Umanità Nova, n.10 del 18 marzo 2007, anno 87

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Novara: in movimento contro gli F 35

In un'assolata domenica marzolina una trentina di individui, presenti per sé e in rappresentanza di vari gruppi piemontesi e lombardi, ha accettato l'invito del Circolo Zabriskie Point di Novara ed è convenuta, fin dalle 11 del mattino, nella sede della CUB novarese. Tema oggetto della discussione è stata la questione dell'assemblaggio dei cacciabombardieri americani F 35. Difatti Cameri, paesello agricolo-industriale oramai periferia in pratica attaccata a Novara, possiede un aeroporto militare che è stato individuato come la sede principale europea per l'assemblaggio dell'aviogetto di cui sopra: un gioiello della tecnica più avanzata, un cacciabombardiere stealth (cioè invisibile ai radar) di quinta generazione, di cui pochi fortunati hanno potuto vedere per ora solo un prototipo che si è involato nei cieli statunitensi il quindici dicembre scorso. Il nostro Paese non poteva certo restare inerte di fronte a tale meraviglia tecnologica, al cospetto di una consimile gioiosa macchina di morte. E infatti i nostri dirigenti politici hanno pensato da tempo a porre l'Italia in posizione utile per partecipare all'impresa. Fin dal 1996 l'allora ministro della difesa Andreatta ha aperto la via alla collaborazione industriale-militare con l'alleato d'Oltreatlantico. Passaggi parlamentari hanno esplicitamente dato il via libera al progetto di collaborazione nel 1998 (governo D'Alema) e poi nel 2002 (governo Berlusconi): una bella prova di unità nazionale volta all'accrescimento dei profitti dei fabbricanti e dei mercanti d'armi.
L'Italia ha già affrontato spese per lo sviluppo del progetto e altre ne affronterà nei prossimi anni: tutti soldi inseriti regolarmente nelle leggi di bilancio. Ma la spesa più grossa verrà affrontata, ovviamente, al momento dell'acquisto degli F 35: il sottosegretario alla difesa Forcieri (DS) prevede che ciò potrà accadere a partire dall'anno 2013. A quel punto si tratterà di iniziare a tirar fuori almeno un centinaio di milioni di euro a pezzo, per cento pezzi previsti allora una somma di 10 miliardi di euro, che, se si considera pure l'armamentario vario montato sugli aviogetti medesimi, arriverà a circa 15 miliardi di euro. La spesa è ingente, ma, a detta dei suoi sostenitori, è cosa degna di essere affrontata, perché fornirebbe all'industria italiana un'occasione irripetibile per agganciarsi ad un treno ipertecnologico e ad un mercato globale di sicuro interesse. Vengono inoltre previsti almeno 10.000 nuovi posti di lavoro: cosa allettante in un'epoca di disoccupazione e di sottoccupazione di massa.
E allora, di fronte a questo idillico futuro, che cosa avrà mai da dire la sporca trentina di tristi figuri che si sono riuniti a Novara sperperando in malo modo una bellissima domenica di marzo?
Hanno da lamentarsi (al solito, professionisti del mugugno) che i soldi pubblici, cioè dei contribuenti, vengano sperperati per la fabbricazione di strumenti di morte, che un sito adiacente al parco del Ticino venga esposto, ancor più di quanto non lo sia già, a rumori e immissioni di sostanze inquinanti (gli aerei assemblati dovranno infatti pur venire collaudati e dunque posti in volo al di sopra della pianura novarese).
Non secondariamente si nota pure che un aeroplano del genere dell'F 35, ancorché spacciato per semplice sostituto degli F 16 e dei Tornado in via di pensionamento, sia l'espressione della volontà aggressiva di una piccola potenza militare, che si pone comunque al servizio di mire imperiali ben note, quelle degli Stati Uniti d'America.
Per tutto ciò, e per l'indignazione morale che consegue dal constatare come la violenza regni sempre più sovrana nei rapporti tra gli esseri umani, si è deciso dunque di mettere in piedi una serie di iniziative che possano aiutare a suscitare lo sdegno, innanzitutto, delle popolazioni che vivono nei territori interessati dal progetto dell'assemblaggio degli F 35 medesimi. Di tali iniziative si darà notizia, man mano, a tempo debito. Per ora è da notare una cosa su tutte: si svolgerà a Novara, il 19 maggio, una grande manifestazione antimilitarista che avrà lo scopo di evidenziare l'opposizione popolare, non solo locale, all'impresa di morte programmata dai nostri governanti in combutta con militari e con fabbricanti d'armi.
Allo scopo di organizzare le diverse iniziative in programma, si è dato vita ad un Coordinamento contro gli F 35 e contro tutte le fabbriche di morte. Tale Coordinamento agirà, in forma autonoma ed autogestita, in tutta chiarezza d'obiettivi e senza mediazioni e compromessi d'alcun genere, allo scopo di compiere una pressione efficace affinché il progetto dell'assemblaggio degli F 35 in territorio italiano venga abbandonato, così come venga abbandonata l'intenzione di acquistare tali aerei ed altri simili strumenti di sterminio.
Contro le fabbriche di morte, contro tutte le guerre, contro tutti gli eserciti.
Dom, per conto del Circolo Zabriskie Point di Novara

