Umanità Nova, n.9 dell'11 marzo 2007, anno 87

Vicenza. Un avamposto di libertà



Il "nuovo" governo Prodi, come è ormai noto, non porterà niente di nuovo per l'opposizione vicentina verso il progetto Usa di militarizzazione dell'aeroporto Dal Molin: la base si farà, punto e accapo.
Qualcuno ha osservato, maliziosamente, che la sola manifestazione del 17 febbraio ha superato per numero di partecipanti almeno 5 volte lo scarto di voti con il quale l'Unione ha vinto le elezioni politiche a scapito delle destre; ma evidentemente questo non conta. Ce lo spiega molto bene Diego Bardelli, consigliere provinciale dei Ds a Vicenza, in un intervento pubblicato sull'allineato Giornale di Vicenza del 26 febbraio, testata già oggetto del boicottaggio dei vicentini contrari alla Ederle-2: "Una manifestazione, certamente possente, almeno per la nostra città, ma molto variegata nella sua partecipazione, in cui comitati NO-TAV sfilavano assieme a movimenti pacifisti, no-global ed esponenti del centrosinistra, non poteva rovesciare le decisioni prese dal governo, sia perché ogni governo ha la sua dignità e la sua coerenza, sia perché la democrazia ha altre regole".
E quindi, secondo tale visione, dato che "oggi conosciamo la volontà del governo, intervenuta dopo un pronunciamento del consiglio comunale, indiscutibile espressione istituzionale della comunità e dopo la verificata ed ufficiale negazione della possibilità di celebrare sull'argomento un referendum (…) negare l'autorizzazione di realizzare l'intervento a suo tempo convenuto sarebbe stato davvero impensabile, poiché, specie con gli alleati – e l'alleanza con gli Stati Uniti è confermata nello stesso programma dell'Unione – pacta sunt servanda".
Per questo, nella perversa logica Ds, tutt'al più si può chiedere educatamente a chi comanda e decide di spostare di 300 metri la megacaserma della 173ma brigata aerotrasportata, garantendo "un dialogo tra stile architettonico, tipo edilizio e tessuto urbano"; ipotesi che, ovviamente, la maggioranza dei cittadini vicentini rigetta e ridicolizza.
Da qui la conseguente conclusione per cui: "Tutto ciò presuppone un tavolo di confronto, che il governo dovrebbe garantire, non la creazione di un avamposto dell'opposizione radicale".
Un tavolo di confronto che, in realtà, dovrebbe servire solo a firmare la resa di quanti ormai da mesi lottano in prima persona per affermare il loro NO ad una simile scelta autoritaria. Un tavolo di confronto dietro cui già s'intravede l'uso della forza pubblica per imporre "democraticamente" ad una collettività quanto questa non accetta. D'altronde, come tempo addietro, ebbe modo di dire l'assessore vicentino Cicero di Alleanza Nazionale: "La democrazia è come l'alcol, va assunto in quantità moderata e chi ne vuole abusare, sa a cosa va incontro".
Intanto, ogni giovedì sera, davanti alla caserma Ederle la protesta popolare si fa sentire ed ha già bloccato un cantiere per la posa di cavi per le telecomunicazioni nei pressi del Dal Molin. Per questo nessuno può illudersi che la partita sia chiusa: la dignità, infatti, non è in vendita.

Alcuni compagni

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