In un'assolata domenica marzolina una trentina di individui,
presenti per sé e in rappresentanza di vari gruppi piemontesi e
lombardi, ha accettato l'invito del Circolo Zabriskie Point di Novara
ed è convenuta, fin dalle 11 del mattino, nella sede della CUB
novarese. Tema oggetto della discussione è stata la questione
dell'assemblaggio dei cacciabombardieri americani F 35. Difatti Cameri,
paesello agricolo-industriale oramai periferia in pratica attaccata a
Novara, possiede un aeroporto militare che è stato individuato
come la sede principale europea per l'assemblaggio dell'aviogetto di
cui sopra: un gioiello della tecnica più avanzata, un
cacciabombardiere stealth (cioè invisibile ai radar) di quinta
generazione, di cui pochi fortunati hanno potuto vedere per ora solo un
prototipo che si è involato nei cieli statunitensi il quindici
dicembre scorso. Il nostro Paese non poteva certo restare inerte di
fronte a tale meraviglia tecnologica, al cospetto di una consimile
gioiosa macchina di morte. E infatti i nostri dirigenti politici hanno
pensato da tempo a porre l'Italia in posizione utile per partecipare
all'impresa. Fin dal 1996 l'allora ministro della difesa Andreatta ha
aperto la via alla collaborazione industriale-militare con l'alleato
d'Oltreatlantico. Passaggi parlamentari hanno esplicitamente dato il
via libera al progetto di collaborazione nel 1998 (governo D'Alema) e
poi nel 2002 (governo Berlusconi): una bella prova di unità
nazionale volta all'accrescimento dei profitti dei fabbricanti e dei
mercanti d'armi.
L'Italia ha già affrontato spese per lo sviluppo del progetto e
altre ne affronterà nei prossimi anni: tutti soldi inseriti
regolarmente nelle leggi di bilancio. Ma la spesa più grossa
verrà affrontata, ovviamente, al momento dell'acquisto degli F
35: il sottosegretario alla difesa Forcieri (DS) prevede che ciò
potrà accadere a partire dall'anno 2013. A quel punto si
tratterà di iniziare a tirar fuori almeno un centinaio di
milioni di euro a pezzo, per cento pezzi previsti allora una somma di
10 miliardi di euro, che, se si considera pure l'armamentario vario
montato sugli aviogetti medesimi, arriverà a circa 15 miliardi
di euro. La spesa è ingente, ma, a detta dei suoi sostenitori,
è cosa degna di essere affrontata, perché fornirebbe
all'industria italiana un'occasione irripetibile per agganciarsi ad un
treno ipertecnologico e ad un mercato globale di sicuro interesse.
Vengono inoltre previsti almeno 10.000 nuovi posti di lavoro: cosa
allettante in un'epoca di disoccupazione e di sottoccupazione di massa.
E allora, di fronte a questo idillico futuro, che cosa avrà mai
da dire la sporca trentina di tristi figuri che si sono riuniti a
Novara sperperando in malo modo una bellissima domenica di marzo?
Hanno da lamentarsi (al solito, professionisti del mugugno) che i soldi
pubblici, cioè dei contribuenti, vengano sperperati per la
fabbricazione di strumenti di morte, che un sito adiacente al parco del
Ticino venga esposto, ancor più di quanto non lo sia già,
a rumori e immissioni di sostanze inquinanti (gli aerei assemblati
dovranno infatti pur venire collaudati e dunque posti in volo al di
sopra della pianura novarese).
Non secondariamente si nota pure che un aeroplano del genere dell'F 35,
ancorché spacciato per semplice sostituto degli F 16 e dei
Tornado in via di pensionamento, sia l'espressione della volontà
aggressiva di una piccola potenza militare, che si pone comunque al
servizio di mire imperiali ben note, quelle degli Stati Uniti d'America.
Per tutto ciò, e per l'indignazione morale che consegue dal
constatare come la violenza regni sempre più sovrana nei
rapporti tra gli esseri umani, si è deciso dunque di mettere in
piedi una serie di iniziative che possano aiutare a suscitare lo
sdegno, innanzitutto, delle popolazioni che vivono nei territori
interessati dal progetto dell'assemblaggio degli F 35 medesimi. Di tali
iniziative si darà notizia, man mano, a tempo debito. Per ora
è da notare una cosa su tutte: si svolgerà a Novara, il
19 maggio, una grande manifestazione antimilitarista che avrà lo
scopo di evidenziare l'opposizione popolare, non solo locale,
all'impresa di morte programmata dai nostri governanti in combutta con
militari e con fabbricanti d'armi.
