Umanità Nova, n.9 dell'11 marzo 2007, anno 87

Val di Noto: trivellazioni e devastazione ambientale
L'assalto dei petrolieri



La natura devastatrice del capitalismo sta per manifestarsi ancora una volta in Sicilia, più precisamente nella Val di Noto, nella zona sudorientale a metà tra le province di Siracusa e Ragusa. Sembra infatti che la compagnia petrolifera statunitense Panther Oil sia in procinto di iniziare le trivellazioni alla ricerca del greggio in un progetto faraonico che comporterebbe la distruzione di uno degli angoli più importanti dell'isola da un punto di vista ambientale, paesaggistico e culturale.
Tutto ebbe inizio nel 2000 con la legge regionale n. 14/2000 che recepì la direttiva comunitaria 94/22/CE del parlamento europeo «relativa alle condizioni di rilascio e di esercizio delle autorizzazioni alla prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi». Successivamente, un disciplinare della Regione siciliana, frutto di un accordo con l'Assessorato all'industria, diede carta bianca alle compagnie petrolifere di operare in modo quasi incontrastato sul territorio della Val di Noto. Da allora diverse multinazionali hanno messo piede in Sicilia per le ottime condizioni determinate da questo nuovo quadro normativo.
Dopo una richiesta di permessi da parte di quattro compagnie petrolifere, l'allora assessore all'industria, Marina Noè, firmò nel marzo 2004 quattro decreti che diedero il via libera alla «ricerca e all'estrazione di idrocarburi gassosi e liquidi» in tutta la Sicilia orientale ad altrettante compagnie petrolifere (Eni, Sarcis, Edison e Panther Resources) e nelle quattro province di Catania, Siracusa, Ragusa ed Enna.
Dalla premessa del disciplinare si leggeva che «la concessione comprende anche il diritto a costruire, esercire e mantenere un sistema, parziale o completo, di serbatoi e di condotte. [...] Tale sistema può comprendere, fra l'altro, le stazioni di spinta iniziale o intermedie e i relativi serbatoi, macchinari annessi, le condotte principali e secondarie». In pratica, la possibilità di trasformare la Val di Noto in un enorme complesso estrattivo gas-petrolifero, per un totale di 1603 kmq pari al 6,2% dell'intero territorio regionale.
Agli albori della vicenda, i sindaci dei comuni della Val di Noto si limitarono ad affiggere un avviso all'albo pretorio e così, nei 60 giorni previsti dalla legge per eventuali reclami, la cittadinanza non fu mai adeguatamente informata.
Nel gennaio 2005 nacque il Comitato contro le trivellazioni promosso dagli operatori turistici della zona, dalle associazioni ambientaliste, cittadini, politici e singoli rappresentanti della classe politica siciliana. Il comitato cominciò a sollevare la questione di incompatibilità delle iniziative estrattive con il modello turistico-agricolo che il territorio si era dato e dei gravi guasti ambientali prodotti inevitabilmente dallo sfruttamento dei giacimenti gas-petroliferi.
Tra l'aprile e il dicembre 2005 si è combattuta una battaglia a suon di documenti politici firmati da sindaci ed enti locali per fermare la devastazione e che si è espressa su un piano meramente legale fatto di carte bollate e ricorsi al Tar prodotti più o meno trasversalmente dal ceto politico regionale per tentare di ostacolare il progetto delle trivellazioni petrolifere in Val di Noto.
L'Assemblea della regione siciliana (a maggioranza di centrodestra) è sempre riuscita a cavarsela con una certa disinvoltura bocciando tutte le iniziative politico-burocratiche volte a rallentare (se non proprio a impedire) l'inizio dei lavori. Ovviamente, il parlamento siciliano non ha fatto altro che esercitare il proprio potere istituzionale giocando sui numeri e facendo leva anche sull'acquiescenza di esponenti locali di centrosinistra che, come l'ex sindaco di Ragusa Solarino, non hanno esitato a concedere le autorizzazioni comunali previste per iniziare le trivellazioni. All'inizio del 2006, la mobilitazione istituzionale (se così si può definire) è cresciuta con la sottoscrizione di una mozione antitrivellazioni cofirmata dai più importanti comuni della Val di Noto ai quali si è poi aggiunta la Provincia regionale di Siracusa. Ovviamente la lotta si è espressa ancora a suon di carte bollate, ricorsi al Tar e mobilitazioni di avvocati.
Oggi il problema è divenuto urgente poiché uomini della Panther Oil si sono recati in quell'area per avviare le loro attività chiedendo ad alcuni proprietari di cedere porzioni di terreni di 0,6 ettari per impiantare i loro cantieri a 4 Km da Noto e l'inizio dei lavori potrebbe non tardare ad arrivare. Proprio per questo il Comitato NoTriv ha lanciato una manifestazione prevista per il 17 marzo per esprimere un segnale di contrarietà alle manovre speculative legate all'estrazione del petrolio nella zona. È possibile consultare i materiali fin qui prodotti dal Comitato e gli aggiornamenti sulle prossime iniziative cliccando sul sito www.notriv.it

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