una polemica interna sul numero dei rappresentanti della "Sezione XXII" (gli insegnanti che hanno iniziato la lotta), considerata da alcuni eccessiva.
Un altro aspetto negativo è individuabile nel duplice ruolo che si è attribuita la APPO: da una parte quello di una "organizzazione" sociale e dall'altra una sorta di "parlamento" (il "Consiglio statale") che ha lo scopo di sviluppare una sorta di "potere popolare" speculare a quello "istituzionale".
Nell'America centro-meridionale, il "poder popular" è stato, fin troppo spesso, un slogan dietro il quale si è nascosta una politica tesa ad allargare la partecipazione della popolazione alla macchina sociale mantenendo però intatto il potere degli apparati statali e di partito. Cuba ne è uno storico esempio ma, anche in Venezuela, il governo Chavez ha varato nel 2006 addirittura una legge in proposito.
La "democrazia diretta assembleare" della APPO rischia di ridursi, semplicemente, ad un modo per incanalare la protesta all'interno di meccanismi di rappresentanza, appena più onesti di quelli ai quali si è abituati in Messico. Nel caso specifico, ad una sorta di "elezioni primarie", dove le assemblee e le comunità saranno chiamate a scegliere, in modo "democratico", i candidati alle prossime elezioni.

Una posizione così critica nei confronti della APPO, non significa ritenere che il movimento popolare che per mesi ha resistito sulle barricate sia stato un completo fallimento. Piuttosto serve a ricordarci che lottare per un "potere popolare" che si sviluppa all'interno del meccanismo elettorale e delle istituzioni esistenti è, nel migliore dei casi, ingenuamente utopistico.
Spesso i movimenti si trovano, nel corso del loro cammino, davanti ad un bivio e, una volta che hanno imboccato una delle due strade, finiscono dove porta la strada piuttosto che dove vorrebbero andare.
Oggi sembra proprio che la APPO sia giunta all'altezza di questo bivio.

Pepsy


Note
[1] Vedi "Umanità Nova" n.35 del 5/11/06.
[2] Il Documento è disponibile a questo indirizzo
http://www.freewebs.com/ujrm/Documentos/ACUERDOS%5FDEFINITIVOS%5FAEPO%5FFEBRERO.doc
[3] Vedi "Umanità Nova" n.39 del 3/11/06.
[4] Vedi www.asambleapopulardeoaxaca.com/boletines/
[5] Vedi http://www.adnsureste.info/index.php?news=577 e la successiva smentita sul sito ufficiale della APPO.

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