Allo scopo di organizzare le diverse iniziative in programma, si
è dato vita ad un Coordinamento contro gli F 35 e contro tutte
le fabbriche di morte. Tale Coordinamento agirà, in forma
autonoma ed autogestita, in tutta chiarezza d'obiettivi e senza
mediazioni e compromessi d'alcun genere, allo scopo di compiere una
pressione efficace affinché il progetto dell'assemblaggio degli
F 35 in territorio italiano venga abbandonato, così come venga
abbandonata l'intenzione di acquistare tali aerei ed altri simili
strumenti di sterminio.
Contro le fabbriche di morte, contro tutte le guerre, contro tutti gli eserciti.
Dom, per conto del Circolo Zabriskie Point di Novara
Nella mattinata di sabato 10 marzo a Trieste si è svolto un
presidio di solidarietà davanti al consolato danese. Una ventina
di manifestanti, tra cui diversi compagni/e del gruppo anarchico
Germinal e alcuni disobbedienti, hanno manifestato per esprimere la
propria solidarietà agli attivisti del centro sociale di
Copenaghen "Ungdomshuset", sgomberato giovedì 1 marzo, e per
protestare contro la brutalità della polizia danese che ha
colpito duramente le manifestazioni spontanee successive allo sgombero
e ha fatto più di 700 arresti.
Alcuni giorni dopo lo sgombero l'Ungdomshuset è stato demolito,
abbattendo venticinque anni di storia, di iniziative e di lotte sociali.
Il presidio si è tenuto mentre nella stessa giornata a
Copenaghen un lungo corteo di diecimila persone ha attraversato la
città.
Due sono stati gli striscioni srotolati durante i presidio, di cui uno
è stato attaccato al cancello del consolato: quello dei
disobbedienti diceva "Da Trieste a Copenaghen guai a chi ci tocca,
difendiamo gli spazio sociali – liberi tutti", quello dei
compagni/e " La casa è di chi l'abita – no agli sgomberi".
La manifestazione si è svolta in modo tranquillo nonostante
fosse sorvegliata da un nutrito numero di poliziotti sia in divisa che
in borghese.
Raffaele
Imola: sul comunalismo libertario
Come annunciato, sabato 10 marzo, nella sede dell'Archivio Storico
della Fai ad Imola, ha avuto luogo l'incontro-dibattito con i compagni
della Federazione Municipale di Base di Spezzano Albanese. Di fronte ad
un folto uditorio, arricchito dalla presenza di numerosi compagni
provenienti da tutta la regione, Domenico Liguori e Tonino Nociti hanno
illustrato l'importante attività che gli anarchici spezzanesi
stanno portando avanti, ormai da tre decenni, nella loro cittadina.
Come si sa l'esperienza della Federazione Municipale di Base, che ha
preso il posto della vecchia Unione Sindacale Zonale, rappresenta una
sorta di unicum nell'intero territorio nazionale, sia per l'impegno
profuso dai militanti anarchici locali, sia per l'eccezionale risposta,
orizzontale e di massa, che gli abitanti del centro calabrese da sempre
danno alle loro sollecitazioni. Domenico Liguori, dopo aver ricordato
le lotte passate per sottrarre il paese dall'influenza "sovietica"
della locale classe politica, ha poi parlato esaurientemente del senso
e della natura del Comunalismo Libertario, una pratica di lotta
costruttiva e partecipativa, che ormai coinvolge e caratterizza tutta
Spezzano, fatta di interventi antiautoritari e coerentemente libertari
sempre tesi a incidere attivamente e con spirito costruttivo nelle
vicende cittadine. Autogestione, federalismo, rifiuto della delega e
struttura fermamente orizzontale ne sono i tratti caratteristici, a
dimostrazione che la pratica anarchica è l'unica che permette
una partecipazione reale di tutti i cittadini alla vita "politica"
locale. Successivamente Tonino Nociti ha illustrato, con
partecipazione, il funzionamento pratico e "quotidiano" del comunalismo
anarchico, evidenziando come ormai le locali strutture di base,
impegnate non solo sul terreno specifico della lotta sociale, ma anche
su quello dello sviluppo solidale, dell'impegno ambientalista e a
difesa delle caratteristiche storiche e culturali di Spezzano, non
possono prescindere dalla presenza e dalla influenza degli anarchici.
Come era prevedibile, un intenso dibattito ha fatto seguito a questi
due interventi, permettendo in tal modo che tutte le tematiche
potessero trovare ulteriori precisazioni.
Come anarchici imolesi non possiamo non essere grati alle compagne e ai
compagni di Spezzano Albanese per avere condiviso una giornata
così ricca di felici spunti di discussione e di approfondimento
delle nostre tematiche libertarie.
L'incaricato
In città continua quotidianamente a manifestarsi
l'opposizione popolare al progetto Ederle-2, ripetendo ad ogni
occasione lo stesso impegno: "Resisteremo un minuto di più".
