Giovedì 1 marzo è stato sgomberato dalla polizia danese
il centro sociale Ungdomshuset ("Casa della gioventù"); lo
sgombero è avvenuto all'alba, con l'ausilio di elicotteri e
squadre speciali. Fin dalla mattinata di giovedì migliaia di
persone si sono mobilitate contro lo sfratto, formando manifestazioni
spontanee ed erigendo barricate in tutti i quartieri della
città, sia per diffondere il più possibile la protesta
sia per rendere più difficile l'azione repressiva della polizia.
Barricate sono state costruite nei quartieri di Nørrebrogade,
Nørrebro, Runddelen e Jagtvej. Il quartiere autogestito di
Christiania, che per decenni è stato uno dei fulcri della vita
sociale e politica alternativa degli abitanti della città,
è diventato una delle "basi" di azione della protesta e uno dei
punti di ritrovo prima e dopo le manifestazioni e le azioni. Durante il
1 marzo sono stati bloccati diversi uffici pubblici e la stazione dei
treni.
Per tre giorni, dal primo al tre marzo, si sono susseguite le
manifestazioni di protesta in tutti i quartieri di Copenaghen; la
polizia ha cercato di disperdere ogni singolo presidio, caricando
duramente i manifestanti, e ha compiuto più di 600 arresti.
Fin dal 2 marzo in diversi paesi europei, soprattutto in Germania e
Gran Bretagna, sono state attuate manifestazioni di solidarietà
davanti ai consolati e alle ambasciate danesi e molti attivisti europei
sono giunti a Copenaghen per partecipare alle manifestazioni; molti di
loro sono stati arrestati ed espulsi immediatamente dal paese. Tra gli
arrestati ci sono anche 13 italiani , di cui 12 espulsi ed uno ancora
agli arresti.
In tutto fino al 4 marzo sono stati effettuati dalla polizia più
di 600 arresti e sono state sgomberate diverse case occupate di
Copenaghen.
Nella mattinata del 3 marzo la polizia ha fatto irruzione negli uffici
della Croce Nera Anarchica danese, arrestando chiunque si trovasse
all'interno e ponendo sotto sequestro la struttura. Con un comunicato
la stessa Croce Nera ha però fatto sapere che continuerà
il lavoro di difesa e assistenza per tutti gli arrestati e i fermati di
questi giorni.
Domenica 4 marzo la polizia ha iniziato ha presidiare i quartieri
vicini all'Ungdomshuset fin dall'alba, fermando tutti i giovani che
passavano, ma nonostante questo le manifestazioni sono continuate per
fermare lo sfratto e per ottenere la liberazione di tutti gli arrestati.
In questi giorni migliaia e migliaia di persone si sono mobilitate in
difesa del centro sociale, soprattutto giovani e studenti, ma anche
professori e "normali"cittadini. Fin dal primo marzo si è anche
creato un comitato cittadino di difesa ("Citizen Group for
Ungdomshuset").
L'Ungdomshuset, occupato da 25 anni, ospitava iniziative, dibattiti e
spettacoli ed era la sede di diversi gruppi politici e sociali. Nel
2000 il comune di Copenaghen, che ne era proprietario, lo aveva venduto
alla setta ultra-cristiana di estrema destra "Faderhuset". Da quella
data erano iniziate le provocazioni da parte del governo cittadino per
sfrattare gli occupanti e portare a termine la vendita, contro cui si
era attivata la mobilitazione. Il 14 dicembre 2006 era il giorno in cui
era stato deciso lo sgombero, ma la determinazione degli occupanti lo
aveva fatto rinviare. Il 16 dicembre un grande corteo fu attaccato
dalla polizia anti-sommossa con lacrimogeni, granate stordenti e
manganelli; allora più di 300 persone furono arrestate.
Il sindaco di Copenaghen aveva quindi rinviato ancora la vendita
dell'edificio, ma senza offrire alcuna soluzione alternativa agli
occupanti.
Il 1 marzo la svolta: l'Ungdomshuset viene definitivamente sgomberato. E inizia la rivolta.
Raffaele