Trieste: solidarietà con gli sgomberati dell'Ungdomshuset

Nella mattinata di sabato 10 marzo a Trieste si è svolto un presidio di solidarietà davanti al consolato danese. Una ventina di manifestanti, tra cui diversi compagni/e del gruppo anarchico Germinal e alcuni disobbedienti, hanno manifestato per esprimere la propria solidarietà agli attivisti del centro sociale di Copenaghen "Ungdomshuset", sgomberato giovedì 1 marzo, e per protestare contro la brutalità della polizia danese che ha colpito duramente le manifestazioni spontanee successive allo sgombero e ha fatto più di 700 arresti.
Alcuni giorni dopo lo sgombero l'Ungdomshuset è stato demolito, abbattendo venticinque anni di storia, di iniziative e di lotte sociali.
Il presidio si è tenuto mentre nella stessa giornata a Copenaghen un lungo corteo di diecimila persone ha attraversato la città.
Due sono stati gli striscioni srotolati durante i presidio, di cui uno è stato attaccato al cancello del consolato: quello dei disobbedienti diceva "Da Trieste a Copenaghen guai a chi ci tocca, difendiamo gli spazio sociali – liberi tutti", quello dei compagni/e " La casa è di chi l'abita – no agli sgomberi".
La manifestazione si è svolta in modo tranquillo nonostante fosse sorvegliata da un nutrito numero di poliziotti sia in divisa che in borghese.
Raffaele

Imola: sul comunalismo libertario
Come annunciato, sabato 10 marzo, nella sede dell'Archivio Storico della Fai ad Imola, ha avuto luogo l'incontro-dibattito con i compagni della Federazione Municipale di Base di Spezzano Albanese. Di fronte ad un folto uditorio, arricchito dalla presenza di numerosi compagni provenienti da tutta la regione, Domenico Liguori e Tonino Nociti hanno illustrato l'importante attività che gli anarchici spezzanesi stanno portando avanti, ormai da tre decenni, nella loro cittadina. Come si sa l'esperienza della Federazione Municipale di Base, che ha preso il posto della vecchia Unione Sindacale Zonale, rappresenta una sorta di unicum nell'intero territorio nazionale, sia per l'impegno profuso dai militanti anarchici locali, sia per l'eccezionale risposta, orizzontale e di massa, che gli abitanti del centro calabrese da sempre danno alle loro sollecitazioni. Domenico Liguori, dopo aver ricordato le lotte passate per sottrarre il paese dall'influenza "sovietica" della locale classe politica, ha poi parlato esaurientemente del senso e della natura del Comunalismo Libertario, una pratica di lotta costruttiva e partecipativa, che ormai coinvolge e caratterizza tutta Spezzano, fatta di interventi antiautoritari e coerentemente libertari sempre tesi a incidere attivamente e con spirito costruttivo nelle vicende cittadine. Autogestione, federalismo, rifiuto della delega e struttura fermamente orizzontale ne sono i tratti caratteristici, a dimostrazione che la pratica anarchica è l'unica che permette una partecipazione reale di tutti i cittadini alla vita "politica" locale. Successivamente Tonino Nociti ha illustrato, con partecipazione, il funzionamento pratico e "quotidiano" del comunalismo anarchico, evidenziando come ormai le locali strutture di base, impegnate non solo sul terreno specifico della lotta sociale, ma anche su quello dello sviluppo solidale, dell'impegno ambientalista e a difesa delle caratteristiche storiche e culturali di Spezzano, non possono prescindere dalla presenza e dalla influenza degli anarchici. Come era prevedibile, un intenso dibattito ha fatto seguito a questi due interventi, permettendo in tal modo che tutte le tematiche potessero trovare ulteriori precisazioni.
Come anarchici imolesi non possiamo non essere grati alle compagne e ai compagni di Spezzano Albanese per avere condiviso una giornata così ricca di felici spunti di discussione e di approfondimento delle nostre tematiche libertarie.
L'incaricato