Mercoledì 7 marzo, è stata contestata la presenza della
console generale degli Stati Uniti, Deborah Graze, in visita presso la
biblioteca pubblica Bertoliana. Appena circolata la notizia un
centinaio di persone, auto-convocate in mezz'ora attraverso sms, ha
manifestato con bandiere e pentole davanti alla biblioteca e, con un
pacifico sit in, ha bloccato la strada ritardando la partenza dell'auto
della console. Invece giovedì 8 marzo, giornata internazionale
di lotta delle donne, nuova rumorosa manifestazione sotto il palazzo
del comune, a cui hanno partecipato circa mezzo migliaio di persone,
soprattutto donne, compresi compagne e compagni anarchici. Mentre ai
cancelli l'accesso al consiglio comunale veniva bloccato, peraltro
contro ogni barlume di legalità, da carabinieri e vigili per
impedire l'ingresso delle donne alla seduta pubblica, una quarantina di
ragazzetti, con addosso felpe azzurre favorevoli al Dal Molin, sono
stati fatti entrare da un ingresso secondario. Una volta dentro, il
ridicolo drappello di piccoli fan ha sventolato bandiere di Forza
Italia e uno striscione a favore del sindaco Hullweck. Ben altro il
clima fuori dal palazzo, tra canti, pentole sbattute, slogan, risate e
calore umano. Intanto, all'interno del movimento vicentino contro il
Dal Molin, cresce l'attenzione e la critica nei confronti delle
cooperative edili "rosse" emiliano-romagnole coinvolte nella gara
d'appalto per i lavori della base Usa e, in particolare, nei confronti
del ben noto Consorzio cooperative costruzioni di Bologna e di altre
coop di Ravenna (Cooperativa muratori cementisti) e Ferrara
(Cooperativa muratori riuniti). Emblematica la risposta di Piero
Collina, presidente del Ccc, contro le obiezioni etiche: "Se non ci
fossero le basi militari, sarebbe meglio. Ma di basi non ne abbiamo mai
fatte. Di solito costruiamo case per l'esercito, la polizia, i
carabinieri. Anche a Vicenza si tratta di edilizia civile all'interno
di una base, e quindi di un lavoro da muratori". Da parte sua,
Giampiero Calzolari, presidente di Legacoop Bologna, ha ribadito: "Il
Ccc fa bene, quella di Vicenza è un'opera come un'altra…
Nessuna contraddizione, questa vicenda non toglie un grammo alla
vocazione pacifista di Legacoop".
Affermazioni che spiegano davvero molto.
UN reporter
Una bella fila di bandiere No Tav ha fatto la sua comparsa sabato 10
marzo lungo il viale di Corso Marche e in Corso Sacco e Vanzetti, nei
luoghi dove, secondo i progetti della lobby del cemento, del tondino e
della predazione di soldi pubblici a fini privati, dovrebbe passare
l'asse portante del Tav nel capoluogo piemontese.
L'evento, usuale in Val Susa ma inedito a Torino, ha suscitato
l'interesse della Stampa, che domenica vi ha dedicato un articolo con
foto in cronaca cittadina. Purtroppo anche il "fanatico del tav"
– la sua è un'autodefinizione – Chiamparino si
è accorto dello sgarbo e ha mobilitato gli operai comunali che
domenica hanno dovuto fare gli straordinari per rimuovere le bandiere
con il treno crociato.
Mentre le bandiere No Tav facevano la loro comparsa a Torino, a Bolzano
era in corso una manifestazione No Tav contro l'Eurotunnel e il
corridoio 1, cui era presente anche una delegazione di circa 150 No Tav
piemontesi. Il Patto di Mutuo Soccorso che, secondo qualche giornale
sarebbe solo un "sito", mentre altra stampa lo definisce addirittura
"patto segreto", è un impegno di reciproco sostegno tra le
popolazioni e movimenti che si battono contro la devastazione
ambientale, la predazione di denaro pubblico, il militarismo e la
guerra, il mito "progressista" della circolazione frenetica della merci
a discapito dei servizi alle persone. I No Tav torinesi, in particolare
No Tav Autogestione e Osservatorio Ecologico, hanno inviato il loro
saluto solidale ai No Tav del Trentino.
Intanto a Torino, nei paesi della Gronda Ovest e nelle valli Susa e
Sangone si sta lavorando per la grande marcia da Trana (val Sangone) ad
Avigliana (tra la pianura e la Val Susa). La marcia, promossa dal
Coordinamento dei Comitati No Tav e poi fatta propria, per quel che
concerne i temi dell'opposizione al Tav e ai Tir, anche dalla
Comunità Montana Bassa Val Susa e da alcune amministrazioni
della Gronda, avrà carattere nazionale, poiché è
stato lanciato l'appello agli altri aderenti al Patto, perché
partecipino alla manifestazione. Si tratta del primo corteo che
unirà idealmente la Val Susa e la Val Sangone nella lotta contro
un'opera che, ovunque passi, è comunque costosa, inutile,
dannosa.
Euf.