Umanità Nova, n.10 del 18 marzo 2007, anno 87

Ma che Dico?


Lo scorso sabato 10 marzo si è tenuta a Roma la manifestazione nazionale per le unioni civili, pubblicizzata attraverso la campagna "Diritti ora!" (http://www.dirittiora.it). Alla manifestazione hanno partecipato le componenti del movimento LGBT, oltre a vari partiti politici, associazioni, sindacati, parlamentari e ministri. Sono scese in piazza circa 50 mila persone per "dare la sveglia alla classe politica" - come recitava l'appello di convocazione dell'iniziativa. Scopo principale era fare pressione affinché la questione delle unioni civili non si perda, per così dire, nei buchi neri della Politica. Ciò si traduce, nel contesto attuale, nel supportare gli ormai famigerati Dico (surrogato degli ancor più celebri Pacs) che Cecchi Paone - tra i grandi sponsor della manifestazione - definì qualche tempo addietro, durante una trasmissione televisiva, come "il solito compromesso catto-comunista", in altre parole: il menopeggio. Un menopeggio a rischio, tanto più nelle mani del governo blindato nel nuovo-programma-dei-dodici-punti.
Al di là dei richiami alla costituzione per l'estensione dei diritti, dei Dico, dei Pacs e della legislazione, ciò che sembra importante sul piano strategico, di ampio respiro, è mettere in questione proprio ciò che Vaticano&C. e simpatizzanti cercano di difendere in tutti i modi, cioè la famiglia. Non solo la famiglia tradizionale, patriarcale ed eterosessuale, ma anche la nozione comunemente diffusa di famiglia, che regge e si regge su di un tessuto sociale che giustifica e la giustifica. La questione delle relazioni amorose ed affettive è legata ai rapporti sociali in cui queste si inseriscono, nonché all'organizzazione sociale e statuale in cui le si vive. Si tratta in definitiva di essere in grado di sviluppare critica ed azioni che attraversino i vari campi con i quali si intersecano queste questioni: sociale, economico, culturale, politico, ecc. Non è inoltre secondario tentare di evitare che le rivendicazioni vengano codificate in modo tale da divenire strumenti di controllo, di normalizzazione e di conservazione, con relativo annullamento del radicalismo potenziale che portano con sé, e magari mediante meccanismi di trattamento speciale per quelle che oggi sono ufficialmente le identità e le relazioni scomode, che si vedrebbero collocate ed anestetizzate in spazi creati ad hoc.
Le lotte da portare avanti su questi fronti non riguardano il solo movimento LGBT.

Silvestro

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