Il "nuovo" governo Prodi, come è ormai noto, non porterà
niente di nuovo per l'opposizione vicentina verso il progetto Usa di
militarizzazione dell'aeroporto Dal Molin: la base si farà,
punto e accapo.
Qualcuno ha osservato, maliziosamente, che la sola manifestazione del
17 febbraio ha superato per numero di partecipanti almeno 5 volte lo
scarto di voti con il quale l'Unione ha vinto le elezioni politiche a
scapito delle destre; ma evidentemente questo non conta. Ce lo spiega
molto bene Diego Bardelli, consigliere provinciale dei Ds a Vicenza, in
un intervento pubblicato sull'allineato Giornale di Vicenza del 26
febbraio, testata già oggetto del boicottaggio dei vicentini
contrari alla Ederle-2: "Una manifestazione, certamente possente,
almeno per la nostra città, ma molto variegata nella sua
partecipazione, in cui comitati NO-TAV sfilavano assieme a movimenti
pacifisti, no-global ed esponenti del centrosinistra, non poteva
rovesciare le decisioni prese dal governo, sia perché ogni
governo ha la sua dignità e la sua coerenza, sia perché
la democrazia ha altre regole".
E quindi, secondo tale visione, dato che "oggi conosciamo la
volontà del governo, intervenuta dopo un pronunciamento del
consiglio comunale, indiscutibile espressione istituzionale della
comunità e dopo la verificata ed ufficiale negazione della
possibilità di celebrare sull'argomento un referendum (…)
negare l'autorizzazione di realizzare l'intervento a suo tempo
convenuto sarebbe stato davvero impensabile, poiché, specie con
gli alleati – e l'alleanza con gli Stati Uniti è
confermata nello stesso programma dell'Unione – pacta sunt
servanda".
Per questo, nella perversa logica Ds, tutt'al più si può
chiedere educatamente a chi comanda e decide di spostare di 300 metri
la megacaserma della 173ma brigata aerotrasportata, garantendo "un
dialogo tra stile architettonico, tipo edilizio e tessuto urbano";
ipotesi che, ovviamente, la maggioranza dei cittadini vicentini rigetta
e ridicolizza.
Da qui la conseguente conclusione per cui: "Tutto ciò presuppone
un tavolo di confronto, che il governo dovrebbe garantire, non la
creazione di un avamposto dell'opposizione radicale".
Un tavolo di confronto che, in realtà, dovrebbe servire solo a
firmare la resa di quanti ormai da mesi lottano in prima persona per
affermare il loro NO ad una simile scelta autoritaria. Un tavolo di
confronto dietro cui già s'intravede l'uso della forza pubblica
per imporre "democraticamente" ad una collettività quanto questa
non accetta. D'altronde, come tempo addietro, ebbe modo di dire
l'assessore vicentino Cicero di Alleanza Nazionale: "La democrazia
è come l'alcol, va assunto in quantità moderata e chi ne
vuole abusare, sa a cosa va incontro".
Intanto, ogni giovedì sera, davanti alla caserma Ederle la
protesta popolare si fa sentire ed ha già bloccato un cantiere
per la posa di cavi per le telecomunicazioni nei pressi del Dal Molin.
Per questo nessuno può illudersi che la partita sia chiusa: la
dignità, infatti, non è in vendita.
Alcuni compagni