Vicenza: continua la lotta

In città continua quotidianamente a manifestarsi l'opposizione popolare al progetto Ederle-2, ripetendo ad ogni occasione lo stesso impegno: "Resisteremo un minuto di più". Mercoledì 7 marzo, è stata contestata la presenza della console generale degli Stati Uniti, Deborah Graze, in visita presso la biblioteca pubblica Bertoliana. Appena circolata la notizia un centinaio di persone, auto-convocate in mezz'ora attraverso sms, ha manifestato con bandiere e pentole davanti alla biblioteca e, con un pacifico sit in, ha bloccato la strada ritardando la partenza dell'auto della console. Invece giovedì 8 marzo, giornata internazionale di lotta delle donne, nuova rumorosa manifestazione sotto il palazzo del comune, a cui hanno partecipato circa mezzo migliaio di persone, soprattutto donne, compresi compagne e compagni anarchici. Mentre ai cancelli l'accesso al consiglio comunale veniva bloccato, peraltro contro ogni barlume di legalità, da carabinieri e vigili per impedire l'ingresso delle donne alla seduta pubblica, una quarantina di ragazzetti, con addosso felpe azzurre favorevoli al Dal Molin, sono stati fatti entrare da un ingresso secondario. Una volta dentro, il ridicolo drappello di piccoli fan ha sventolato bandiere di Forza Italia e uno striscione a favore del sindaco Hullweck. Ben altro il clima fuori dal palazzo, tra canti, pentole sbattute, slogan, risate e calore umano. Intanto, all'interno del movimento vicentino contro il Dal Molin, cresce l'attenzione e la critica nei confronti delle cooperative edili "rosse" emiliano-romagnole coinvolte nella gara d'appalto per i lavori della base Usa e, in particolare, nei confronti del ben noto Consorzio cooperative costruzioni di Bologna e di altre coop di Ravenna (Cooperativa muratori cementisti) e Ferrara (Cooperativa muratori riuniti). Emblematica la risposta di Piero Collina, presidente del Ccc, contro le obiezioni etiche: "Se non ci fossero le basi militari, sarebbe meglio. Ma di basi non ne abbiamo mai fatte. Di solito costruiamo case per l'esercito, la polizia, i carabinieri. Anche a Vicenza si tratta di edilizia civile all'interno di una base, e quindi di un lavoro da muratori". Da parte sua, Giampiero Calzolari, presidente di Legacoop Bologna, ha ribadito: "Il Ccc fa bene, quella di Vicenza è un'opera come un'altra… Nessuna contraddizione, questa vicenda non toglie un grammo alla vocazione pacifista di Legacoop".
Affermazioni che spiegano davvero molto.
UN reporter

Torino: bandiere No Tav. Verso la marcia del 31 marzo

Una bella fila di bandiere No Tav ha fatto la sua comparsa sabato 10 marzo lungo il viale di Corso Marche e in Corso Sacco e Vanzetti, nei luoghi dove, secondo i progetti della lobby del cemento, del tondino e della predazione di soldi pubblici a fini privati, dovrebbe passare l'asse portante del Tav nel capoluogo piemontese.
L'evento, usuale in Val Susa ma inedito a Torino, ha suscitato l'interesse della Stampa, che domenica vi ha dedicato un articolo con foto in cronaca cittadina. Purtroppo anche il "fanatico del tav" – la sua è un'autodefinizione – Chiamparino si è accorto dello sgarbo e ha mobilitato gli operai comunali che domenica hanno dovuto fare gli straordinari per rimuovere le bandiere con il treno crociato.
Mentre le bandiere No Tav facevano la loro comparsa a Torino, a Bolzano era in corso una manifestazione No Tav contro l'Eurotunnel e il corridoio 1, cui era presente anche una delegazione di circa 150 No Tav piemontesi. Il Patto di Mutuo Soccorso che, secondo qualche giornale sarebbe solo un "sito", mentre altra stampa lo definisce addirittura "patto segreto", è un impegno di reciproco sostegno tra le popolazioni e movimenti che si battono contro la devastazione ambientale, la predazione di denaro pubblico, il militarismo e la guerra, il mito "progressista" della circolazione frenetica della merci a discapito dei servizi alle persone. I No Tav torinesi, in particolare No Tav Autogestione e Osservatorio Ecologico, hanno inviato il loro saluto solidale ai No Tav del Trentino.
Intanto a Torino, nei paesi della Gronda Ovest e nelle valli Susa e Sangone si sta lavorando per la grande marcia da Trana (val Sangone) ad Avigliana (tra la pianura e la Val Susa). La marcia, promossa dal Coordinamento dei Comitati No Tav e poi fatta propria, per quel che concerne i temi dell'opposizione al Tav e ai Tir, anche dalla Comunità Montana Bassa Val Susa e da alcune amministrazioni della Gronda, avrà carattere nazionale, poiché è stato lanciato l'appello agli altri aderenti al Patto, perché partecipino alla manifestazione. Si tratta del primo corteo che unirà idealmente la Val Susa e la Val Sangone nella lotta contro un'opera che, ovunque passi, è comunque costosa, inutile, dannosa.
Euf.

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